orge
La spia3 Storia di Katrin
di knoor
14.07.2008 |
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"Una di quelle bionde fatte di carne e di latte con un delicato rossore sulle guance e degli occhi sperduti, quasi spaventati..."
Siamo all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Seduta ad un tavolino c’è una hostess di qualche compagnia nordeuropea, danese forse. Una di quelle bionde fatte di carne e di latte con un delicato rossore sulle guance e degli occhi sperduti, quasi spaventati. Ha un paio di belle cosce e due grossi seni rotondi che oscillano sotto la divisa rossa. Al solito vaga con la mente, è indaffarata ed aspetta il prossimo volo. Si accende una sigaretta.“Cosa mi racconti Katrin?” Le chiesi, quando fummo seduti in un giardino del nord, dove molti fiori precipitavano dagli alberi. Lei mi guardò stupefatta, non riuscendo a capire la ragione di quelle strane immagini.
“Chi è lei, cosa vuole da me?”
“Sono quel tipo laggiù che guarda il traffico degli aerei, una figura dello sfondo non trova? Ma ora sono vicino a lei, lei può parlarmi ed io la ascolto, siamo nascosti nelle luminose tenebre della mente. Dove il tempo non è tempo ed il suono non è suono”.
La ragazza scappò subito tra i fiori di ciliegio che s’aprivano come fiocchi di neve.
Fumava tranquilla la sua sigaretta, non si accorse nemmeno del nostro primo incontro in quel giardino. Presto ci trovammo di fronte ad un portone, la casa era spoglia ed azzurra, il tetto fatto con tavole di legno artico, lei mi diede la chiave ed entrammo.
“A cosa sta pensando ora?”
“A Richard, il mio ragazzo, al piacere che mi da con il suo sesso”.
Non deve stupire la facilità di questa confessione, è sorprendente come il desiderio sonnecchi sotto i nostri pensieri.
Quello che stava succedendo aveva dello straordinario, ero riuscito ad entrare in contatto con lei ed ora attraversavamo insieme le stanze di casa sua. C’era un silenzio irreale. Incontrammo sua madre e suo padre, poi, dal fondo del corridoio apparve Richard. Un bel ragazzo biondo con un maglione norvegese e gli occhi verdi con striature grigie come quelli di un gatto, le sorrise e le corse incontro, abbracciandola.
Le parlava all’orecchio, la sollevava in aria allegro e forte.
“No, la prego” mi disse Katrin con gli occhi spaventati. “Lui non deve sapere….”
“Cos’è che non deve sapere?”
“Quello che ho fatto”
“Non saprà nulla, siamo in un sogno”.
Le persone che apparivano come Richard ed i genitori di Katrin, non potevano vedermi, solo lei sapeva della mia presenza.
Dopo qualche istante un comandante di volo le si avvicinò, era un italiano sulla quarantina, abbronzato e con i capelli lunghi e mossi.
Lei gli sorrise.
Katrin aveva passato tutta la notte con il comandante ed un suo amico in una camera d’albergo, alla ragazza piaceva molto stare con due uomini. Le eccitavano i loro membri abbassati sul suo corpo, le parole oscene e la volgarità degli italiani la elettrizzavano. L’estasi con la quale a turno le mettevano il paletto nel culo. Le piaceva il dolore iniziale ricomposto in una cascata d’orgasmi, le carezze e la loro passione le facevano dimenticare l’aspro sentore della realtà e del tempo.
Anche Richard ci sapeva fare, di lui la incantava l’enorme fallo, la furia e la dolcezza con la quale le schiudeva i sensi. Katrin passava ore a masturbarlo di fronte al biancore dell’inverno, avanti ed indietro e con le labbra sull’enorme giocattolo.
Per fingersi più casta di quanto non fosse, Katrin aveva chiesto al suo ragazzo del nord di non insistere nelle richieste che riguardavano il rapporto anale, le piaceva negarsi a lui e sapere che il suo desiderio era forte e segreto.
Sentì allora, dopo qualche istante le risa del comandante italiano che mi raccontava in un battito d’ali di farfalla la loro storia.
“Si credo che sia proprio innamorata di quel tipo… anche se viene qui e mi chiede sempre un appuntamento con Luca. La poveretta adora starsene tra incudine e martello….non so se mi sono spiegato. Il buon Richard si deve accontentare di qualche pompino mentre l’adorata Katrin si siede sopra due cazzi che le corrono dentro come pistoni infuocati, e non è semplice stancarla, questa bellezza scandinava”.
