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Dovevo fare l'elfo (Una sorpresa natalizia)


di Membro VIP di Annunci69.it Tigro90
14.12.2024    |    58    |    1 8.0
"Di conseguenza potete immaginare la mia reazione a un messaggio del genere: sono quasi caduto dalla sedia! Le rispondo che ovviamente mi fa piacere..."
“Ciao Fabio, sono io a chiederti un favore stavolta: devo andare a Milano a prendere un regalo per mio marito, ti va di accompagnarmi così cogliamo l’occasione per vederci?”
Questo messaggio é arrivato una mattina come un fulmine a ciel sereno.
Solo Carla può sapere quante volte le ho chiesto favori, che fossero sui racconti che stavo scrivendo o riguardanti la mia vita privata. Ha sempre saputo consigliarmi con le giuste parole e la sua lunga esperienza.
E solo lei sa quante volte le ho chiesto se mai un giorno ci saremmo incontrati, non per giocare, quello l’ho escluso da tempo, ma per conoscerci come persone normali.
Di conseguenza potete immaginare la mia reazione a un messaggio del genere: sono quasi caduto dalla sedia!
Le rispondo che ovviamente mi fa piacere accompagnarla in questa missione di Natale e di farmi sapere il giorno, l’ora e il luogo di ritrovo.
Passa una settimana, io sono puntualissimo fuori dai tornelli della stazione della metro che Carla mi ha indicato. Le ho mandato una foto del mio viso ma io non so come sia lei.
Ho il cuore a mille e sono teso come poche volte in vita mia.
Prendo il telefono e controllo se per caso mi ha scritto quando sento una voce chiamarmi per nome, anzi per il nick. Alzo lo sguardo ed é lei. Me l’aveva detto che le piaceva vestire comodo e non si é smentita: indossa un paio di jeans e una giacca invernale con delle scarpe comode ai piedi. Ci scambiamo i classici tre baci sulle guance come se fossimo parenti ma non mi basta. Le prendo la mano e le chiedo “posso abbracciarti?” Le sue labbra si allargano in un sorriso e annuisce. Forse lo faccio con troppa irruenza e me ne accorgo, parto veloce ma poi finisco ad abbracciarla al rallentatore mentre il mio viso cerca quel punto tra il collo e la spalla. Aspiro il suo profumo, sfrego piano la guancia sulla spalla come un gatto e le mie labbra incrociano la pelle del suo collo senza baciarla. Le sfugge un sospiro e sento le sue dita scorrere sui miei capelli.
L’ossitocina inizia a fluire e il mio cuore rallenta, tutto é rallentato. Dopo un attimo che sembra infinito mi stacco da lei e mormoro un “grazie”. Carla sorride, mi accarezza il viso e mi dice “sei dolce esattamente come nei racconti che scrivi”. Le rispondo “e tu sei vera, esattamente come nelle nostre chat”.
Non si aspettava che le dicessi questo, mi accarezza il viso e mi ringrazia.
Le chiedo dove dobbiamo andare per recuperare il regalo e Carla ridendo risponde “per quello non c’é fretta, so dove andare…piuttosto ti va di fare una seconda colazione?”.
Come faccio a dirle di no? Qualche fermata di metro dopo siamo seduti al tavolino di un posto consigliatomi da un collega per le sue brioche “belle cariche” accompagnate da un cappuccino. Carla prima di sedersi si toglie la giacca rivelando una camicetta color ecrù che le sta benissimo. Poi si siede e dopo aver ordinato mi pone una domanda all’apparenza semplice: “allora Fabio…che mi dici?”.
Rimango senza parole con il cornetto in mano, poi lo poggio sul piattino e guardandola negli occhi le dico “sono felice di vederti, spero che tu mi abbia chiesto di incontrarci non per darmi il contentino ma perchè lo senti dentro tu”. Mi risponde “Lo sai, sono curiosa…e data l’occasione volevo approfittarne per togliermi una curiosità e vedere di persona il giovane uomo che mi ha dedicato tanti pensieri”. La sua voce calca la parola “pensieri”, penso che sia perfettamente sostituibile con il poco elegante termine “seghe”, sicuramente più corretto ma non adatto né a un luogo pubblico né a una persona come Carla.
