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Clara e la magia del Natale, parte seconda ovvero: Un natale multietnico!
di Gerboa
25.11.2022 |
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"Io bussai al vetro per farmi aprire mentre i ragazzini cominciarono a rivestirsi..."
“Oh sì... sì, che bello...sì... ah...ah...ahi....sì ancora...” Clara si dimenava in maniera oscena, sul suo volto smorfie di dolore misto a piacere e ad ogni spinta aumentava il lamento e anche il piacere, in maniera costante.La guardavo da dietro al vetro, dalla mia bocca usciva condensa di vapore che rendevano i vetri di tanto in tanto opachi. Sul letto sdraiato con quelle gambe possenti e pelose se ne stava uno dei due ragazzi, Clara su di lui che saltava di piacere. L'amico invece era nudo in piedi, in mezzo alla stanza, si accarezzava la verga dura all'inverosimile, rideva guardando l'amico e intanto cercava di capire come inserirsi in quella favolosa scopata.
Alcune ore prima...
“Bene... sì grazie. Certo, perfetto. Ok. Passo domani pomeriggio allora, grazie”. Posai il telefono sul tavolo della sala tv, finalmente casa cominciava a prendere il giusto calore e colore. Mi guardavo intorno cercando di capire cosa mancasse: qualche poltroncina, dei quadri, forse la libreria aveva bisogno di qualche aggiunta ulteriore.
“Chi era al telefono?” Clara aveva i capelli spettinati e la faccia assonnata.
“Il meccanico... l'auto è pronta” dissi tirando un sospiro di sollievo visto che di lì a poco sarei dovuto tornare a casa qualche giorno.
Era l'ultimo weekend prima di natale, le temperature oscillavano tra il meno e lo zero e fuori faceva un freddo pungente. Clara se ne stava in giro per casa con un pigiamone e una sciarpa enorme. “Non ce la posso fare...” disse ridendo. “A fare cosa?” le chiesi non capendo. “Fa troppo freddo...”. Effettivamente la casa da poco aveva preso a vivere, le utenze erano staccate fino ad alcuni giorni fa, dunque le temperature la rendevano di fatto abbastanza inospitale.
“Senti” si rivolse a me, ma di fatto continuava a fare le sue cose e ora usciva dalla camera e ora entrava in bagno, ora percorreva il corridoio e ora entrava in cucina e adesso aveva preso a fare un caffè, “dovremmo uscire stasera, se domenica parti è meglio che facciamo qualcosa, no?”.
Io continuavo a guardare una parete spoglia del soggiorno, non ero convinto anche della disposizione di alcuni mobili. Una parte di me credo semplicemente volesse prolungare l'attesa di quella risposta nella speranza di capire quanta voglia avesse di fare qualsiasi cosa. Dopo alcuni attimi di perplessità e silenzio per la casa, Clara riprese a pormi la stessa questione, non penso ne avesse voglia anche lei, ma semplicemente voleva lasciare a me la scelta, “ci dovrebbe essere anche qualche mia amica, non so... potremmo andare a mangiare semplicemente un panino”.
Rimasi ancora in silenzio finché non cominciai a sentire il rumore del caffè che saliva nella moka. “Ma sì” dissi buttandomi sul divano “tanto qua non c'è molto altro da fare”.
Alcune ore dopo...
“Oh sì... dai...sì” Clara godeva da pazzi, il ragazzo le afferrava le tette e gliele stringeva, intanto si era alzato leggermente perpendicolare al letto cominciando ad aumentare il ritmo della scopata “sììì”, Clara gridava di piacere e teneva la testa reclinata all'indietro. L'altro ragazzo era salito sul letto e prese con la mano a carezzarle la nuca, poi la accompagnò verso il suo bastone di carne duro. Clara non aspettava altro, aprì la bocca e lo accolse tutto dentro e cominciò a mugolare di piacere ad ogni colpo che veniva da sotto e a pompare vogliosa ad ogni spinta dall'alto.
Uno dei due ragazzi, quello in piedi, mi guardò e rise, poi disse qualcosa di incomprensibile all'amico che si voltò verso di me e anche lui cominciò a ridere e intanto aumentava con foga i ritmi della scopata.
