Prime Esperienze
Training sessuale (Terza parte, epilogo)
di Rosagiorg
08.08.2022 |
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"Agli sguardi interrogativi dei tre mariti rispose repentinamente la “giudice” Maria: «nel vorticar di mani sotto le bolle dell’idromassaggio, siamo incappate..."
Come per Mosè che divise le acque, alla nostra entrata in vasca, le poche persone già in ammollo si raggrupparono da una parte per dare agio al sestetto di restare unito e, ovviamente, mescolato. Il turbinio di bolle dell’idromassaggio nascondeva alla vista il groviglio di mani, gambe e sessi sotto il pelo dell’acqua.
In poco tempo tutti riacquistarono confidenza con gli altri corpi ed anche nella parte emersa iniziò un fitto scambio di baci e carezze.
Tutti toccavano e baciavano tutti, anche gli altri astanti tentavano di allungare qualche mano e piede, noi li lasciavamo fare: nel gioco, ce lo aveva insegnato Sofia la volta precedente, non bisogna essere egoisti.
E la meno egoista si dimostrò, questa volta, proprio Maria che, avvicinatasi ai due bei singoli, beh uno forse un po’ sovrappeso per i nostri standard, prese a masturbarli con foga, tanto che in poco tempo raggiunsero l’orgasmo ed abbandonarono l’agone.
Mentre Maria faceva la crocerossina, le altre due donzelle si sedettero sul bordo della vasca ed i tre maschi si alternarono a leccare le loro belle fighe.
Non era certo necessario rompere il ghiaccio, l’acqua era bella calda, ma niente in confronto al clima che si stava instaurando: quello era proprio bollente.
Intanto, mentre lo sciabordio dell’idromassaggio non riusciva a coprire le grida di piacere delle due donne, attirate dagli inequivocabili suoni molte coppie e singoli si erano avvicinati alla vasca.
Stavamo dando proprio un bello spettacolo.
Con una sincronia che pareva, anche se non lo era, preordinata, ci scambiammo le posizioni.
Walter e Roberto con Maria nel mezzo si posizionarono seduti a bordo vasca e mentre loro si dedicavano a leccare i bei seni della mia compagna, lei con le mani teneva ritte le aste dei suoi due anfitrioni facilitando a me, Sofia e Martina il passaggio da un cazzo, alla figa, all’altro cazzo senza soluzione di continuità.
Era proprio una giostra, con continui scambi di ruoli senza distinzioni di sesso, unico scopo: il piacere reciproco.
Ad un tratto ci accorgemmo però, che a qualcuno degli spettatori, forse per ottusità mentale, molto più probabilmente per invidia, questa promiscuità senza distinzione di genere, non piaceva.
Pur preso nel vortice del piacere, mi giunsero all’orecchio dei commenti acidi del genere: «gli uomini devono fare gli uomini, le donne solo possono essere bisex; guarda quanto troie quelle donne…»
Eh no! In un locale libertino sentire discorsi da sacrestia, questo proprio non lo potevo sopportare! Abbandonato il mio impegno a succhiare cazzi e fighe, mi ersi al centro della vasca e, come Catone il censore con, al posto dell’indice accusatore, il cazzo teso e duro, proferii un veemente j’accuse:
«Ma cos’è questa storia dei ruoli prefissati! Staccatevi dagli stereotipi di genere! Qui dentro siamo tutti nudi e tutti uguali e mi pare normalissimo e auspicabile che alle donne piaccia il cazzo e non per questo devono essere considerate puttane; mentre agli uomini a cui piace la fica gli si erge il monumento allo stallone. Dall’altro lato non vedo perché non possa esserci un rapporto di intimità anche fra maschi come invece è auspicato dai più fra femmine. D’accordo può piacere o meno e su questo non si discute, ma lasciamo ad ognuno la libera scelta di fare, nel rispetto e condivisione, quello che più gli piace, senza ergerci a giudici o censori! Siamo in un locale libertino? Quindi, massima libertà!»
Stavo per prendere fiato quando mi accorsi che l’eccitazione del discorso mi aveva mantenuto il cazzo durissimo. La cosa non era sfuggita neanche a Maria che esclamò: «Bisogna proprio che ti faccia incazzare quando hai qualche cedimento!”»
Tutti scoppiarono in una fragorosa risata e tutto il mio impegno dialettico andò a finire, come si dice, questa volta si, a puttane.
Come a ruba bandiera, approfittando della tensione, le nostre ninfe si avventarono sul mio cazzo: Michela ebbe la meglio e, presa dalla foga lo fece sparire quasi completamente nella sua splendida bocca, le altre due, per non essere da meno, approfittarono di Walter e Roberto.