Capisco cosa intende e sorrido di conseguenza. Intanto Carla svia il discorso su lidi più sicuri chiedendomi del lavoro e di come va a casa, dato che ogni tanto ne parlavamo. La aggiorno sugli ultimi fatti e finita la seconda colazione guarda l’orologio e mi dice “dobbiamo andare in zona Repubblica, mi affido a te”.
Per fortuna sono poche fermate di metro, una volta usciti la vedo armeggiare con Maps ma non capisco la destinazione finale. Preferisco non insistere e la lascio fare, lei sa quello che fa. Arriviamo davanti a un hotel e inizio ad essere confuso, lo sono ancora di più quando mi dice che siamo arrivati. Per scherzare le chiedo “Ok fare l’elfo insieme a te ma più che un regalo questo si sta rivelando un appuntamento”.
Anche stavolta la risposta mi spiazza “Si, é un appuntamento: con te”. Sento un enorme calore in faccia, la gola si secca, i battiti aumentano. Balbettando le chiedo “In che senso con me? Non mi avevi detto…” e non riesco ad andare avanti. Per tranquillizzarmi mi prende la mano e dolcemente mi dice “Fabio caro, hai ragione. Ti ho detto che se ci fossimo incontrati non sarebbe stato per sesso…ma come ben sai sono curiosa e tra la lettura dei tuoi racconti e tutte le parole che mi hai detto la curiosità mi é salita. Non pensare sia stato semplice convincere Giancarlo ma la camera la offre lui. Dici tanto di volerti mettere alla prova con una donna più grande…oggi voglio darti questa opportunità, ma solo per oggi”.
Sono senza parole e non riesco a credere a ciò che ho appena sentito.
La sua mano scuote la mia come per risvegliarmi e mi dice “che c’è? Non sei felice?” Scuoto la testa e balbetto “si…cioè…non me l’aspettavo”. Carla sorride e accarezzandomi il viso sussurra “lo so, è una bella sorpresa, consideralo un regalo di natale in anticipo…allora andiamo?”. Recupero, anche se non del tutto, la lucidità mentale ed entriamo. Facciamo il check-in e dopo un viaggio silenzioso in ascensore siamo nella camera.
Ci togliamo le giacche e ancora non riesco a spiccicare parola, mi sembra tutto così irreale.
Sono in una camera di albergo con una donna del doppio dei miei anni con cui mi sono detto di tutto e adesso è lì davanti a me, in carne ed ossa!
Guardo Carlaimpassibile mentre posa la borsa sul tavolino della stanza e si gira verso di me. Non sono un verginello ma è come se fosse la prima volta e so che non dovrei esserlo ma ho un’ansia addosso che non so spiegarmi.
“Carla aiutami, non so che fare”
Si avvicina e mi sfila gli occhiali, li poggia sul tavolino e mi dice “abbracciami come hai fatto prima”.
Lo faccio e la mia testa torna esattamente nello stesso posto dove é andata prima.
Anche lei ha il cuore che martella, lo sento bene.
Lascio fluire l’ossitocina e ci calmiamo. Le mie mani le accarezzano la schiena e sento le sue dita tra i capelli. Inizio a baciarle il collo dolcemente e risalgo fino all’orecchio. Sposto i capelli per baciarle l’orecchio provocandole brividi e sospiri. Le dò il colpo di grazia tirando fuori la lingua e passandola piano per poi infilarla nell’orecchio facendole sfuggire un gemito.
Gira la testa di scatto e le sue labbra trovano le mie. É un bacio tenero, dolce, dove le bocche si aprono di quanto basta ad abbracciare le labbra dell’altro e risucchiarle piano facendo quel bellissimo suono di quando vi staccate per baciarvi ancora. Uno dei suoni dell’amore.
