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PRANOTERAPIA 2 (la zia)
di Rosagiorg
14.02.2024 |
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«Ma non vi scatta la gelosia? Cioè, voglio dire, non vi pare che l’altro vi…»
«Ma no, » mi interruppe lei, «la gelosia scatta quando si fanno le cose di..."
Non ho mai amato recarmi al mercato, come non amo molto i luoghi affollati ed i centri commerciali. Però bisogna pur vivere, procurarsi le pietanze, l’abbigliamento e tutte quelle merci che ci permettono di esistere dignitosamente. Quindi quel giovedì, giorno di mercato - con la gioia nel cuore - obtorto collo mi avventurai fra i banchi di frutta, pesce, formaggi, abbigliamento e scarpe. Chi mi incrociava mi poteva prendere per uno scappato di casa o un ladro che, con passo veloce, riempiva le borse con le merci necessarie senza concedersi la minima distrazione verso le cose non necessarie e le persone intente agli acquisti, alla vendita o semplicemente alla socializzazione.Fu durante questo mio incedere spedito, che urtai una donna intenta a fare conversazione di fronte al banco della biancheria intima. Quando lei si girò fu con mio sommo stupore che riconobbi la zia della mia amica; quella che avevamo sorpreso in casa con un dildo ben piantato in vagina. Imbarazzato feci per scusarmi, ma lei non mi lasciò neanche il tempo di pronunciare una sillaba che già mi stava presentando, sperticandosi di lodi, alle sue due amiche. A disagio per la situazione, tentai di svicolare, ma lei mi trattenne invitandomi a prendere un caffè nel vicino bar. Rifiutare mi sembrava scortese, quindi mi avviai assieme a questo trio di donne non più giovani, ma che intuivo brucianti di un fuoco imperscrutabile. Nella confusione del mercato non riuscivo a cogliere i discorsi delle tre, ma gli sguardi, i sorrisi ed alcune parole come: «mani calde», «mia nipote», «eccitante»… non mi lasciarono dubbi su quale fosse l’argomento dei loro discorsi.
«Vedo che mi sto facendo un certo nome in paese…» le dissi ironicamente quando fummo soli.
«Non ti preoccupare, sono più discreta di quanto tu pensi,» mi interruppe, «ho buttato lì qualche battuta vaga, solo per stimolare la fantasia delle devote signore.»
«Però questa storia della pranoterapia,» soggiunse ammiccante, «ha stimolato la mia di fantasia. Ma, te l’avrà spiegato mia nipote, io sono fedele a mio marito, non faccio nulla senza di lui.»
«Dove vuole arrivare?» chiesi, sempre più a disagio.
«Intanto smettila di darmi del lei; poi è inutile che continuiamo a girarci intorno,» disse lei decisa, «sabato torna mio marito, sai dove abitiamo, ti attendiamo dopo cena per avere una dimostrazione del tuo potere.»
L’ordine era talmente perentorio da non ammettere discussioni o rifiuti. Poi, diciamolo, dopo averla vista sul divano così oscenamente, ma allo stesso tempo naturalmente, esposta, un certo languore non mi aveva più abbandonato; se ci aggiungiamo la curiosità per questo mio supposto “potere”, non potevo, di certo, tirarmi indietro.
Il marito della signora, lo conoscevo di vista, era un bell’uomo alto, magro, brizzolato e con un paio di baffi d’altri tempi. Mi aprì la porta salutandomi calorosamente, come fossimo vecchi amici, e dicendomi che non avrei dovuto disturbarmi a portare quella bottiglia di Prosecco.
L’appartamento era lindo e perfettamente in ordine, ornato con vari vasi di fiori che restituivano un clima di freschezza, ma al tempo stesso, anche se può parere un ossimoro, di calore. A scaldare l’ambiente erano, però, due enormi cazzi finti gettati lì con nonchalance uno sul divano e l’altro sul piano della cucina. L’uomo non si scompose affatto: «vedo come li guardi, so che preferiresti ammirarli nella stessa situazione della volta precedente. Verrà il tempo!»
«Non era mica voluto», mi affrettai a precisare.