Era ripreso il carosello, mentre i criticoni si erano dileguati restavano accanto a noi altre tre coppie e due singoli.
Non era nei nostri piani allargare il giro, anche perché l’intenzione era quella di approfondire alcuni particolari lasciati in sospeso la volta precedente.
Le signore, con lo sguardo rivolto ai due singoli, dopo aver brevemente confabulato, li invitarono a sedersi al bordo vasca: «dobbiamo prendere le misure», dissero.
Senza indugiare ulteriormente si contesero i due cazzi che, appena emersi non erano ancora tesi, ma al primo tocco di Sofia e Michela si rizzarono verso l’alto.
Maria, come giudice imparziale, decretò che si, si potevano inserire nel nuovo gioco.
I due ragazzi erano giovani, con il fisico asciutto ed entrambi con una dotazione non molto importante.
Scoprimmo in seguito che erano cugini, un po’ timidi e in cerca della loro prima esperienza.
Agli sguardi interrogativi dei tre mariti rispose repentinamente la “giudice” Maria: «nel vorticar di mani sotto le bolle dell’idromassaggio, siamo incappate in questi due timidi cazzi e ci siamo dette, se dobbiamo provare il lato b che, almeno come inizio, non rischiamo di essere sfondate dalle vostre grosse mazze. Vediamoli dal vivo ed in tiro e decidiamo.»
E Sofia rivolta ai ragazzi: «Stavolta avete vinto la lotteria, l’esoso costo dell’entrata da singol, sarà ripagato alla grande.»
«I vostri cazzi», soggiunse Michela, «hanno le dimensioni giuste per sverginare i nostri buchetti.»
Proprio non mi sarei, non ci saremmo, mai aspettati una tale spregiudicatezza, ma comprendevamo benissimo il loro punto di vista.
Lo avevo sempre pensato che Maria fosse così restia a concedermi il lato b proprio per le dimensioni del mio attrezzo e, probabilmente, anche per gli altri era uguale.
I ragazzi erano al settimo cielo ed anche noi non è che fossimo più in basso, la situazione che si prospettava aveva portato l’eccitazione di tutti a livelli insopportabili.
L’acqua, al contrario di quanto pare, è il peggior lubrificante intimo (dopo la sabbia, ovviamente) quindi, senza por tempo in mezzo, dopo una veloce doccia ci fiondammo tutti quanti nella nostra alcova della volta precedente.
Era tempo di dare inizio alle danze.
I ragazzi, che si chiamavano Matteo e Andrea, erano eccitatissimi ma, di fronte alle tre donne infoiate molto più grandi di loro, ed ai loro mariti, si sentivano inadeguati.
Ci pensò Maria per prima a toglierli d’impaccio, li fece stendere e, mentre offriva alle loro lingue una splendida tetta a testa, invitò le altre due a prendersi cura, con mani e bocca, dei rispettivi cazzi.
Noi mariti nel frattempo leccavamo passere a rotazione. A questo punto Michela sollevò la bocca dal fiero pasto e ci invitò, senza tanti giri di parole, visto cosa prevedeva il programma, a stimolare l’altro lato delle signore per preparare e rilassare l’entrata.
Non ce lo facemmo ripetere.
L’eccitazione era alle stelle, improvvisamente apparvero preservativi e lubrificante, c’era solo da capire da dove e da chi cominciare, ma su questo punto non ci furono tentennamenti: Maria prese il cazzo di Matteo e, dopo averlo coperto col preservativo e ben lubrificato, ci salì sopra a spegni moccolo infilandoselo in culo come se non avesse fatto altro per tutta la vita, emise solo un grande sospiro di soddisfazione.
Più o meno fece lo stesso Michela, mentre Sofia, nel ruolo di regista, coordinava i lenti movimenti delle amiche.
Walter, Roberto ed io, come spettatori eravamo estasiati.
Piano piano i movimenti si fecero più sciolti ed i sospiri di piacere delle due donne e dei due ragazzi più intensi.
Ma, a questo punto, Sofia diede il segnale dello scambio e, uscita di scena Maria, cambiati preservativi e lubrificante Andrea impalò Sofia e Matteo Michela.
Passato questo giro uscì Michela e rientrò Maria con Andrea e Sofia passò a Matteo.
Noi, visto che da questo gioco sembravamo al momento esclusi, senza perdere di vista lo spettacolo ci alternavamo a succhiarcelo a vicenda.
I ragazzi erano al limite, tutta quella libidine avrebbe fatto venire in poco tempo anche una porno star, e così scaricarono il loro copioso seme sulle tette delle tre grazie.