Non so per quanto ci baciamo così ma sembra un tempo infinito, poi a un certo punto Carla poggia la sua fronte sulla mia e sento il suo respiro sul viso. Ci guardiamo negli occhi e senza proferire parola inizia a sfilarmi la polo dai pantaloni.
Le mie mani cercano i bottoni della camicetta, li apro tutti e la sfilo dai jeans scoprendo un reggiseno di pizzo nero. Alzo le braccia per farmi sfilare la maglietta e lei si fa sfilare la camicetta. Ne approfitto per baciarle la spalla e mordicchiarla mentre abbasso le spalline del reggiseno. Sento le sue unghie graffiarmi piano la schiena, dal basso verso l’alto, in un crescendo di brividi. Sgancio il reggiseno e lo faccio cadere, rimango qualche secondo ad ammirare i seni nudi ma voglio dedicare loro le giuste attenzioni dopo. Torno a baciarla e intanto cerco di slacciarle il jeans, così fa anche lei. Ce li abbassiamo a vicenda e mi chino per sfilarmi le scarpe e i pantaloni. Quando mi tolgo i calzini a Carla scappa una risatina, le chiedo cosa ci sia da ridere e mi risponde “sei uno dei pochi che vedo togliersi i calzini”. Mi rialzo e sorridendo le rispondo “perchè so che su noi maschi sono antisesso”.
Mi dà ragione ridendo e si china anche lei per togliersi le scarpe e sfilarsi i jeans.
Ormai tutti i nostri vestiti sono sul pavimento, io sono in boxer e lei in perizoma di pizzo che era coordinato col reggiseno. Mi prende per i fianchi e mi tira a sè, mi bacia ancora ma stavolta sento la sua lingua e la lascio entrare. Le sue mani dai fianchi scendono sui miei glutei e la sento palparmi con voglia mentre le nostre lingue si intrecciano.
Mi stringo a lei e anche le mie mani scivolano sul suo culo che apprezzo con i polpastrelli e i palmi delle mani mentre lei si fa più audace e le sue mani prima si infilano nei boxer poi me li abbassano per stringermi le chiappe quasi con foga.
La stessa foga è comparsa nel bacio, i nostri corpi e le nostre teste seguono il ritmo dettato dalle nostre lingue, sento i suoi capezzoli turgidi contro la mia pelle e le mie mani salgono per stringerla più vicino a me.
In quel momento si stacca dal bacio, ansimiamo e finalmente la posso vedere bene quasi senza veli.
I miei occhi scorrono ogni centimetro della sua pelle fermandosi nei suoi. Le prendo la mano, la bacio e le dico “sei bellissima”.
Sorride e mi dice “grazie…ma da uno scrittore come te mi aspetto ben altro, puoi fare di meglio”.
Ci penso su qualche secondo e adesso cosa dirle: “Hai ragione, dirti che sei bellissima é riduttivo. Hai una bellezza interiore che trasuda da ogni poro della tua pelle e illumina tutto intorno. Non solo sei bella per come sei ma anche per come ti poni e per come ti esprimi, anche attraverso i gesti. Non sei bella per come sei ma anche per come fai”
In tutto questo non smetto di tenerle la mano, ora è lei a baciare la mia.
“Adesso ti riconosco…ora voglio che tu ti dedichi a me, trattami come la tua regina e non avere fretta”.
Annuisco piano e con tono riverente rispondo “si, mia regina”.
Carla scoppia a ridere e mi dà uno schiaffetto sulla guancia dicendo “scemo, dai vieni”.
Senza lasciare la mia mano mi precede a letto camminando come una pantera, sdraiandosi esattamente in mezzo.
Allarga la braccia, ma non le gambe.
Sorrido e decido di partire dal basso.
Mi inginocchio ai piedi del letto e le accarezzo i piedi. Non ho mai fatto una cosa del genere ma mi faccio guidare dall’istinto: bacio le caviglie, i colli, li tengo in mano mentre succhio gli alluci e passo la lingua tra le altre dita. Carla ansima, sono sulla strada giusta.
Mi sfilo il boxer e salgo sul letto, lei mi guarda e le dico “girati”.