Ora Katrin m’accompagna di corsa in corridoio appartato, telefona a Richiard che le dice parole di seta e d’incanto, parole che la eccitano.
Finita la telefonata infila il telefono nella borsetta e ne estrae un altro, compone un numero e sorride.
“Ciao sono arrivata…”
“Ciao Katrin come stai?”
“Non dormo la notte pensando di rivederti…”
“Rivedermi da solo?”
“Non mettermi in imbarazzo stupido lo sai che mi piace farlo con quel tuo amico, non vedo l’ora…”
“Non so se sarà possibile questa sera credo che Luca sia impegnato”
“Lo so che lo dici per farmi dispetto. Ti sorprende che una donna desideri farlo con due uomini?”
“Forse. Ora sento Luca poi ti richiamo. Ciao”
Katrin esce dall’aeroporto sale su un taxi e si fa portare in albergo. E’ così eccitata e nervosa che non riesce a stare ferma.
Arrivata nella stanza dove grandi tende bianche avvolgono la luce, si toglie la gonna e le calze, in piedi, di fronte allo specchio si masturba sculettando in preda al morso della tarantola. I desideri le si incendiano sotto la pelle, vorrebbe distruggere la sua carne per darla in pasto ai sensi.
La sera cala sulla città e l’Adriatico profuma l’aria di sale.
Katrin scende nella hall dell'albergo ed incontra i due uomini.
Ora la vedo sollevare il caffè e portarlo alle labbra. Lo sguardo vitreo l’espressione severa come quella di un angelo; però mi rivela le sue fantasie.
Luca il giovane italiano ha un fallo piccolo e duro, che la eccita più del grosso pendaglio di Richiard. Le entra dietro delicatamente senza farla soffrire quando esplode scatta come una molla e le versa addosso un seme bianco e profumato.
Quella sera i tre sono andati a cena in un ristorante costoso. Luca era un operaio, ma il comandante poteva permetterselo e poi voleva divertirsi un po’. Il giovane amante aveva portato alla ragazza un mazzo di fiori, lei aveva gradito quella rude eleganza.
Portava un vestito molto scollato, il cameriere le aveva sbirciato il capezzolo nelle onde del tessuto e lei gli aveva sorriso.
“Non farci ingelosire Katrin…ti piace il cameriere?”
“Cosa dici Mario, sono tutta vostra lo sai…soprattutto questa sera”
“Se corrompiamo il cameriere però...ho visto che gli fai un certo effetto. Ci penso io”.
Luca prende il conto nel quale il comandante ha messo la sua carta di credito e scrive sopra due righe “Se il conto vuoi offrire, la signoria devi far soffrire”.
Il cameriere, un ragazzo con i capelli neri e le labbra ben disegnate, s’ allontana e legge l’appunto sorridendo. Ritorna poco dopo con il piattino sul quale sventola il conto, lo posa accanto al comandante sorridendo a Katrin, che si guarda in giro squinternata.
“Guarda guarda, il nostro amico mi ha pagato la cena”.
“Che vuol dire?” Esclama Katrin preoccupata.
“Questo!” Luca con un sorriso maligno solleva il dito medio con uno scatto.
“Siete pazzi!”
“Tutto andrà per il meglio, non ti preoccupare…”
I tre raggiungono l’auto che è parcheggiata sotto uno dei pioppi nel giardino del ristorante, i grilli riempiono la notte con le loro grida, mentre delle fiaccole fanno scivolare i loro veli di luce nel giardino.
Presto si vede un figura più chiara avvicinarsi e si sente scricchiolare la ghiaia sotto passi inquieti.
“La ringrazio molto per la cena amico”
“Un piacere, ma da noi si usa allungare un po’ di mancia”
“Certo, certo, Katrin vieni fuori dalla macchina. Svelta!”
La ragazza esce impaurita sento il suo tremore e la sua paura. I tre la fanno girare di schiena, le sollevano il vestito e le abbassano le mutandine, ed ecco l’ovale bianco e rotondo con una riga profonda che si flette, il ghiribizzo delle mutandine arrotolate appena sotto il sesso. Un culo che fa impallidire il disco della luna.
Il cameriere estrae dai pantaloni un pene lungo e grosso avvolto in un profilattico luccicante e lo appoggia alle natiche di Katrin.