Ora toccava a noi, i culetti ormai erano rilassati, si poteva tentare con i cazzi più grossi, così, iniziando ognuno con la propria consorte, con delicatezza anche i nostri membri più consistenti riuscirono a violare finalmente l’angusto pertugio. La giostra era ripartita ed ad ognuno fu concesso di provare tutti i buchi disponibili.
Ed a proposito di buchi disponibili, visto che i due giovani si erano nel frattempo ripresi, io e Roberto chiedemmo loro se erano disponibili a provare anche i nostri, stavamo ballando, tanto valeva provare.
Non volevamo perderci niente e neanche Andrea e Matteo che, eccitati di nuovo, ci presero da dietro mentre inculavamo io la donna di Roberto e lui la mia.
Ah il trenino, bellissimo ma talmente eccitante che ci fece esplodere in un improvviso orgasmo.
Roberto ed io, per il momento eravamo fuori gioco, restavano però ancora tre maschi ancora in tiro per soddisfare le bagnatissime fiche delle nostre compagne che, con gli ennesimi giri di giostra scoppiarono in un potentissimo e contagioso orgasmo collettivo.
Ora fuori gioco eravamo tutti quanti. Era l’orario in cui servivano la cena, il momento per andare a ricaricarci. Gli spettatori oltre le sbarre, per scacciare l’invidia applaudirono, i ragazzi arrossirono ed io dantescamente dissi loro: «Non ti curar di loro, ma guarda e passa.»
Avevamo ancora un conto in sospeso, la doppia!
Durante la cena, gli otto commensali appurarono che per chiudere il cerchio mancava un cazzo, a questo punto le dimensioni contavano relativamente. Sofia si fece interprete di questo pensiero e, con occhio furbo indicò uno dei ragazzi che erano al di là della grata e lo invitò al nostro desco.
Il giovane si chiamava Dario, alto, capelli scuri, fisico atletico, modi cortesi e gentili, le nostre donne, con il loro sesto senso, avevano scelto proprio tre bei partner per i nostri giochi.
Pasteggiammo chiacchierando amabilmente, fra di noi e con i nuovi amici, dei più disparati temi, loro offrirono pure un paio di, molto apprezzate, bottiglie di prosecco.
Ora eravamo di nuovo tutti belli carichi, non ci restava che tornare alla stanza e riprendere da dove avevamo lasciato.
Solo l’idea di quello che ci aspettava aveva già fatto rizzare tutti i cazzi, inturgidire clitoridi e capezzoli, bagnare fighe.
Ma non era sufficiente, riprese quindi la girandola di baci, toccate, leccate ed anche Dario si dimostrò all’altezza, finché, nella maniera più naturale possibile, i vari cazzi scivolarono a tappare ogni pertugio.
Che sensazione meravigliosa, per noi maschi, sentire il caldo contatto di un altro membro che si muoveva diviso appena dal sottile strato che separa ano e vagina.
E che sensazione, per le signore, sentirsi riempite di questo doppio piacere.
Parevano non essere mai sazie, vollero provare tutte le combinazioni, fino a quando, in un crescendo di piacere che pareva non avere fine, nove corpi iniziarono a vibrare all’unisono e, con un grido più forte di una nota di bordone di un organo da chiesa, scoppiarono in un contemporaneo altissimo orgasmo.
Ora potevamo tornare nella vasca idromassaggio a rilassarci, riordinare le idee e programmare i prossimi appuntamenti.
A questo punto mi convinsi che il mio training era diventato superfluo e potevo vuotare il sacco. Mentre raccontavo e mi vantavo del successo dei miei mantra, recitati per notti e notti per influenzare i sogni erotici di Maria, lei scoppiò in una incontenibile risata: «Ah era questo», disse non appena riuscì a calmarsi «Da mesi ti sentivo parlare nel sonno, in un primo momento non capivo il significato delle parole, poi piano piano mi si fecero più chiare. Oh ma quanta voglia deve avere il mio Paolo, pensavo, se ogni notte sogna e ripete ad alta voce dei mantra sempre più spinti:
"Lascia ogni pudore
Lascia ogni imbarazzo
Dimostra a tutte l’ore
Quanto ti piace il cazzo"
"Abbandona ogni pudore
Abbandona gli imbarazzi
Sii piena di calore
Prendi tanti cazzi"
"Non far la verginella
Come l’immacolata concezione
Ammetti quanto è bella
La doppia penetrazione"
…devo proprio abbandonare ogni pudore e creare le situazioni giuste per far star bene lui e, di sicuro far star bene pure me.»
«Quindi», obiettai, «il training non c’entra nulla?”-
«Eh no, caro mio», riprese a ridere di gusto, «bastava parlare!”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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