Colpi … di fulmine

Era una serata come tante, pensava, mentre il calice di vino rosso sfiorava le sue labbra. Il ristorante aveva un’atmosfera intima, l’illuminazione soffusa che si rifletteva sui cristalli dei bicchieri, i tavoli separati da delicati paraventi. Lui sedeva di fronte a lei, ma il suo sguardo sembrava lontano, assente, come se fosse altrove. Lei aveva imparato a conoscere quel distacco negli ultimi tempi, ma non se ne dava più pena. La sua mente correva già oltre, verso quel mondo di sensazioni mai esplorate, quella curiosità che da troppo tempo si era fatta strada nel suo cuore.

L'aveva incontrato pochi minuti prima, il sorriso di lui un invito discreto ma irresistibile. Il suo nome? Marco. Un uomo elegante, dal portamento sicuro, che non sembrava fare nulla per attirare l'attenzione, eppure era riuscito a farla sentire vista come da tempo non accadeva. La sua voce, profonda e calda, aveva qualcosa di magnetico. La conversazione tra loro era iniziata casualmente, ma qualcosa nel suo tono, nei suoi occhi, nel modo in cui l'aveva guardata, l'aveva spinta a sentirsi diversa, più viva, come se il tempo si fosse fermato per un attimo.

Il marito non se n’era accorto. Era troppo occupato a guardare il menu, intento a decidere il piatto del giorno. Ma lei non riusciva a distogliere lo sguardo da Marco, che la osservava ora con una leggera inclinazione della testa, come se stesse leggendo il suo pensiero. Si sentiva un fremito che partiva dallo stomaco e risaliva, un desiderio silenzioso, nascosto sotto la superficie del suo sorriso.

Ad un certo punto, senza dire una parola, Marco si alzò. Un cenno impercettibile con gli occhi, e lei capì. In un lampo, il suo corpo si mosse in automatico, come se avesse agito senza pensare. Si alzò dal tavolo, sorridendo al marito con una calma che non le apparteneva, e si diresse verso il bagno del ristorante.

Il corridoio era deserto, il rumore delle sue scarpe tacchi a spillo rimbombava nel silenzio della sera. Quando entrò nel piccolo spazio, lo trovò già lì, ad attenderla. I suoi occhi erano pieni di una promesa silenziosa. Senza parole, si avvicinò, il suo respiro già veloce e l’inquietudine nell’aria palpabile.

Marco la prese per la vita, una carezza leggera sulla pelle nuda sotto la giacca. L’abito nero che indossava si stringeva sulle sue curve, lasciando intravedere il pizzo sottile della lingerie, elegante ma audace, come una promessa di piacere nascosto. Il suo tocco non era affrettato, ma ogni movimento era preciso, come se cercasse di estrarre ogni frammento di tensione dal suo corpo. Si avvicinò lentamente, le sue labbra sfiorando la sua pelle, il suo collo, il punto in cui il desiderio e la ragione sembravano fondersi in un’unica sensazione di attesa.

Lì, tra quelle mura fredde e anonime, il tempo sembrava dilatarsi, ma ogni secondo era un vortice di passione che li travolgevano. Si lasciarono andare, privi di parole, uniti in un abbraccio che non chiedeva spiegazioni. Lei chiuse gli occhi, lasciandosi guidare da un impulso che non aveva previsto, ma che sentiva giusto. Un colpo di fulmine, imprevisto, selvaggio e irresistibile.

Poco dopo, quando le mani tremavano ancora e il respiro non era ancora tornato regolare, si separarono. La sua pelle, calda e nuda, rientrò velocemente sotto il tessuto del vestito. Senza dire una parola, senza sguardi, lei uscì prima da quella stanza, di nuovo in un mondo che sembrava di nuovo lontano. Tornò al tavolo come se nulla fosse cambiato. Ma dentro, una scintilla era stata accesa, una fiamma che avrebbe continuato a bruciare, anche se solo per lei.

Marco, dall’altra parte della sala, sorrise senza motivo, con la stessa intensità del loro incontro, e lei lo sapeva ed era pronta a ripeterlo ...