«Certo che no,» mi tranquillizzò lui, «mia moglie ha queste abitudini. Ma non vorrei tu la giudicassi per questo, siamo reciprocamente fedeli; lei in pubblico è irreprensibile, ma nel privato, visto che io sono spesso lontano per lavoro, qualche soddisfazione se la deve pur prendere.»
«Effettivamente, io e sua nipote, le siamo piombati in casa così senza preavviso»
«Ti prego di darmi del tu», mi esortò. «Eh sì, mia nipote è di casa, sa che qui trova sempre un rifugio caldo e accogliente. Non per questo devi pensare che fra noi succeda qualcosa. Siamo in grande confidenza, molte cose intime nostre lei le conosce, come noi ne conosciamo molte di lei. Ma tutto finisce li.»
Tirai un sospiro di sollievo, non mi sarebbe certo piaciuto trovarmi infilato in qualche turpe vicenda familiare.
La signora si palesò in una mise, a dir poco, da concubina. Sembrava un’altra. Non più la donna qualunque e spenta che incrociavo al mercato, ma una vera donna che ispirava pensieri lubrichi. Non potei nascondere l’eccitazione che mi provocava tale vista e questo contribuì ad aumentare la temperatura nella stanza.
«Sono felice che mia moglie ti faccia questo effetto.» ruppe il ghiaccio l’uomo. «Sai mi ha raccontato tutto dell’incontro che hai avuto con mia nipote in camera nostra.»
Il mio viso avvampò, non ero certo abituato che le mie avventure erotiche venissero così messe in piazza, allo stesso tempo, però, l’eccitazione mi era salita dalle parti intime fino alla bocca dello stomaco e fino al cervello.
«Ma allora cosa volete da me?» chiesi, con fare ingenuo.
«Semplice, i vostri gemiti e le vostre grida di piacere hanno precipitato mia moglie, ed anche me, quando me li ha riferiti, in uno stato di eccitazione ed in una curiosità per le tue prestazioni, che ci siamo proposti di soddisfare questo curiosità.» disse lui.
«Come ti ho già spiegato,» soggiunse lei, «io sono una moglie fedele e quindi questa curiosità la posso condividere solo con mio marito.»
«Allora io qui sono di troppo!» mi affrettai a precisare.
«Eh, si vede che sei giovane e inesperto. Nella nostra filosofia, come in quella di molte coppie come la nostra, il nostro concetto di fedeltà, risiede nel fare tutto assieme. Mia moglie può praticare qualsiasi forma di sessualità con chi vuole, basta che io sia presente e partecipe.»
«Ed anche il contrario,» precisò lei che, di fronte al mio sguardo perplesso, ribadì: «si, anche lui può far sesso con chi vuole, basta che io sia presente e partecipe.»
«Ma non vi scatta la gelosia? Cioè, voglio dire, non vi pare che l’altro vi…»
«Ma no,» mi interruppe lei, «la gelosia scatta quando si fanno le cose di nascosto, quando si fa qualcosa uno contro l’altro»
«Ma questo non è il nostro caso,» concluse lui, «questa è la filosofia libertina, ne sentirai parlare ancora. Ma adesso, se sei d’accordo, se ti abbiamo convinto, bando alle ciance passiamo ai fatti.»
Ormai, complici la situazione ed i discorsi della coppia, la mia eccitazione era arrivata alle stelle, il mio cazzo, durissimo come non l’avevo mai sentito, sembrava vivere di vita propria, sembrava voler far esplodere la patta dei pantaloni per tuffarsi in quel mare di libidine. Ma la mente, la razionalità, ancora si frapponevano al libero sfogo degli istinti. In fondo mi sentivo usato, forse si trattava di empatia con le donne che si trovano in situazioni simili o chissà cos’altro.
«Non sono un vostro giocattolo!» sbottai.
«Hai ragione, siamo stati un po’ troppo precipitosi,» tentò di calmarmi l’uomo, «noi lo vediamo come un gioco, tu vedilo come un training per sperimentare le tue potenzialità. Non eravamo partiti dal calore delle tue mani?»
