Prime Esperienze
Il Tarlo Ivoriano [ Pt . 2 Presa d’Atto ]
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15.11.2022 |
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"Con la scusa di prendere aria iniziai lentamente a scoprirmi la testa e la vidi li, con in mano uno dei suoi falli realistici, di medie dimensioni che se lo..."
Le donne, lo sappiamo…ragionano in un modo completamente diverso da noi uomini.Io amo interfacciarmi con quelle che hanno la mente raffinata e mia moglie non è da meno.
Questo per dire che, quando l’ostacolo maggiore sembrava ormai superato, in realtà non avevo capito niente io, di nuovo.
Devo ammettere che da quel giorno è aumentata ancora maggiormente l’affinità tra noi, dopo tanti anni abbiamo preso coscienza delle nostre fantasie ed abbiamo iniziato a parlarne, nel massimo rispetto di entrambi.
Il sito, le persone conosciute grazie ad esso, i primi incontri con coppie come noi, le pessime esperienze fatte, tutto ci è servito per accrescerci come coppia.
Il sesso tra noi è migliorato grazie proprio al fatto di poter essere trasparenti l’uno con l’altra, non che prima il rapporto fosse basato sulla menzogna, ma siamo onesti: la nostra mente è in grado di generare pensieri talmente perversi che non sempre si riescono a confessare al proprio partner a cuor leggero, nonostante l’aver passato insieme oltre metà della nostra vita.
Quella domenica mattina prendemmo un caffè insieme per colazione, io non riuscivo a smettere di guardarla negli occhi.
Era vestita da casa, le temperature di fine autunno non invogliavano tanto a stare semi nudi in casa.
Uscii in terrazzo per fumare una sigaretta, al mio rientro la vidi con la coda dell’occhio che era sdraiata sul letto con una copertina di pile a coprire parzialmente i seni ed il suo sesso.
Avvicinandomi alla camera vidi il perizoma in pizzo viola ai piedi del letto.
Restai li, immobile, per cercare di capire se si stesse masturbando con uno dei suoi sex toys o si stesse accarezzando delicatamente la fichetta con la mano.
Passarono uno, forse due minuti. Lei non aveva potuto sentirmi rientrare.
Ero certo si stesse procurando piacere, anche solo con delle carezze rotando le dita umide attorno al clitoride.
Lei, non ha mai amato masturbarsi, lo ha sempre visto come un tabù.
Iniziai a sentire il mio membro crescere e spingere contro i pantaloni della tuta.
Fu istintivo, non resistetti a tirarlo fuori ed iniziai a massaggiarmi lentamente.
L’eccitazione era alle stelle, riuscii da subito a tirare completamente indietro il prepuzio, lasciando libera la cappella in quanto ero completamente umido.
Gli umori dopo poco mi ricoprirono l’interno della mano, facendo si che il cazzo potesse scorrere avanti ed indietro facendo pochissima frizione.
“Perché non vieni qui nel lettone con me?” Esclamò lei.
Sentii un brivido lungo la schiena e d’istinto rimisi subito il cazzo nei boxer.
Possibile che mi avesse sentito, o peggio ancora mi avesse visto accarezzarmi il membro mentre sbirciavo nella penombra della camera da letto?
Entrai nella stanza facendo finta di niente, andai dal mio lato del letto, mi tolsi i pantaloni e mi misi sotto le coperte.
Poi tolsi i boxer sperando non notasse l’erezione ancora vigorosa di poco prima.
Mi avvicinai protraendo le ginocchia verso lei, la accarezzai dapprima sul collo per poi passare alla schiena nuda.
Bastarono un paio di baci umidi sul collo e dietro l’orecchio per far si che si voltasse lateralmente, porgendomi il suo delizioso culetto.
“Se lo vuoi puoi prenderlo”, disse lei.
“Troppo semplice ragazza, prima voglio controllare una cosa”, pensai io senza dir nulla.
Continuai a baciarla sul collo e, con la scusa di volerla baciare in bocca la feci nuovamente voltare a pancia sopra.
Mentre ci baciavamo, ogni tanto mi staccavo per concedere un po’ di attenzione al suo seno sinistro con la lingua e le labbra, mentre con la mano accarezzavo, strizzavo e pompavo il suo seno destro.
All’improvviso portai la mano verso il suo pube e sentii subito aprirsi le sue cosce.
Sfiorai quel fiore umido, come una rosa su cui si è posata la prima rugiada del mattino.
“Hai sentito? Sono fradicia”, sussurrò lei con un velo di vergogna.
Ho sentito, risposi. Ma per caso ti stavi toccando? Le chiesi.
