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Prime Esperienze

Il gioco (seconda parte)


di ragazzoserio71
21.03.2018    |    7.419    |    4 9.1
"L’auto di mia moglie era parcheggiata e le luci erano spente..."
Il racconto non era inizialmente in due parti, ma con il copia incolla inavvertitamente ho pubblicato solo metà del testo. Quindi anche se ho scritto seconda parte, ve lo riporto per intero. Mi scuso per l'imprevisto.


L’avevo conosciuta su internet. Sposata lei, sposato io. Decidemmo l’incontro in zona neutra, una città lontana una cinquantina di kilometri dalle nostre rispettive zone di residenza. Non ci eravamo promessi nulla, una pizza e due chiacchiere in un locale che avevamo individuato. Dopo mesi di chiacchierate in chatt, avevamo entrambi voglia di dare un volto ai nostri rispettivi pensieri. Non ci eravamo scambiati nessuna fotografia e ci eravamo descritti vagamente e senza scendere nei dettagli.
Arrivai al locale in leggero anticipo, mi sentivo molto agitato. Vidi arrivare nel parcheggio una cinquecento ultimo modello di colore giallo, non poteva essere che lei. Non ci eravamo scambiati i numeri di telefono, l’unico segno di riconoscimento era il modello ed il colore delle reciproche auto. Appena scese, le andai incontro dandole la mano:
- Piacere Giulio ma in realtà Davide, le dissi sorridendo.
- Piacere Valeria ma in realtà Paola rispose divertita.
Entrammo e ci accomodammo. Dopo un iniziale imbarazzo in cui nessuno dei due proferiva parola, ci sciogliemmo ironizzando su quell’incontro e pian piano ritrovammo quell’alchimia che avevamo nella chatt.
Avevamo entrambi mentito pure sull’età, solo che io ne avevo aggiunti un paio, mentre lei ne aveva tolti una quindicina. Da entrambi quarantacinquenni in realtà io ne avevo quarantatre mentre lei sessanta.
Comunque una bella donna, molto giovanile. Fu una serata bellissima, ridemmo molto.
Non mi aveva colpito fisicamente, ma qualcosa in lei mi affascinava.
Ci salutammo con un bacio sulla guancia, senza nessuna promessa. Probabilmente non era scattato nulla, da parte di nessuno dei due.
Arrivato a casa prima di andare a letto, le mandai un messaggio in chatt per ringraziarla della bella serata.
Mia moglie dormiva, ultimamente dormiva sempre. Era da mesi che non facevamo sesso.
I giorni a seguire io e Paola riprendemmo con la chatt, poi ci scambiammo anche i numeri di telefono. La memorizzai sotto il nome “Paolo geometra”, visto che lavoravo nel settore immobiliare.
Durante la giornata ci sentivamo anche un paio di volte, oramai eravamo diventati amici virtuali.
Un giorno mi capitò un immobile di pregio in collina, dovevo cercare di venderlo, apparteneva a dei clienti facoltosi. Era una villa sviluppata su due piani, con piscina in giardino e un piccolo bagno termale al suo interno. Avevo le chiavi e dovevo andare a fare un sopralluogo.
Descrissi la casa che per ora avevo visto solo in foto a Paola, durante una delle nostre telefonate.
Scherzando mi disse che le sarebbe piaciuto visitarla, tanto per vedere come se la passavano i ricchi.
Le risposi che se voleva potevo accontentarla, stavo partendo per andarci. Rispose di mandarle l’indirizzo e che avrebbe fatto il possibile. Ci salutammo con una fragorosa risata,ma l’indirizzo comunque glielo mandai. Guidai per un’ora e mezza di cui quaranta minuti buoni tra tornanti e salite varie. Il panorama fu un toccasana sia per gli occhi che per l’anima.
Stavo visitando la casa al secondo piano quando sentii vibrare il telefono, era un messaggio di Paola: “Toc,Toc. Posso entrare?”
Rimasi allibito, era venuta per d’avvero! Le andai incontro e ci salutammo con entusiasmo. Aveva un vestitino blu che le arrivava al ginocchio, calzava delle scarpe col tacco bianche. Era un incanto.
Visitammo tutta la casa, tenendo per ultima la camera padronale.
Aperta la porta rimanemmo nell’uscio. Oltre al mobilio ci colpì la miriade di specchi che arredavano quell’alcova, pure il soffitto ne era ricoperto. Girai la testa e mi persi nei suoi occhi, i nostri visi si avvicinarono. Le nostre labbra non si toccavano, ma era come se ci stessimo baciando.
Notai un leggero tremolio delle spalle, poi il suo fiato caldo mi arrivò sul viso:
- La porta d’entrata è rimasta aperta, disse sottovoce.
Andai a passo veloce a chiuderla, quando ritornai lei era ancora sull’uscio. Mi colpì il suo sguardo. Pieno di desiderio, ma allo stesso tempo impaurito. Varcare quella porta era un viaggio di sola andata, non si poteva ritornare indietro, entrambi lo capivamo.
Quel suo sguardo! Risvegliava il mio lato animale, la mia parte primordiale, quella più nascosta.
Entrammo e ci fermammo vicino al letto. Eravamo uno di fronte all’altro.

