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Prime Esperienze

Il mio primo.....aperitivo !?!


di Culettagolosa
16.11.2016    |    3.093    |    7 9.2
"Mi ritrovai abbracciata al suo collo, a contatto con lui e, sotto, col suo cazzone che premeva vigorosamente contro la mia pancina come volesse già entrarmi..."


Franco, il mio vicino di casa, era un bel maschione sulla cinquantina e che almeno un paio di volte aveva assistito alle perette che mi faceva la mamma, e sempre più spesso mi faceva delle avances: non appena a casa restavo sola, non perdeva occasione per venirmi a “fare visita”. Con la scusa di chiedermi dello zucchero o altro, quando gli voltavo le spalle per dirigermi verso la cucina sculettandogli davanti, mi faceva i complimenti dicendomi che ero proprio una bella “gnocchetta”, che avevo classe nel muovermi e che mi avrebbe voluta a casa sua per sdebitarsi offrendomi qualcosa. Pur non conoscendone il significato, avendo appena 13 anni, il termine “gnocchetta” mi piaceva tantissimo, e mi piaceva il modo in cui me lo diceva: sia perché con me era particolarmente tenero, sia perché mi scrutava con desiderio e nel contempo con la sua mano si stringeva così forte il suo uccellone, da farmene intuire le ragguardevoli dimensioni. E così decisi di accontentarlo, magari anche provocandolo, ma senza immaginare cosa poi sarebbe accaduto. Fu così che un bel dì, approfittando dell’assenza dei miei, scesi in giardino con indosso soltanto una canotta tanto corta da mostrare l’ombelico, e sotto, delle coulotte color rosa, aderentissime e quasi trasparenti. Fingendo di osservare dei fiori e ben conscia di essere sempre osservata dal mio uomo, mi chinai, appoggiandomi col culetto alla recinzione che divideva le nostre villette di campagna. Appena pochi secondi dopo fui colta da un brivido di piacere quando sentii un qualcosone caldissimo e umido, frugarmi con veemenza tra le cosce, e spingendo sino quasi a divaricarmele. Credendo fosse l’uccellone di Franco emisi un lunghissimo: “Ahahahah” e, restando immobile per non interrompere il “piacevole gioco”, esclamai: E dahahahihih”! Con grande sorpresa, e dis-piacere, mi accorsi che era invece il suo cagnone che evidentemente, anche lui mi desiderava. Franco, forse per gelosia, intervenne prontamente ad allontanare il suo Fido. Io mi mostrai intimorita e Franco, sapientemente, insistette per invitarmi nella sua “tana” affinchè potesse tranquillizzarmi, aggiungendo che il suo Fido mi aveva sporcata le mutandine e lui avrebbe rimediato volentieri…..Accettai l’invito e lui, senza neppure darmi il tempo di aggirare la recinzione passando per il cancello, mi prese in braccio con le sue manone, cingendomi proprio dal culetto, sollevandomi ed allargandomi le cosce per meglio posizionarmi. Mi ritrovai abbracciata al suo collo, a contatto con lui e, sotto, col suo cazzone che premeva vigorosamente contro la mia pancina come volesse già entrarmi dentro. Per tutta la rampa di scale lo sentii sbattacchiarmelo addosso, mentre con le mani mi palpava a più non posso. Poi avvicinando le sue labbra quasi a contatto con le mie, mi sussurrò dolcemente che ero più amore di quanto non avesse mai immaginato. Siccome anche i suoi erano fuori casa, ma questo io lo sapevo benissimo, mi ritrovai da sola con lui…ed il suo Fido. Si scusò per l’inconveniente delle mutandine proponendomi che me le avrebbe lavate e asciugate se solo le avessi….tolte. Gli voltai le spalle e rifiutai con un: “dai non importa”, così poco convinto, che non se lo fece ripetere una seconda volta: mi appoggiò le sue mani sui fianchi e, delicatamente, me le calò giù per tutta la lunghezza delle gambe, sino a sfilarmele completamente. Anche se visibilmente eccitata, non potei fare a meno di arrossire e il mio Franco, abilmente, mi tranquillizzò carezzandomi i glutei e notando che il suo fido me li aveva unti con la sua bava: “E’ bene che ti lavi anche qui”, stringendomeli sin quasi a farmi male. Poi mise a mollo le mie mutandine, le strizzò e le stese ad