Niente massaggio stavolta, voglio solo baciarla tutta.
Riprendo dai talloni e accarezzo di nuovo le caviglie con le labbra e con le mani salendo fino ai polpacci. Li accarezzo, li stringo piano, li lecco e li bacio. Lecco piano quel lembo di pelle delicata nell’incavo del ginocchio che ad alcune fa venire il solletico ma ad altre provoca brividi e scariche elettriche nel cervello. Fedele alla regola “se non ti ferma continua” proseguo nell’adorazione della mia regina.
Mi dedico alle cosce e risalgo fino ai glutei. Li stringo piano, poi li allargo e li lecco, li mordo piano. Abbasso leggermente il perizoma e faccio scorrere la lingua in quella parte iniziale del solco. Altri brividi e dalla bocca della mia regina esce un ordine: “toglilo”.
Le sfilo il perizoma, lei piega le gambe per aiutarmi e ne approfitto per baciare ancora le sue caviglie. Poi mi metto a cavalcioni delle sue cosce e il mio cazzo si appoggia naturalmente nel solco delle sue natiche. Non è ancora il momento, voglio solo essere più comodo perchè mi chino e la mia lingua scorre lungo la colonna vertebrale accompagnata dalle mani che delicatamente la seguono lungo i fianchi. Arrivo al collo e sono sdraiato sopra di lei, le mie mani scorrono lungo le sue braccia e cercano le sue. Le dita si intrecciano mentre il mio corpo caldo aderisce al suo e le bacio delicatamente la nuca.
Mi chiama e la sento muovere la mano destra per richiamare la mia attenzione.
Mi alzo temendo di starla schiacciando e le chiedo se va tutto bene.
Si gira su un fianco e la vedo in viso: ha gli occhi lucidi.
Sorride e mi dice “tutto bene, sei bravissimo…ma qui c’é troppa luce”.
Ricordo quanto le piaccia la luce delle candele, l’ho letto nei suoi racconti. Non avendo candele a disposizione tiro le tende, spengo la luce principale e accendo quelle dei comodini.
L’atmosfera migliora decisamente, diventa più intima.
Mentre chiudevo le tende lei si é girata e ha le cosce aperte. Mi tende la mano, io la prendo e lei mi tira a sé. Con voce calda mi dice “é stato un bellissimo supplizio, ora leccami”.
“Non subito, mia regina” porto la sua mano alla mia bocca e le bacio le nocche, passo la lingua tra le dita e succhio il polpastrello dell'indice.
La guardo ancora e vedo il fuoco nei suoi occhi, accentuato dalla poca luce nella camera.
Mi sposto verso il suo centro del piacere, mi sdraio tra le sue cosce e Carla piega le ginocchia per agevolarmi.
Rimango qualche secondo ad ammirare e annusare la sua figa così liscia e delicata, é ancora un fiore che scaturisce un nettare che voglio assaggiare.
Bacio l’interno coscia facendo ghirigori con la lingua, prima a sinistra, poi a destra, avvicinandomi sempre di più.
Il mio dolce supplizio continua finché non mi ritrovo a pochi millimetri da Lei, tiro fuori la lingua e finalmente la assaporo.
É una leccata lunga e lenta, sento distintamente che Carla sta trattenendo il respiro mentre lo faccio. Arrivo fino al Monte di Venere, la punta si stacca da lei e il suo corpo si rilassa in un sospiro.
Bacio le grandi labbra, le avvolgo con le mie e le succhio piano, prima entrambe poi una alla volta, come se fossero le altre labbra. Le sto baciando la micia con amore.
Poi la lingua si insinua in mezzo ad esse andando a esplorare ogni anfratto gustando il suo miele e l’odore della sua pelle.
Passo la lingua sul clitoride, la faccio scorrere senza perdere il contatto e poi inizio a leccarlo da ogni angolazione, prima usando la punta e poi di piatto.
Le sue mani mi accarezzano la testa, sento il suo respiro pesante e la tensione dei muscoli delle cosce che sto accarezzando.