Il ragazzo in piedi sembrava stesse per affogarla con quel grosso cazzo in bocca, lei mise una mano sul suo addome e lo spinse via per riprendere fiato, tossì e intanto mugolava di piacere, “sì... quanto mi piace farmi scopare...” urlava “sì sono una troia...” ripeteva senza stancarsi, “oh guarda cornuto... guarda come mi scopaaaa...sìì...mi scopano”.
Alcune ore prima...
Arrivati alle nove eravamo fuori casa entrambi e tutti e due infreddoliti. Ci buttammo in un pub e ordinammo due birre e due panini, verso le dieci ci raggiunsero alcuni suoi amici, continuammo a bere e scherzare. La serata scorreva piacevole, verso mezzanotte le dissi “forse dovremmo tornare a casa... se bevo ancora lo sai che non capisco niente”. Lei sorrise, “solitamente è qua che inizia la parte migliore”. A quelle parole mi guardai intorno, pensai che forse aveva adocchiato qualcuno, ma non capivo chi. Tra i suoi amici nessuno era degno di nota e di interesse. “Ti piace il cameriere” chiesi a bruciapelo. Lei lo guardò svogliatamente, “ma che dici?” quasi indignata e poi rise “però è interessante che alle mie parole hai subito risposto pensando a quello, qualcuno forse vorrebbe vedermi scopare?”.
Mi aveva completamente soggiogato, per la prima volta mi accorsi che ero preparato a quella svolta nella serata, che la davo persino per scontata, e la cosa peggiore fu proprio che era stata lei a farmelo notare. Non potevo crederci. Aveva vinto, mi aveva trasformato, cambiato, vinto.
“No ma che dici... solo che... normalmente...” non sapevo cosa risponderle
“Tranquillo, sei un bravo cornuto...” disse lei accarezzandomi i capelli.
Ma nulla accadde oltre e niente sarebbe accaduto fino alla chiusura del pub, quando ormai eravamo abbastanza brilli e lei propose per salutare i suoi amici, un'ultima bevuta che consistette in tre giri di shottini di rhum. Non so come, ma riuscii a non vomitare il tutto.
Usciti dal pub, salutammo gli altri e ci dirigemmo verso casa. “Che palle essere a piedi” disse Clara sbiascicando alcune parole. “Eh lo so...” le risposi con il volto assonnato e completamente stravolto.
In giro non c'era più nulla, il vuoto assoluto. Arrivati nella piazza oltre la quale c'era casa nostra un rumore di musica dal telefono ci catturò l'attenzione. Su una panchina se ne stavano due ragazzetti, la pelle olivastra, erano sicuramente stranieri. Li guardavo mentre erano intenti a bere birra e fumare, oltre ad ascoltare musica. Io abbassai subito lo sguardo non per un motivo preciso, mentre Clara li osservava completamente presa. Fu proprio quella scelta a far sì che uno dei due le rivolgesse la parola.
“Ehy bela... dove andate di belo?” disse con un italiano forzato.
Clara non rispose ma sorrise.
“Chi c'è, no si risponde?” insistette il ragazzo. Ora che eravamo più vicino non potei non notare che sembravano molto giovani, scarpe da ginnastica, tuta nera uno e fucsia l'altro, uno aveva il cappellino mentre l'altro i capelli ricciolini. Erano magri, ma non palestrati, solo magri.
“Vuoi bere?” disse porgendole una bottiglia di amaro.
A quel punto, non so perché né come mai, ma Clara si fermò, io non sapevo cosa fare e la guardai semplicemente, si avvicinò ai due ragazzi e prese la bottiglia dalle mani di uno dei due e cominciò a bere. “Di dove siete voi?” ci chiesero. “Abitiamo dietro la piazza” dissi io. “Ah capiscio, bene. Noi lontano, ma qua piace per bere e vedere bele ragazze” e risero mentre fissavano Clara. Lei però non si lasciò affatto intimidire dalla situazione.