asciugare. Tornando mi disse che da quel momento avrebbe pensato solo a me. Si allontanò per un attimo e poco dopo mi invitò a raggiungerlo in camera. Si mise a sedere e mi disse: “Su ! Distenditi sulle mie gambe”. Mi avvicinai ed eseguii, mentre la sua mano, accompagnandomi nei movimenti, scrutava ogni cellula del mio culetto senza staccarsi un solo attimo. Trovandomi col culetto all’insù, scoperto ed a sua completa disposizione, ero al massimo dell’eccitazione e sentivo che anche lui lo era, tanto che il suo arnese sembrava un ferro rovente a contatto con la mia pancina, nonostante ci dividesse soltanto il suo sottile pantaloncino. Ma durò pochissimo perché con un gesto fulmineo lo liberò dal lembo di stoffa mettendomelo a diretto contatto con la pelle. Era così duro che temevo che da un momento all’altro mi entrasse dentro passando dalla mia pancina, ma il fatto che mi desiderasse così tanto mi lusingava e mi turbava allo stesso tempo. Incominciò a palparmi delicatamente scendendo con le mani dalla schiena sino al culetto e sfiorandomi il buchetto. Poi mi passò sui glutei un panno bagnato. Cercò di farsi strada tra le mie cosce con la mano, ma quando si accorse che opponevo resistenza, a mo’ di rimprovero esclamò: “Devi stare buona e fare la brava. E’ per il tuo bene che lo faccio ! Sai, hai proprio un culetto da ragazzina e da ora in poi ti parlerò al femminile ! Adesso apri le gambe e se non ti piace me lo dici”! Mi infilò nuovamente la mano tra le cosce e, questa volta, me le feci “aprire” quel tanto che gli servisse. Più volte mi passò il panno su tutto il culetto, poi, dopo avermi asciugata, prese un flacone di crema idratante, e, prima me la fece sgocciolare sui glutei, poi con due dita dell’altra mano mi allargò il buchetto inondandomelo con tantissima crema…anche internamente: la percepivo gelida, ma comunque piacevole. Mi sentivo “assediata“ dappertutto: da un lato sentivo il suo cazzone pulsare sempre più all’impazzata, dall’altra le sue cinque dita mi massaggiavano e lubrificavano, cercando di violarmi piacevolmente il buchetto. Ormai poteva entrarmi dentro come e quando voleva, ed io non aspettavo altro che quel momento. Ma fu gentilissimo nell’avvisarmi: “Adesso soffrirai un po’, però è necessario che ti lavi per bene anche da dentro!”. Neppure il tempo di rispondergli, che sentii il suo dito, non so quale, dilatarmi e penetrarmi con decisione. Emisi un: “Ahahahiiiiahahah” e guizzai istintivamente in avanti per liberarmene, ma non servì a nulla perché lui mi teneva ben salda, e prese ad entrare ed uscire dal mio buchetto così tante volte, e sino a quando non restai rilassata e senza più opporre alcuna resistenza neppure quando, dentro di me, si fece strada anche il suo macroscopico pollice. Riuscii a nascondere il dolore che mi procurava e, dopo che me lo aveva ormai infilato tutto dentro, mi confidò che sapeva benissimo che mi faceva male, ma sapeva anche che mi piaceva tantissimo, in base al mio innegabile stato di eccitazione. Tenendomi sempre tutto il suo pollice ben piantato nel mio culetto, con l’altra mano tirò fuori una perettona rossa già carica. Neppure il tempo di esclamare: “No ! Aspetta!”, che me la ritrovai nel culo al posto del suo pollicione. Mi inarcai come una gattina sulla difensiva, ma nulla potei e lui prese a scaricarmela nella pancina: tutta tutta. Anche se con la pancina indolenzita, devo confessare che non ero mai stata meglio, e quando me la estrasse, esclamai dispiaciuta: “Ma…è già finita?!?” Lui: “Si. Contenta? Non è stato brutto, vero ?!”