Era di questo che avevo bisogno, di una qualsiasi giustificazione per lasciarmi andare agli istinti. E poi, questa storia delle mani mi stava incuriosendo sempre più, quindi perché non provare?
Il mio volto ed il mio corpo tradivano i miei desideri, in pochi istanti, senza quasi rendermene conto, mi ritrovai chino sopra il corpo nudo della donna, distesa supina Le mie mani, come attirate da un magnetismo a me sconosciuto, iniziarono a massaggiare delicatamente due splendidi capezzoli, svettanti sopra un seno che non aveva nulla da invidiare a quello della nipote. Nel frattempo il marito si era spogliato nudo pure lui.
Non avevo mai visto un cazzo duro, oltre al mio, così dal vivo; l’arnese era grosso e, con mia sorpresa, la sua vista così da vicino mi eccitava. Lui si chinò a leccare l’ombelico della sua signora per poi scorrere piano piano fino alla v dove il ventre piatto diventa il centro del piacere. Mentre continuavo il mio massaggio ai capezzoli lei, fra un sospiro e un grido, s’industriava sulla patta dei miei pantaloni per liberare il mio strumento di piacere.
«Siiiii, sento un calore che mi penetra fin dentro gli spazi più intimi.» gridò la donna.
Ed eravamo solo alle prime carezze, che intanto si stavano spostando dalle tette ad altre parti del corpo. La fica, che avevo solo intravista la volta precedente, occupata com’era dal grosso oggetto vibrante, mi apparve adornata da un filo sottile di pelo come ad indicare l’ingresso del nido del piacere. Le mie dita furono accolte senza che ci fosse necessità di inumidirle ulteriormente. Mentre l’altra fonte di piacere si prodigava in una voluttuosa fellatio al suo uomo. Trovarmi in una situazione simile, con due persone mature che facevano quello che dovevano fare e le mie mani che sembravano agire oltre la mia volontà, mi fece quasi perdere il lume della ragione.
«Voglio provare a toccare anche te,» dissi, senza rendermene conto, all’uomo.
«Non osavo chiedertelo, ma ci speravo molto di provare la tua energia anche su di me.» rispose, porgendo alle mie mani la grossa verga.
Fu come una scossa che gli sconquassò le viscere: un grido di piacere scaturì dal profondo del diaframma per espandersi nella maschera facciale ed invadere l’intera stanza. Non avevo mai sentito nulla di simile ma, come contagiata, anche la donna, che stavo ancora titillando con l’altra mano, esplose in un urlo simile. Nessuno ancora aveva raggiunto l’orgasmo, ma l’eccitazione era tale che tutti avremmo desiderato rimanere permanentemente in questa sospensione spazio temporale.
Iniziò così una danza con la donna che alternava i membri dei maschi nei suoi vari pertugi e le mie mani che accarezzavano, sfioravano, stringevano, massaggiavano, senza soluzione di continuità, entrambi i corpi dei miei ospiti, scatenando continui gemiti e grida. Sembrava però che questa azione, invece di portare ad un rapido orgasmo, contribuisse a mantenere l’estremo stato di eccitazione che precede l’orgasmo prolungando all’infinito l’amplesso.
Dopo un tempo che parve infinito, con penetrazioni vaginali, anali, doppie, cunnilinguo, fellatio (senza distinzioni di sesso), sollevai le mani ed esplose un lunghissimo orgasmo contemporaneo a tre, con fiotti di liquidi che inondarono letto corpi, bocche di tutti, dopo di che crollammo abbracciati e senza più energie.
«Con queste tue mani e con la tua delicatezza, ci hai fatto vivere momenti indimenticabili,» dissero quasi all’unisono i due, «e siamo certi che questi doni li saprai offrire e daranno piacere a molti.»
Ci vollero i provvidenziali dolcetti che aveva preparato la donna, innaffiati dal prosecco che avevo portato io, per rimetterci in piedi e permettere a me di uscire da quella casa senza trascinarmi come uno zombie.
La mia autostima era alle stelle, le mie mani, e anche la mia testa aggiungerei, mi aprivano la strada ad una sessualità senza limiti. Chissà quali altre esperienze si prospettavano…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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