- Dimmi quello che vuoi. Dimmi cosa vuoi che faccia, disse sempre con lo stesso sguardo.

Era questo quello che desiderava? Non capivo, non c’ero abituato. Stava scattando qualcosa dentro alla mia mente, mi stavo caricando di energia, ero eccitato.
Le abbassai le spalline del vestito fino a metà busto, le alzai il reggiseno e strinsi i suoi capezzoli tra le dita.
Chiuse gli occhi e sospirò, poi mi chiese di stringerli più forte. Non sapevo fin dove potevo spingermi ma li strinsi con forza e la vidi tremare di piacere, sembrava quasi avesse avuto un orgasmo.

- Cosa vuoi che faccia? Ora la sua voce aveva cambiato di tonalità.

Le dissi che volevo che me lo prendesse in bocca. Si inginocchiò, mi slacciò i pantaloni e me li abbassò fino alle ginocchia assieme alle mutande e poi iniziò a succhiarmelo. Non capivo più nulla, ero in estasi. Lo vedevo sparire dentro alla sua bocca, avanti e indietro, mentre i suoi occhi mi fissavano vogliosi e impauriti allo stesso tempo. Ero dentro a quel gioco, ero complice di quel gioco, e mi piaceva da impazzire. La feci alzare e la misi a pancia in giù sul letto ma con i piedi a terra, a novanta gradi.
Alzai il vestito gli abbassai le mutandine e la penetrai.
Era calda e bagnata. Continuai a penetrarla con vigore, aumentando di velocità,non mi importava più di nulla, volevo svuotarmi dentro di lei.
Tra un sospiro e l’altro continuava a chiedermi cosa volevo, accrescendo la mia eccitazione a dismisura.
Ad un certo punto mi fermai e lo tirai fuori. Il suo corpo minuto tremava. Le dissi : “è questo quello che voglio”! Dopo avergli inserito un dito nell’ano, la sodomizzai.
Venni dentro di lei dopo pochi minuti.
Tutto il nostro amplesso durò non più di un quarto d’ora, ma fu qualcosa di straordinario!
Da quel giorno iniziò la nostra relazione o presunta tale. Era più una questione di sesso, o una questione di gioco. Lei era la mia schiava e io il suo padrone. Era un gioco di ruolo, soft, molto sottile ma perverso.
Riuscivamo ad incontrarci un paio di volte al mese, sempre su locations che avevo in carico per la vendita.
Le dicevo come doveva vestirsi per i nostri incontri, soprattutto nell’intimo, e lei mi ubbidiva. Poi mi disse che potevo anche proporle dell’oggettistica, a lei piaceva. Fu così che iniziai ad acquistare vibratori di tutte le misure, pinze stringi capezzoli e perfino un piccolo frustino. Fu lei ad introdurmi, ad insegnarmi. C’era una parola d’ordine che avevamo prefissato. Pronunciata quella parola, ci sarebbe stato lo stop immediato del gioco. Ma non ce ne fu mai bisogno. Diceva che ero bravo, sapevo capire il limite.
A me non interessava procurargli dolore, non ero un sadico. Era il gioco di ruolo, il comandare che mi affascinava. A lei piaceva sentire il dolore nei capezzoli e così glieli stringevo con forza, ma sapevo e percepivo fin dove poter arrivare. Un paio di giorni prima dei nostri incontri, pregustavo e immaginavo quello che sarebbe potuto succedere. Ogni volta era qualcosa di nuovo. Prima del gioco eravamo due persone normali come tante altre, poi ci calavamo nei nostri rispettivi ruoli e finito il gioco ritornavamo quelli di prima. Più giocavamo, più ci conoscevamo, più il gioco diventava bello e raffinato. Eravamo in piena complicità.

