orge
Poker d'Assi

10.10.2020 |
7.621 |
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"“Dai, voi state fermi e mi muovo io …” un sorriso furbo sulle labbra..."
“Andiamo a ballare?”I cinque stavano seduti ad un tavolino di un bar sul litorale marchigiano. Il Poker dAssi, così si chiamava il gruppo musicale di cui facevano parte i quattro uomini, aveva appena terminato un concerto all’interno del villaggio turistico e si godeva una birra in compagnia di Michela, la donna del tastierista e ballerina compulsiva.
Poco lontano si trovava una sorta di spiazzo dove un DJ locale “suonava” dei pezzi ossessivi il cui riverbero arrivava smorzato alle orecchie dei musicisti, per nulla attratti dalla prospettiva di immergersi ancora in un turbinio di suoni.
“Dai palle mosce, andiamo a ballare, quale altra occasione avrei di circondarmi di quattro cavalieri ad un ballo?”
I quattro non si mossero di un dito.
“Dai, voi state fermi e mi muovo io …” un sorriso furbo sulle labbra.
Ivo le si accostò “la vuoi smettere? Sembri una puttana!” le sussurrò all’orecchio.
E lei, indomita, “te lo sei dimenticato? io puttana ci sono nata … e poi ho davvero solo voglia di ballare” gli rispose con lo stesso tono accarezzandogli una gamba.
Così, invogliati anche dalla presenza di altre belle donne sulla pista, si ritrovarono tutti e cinque a muoversi a tempo di musica, galvanizzati anche da una tiepida brezza che proveniva dal mare calmo e traslucente del chiaro di luna.
Si vedeva davvero che a Michela piaceva ballare e quel vestito con la gonna che scendeva in diagonale faceva vedere e non vedere le sue gambe a seconda di come si muoveva, e capitava spesso che il perizoma facesse capolino dalla parte sgambata. Molti uomini la guardavano sperando di poter cogliere un momento di nudità e alcuni di questi si proponevano chiedendo di poterci ballare assieme “ma non vedi che ne ho già quattro che mi contendono?”
Quando si accucciava a terra lo spacco le scopriva entrambe le gambe e l’incavo fra le cosce mostrava quella sua pelle liscia in prossimità della vulva, nascosta da quel poco di tessuto che però ne faceva vedere completamente la forma e, ad uno sguardo attento e impertinente, l’umidità incipiente. Ad un certo punto accovacciandosi iniziò ad accarezzare le gambe di Ivo, come a prepararsi ad una fellatio, e facendo finta di perdere l’equilibrio andò a baciargli la patta, voluttuosamente.
I tre compagni oramai avevano gli occhi incollati su di lei, Pietro e Fabri mostrando anche un’erezione che tentavano goffamente di nascondere, accentuandone in questo modo la presenza. Di questo se ne accorse subito Michela che alzandosi roteando accarezzò distrattamente proprio quegli ingrossamenti, stupendo i due amici.
Nel frattempo Fede, restio da sempre a lasciar trapelare le proprie emozioni, ballava noncurante. Sembrava più che un ballerino una sorta di ginnasta durante lo stretching!
Ivo immaginò il pensiero di Michela: ma come si permette di non eccitarsi dopo tutto quello che sto facendo?
Ne ebbe la conferma in pochi secondi, visto che Michela era già a sussurrargli, infantilmente, “posso fare la puttana? dai, lo faccio per te”! Il sorriso di lui già acconsentiva.
Fu così che quella diabolica troia iniziò a interessarsi solo ad uno scopo, eccitare Federico!
Ah, Ivo era ammirato dalla sapienza di quella tentatrice, e il suo cazzo era in tiro come non mai guardandola ballare sinuosa attorno al compagno.
