Prime Esperienze
Troietta già....a 13 anni

07.01.2015 |
13.931 |
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"Una quantità immensa per il mio corpicino e, per farmeli entrare tutti, ci volevano dai cinque ai dieci minuti e, alla fine del clistere, sembravo al nono..."
Troietta a…..13 anniMan mano che diventavo sempre più “donna”, quando avevo ormai 13 anni, mi resi conto con piacere che ero l’oggetto del desiderio di tanti, ma quei tanti, per me, non erano mai troppi. E risultavo tanto più simpatica, quanto più a gambe aperte mi disponevo, quanto più mettevo in evidenza il culetto e quanto meno resistenza opponevo alle altrui “palpate”. Per mio fratello, ero la sua bambola, ma in carne ed ossa. Mi approcciava a letto e non potevo neppure lavarmi più i denti, perché, appena mi piegavo verso il rubinetto, mi incollava le sue mani tenere, al di sotto delle mutandine, o peggio, mi incollava il suo “gioiellone”, molto meno tenero, ma dopo avermele calate giù. A scuola, nei pomeriggi che, attillatissima, andavo in palestra, i miei compagni mi ronzavano sempre attorno e le loro mani finivano sistematicamente col tastare il mio corpo. Nelle docce, invece, succedeva di peggio: già sapendo che se mi fossi chiusa a chiave avrebbero incominciato a scalpitare, provocando un casino crescente e la rimostranze dell’insegnante, maliziosamente lasciavo la porta socchiusa…..e , mentre, voltando le spalle, mi insaponavo mettendo in bella mostra il sederino bagnato e luccicante, i miei “pretendenti” incominciavano con lo sbirciare sibilando, o fischiettando, oppure sussurrandomi: “Me lo succhi un po’ ?! Guarda come me l’hai fatto diventare grosso !? Che bel culo da troia che hai !!”. Io non mi scomponevo, anzi mi chinavo come al gioco della saponetta ed i più intraprendenti finivano con l’accedere nella mia doccia. Il mio corpo scivoloso era il giusto premio per chi si mostrava più coraggioso, ed anche se fingevo di respingerli con qualche moìna, lasciavo che mi tastassero con la massima cura, come fossero dei medici alle prime armi. Non saprei dire chi fosse più eccitato fra tutti, so soltanto che nel trambusto persi di mano la situazione e presi in mano ben altra “roba” !? Mi ritrovai con due diversi uccelloni fra le mie mani, un altro lo sentivo che premeva a più non posso sul mio culetto e cercava di entrarmi dietro, proprio dentro, mentre un quarto, di fronte a me, presami la testa fra le mani, cercava di spingermela in basso per farselo sukkiare . Non sapevo più in quanti fossero. So soltanto che la “mia” doccia era così intasata che non entrava più nulla, neppure uno spillo. E non c’era alcuna possibilità di piegarmi. Cercai solo di non essere penetrata in quel modo, offrendomi ad un compromesso, anche se, sotto sotto, dietro, un po’, lo volevo. Quella volta me la cavai segandoli e facendomeli venire sul corpicino e sul culetto. I fiotti roventi mi colpirono dappertutto e lo sperma incominciò a scivolare sul mio corpo. Me lo spalmai meglio addosso e i miei “amanti” mi aiutarono molto spalmandomelo e spingendomelo in profondità, fin dentro il mio buketto. Non so per quanto tempo ancora avrei potuto, o voluto evitare la deflorazione anale. Mia mamma, un bel dì cambiò atteggiamento, dicendomi che ero cresciuta, e mi presentò la peretta da mezzo litro già carica, però, questa volta, non con la normale cannula che ero abituata a “prendere nel culo”, bensì con una cannula ben più lunga e spessa, tanto da sembrare un cannone: era di colore nero, lunga circa 20cm e spessa almeno due. Era la cannula vaginale, fatta per ben altre fessure. Era impressionante, ma lei mi rassicurò dicendomi che, essendo cresciuta, ormai avevo uno sfintere e un retto, più capienti, e soprattutto che la cannula stretta e corta non sarebbe stata….altrettanto efficace. Annuìi e mi diressi, vogliosa, ma un po’ spaventata, sul letto, sognando che, divenendo più “capiente”, prima o poi avrei potuto rendere felici anche i miei amanti di scuola. Come da prassi mi sdraiai sul letto, lei, prima mi calò giù le mini-mutandine, e poi me le sfilò completamente, indi mi intimò di aprire più che potevo, le cosce, mentre col suo dito galeotto mi lubrificava ben bene, anche dentro dentro. Quando ebbe finito di massaggiarmi con le sue dita, sentìi quel caldissimo cannone, che, a diretto contatto, puntava contro la mia intimità. Era immenso. Istintivamente provai ad opporre resistenza, sia spostandomi in avanti che serrando il buketto, ma la mammina, prontamente mi sussurrò: “Rilassati” e incominciò a spingermelo contro, sempre di più. Il cannone fu prorompente, e mi tolse il respiro. Io mi sentìi allargata, aperta, violata. Emisi un lungo: “Aaahahahaha”. La mammina mi rispose: “Brava, così, da brava”. Mi entrava dentro, e non finiva mai di entrare. Inesorabile come quando, nel film, il Titanic affonda interminabilmente. Poi sentìi il cannone urtare contro la mia pancina. Credevo mi sfondasse ed emisi un altro gridolino, ma con sollievo sentìi pure la base della peretta urtare contro il mio plesso anale; segno che più dentro non poteva entrarmi….ma solo perché già ce l’avevo tutto dentro. Poi sentìi il fluido caldissimo, prima inondarmi il culetto, e poi riversarsi nella mia pancina. Ero tutta gemiti e fremiti. La mammina portò a termine la sua cura, svuotandomi dentro fino all’ultima goccia e nel contempo incoraggiandomi e carezzandomi. Ed io fui quasi felice che fosse finita. Quando mi estrasse tutto quel cannone mi raccomandò di non muovermi perché: “una non bastava più” e me ne avrebbe fatta un’altra….andava solo a “ricaricarla”. Accondiscesi passivamente ormai rassegnata a dover ospitare, nuovamente, dentro di me, tutto quel cosone. Nel frattempo suonarono il campanello; non sapevo chi fosse, sino a quando la mammina non si presentò, peretta ricaricata alla mano, assieme ad un uomo. Ero di spalle, eccitata, ma non feci nulla per coprirmi. Dal suo caldo saluto capìi che era il vicino di casa: un bell’omone attorno alla cinquantina. Non male: in pantaloncini e…con un gran bel “gonfiore” davanti. Man mano che il litro di liquido passava dentro di me, incominciavo ad avere le doglie, le contrazioni, e….parevo davvero fossi incinta. Lui assistette a tutta la “seconda peretta” con discrezione, chiacchierando con la mia mammina, e seguendola quando, alla fine me la estrasse. Mi salutò con un dolce: “Ciao amore”, seguito con una lieve pacca sul mio gluteo; quasi una strizzatina. Mi ero appena abituata a questa nuova meravigliosa pratica, che dovetti passare al clistere, un gigantesco contenitore in vetro munito di un lungo tubo in gomma, con all’estremità, finalmente una cannula a misura di ragazza. Per contro, conteneva dai due ai due litri e mezzo di liquido. Una quantità immensa per il mio corpicino e, per farmeli entrare tutti, ci volevano dai cinque ai dieci minuti e, alla fine del clistere, sembravo al nono mese di gravidanza. Per andare in bagno, poi, dovevo anche aspettare il permesso della mamma. Ma mi ero abituata così tanto e così bene, a queste “pratiche”, che non appena venivo lasciata sola in casa, provvedevo per conto mio e mi facevo tutto da sola. In un’altra occasione, disponendo di una grossa penna a dodici colori, ben più spessa della cannula vaginale, decisi di approfittare anche di lei, riuscendomela ad infilare, dopo averla ben lubrificata ed essermi lubrificata, tutta tutta, nel mio culetto da….quasi adulta. Purtroppo, o per fortuna, non avevo fatto i conti con Franco, il vicino che, ogni volta che rimanevo sola, veniva, con una scusa qualsiasi, sistematicamente ad importunarmi….non che la cosa mi dispiacesse, anzi. Cosa potesse mai potesse volere da me ?!? Ma questa è un’altra storia…….
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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