“Immagino, chissà quante ragazze...” disse lei ridendo
“No troppe però giuste, si capita”, rispose uno dei due
“Da dove venite” Clara li guardava divertita
“Marocco.. conosci?” rispose per la prima volta l'altro
“Sì... certo” Clara sembrava essere completamente a suo agio mentre io non sapevo cosa dire
“I chi ci fate in giro a quest'ora?” e mentre pose quella domanda guardando me diede di nuovo la bottiglia di alcol a Clara che ricominciò a bere.
“Eravamo fuori e torniamo a casa” chiarii io.
“Divertite voi due stasera?” chiese il ragazzo col cappellino
“Non abbastanza” sentenziò Clara e da quel momento quella frase mi avrebbe completamente messo ai margini della discussione
“Come no? Lui tuo ragazzo, no ti fatto divertire?” insistette
“No, lui non mi fa divertire molto...” e rise dicendo quelle parole di scherno nei miei confronti
L'altro ragazzo rise e si toccò più e più volte il pacco che dalla stoffa sembrava essere un bel pacco. “No bono... donna divertire, altrimenti omo no bono”. E di nuovo rise. “Si volete potete stare un poco co noi”, rispose il ricciolino.
Clara si sedette vicino a loro, mentre io rimasi in piedi in silenzio. “Mi fate bere?” Chiese ammiccando come una troietta in calore. Era chiaro quello che voleva e che lo avrebbe ottenuto. Uno dei due si alzò dalla panchina e si parò davanti a lei e la fece bere tenendo la bottiglia in mano, “te piace bere, vero? A lui no...” disse guardandomi.
Clara sorrise, “lui non è bravo in niente...”. Il ragazzo marocchino in piedi sorrideva e aveva capito benissimo la situazione e intanto si accarezzava il cazzo sopra la stoffa della tuta. Clara si alzò e si tolse la giacca “fa caldo” e rimase con il suo vestitino, tutto unito, aveva poi delle calze lunghe fin sopra le ginocchia. Ad un certo punto con un gesto automatico si alzò leggermente il vestitino scoprendo il suo carnoso culetto, completamente nudo a parte un piccolo tanga nero. I ragazzi erano completamente rapiti da quell'immagine e come se non bastasse, Clara fece cadere la giacca a terra e nel raccoglierla si piegò mettendosi praticamente a pecora.
I due ragazzi erano ormai eccitati. “Voi abitata qua vicino? Andiamo casa vostra e beviamo, no?” disse quello che era rimasto seduto fino a quel momento e intanto con uno scatto tornò in piedi. Clara sorrise, prese la giacca e me la diede. Poi prese i due ragazzi sottobraccio e disse “sì andiamo a casa...”
Mentre camminavamo i due ragazzi erano davanti a me con Clara in mezzo e mentre camminavano lei portò le loro mani sul suo culo, era un via libera che non si fecero sfuggire. I ragazzi le stringevano le chiappe, una per ciascuno, cercavano anche di scostarle il tanga. Per loro io ero diventato inutile. Vedevo che toccavano anche davanti, probabilmente le tette e uno dei due scese forse verso la fighetta.
Arrivati davanti al portone mi lasciarono passare davanti e tirai fuori le chiavi. Allora quello col cappellino, non so se credendoci davvero o per schernirmi mi disse “amico, no problema, vero?” e sorrise. Clara non aspettò una mia domanda e portò le use mani sui cazzi duri dei due, che ormai non riuscivano più a contenere quell'abbondanza. Io abbassai lo sguardo e fu l'ennesimo lascia passare, così uno cominciò a leccarle le tette e l'altro le ficcò la lingua in bocca.
In ascensore Clara tirò fuori i cazzi dei due marocchini, loro continuavano a toccarla ovunque, mentre io guardavo in silenzio. Appena dentro casa Clara li guidò subito in camera e cominciò a dire loro “vostri cazzi sono grossi...” e li segava e intanto si inginocchiava vicino a loro, “il suo cazzo piccolo, come bambino di cinque anni” e cominciò a leccare i due cazzi. I due ragazzi risero e mi dissero “togli vestiti, facci vedere”.