Ora lo abbracciava strofinandosi a lui, ora lo guardava scoprendosi la coscia, ora faceva scorrere una mano tra le sue gambe ….. e lui che sembrava esplodere, non solo per la timidezza …
Ivo si stava ancora crogiolando nel guardarla e lei già stava approntando l’attacco finale. Mostrò ad Ivo una mano aperta il cui significato entrambi conoscevano bene “vieni a scoprirmi tra 5 minuti che ci divertiamo …” e prese per mano Fede che appena recalcitrante la seguì verso la saletta tutta a vetri del bar.
Questo mostrava un grande lucchetto sulla porta d’entrata, ma Ivo e Michela avevano già trovato il modo per entrare e per scoparci dentro!!!
Così fu, i tre sulla pista seguirono cogli occhi i due che scomparivano nella piccola sala. Ivo guardò i suoi compagni perplessi allargando le braccia e alzando le spalle “cosa ci posso fare …”
Tergiversando per un po’ di tempo già pregustava il disegno che sapeva essere amato da Michela, farsi scopare da un bel po’ di cazzi, e passati quei cinque minuti disse agli altri: “ragazzi, che ne dite se andiamo a divertirci anche noi?”
Sembrava che Pietro e Fabri non aspettassero altro, come cani che seguivano una pista erano sul sentiero che portava alla casina che di giorno offriva ristoro ai bagnanti e che ora avrebbe ristorato ben altra sete! Ivo li guidò alla finestra che sapeva essere solo socchiusa e al buio entrarono nel locale. Nell’angolo non raggiunto dalle luci del DJ due figure stavano appartate, una seduta su una panchina e l’altra inginocchiata di fronte con la testa che ondeggiava. Lo stava già spompinando.
“Possiamo unirci al ballo?” Alla voce di Ivo Michela si staccò dal cazzo che apparve ritto, illuminato da un piccolo fascio di luce notturna.
“Certo” rispose “intanto cominciate a tirare fuori i vostri bei cazzi che devo intostare per bene questo”
Ivo si denudò restando solo con la maglietta imitato dagli altri due, tutti e tre con i cazzi già duri in mano che li menavano lentamente per essere pronti al loro turno.
“Fede, alzati anche tu che la facciamo mettere al centro, la faremo ingrassare a forza di carne”
Così fecero e Michela inizio ciò che sapeva fare così bene, passando dall’uno all’altro con la bava che le colava sul seno, il vestito abbassato alla vita, infoiata come una cagna con quattro cani in tiro attorno.
Che bello vederla girare incessantemente da cazzo a cazzo, a volte con le mani facendo seghe agli altri, altre massaggiandone i coglioni e sempre con la bocca impegnata e la lingua che sapientemente scorreva sulle aste. Quanti mormorii, parole proibite al sole e desiderate al chiaro di luna.
Ad un certo punto Fede, già arrapatissimo da prima, prese improvvisamente la testa della generosa puttana per infilarci il suo cazzo emettendo un mugolio fortissimo. Le sborrò copiosamente in bocca e spinse la verga più in giù che potè in gola così che le palle erano da sole a sporgere dalle labbra. Michela roteò la lingua attorno a queste, facendolo urlare dal piacere.
Sfilando il membro dalla bocca si lasciò colare lo sperma sulle tette, leccò ancora per un po’ la verga bagnata e alzandosi poi di colpo si sfilò il vestito, restando con le sole eleganti scarpe col tacco che la rendevano statuaria, i bei fianchi che incorniciavano la vulva bagnatissima.
“Pietro stenditi sulla panchina che ti monto”
E gli si sedette sopra facendosi impalare senza pudore, da far venire l’uomo al momento!!!
Ivo sapeva perché Michela aveva scelto lui: le piacevano i maschi in carne e se li scopava da sopra, adorava strusciare il clitoride sulla pancia morbida dell’uomo.
Cominciò a cavalcarlo senza foga, lasciando che l’eccitazione più profonda la catturasse poco a poco e la portasse verso una sorta di esaltazione sessuale priva di ogni freno.