Ho gli occhi chiusi, vorrei guardarla ma non voglio perdere la concentrazione.
Le mie mani risalgono e si posano sui suoi seni, sento i capezzoli duri sotto ai palmi e inizio a fare movimenti circolari coordinati con la lingua. La schiena si inarca, sento che sta arrivando, le sue mani spingono la mia testa verso di lei e un urlo strozzato annuncia la sua venuta.
Non voglio staccarmi da lei, rimango con la lingua più larga che posso e premuta sul suo clito, voglio sentire ogni contrazione e imprimermi la forma del suo clito nella mia mente.
Poi le sue mani si rilassano, mi alzo e mi siedo tra le sue cosce per guardarla.
Ho sempre detto che non c’é cosa più bella al mondo di una donna in lingerie…mi sbagliavo. Guardate bene una donna dopo che le avete procurato un orgasmo: il respiro affannoso, gli occhi languidi, i capezzoli turgidi e la figa che ancora pulsa. Ecco, questa é una cosa bellissima.
Rimango lì ad ammirarla e ci guardiamo negli occhi senza dire nulla.
Poi con la mano mi fa segno di venire di fianco a lei.
Mi sdraio di fianco a lei e prendo fiato anch’io…non sembra ma tutto questo fa bruciare energie!
Carla si gira verso di me e mi bacia accarezzandomi il collo, poi sorridendo mi dice “sei stato bravissimo, ora chiudi gli occhi e lascia fare a me”.
Annuisco e mi abbandono sul letto chiudendo gli occhi ma alzando le antenne.
Carla si alza, la sento prendere qualcosa dalla borsa e poggiarla sul comodino.
Poi la sento risalire sul letto e accarezzarmi il petto. Si sofferma sui miei capezzoli, li sfiora con le dita e muove piano il polpastrello in senso circolare come fossero quei bicchieri di cristallo sonoro. Sento il suo respiro, la lingua umetta il capezzolo e ci alita sopra provocandomi un brivido. Lo prende tra le labbra e lo succhia delicatamente, come se lo volesse gustare.
Ripete la stessa operazione con l’altro capezzolo e io sono lì abbandonato a lei che gemo senza freni e ho visioni dai colori sgargianti nel buio degli occhi chiusi.
Mi bacia il petto scendendo lungo lo sterno e lungo la pancia, odiata da tanti ma apprezzata da pochi.
La sua mano destra mi accarezza le cosce, sento il suo alito caldo sulla cappella e finalmente le sue labbra baciano la mia intimità.
Sono baci delicati come petali di fiore ma tali da darmi una scarica elettrica nel cervello a ogni tocco. Bacia ovunque arrivando fino alla base, poi tira fuori la lingua e come ho fatto con lei lecca lentamente dal basso verso l’alto.
Sento che non resisterò a lungo, sofferenza e piacere si mescolano.
La lingua rimane a contatto mentre sento le labbra chiudersi intorno alla cappella.
A quel punto apro gli occhi e urlo.
Urlo e stringo le lenzuola con le mani mentre il mio cazzo zampilla liquido denso che Carla non vuole sprecare.
La mia testa ricade sul cuscino e devo capire dove sono e come mi chiamo, Carla mi accarezza il viso e mi bacia facendomi sentire il mio sapore che conosco bene ma migliora quando é una donna a condividerlo con te.
Ci baciamo mentre la sua mano non si stacca dal mio cazzo che rimane ancora duro.
Senza dire nulla Carla sale sopra di me e accoglie il mio scettro tra le sue cosce ma senza farlo entrare, bensì lo fa sfregare contro il clitoride. Sento che é bagnatissima, potrei scivolarle dentro in un nanosecondo se lo volesse.
Muove i fianchi con maestria e si china su di me, mi gira la testa e leccandomi l’orecchio sussurra “basta regina, voglio essere tua adesso”.
Gemo, giro la testa, le prendo il viso tra le mani e muovo il bacino per entrare dentro di lei.
Avevo ragione: le scivolo dentro senza sforzo mentre gemiamo nelle rispettive bocche.