. Io: “No, no, anzi: è stato bellissimo! Vuoi farmene un’altra ?? Però questa volta mettimi la cannula grossa, così non perdo neppure una goccia”!! E così dicendo cercai di cambiare posizione inarcandomi ancora di più ed esponendogli ancora meglio il culetto; solo che nel farlo, fingendo di sbagliare, anziché far presa sulla gamba della sedia, presi a stringere il suo durissimo ed invitante “bastone”. Franco ebbe un fremito e degli impulsi esplosivi, e sia pur con qualche gemito, riuscì a trattenere l’orgasmo e ad evitare di schizzarmi sulla pancina. Poi sostituì la piccola cannula anale della peretta con quella vaginale, ricaricò una seconda volta l’arnese e me la scaricò nuovamente nel culetto. La mia pancina incominciava a gonfiarsi ed ero indolenzita. Mi contorsi un po’, ma non mi lamentai e lui, per distrarmi, ben sapendo che essendo eccitatissima avrei fatto qualsiasi cosa, subito ne approfittò dicendomi che mi avrebbe scattata qualche foto perché, con un culetto così bello, avrei suscitato l’invidia di tutti i suoi amici. Acconsentii anche stavolta e lui mi disse: “Brava! D’ora in avanti sarai la mia puttanella !! Sai che con la mano me lo stringi alla perfezione?!”. “Grazie dei complimenti”, gli risposi. Ed aggiunsi: “E’ da quando mi hai presa in braccio, che sento di essere diventata…la tua puttanella!!” Mentre parlavo mi estrasse la cannula e, per evitare che perdessi liquidi, mi introdusse un tappo che intuii fosse ben più grosso della cannula, tanto da strapparmi un lamento di dolore. Come una principessina mi condusse sul suo letto matrimoniale ed incominciò a scattarmi un’infinità di foto in ogni posizione e da ogni angolazione, complimentandosi costantemente per la mia bellezza, per la bravura, aggiungendo che avevo una boccuccia splendida. Neppure il tempo di ringraziarlo che mi domandò se lo avessi mai preso in bocca e ciucciato. “Mai”, risposi. Fu repentino: “Ti va di provarlo?”. Non volevo deluderlo, ma dissi: “No, dai?! Tu c’è l’hai così grosso! Non credo che mi entri tutto in bocca!”. “Tranquilla! So io come fare! Su amore, apri quella boccuccia e senti almeno il sapore!?” Così dicendo mi prese delicatamente la testa fra le sue mani e me la spinse, mettendo a contatto le mie labbra col suo “gelatone”. Appena emisi un flebile: “Nooommhmhm”, me lo ritrovai che invadeva la mia bocca. Era durissimo, caldissimo e, peggio ancora: lo trovavo gustosissimo. Ma mi toglieva il fiato. Riuscii a ritrarmi, e cos’ presi a slinguettarlo. Mi piaceva così tanto che da troietta qual ero gli dissi: “Aspetta! Non resisto più e devo andare in bagno! Ho la pancina che mi scoppia ! Però, se ti va, mentre faccio i miei bisogni, posso continuare a farti….questo lavoretto!” E lo ripresi in bocca più che potevo, proprio per fargli capire quanto anch’io lo desiderassi….Non se lo fece ripetere; mi condusse in bagno, mi fece mettere a 90°, mi estrasse il plug anale dal didietro, e mi fece accomodare alla tazza. Io lo fissai per un attimo negli occhi fiammanti di desiderio e gli sussurrai: “Vieni, avvicinati!” Aprii la boccuccia e, mentre ero colta dalle prime scariche, presi a spompinarlo. Poi fu lui a condurre il gioco tenendomi la testa e portandomela avanti e indietro per tutta la lunghezza del suo cazzone pulsante. Non sapevo come, ma riuscivo a contenerlo tutto o quasi, nella mia bocca. Sapevo che da un momento all’altro sarebbe esploso con i suoi fiotti, ma essendo un’esperienza mai provata prima, ero ancora più eccitata. Ansia, paura e voglia, nello stesso frangente, che mi rendevano sempre più femminile. Gli impulsi del suo orgasmo furono una sorpresa unica, ed ogni impulso era accompagnato da un fiotto rovente e copioso…e dai suoi gemiti di piacere, tanto che non riuscivo ad inghiottirne uno, che già ne sopraggiungeva un altro ancora più denso. Lui era meravigliato da tanta mia fame e…sete, ma non gli avevo certo confessato che, quando in casa mi masturbavo, raccoglievo tutti i miei umori in un cucchiaio e li gustavo senza perderne una sola goccia. Mi aveva riempita la bocca di sborra, ma mi aveva riempita anche di complimenti. Mi aveva trattata come una principessina fino all’ultimo: mi fece entrare nella vasca e mi lavò tutta e poi asciugò. Poi mi infilò la coulottina oramai asciutta e mi salutò con un dolcissimo bacetto sulle labbra, sussurrandomi: “A presto”, e dandomi una pacca sul sedere. “A presto”, gli risposi: “ E grazie per la cura che hai avuto, e per il…dolcissimo aperitivo”!!
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