Dopo pochi minuti ero completamente nudo e avevo il pisellino durissimo.
“Chi ci scopi quello?” disse uno dei due ridendo
“Io a due ani forse così...” rispose l'altro
Avevano capito che ero inutile davanti a loro e fu così che arrivò il colpo di scena. Uno dei due ragazzi fermò la pompata di Clara e si sdraiò sul letto, prese il cazzo e lo tenne dritto e disse rivolto a Clara “vieni su”. Era chiaro l'ordine. Poi disse qualcosa in arabo all'amico, rise.
Si avvicinò a me “Tu viena con me”. Mi prese per mano e mi accompagnò sul balconcino. Poi si girò e appena di nuovo dentro la stanza chiuse il balcone lasciandomi nudo fuori. “Guarda come ti scopa ragazza noi adesso”. E rise posizionandosi al centro della stanza.
Clara godeva saltando su quell'enorme cazzo nordafricano. Anche l'altro dopo poco si unì alla festa facendoselo succhiare. Dopo alcuni minuti di scopata intensa, il ragazzo che era in piedi si stese sul letto e Clara gli si posizionò con le tette sul cazzo, a quattro zampe dando figa e culo all'altro, che si era messo a sua volta in piedi dietro di lei. Si segò alcuni minuti e poi cominciò a scoparla in quella posizione.
Di tanto intanto mentre lei godeva, le tirava degli schiaffi forti sul culo. Clara godeva e urlava, tanto che l'altro ragazzo decise di metterglielo in bocca per zittirla. La scopata durò a lungo. Poi il ragazzo che fino a quel momento aveva ricevuto solo qualche pompino decise che fosse arrivato anche il suo di turno e la scopò in figa. In quel momento l'altro ragazzo decise che fosse anche arrivato il momento di violarle il culetto, Clara se ne stava stretta come in una morsa tra figa e culetto e i due cominciarono a schiacciarla come tra incudine e martello.
Clara era fuori di sé, urlava, gridava di piace “Sì...” e “oh sì... dai ti prego...” e ancora “oh quanto mi piace, cazzo sì”. Io non resistetti e arrivai. Ma la loro scopata durò ancora a lungo, al punto che dopo svariati minuti, cambiarono posizione e finalmente anche l'altro poté provare il bellissimo culetto di Clara.
Passarono quasi quaranta o cinquanta minuti di sesso animalesco, finché i due ragazzi non si misero in piedi sul letto e Clara in ginocchio davanti a quei due pezzi bollenti di carne, loro cominciarono a segarsi e dopo alcuni minuti schizzarono abbondanti fiotti di sperma caldo e denso. La corsparsero sui seni, sulla faccia, ma a Clara tutto quello non poteva bastare e così si assunse l'onere di ripulire quei due bei cazzi marocchini.
I due ragazzi sorrisero esausti e felici e si lasciarono andare sul letto.
Rimasero entrambi abbracciati a lei per un po' di tempo finché i due si alzarono e si rivestirono. Clara era esausta e mezza addormentata. Io bussai al vetro per farmi aprire mentre i ragazzini cominciarono a rivestirsi. Mi guardarono e risero. Si avvicinarono ai miei pantaloni e tirarono fuori il portafogli e presero tutti i soldi che c'erano dento. Se li misero in tasca e si allontanarono. Dopo alcuni secondi sentii il rumore della porta di casa chiuderi e li vidi uscire dal palazzo e imboccare la strada verso la piazza dove li avevamo conosciuti poche ore prima. Prima di allontanarsi li sentii ridere e mi guardarono dicendo cose incomprensibili in arabo e toccandosi i pacchi.
Rimasi al freddo a congelare per un paio di ore finché per colpa dei lamenti e dei miei rumori Clara non si svegliò e venne ad aprirmi.
Mi stesi accanto a lei e l'abbracciai, aveva ancora il profumo dei due ragazzi e l'odore acre dello sperma. La strinsi a me e le dissi “sei il miglior regalo di natale di sempre”. E ci addormentammo stretti l'uno all'altro.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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