“E tu?” – Cazzo! Pensai, possibile che mi abbia visto?
Nessuno dei due rispose all’altro, scivolai sotto le lenzuola poggiando la guancia sul suo ventre con lo sguardo verso i suoi piedi.
Avvicinai un paio di dita ma appena feci per entrare mi tolse la mano e con l’altra mi spinse la testa verso il suo sesso.
Mi sistemai in modo da averla frontalmente, iniziai con dei timidi baci esternamente alle grandi labbra ma poco dopo sentii il bisogno di addentrarmi con la lingua in quella fessura così calda, accogliente ed umida.
Bastò veramente poco per ritrovarmi baffi e barba colmi dei suoi umori, ma diciamoci la verità, esiste sensazione più bella?
Il piacere di continuare a sentire il suo profumo sul tuo volto anche una volta finito. Da andare fuori di testa.
La sentivo gemere molto forte, nonostante avessi la testa sotto le coperte.
Con la scusa di prendere aria iniziai lentamente a scoprirmi la testa e la vidi li, con in mano uno dei suoi falli realistici, di medie dimensioni che se lo leccava lungo tutta l’asta per poi cacciarselo in gola fin dove arrivava.
Ecco cos’erano state quelle contrazioni che avevo sentito prima, pensai.
Senza rendermene conto smisi di dedicare attenzioni a quella fichetta fantastica con il risultato che lei alzò la testa ed aprendo gli occhi notò che ero li fermo ad osservarla.
“Cosa c’è?”, chiese lei.
“Se vuoi che gioco con due cazzi ho bisogno di iniziare ad abituarmi all’idea”, ribatté con fermezza.
Inutile dire che in un millisecondo mi ritrovai di nuovo con il cazzo in tiro che spingeva contro il materasso quasi volesse bucarlo.
Le mie, anzi, le nostre fantasie stavano prendendo forma ed era fantastico.
“Se vuoi facciamo cambio, quello te lo metto nella figa e prendi un po’ il mio in bocca”, le chiesi io con voce rotta, non sapendo cosa mi avrebbe risposto.
Fece un cenno di approvazione con la testa.
Uscii immediatamente da sotto le lenzuola e mi distesi a pancia sopra.
Lei si lanciò verso il mio cazzo, si chinò sopra di me e senza nemmeno toccarlo con le labbra, sentii direttamente il calore della sua bocca avvolgerlo quasi completamente.
Rimasi un attimo spiazzato, senza capire bene cosa stesse succedendo.
Poco dopo mi porse il fallo ancora umido della sua saliva e senza farmelo dire due volte lo poggiai di fronte alle sue labbra inferiori.
Iniziai a muoverlo facendo in modo che la punta strofinasse il clitoride in salita ed entrasse parzialmente dentro lei in discesa.
“Infilalo tutto”, mi ordinò.
Come detto non è il più grande e massiccio che abbiamo, ha una capacità penetrativa di circa quindici centimetri.
Dentro, fuori, dentro fuori.
Lentamente, ma ogni tanto qualche spinta più profonda e vigorosa la davo.
Notai quasi subito che smise di succhiare per restare inerme, senza fiato a godere.
“Succhia però, altrimenti smetto!”, le intimai io.
“Non ce la faccio, mi distraggo se mi scopi così”, ribatté lei.
Rimasi credo un minuto senza parlare, poi tornai in me ed esclamai:
“Guarda che se ti fai scopare da un altro io non resto a guardare”.
“Mentre lui ti scopa me lo succhi per bene, vero?”
“Si, certo che te lo succhio ma voglio che mi sbatti anche tu. Voglio che mi scopiate insieme” - rispose lei mentre timidamente aveva riportato il mio membro alla bocca.
A quel punto decisi che era ora di avanzare.
La feci stendere nuovamente a pancia sopra e le chiesi se volesse provare una doppia mettendo il fallo nel culetto ed io pompando nella sua fichetta.
“Non lo so, ho paura mi faccia male”, rispose lei.
“Proviamo, al massimo smettiamo”. Ribattei con voce ferma, io.
“Va bene, ma prima bagnalo con un po’ di gel”, mi chiese.
Eseguii subito il suo volere e ne spalmai una piccola quantità sul suo buchino facendo scivolare dentro il dito medio, per poi aggiungere anche l’indice poco dopo.
So bene dove e come le piace essere toccata, soprattutto in quel suo fantastico culetto, d’altronde sono anni che me lo concede, dopo la prima volta non si è mai tirata indietro.
A volte è riuscita anche ad avere fantastici orgasmi anali.
Con le dita ad uncino striscio lungo la parete che separa retto e vagina, soffermandomi nei pressi del “punto g” per poi uscire quasi completamente e rientrare con movimenti profondi.