“Con mia moglie il sesso non era mai stato gioco e complicità, ma solo un piccolo attimo di passione.
Tra di noi c’era troppo rispetto.”
In uno dei nostri incontri rimasi addirittura vestito, mentre Paola completamente nuda , divenne il mio giocattolo. La accarezzai a lungo, la leccai, la penetrai con un vibratore. Facevo di tutto per darle piacere. Iniziai a capire che lei era ai miei ordini in senso letterale, ma in realtà era lei a gestire il gioco. Lei eseguiva i miei ordini per farmi piacere ed io le davo ordini per donarle il piacere.
Nel frattempo i rapporti con mia moglie diventavano sempre più freddi, il fare poco sesso ci stava allontanando sempre di più. Questo gioco mi aveva risvegliato i bollori, sembravo un ventenne sempre arrapato. Ci provavo sempre più spesso con mia moglie, ma otto volte su dieci venivo rifiutato. Le due volte in cui ci stava, era sempre comunque la solita minestra. Una sera girata di schiena si era appena addormentata, provai a stuzzicarla perché avevo una gran voglia, ottenni solamente una tremenda litigata. Dopo la lite andai in bagno e mi masturbai pensando a Paola, ai nostri giochi. Ma che cosa mi stava succedendo? In fin dei conti, io amavo mia moglie.

Dalla litigata con mia moglie era oramai passato un mese, avevamo iniziato a parlarci da appena una settimana. Con Paola a causa di alcuni suoi problemi famigliari, non eravamo più riusciti ad incontrarci. Il risultato di tutto questo, era che da un mese a questa parte non avevo più fatto sesso.
Era Venerdì pomeriggio quando mi arrivò una telefonata di Paola. Anche se era inusuale per noi due, mi chiese se potevamo vederci Domenica. Una sua amica le aveva lasciato le chiavi dell’appartamento con l’incarico di dar da mangiare al gatto, visto che era fuori città per lavoro. Era un’occasione da non perdere, le dissi subito di si.
Poi mi ricordai che Domenica sarebbero venuti i suoceri a prendere mio figlio per tenerlo con loro un paio di giorni, ed io e mia moglie avremmo avuto casa libera solo per noi due. Ma visto il suo comportamento da stronza, non mi interessava particolarmente.
Arrivato a casa le dissi che Domenica a pranzo dovevo incontrare dei clienti esteri e che poteva organizzarsi la giornata come meglio credeva. Non mi rispose nemmeno, il suo silenzio imbronciato valeva più di mille parole.
Arrivò finalmente Domenica, verso le dieci di mattina appena i miei suoceri se ne andarono, salutai mia moglie “senza ottenere risposta” e uscii di casa.
Alle dieci e trenta in punto trovai Paola ad aspettarmi fuori da un casello autostradale. Andammo a pranzare su una bellissima trattoria situata in mezzo al verde. Non conoscevo quelle zone, ma Paola sembrava essere di casa. Si mangiò molto bene e tra una chiacchiera e due risate le ore volarono piacevolmente. Alle due del pomeriggio la stavo seguendo con la mia auto, eccitato come non mai. Entrammo nell’appartamento, un bicamere di ottanta metri quadri piacevolmente arredato, il gatto ci venne incontro strusciandosi e miagolando. Dopo avergli dato da mangiare Paola preparò il caffè, visto che al ristorante non lo avevamo bevuto.
- Ho una bella sorpresa, una cosa da proporti. Disse portando le labbra alla tazzina.
- Di cosa si tratta? Risposi sorridente.