Si erge sopra di me facendolo entrare tutto e inizia una lenta cavalcata fatta di movimenti controllati, gemiti e unghie sul mio petto.
Così concentrata, con i capelli in disordine e la bocca semiaperta é ancora più bella.
Mi cavalca con maestria, da vera cavallerizza, e io seguo i movimenti del suo bacino con le mani aggrappate fermamente al suo culo.
Si ferma, si china su di me e inizia a farlo uscire lentamente per poi riprenderlo con un movimento fluido del bacino. Poi si ferma, prende un seno e me lo porge. Avvolgo il capezzolo tra le labbra e lo solletico con la punta della lingua mentre sibila un “sii” e riprende a muoversi piano.
Gioco con i suoi capezzoli e le lecco il solco tra i seni, sa di sudore e terre lontane.
Lei si ferma, mi lascia fare. Risalgo verso il collo e come ha fatto lei le sussurro all’orecchio “sii mia, fammi essere il tuo uomo”.
Le mie parole la fanno gelare, poi le labbra si allungano in un sorriso malizioso.
Si alza, si sfila da me e dice di alzarmi. Rotolo di lato e mi metto in ginocchio sul letto.
Anche lei ritorna in ginocchio e poi si piega a pecora davanti a me, si gira per guardarmi e con quel sorriso malizioso dice una sola parola: “prendimi”.
Vorrei prenderla brutalmente ma mi sforzo almeno di infilarlo con garbo, lo faccio scivolare dentro e inizio a dare colpi lenti ma decisi.
Carla non è come le altre che incassano stando ferme. Lei muove il bacino e contrasta i miei affondi cercando di farlo arrivare sempre più in fondo, il tutto con dei bellissimi gemiti.
Le mie mani le scivolano lungo i fianchi e la stringono, adesso è mia e non la lascio più andare.
Siamo una cosa sola, non esiste più Fabio nè Carla, siamo talmente presi che potrebbe succedere qualsiasi cosa e non ce ne accorgeremmo.
A una certa la sento dire “più forte ti prego, più forte” allora faccio uscire la Bestia dentro di me e sbatto senza freni. Carla rimane ferma e mi lascia sfogare cambiando però angolazione, ho capito. Dalla mia bocca escono versi animaleschi e quella monta selvaggia mi sta portando verso un altro orgasmo. Se prima ho aperto gli occhi ora li chiudo, mi fermo poco prima del momento, poi li riapro e sento salire l’orgasmo come un’onda che si infrange dentro a Carla nella forma del mio seme che la riempie.
Inizia a gemere nel momento in cui vengo dentro di lei, probabilmente anche lei ha raggiunto il Nirvana con me.
Il Nirvana finisce, le gambe cedono e finisco inginocchiato dietro di lei. Rimaniamo così e dopo qualche secondo (o minuto, non saprei) la vedo alzarsi lentamente. Peccato che appena mette piede per terra il ginocchio le cede. Accorro per sorreggerla e le chiedo se va tutto bene, con voce stanca mi risponde “mi hai proprio smontata, sono una vecchietta”.
Sorrido e le dico “sarai anche una vecchietta, ma non ho mai fatto sesso così prima d’ora”.
Sorride anche lei e dopo avermi baciato la guancia mi dice “siediti, quando torno voglio dirti una cosa”.
Mi siedo ai piedi del letto e aspetto pazientemente ascoltando il rumore dell’acqua proveniente dal bagno.
Quando esce ha una cera decisamente migliore, sembra quasi rinata.
Si siede di fianco a me e mi prende le mani, poi fa un respiro profondo e mi dice:
“Quello che sto per dirti non lo devi prendere con il tuo solito cinismo perchè lo penso davvero e a differenza delle altre non voglio scaricarti: tu sei speciale, lo penso davvero. Quello che hai fatto a me fallo a lei e vedrai come cambierà la vostra vita. Magari un giorno me la presenterai, magari no…ma voglio che ti dedichi a lei come hai fatto con me oggi, hai capito?”
Annuisco, la abbraccio e scoppio a piangere.
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