Bastano pochi colpi per notare, immancabile, quel rigagnolo di umori che dal suo sesso scorre verso l’ano.
E’ il momento.
Estraggo le dita, aggiungo un po’ di gel su di esse e lo spalmo lungo tutta l’asta del fallo. Mi sembra pronto.
Lo appoggio al suo buchino e basta spingere leggermente per vederlo sparire dentro lei.
Non un verso, non un segno di godimento, di dolore. Niente.
Solo un respiro esalato profondamente.
Aveva trattenuto il fiato, ecco perché.
Le lasciai il tempo di abituarsi ed appena mi fece cenno iniziai a muoverlo dentro e fuori dal suo culetto.
Pochi colpi, le chiusi le gambe e mi misi sopra lei.
Il mio cazzo era ancora duro da prima, e di certo tutti questi preliminari non avevano fatto che accrescere l’eccitazione di possederla, immaginando che quel fallo di gomma fosse in realtà un membro di carne pulsante.
Nonostante le gambe chiuse, entrai facilmente, almeno per i primi centimetri.
“Certo che si sente la differenza con l’altro buco tappato”, pensai.
Uno, due, tre, forse quattro colpi e dovetti uscire per non rischiare di inondarla.
“Facciamo una cosa, apri le gambe così mi muovo meglio”, le dissi.
“Buona idea, così posso spingermelo dentro con la mano”, disse lei.
Continuammo un po’ in quella posizione poi lamentò di avere un po' di fastidio e che per oggi poteva andar bene così.
Estrassi quindi il fallo, lo posai sul comodino ed alla vista di quel buchino allargato e perfettamente pulito mi venne quasi naturale chiederle: “Vuoi un po’ il mio adesso, oppure hai male?”
“Certo che lo voglio, lo voglio sempre il tuo cazzo nel culetto”.
Sistemò i cuscini e si stese a pancia in giù.
Con le mani allargò le natiche e non me lo feci ripetere due volte.
Mi stesi sopra di lei, poggiai la cappella al suo sfintere ed entrai con un colpo delicato ma profondo, finché le palle sbatterono contro la sia figa ormai grondante di umori.
Ancora qualche colpo lento e profondo per poi iniziare a pompare più velocemente.
Galeotto fu il momento in cui mi alzai tenendomi su con le braccia in modo che potesse decidere lei ritmo e profondità della penetrazione.
Iniziò quasi subito a fare quella che tra noi chiamiamo “LA MACCHINA INFERNALE”.
Com’è facile immaginare, io resto fermo e lei muove il culo su e giù molto velocemente.
Sfido chiunque a resistere.
“Fermati sennò ti riempio il culo” – Urlai senza rendermi troppo conto del tono della voce.
Ma lei non si fermò, ruotò leggermente la testa per mostrarmi un ghigno malefico esclamando: “Riempimi il culo, voglio sentire quanto è calda la tua sborra nel mio culetto”.
Ciao a tutti, è stato bello. Esplosi senza capire più nulla.
Riuscii a distinguere quattro o cinque fiotti.
Si fermò, esausta. Io uscii e mi coricai affianco a lei.
La abbracciai per qualche minuto, poi le chiesi: “cos’hai provato?”
“Piacere, si, però non so”, rispose.
Rimasi un attimo inerme, francamente non capivo.
A me era piaciuto molto ma lei non mi sembrava del tutto soddisfatta.
“Forse con tutti e due di carne è meglio”, esclamò lei.
Io sentii nuovo vigore dentro me e non dimenticandomi che lei non aveva avuto neanche un orgasmo le aprii le gambe e mi lanciai con la bocca sul suo sesso.
Iniziai a baciare, leccare, succhiare avidamente ogni millimetro di quella passerina così piena del suo nettare e cercai di non sprecarne neanche una goccia.
Non durò molto, dopo alcuni minuti di mugolii crescenti, senza dire nulla esplose in un orgasmo molto lungo ma che la resero ultrasensibile al punto da staccarmi con forza da lei, mentre con la lingua cercavo di assaporarne ogni goccia.
Sfiniti rimanemmo in silenzio e sarei rimasto in quello stato di pace per sempre, accanto a lei.
Ricordate la storia dell’ostacolo, ormai superato di cui parlavo all’inizio?
Si esatto, quello dove in realtà non avevo capito niente.
La lezione me la insegna lei con poche, semplici parole ma molto d’effetto, che lasciano poca immaginazione ed ancor meno spazio d’interpretazione.
“Sai, mi piacerebbe provare un nero”.
“Un nero con un grosso cazzo nero”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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