L'adolescenza e le avances....a scuola

L’adolescenza e le avances….a scuola

Il mio primo approccio con un maskio, l’ho avuto a 12 anni. Eravamo in gita con la mia classe (3^ media che frequentavo col mio fratello maggiore), e mi ero attardata a scendere dall’autobus per sistemarmi il pranzo al sacco quando, mentre ero ricurva in avanti, avvertii dietro, proprio al centro del mio culetto, che qualcosa di molto rigido e caldo mi premeva contro. Convinta e compiaciuta che i miei leggings attillati avessero attratto la manina galeotta di qualche mio compagno, ingenuamente non vi diedi peso, sino a quando, due mani ferree, non mi arpionarono per i fianchi e sentìi una voce ansimante sussurrarmi all’orecchio di restare ferma, complimentandosi perché avevo un culetto fantastico ed ero “comodissima”. I conti non mi tornavano più: se quindi, due mani mi tenevano ben ferma per i fianchi, cos’era quel coso durissimo e rovente che, stampato contro di me, mi stava stirando i leggings con tutto il culetto e premeva per entrarmi dentro ?!? Era il mio amico di scuola, più alto e robusto di me che, sia pur da sopra i miei attillatissimi leggings, mi stava letteralmente “prendendo per il culo”. La sua stretta era così tenace che cercai inutilmente di divincolarmi e, ci riuscìi soltanto quando lui decise di mollare la presa. Era la prima volta che sentivo a pelle, la durezza, il calore e soprattutto le ragguardevoli dimensioni di un “gioiellone” maskile; e rimpiango il momento in cu…i lui si era staccato da me, ma non rimpiango assolutamente che quel gran porco, da quel momento, abbia sparso la voce per tutta la classe, dicendo a tutti, compreso mio fratello, che non solo avevo un magnifico culetto, ma che ero disponibilissima a concederlo. Aveva intuito che non avevo opposto alcuna resistenza all’approccio. Era il periodo in cui si era sparsa la voce e, ormai, in aula, più di uno ci provava, tanto che, spesso, quando mi sedevo, trovavo il palmo della mano di qualche mio compagno, ad accogliermi. Ma loro non si accorgevano che io tardavo a sedermi sino a quando non vedevo una qualche loro manina…pronta. E poi avevo la scusa di dovermi tirare su quei benedetti leggings che mettevano in risalto ogni mio dettaglio….Il secondo approccio mi capitò quando, proprio il mio fedele compagno di banco, oramai al corrente della situazione, decise di “provarmi”. Un giorno, quando sedetti al mio posto, trovai la sua mano spalancata…ad attendermi, e fu prontissima anche nel palparmi. Pochi istanti dopo, durante la ricreazione, gli lanciai uno sguardo malizioso e mi diressi nei bagni della scuola e, senza lasciarselo ripetere, lui approfittò per seguirmi. Appena incominciai a bere al lavabo, praticamente inarcata a 90 gradi, mi fece la stessa identica cosa che già mi aveva fatto l’altro compagno, poggiandomelo dietro. Questa volta capìi subito quel che mi stesse accadendo e, nonostante mi piacesse tantissimo, mi ribellai perché non condividevo di essere “presa” senza il mio consenso. Mi risollevai e, facendo leva con le mani contro il lavabo, cercando di fargli del male, premetti con tutte le mie forze contro il suo corpo, schiacciandolo contro il muro. Il risultato fu che lui, gemendo di piacere, mi ringraziò per quel che gli stavo facendo, invitandomi a premere con ancora più forza. La situazione non passò inosservata agli okki di mio fratello che, mentre a scuola prendeva le mie difese, quando eravamo a casa mi volgeva complimenti e attenzioni e avances, ogni giorno sempre più audaci……