Successe proprio questo di lì ad una decina di minuti: “voglio un cazzo in bocca, chi si fa una sega con la mia bocca, dai Fabri, riempimi la gola, ah Dio, usatemi maiali”. Fabri le prese la testa con entrambe le mani ed iniziò ad usarla nel modo più animale che tutti loro avessero mai visto, una furia, e lei si lasciava fare, staccandosi solamente per tirare dei grandi respiri durante i quali la sua saliva mista a quel poco di sborra di Fede che aveva ancora in bocca le colavano lungo il corpo..
Ivo le si avvicinò da dietro “ora ti inculo, dolce puttana mia, sputami nella mano”. Lei lo fece e lui unse con quel liquido e con la sua saliva l’incavo del bel culo che ondeggiava sopra il cazzo di Pietro, che ad occhi chiusi si godeva tutta l’orgia.
Le infilo l’indice nel culo, lentamente e spingendolo fino in fondo, facendolo seguire dal medio e poi dall’anulare. Michela si tolse per un momento dal pompino “cosa aspetti culattone, sfondami” e Ivo le appoggiò la cappella sul buco morbido sprofondando all’istante tutto il cazzo dentro con violenza improvvisa “troia infinita, baldracca, adesso ti scopiamo come animali”.
E così parti l’ultimo attacco, l’onda di lussuria che fece arrivare in breve tempo Michela ad un orgasmo sconquassante, delirante, sfrenato, e mantenuto a lungo anche dopo le sue convulsioni per permettere ai tre porci di sborrare dentro i rispettivi buchi.
“Sei piena di sborra, vacca indecente! Fatti scopare anche da me”
La voce era di Fede!!! “Stenditi tu sulla panca adesso, pancia all’aria” così le prese le gambe dalle caviglie, alzandole ed allargandole per scoprire il bel buco arrossato e dal quale usciva lentamente lo sperma di Pietro “guarda, sei già lubrificata” e ci fece scomparire lentamente dentro il suo cazzo lungo e sottile, iniziando a fotterla con lente e profonde flessioni.
“Ragazzi, fatemi succhiare i vostri cazzi rilassati, mi piace tanto” ora la voce di Michela era come quella di una ragazzina, parlava di cazzi come fossero stati gelati, mentre da sotto veniva ancora riempita da Fede “quando torneranno duri vi farete una sega sopra le mie tette, voglio sentire il caldo delle vostre voglie che mi cola addosso. E alla fine di tutto, dopo che vi sarete scaricati i coglioni, voglio che mi lasciate da sola, a godermi il pensiero di quello che è successo.”
Il primo a venire fu Ivo, incantato dalla sua donna, da quella femmina che sapeva scopare gli altri senza farlo sentire messo da parte. Le versò il poco sperma rimanente nel solco del bel seno, per poi accovacciarsi e baciarla, prima di andarsene. Fu la volta poi di Pietro.
Fede e Fabrizio eiacularono assieme, uno dentro e l’altro fuori di lei.
Poco dopo si ritrovarono tutti e quattro al bar di fianco alla postazione del DJ: erano restate poche persone sulla pista, la musica ora era gentile, sorniona, sembrava avere assistito essa stessa ai tanti godimenti nella saletta.
I quattro stavano bevendo una birra fredda, poco a poco si stavano rimettendo da quell’orgia magnifica a cui avevano partecipato. Stavano zitti, forse un po’ intimiditi.
Fu la voce di un Ivo sorridente ad interrompere quella strana quiete: “grazie, l’avete fatta stare bene”.
Sembravano i moschettieri dopo che avevano passato a fil di spada un manipolo di delinquenti, e con quali spade l’avevano fatto.
Dei passi si stavano avvicinando, era Michela, sembrava fosse stata a riposare per ore tanto il suo aspetto era florido e allegro.
“Che dite, balliamo?”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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