Mi parlò di una cliente del suo negozio, con cui ultimamente aveva legato. Questa donna aveva espresso la voglia di provare questo tipo di gioco, ma temeva di incontrare le persone sbagliate. Essendo sposata, temeva anche per la propria privacy.
Si fidava di Paola che a sua volta si fidava di me. Per una serie di circostanze oggi era libera e si era messa in contatto con Paola.
Dovevo iniziarla! Le sarebbe piaciuto anche essere sculacciata.
Sentendo quelle parole ebbi un’erezione talmente forte, che dovetti sistemare con la mano le mie parti basse.
Paola specificò che quando avrei finito con lei avremmo giocato solo noi due, oppure se avessi voluto sarebbe anche subentrata.
Non aspettò il mio consenso, la bastò guardarmi in viso.
Dopo un minuto le vibrò il telefono, la donna era appena arrivata e aspettava un messaggio di conferma per salire.
Paola mi accompagnò in camera e mi disse che la donna sarebbe stata bendata, non voleva vedere cosa succedeva,preferiva così. Avrebbe messo una maschera in lattice che copriva gli occhi. Poi Paola mi chiese se la volevo in completino sexy o completamente nuda, risposi nuda.
Rimasto in camera da solo iniziai a sistemare dei vibratori sul comodino, ero in preda all’eccitazione. Nell’altra stanza sentii parlare sottovoce e armeggiare con i vestiti. Il cuore iniziò a battere forte, mi sedetti su una poltroncina di fronte al letto. Si apri la porta e sobbalzai, era Paola! Aveva detto alla donna che avrebbe potuto parlare solo con il consenso del padrone, per rendere il gioco più piccante. Poi mi disse che la parola di sicurezza era “Gelato”. Parlava a bassa voce rendendo tutto più intrigante.
Usci dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Paola quando si trattava di giocare, non lasciava nulla al caso.
Cercai di immaginarmela fisicamente, ma non ci riuscivo. Udii i passi delle due donne nel corridoio, l’adrenalina era a mille.
Si apri la porta ed entrarono, Paola teneva la donna per una spalla per evitare che andasse a sbattere.
Il mondo si fermò! Rimasi impietrito!
Paola mi guardò preoccupata e con aria interrogativa. Le feci cenno di andarsene! Esitò, perché non capiva cosa stesse succedendo, poi alla fine si mosse. Sussurrò nell’orecchio della donna che il padrone era di fronte a lei e se ne andò, lanciandomi un ultima occhiata preoccupata.
La donna era nuda, impaurita e bendata! Ed era mia moglie!
Ma cosa stava succedendo? Dall’espressione di Paola non sembrava sapesse chi realmente fosse questa donna.
Che puttana!! Non ero incazzato per il pseudo tradimento! Ero incazzato perché a casa faceva tanto la pudica e la santarellina ed ora eccola lì, nuda di fronte ad un estraneo! Pronta a provare dei giochi perversi! Che puttana!
Le toccai il seno ed ebbe un fremito, poi presi i capezzoli e glieli strizzai. Aveva il respiro corto, ma si vedeva che le piaceva.
Feci una leggera pressione sulle spalle per farla inginocchiare, lo tirai fuori e glielo misi in bocca. Volevo scaricarmi, ne avevo un enorme urgenza. Succhiò come una cagna in calore e quando le venni in bocca, leccò fino all’ultima goccia.
La feci alzare e stendere a pancia in giù sul letto con il culo bello alto ed iniziai a sculacciarla. Poi presi un vibratore di medie dimensioni e la sodomizzai senza mettere nemmeno una goccia di lubrificante. Iniziò a dimenarsi, le faceva male. Mi fermai per evitare che dicesse la parola di sicurezza, non volevo fermarmi.
La lasciai sul letto con il vibratore inserito nell’ano ed andai in cucina da Paola.
Quando mi vide mi chiese cosa era successo, non capiva!. Le dissi che appena vista quella donna, l’avevo scambiata per una mia vecchia fiamma! Ma poi mi ero reso conto che non era lei.
Dissi a Paola che ora poteva unirsi ai giochi e che lei poteva parlare con quella cagna, ma che io non avrei aperto bocca. Quella troia non era degna di udire la mia voce! Vedendomi così preso dal gioco, le brillarono gli occhi e mi seguii in camera.
Andammo avanti per ore a giocare. Mia moglie non fermò il gioco nemmeno quando le feci diventare viola le natiche a forza di sculacciate e nemmeno quando Paola le inserii quattro dita nel culo. Che cagna in calore!
Alle sei, salutai Paola sottovoce e me ne andai dall’appartamento. Ero frastornato.
Chiamai un mio vecchio amico da poco separato e ci trovammo per una pizza, non volevo ritornare a casa per ora. Non me la sentivo!
Bighellonammo su alcune birrerie ricordando i vecchi tempi e verso mezzanotte rientrai.
L’auto di mia moglie era parcheggiata e le luci erano spente. Era già andata a letto, meglio così.
Andai in cucina e mi scaldai una tazza di latte, poi vidi la borsa appoggiata su una sedia. Non lo avevo mai fatto, ma ero curioso di sapere e quindi presi il suo cellulare. Per fortuna non aveva nessuna password. Andai sui messaggi e controllai gli ultimi mandati. Vidi un messaggio mandato a Paola verso le nove di questa sera e lo lessi:

Grazie per avermi dato la possibilità di conoscere meglio mio marito! Te ne sarò eternamente grata!

Andai in garage e aperto il bagagliaio della mia auto presi la valigetta che conteneva i vibratori. Salendo le scale verso la camera non riuscii a trattenermi dal sorridere. Amavo mia moglie! Era una gran donna!
Il nostro futuro ora sarebbe stato roseo, ero felice! E soprattutto arrapato!
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