Lei comincia ad eccitarsi per le mani degli uomini che la accarezzano e subito il paletto dello sconosciuto le entra nella carne..
“Muoviti puttana che non ho tempo…”
Al giovane napoletano piaceva parlare un poco sporco e imprecando si tolse il capriccio mentre la ragazza godeva mormorando sconosciute litanie del nord.
Il cameriere si richiuse i pantaloni senza sorridere, dopo averle sfilato il pene dal culo ed averla vista crollare sulle ginocchia in preda all’orgasmo, leccandosi le labbra e languendo come una belva ferita.
Dopo questa scorribanda nei ricordi di Katrin, mi rassegno a non poterle scucire di dosso le immagini ed i ricordi delle ore passate insieme agli amanti., la vedo estrarre dalla borsetta uno specchietto, stendersi il rossetto con attenzione sulla labbra, riporre il tutto ed alzarsi con la borsetta da viaggio sulla spalla. S’allontana ancheggiando sulle lunghe gambe, senza volgere lo sguardo.
Il diavolo però ordisce il suo intreccio. L’altoparlante dell’aeroporto annuncia che l’aereo per Stoccolma partirà con un’ora di ritardo, bisogna aspettare che la pista sia libera, mi alzo ed eccola guardare nervosa l’orologio da polso nel fondo della sala.
Si dirige poi in un altro locale all’interno dell’aeroporto ed ordina qualcosa al cameriere. M’avvicino allora per rientrare nel sogno e mi ci trovo subito immerso, ci incontriamo ancora nel giardino dove i fiori dei ciliegi fioriscono tra il gorgoglio dei ruscelli.
“Forse volete sapere perché, amando Richiard, ho fatto questo con gli italiani?”
Ha una bella voce e la sento parlare con l’accento nordico, come se davvero stesse parlando con me.
“E’ vero ho tradito, ma per l’ultima volta credo, voi italiani siete così moralisti in questo. Eppure ci si può innamorare anche di un piacere, di una musica o di un fiore, non crede? Allora non è forse questo quello che mi è capitato? Mi sono innamorata di un’idea erotica: farlo con due uomini, in mezzo a due uomini capisce? Sentirli entrare dentro, sentire il loro insulto e la loro preghiera, i loro sguardi avidi ed intemperanti ad ogni resistenza…”
Ora sentivo solo la sua voce ed eravamo immersi nell’oscura notte, poi la vidi avanzare davanti a me, fino a quando, nel fondo di un corridoio, apparve la luce di una stanza e si udirono voci maschili, erano Mario e Luca, che si riposavano dai piaceri dell’orgia.
Katrin ascoltava le loro confessioni. Stavano bevendo del te, Mario indossava un accappatoio legato sul ventre ma parlando il panno si era scomposto tanto che si poteva vedere il fallo pendergli in mezzo alle gambe curvo e potente anche se in stato di quiete. Luca invece aveva indossato i pantaloni e stava a torso nudo con i muscoli tesi e lucidi.
Poi Katrin s’affacciò nella luce stando nel riquadro della porta i due l’accolsero gioiosamente ed ella corse incontro a Mario saltandogli in grembo e ridendo con gli occhi pieni di malie ed incantesimi.
“Vuoi ricominciare amore, ma io sono un po’ stanco come farà il tuo ragazzo a lisciarti il pelo ogni sera quando sarete sposati?”
“Non prendere in giro Richard, guarda che ha un pisello più grosso del tuo". Disse lei ridendo ed accarezzando con le mani il pendolo morbido e vivo tra le gambe del suo cavaliere.
“Cosa vuol dire allora che non ti piacciono gli uccelli più piccoli?”
Intervenne Luca ridendo ed allungandole le mani tra le cosce.
“Tu sei maledetto perché sai che mi fai innamorare con quel tuo affare sempre che brucia come una fiamma”
Ed anche ora stava di nuovo bruciando.
Luca la chiamò a se e la fece mettere carponi sul divano, mentre Mario si consolava accarezzandosi il membro senza però che la vita gli scorresse dentro.
Luca si piantò dietro la ragazza e le fece entrare il pene nel sesso come un dito nella marmellata. Era un’amante furibondo, Katrin non ci dormiva la notte, era il suo pene a piacerle. Era duro che pareva un osso e sottile come due dita affusolate con il glande puntuto che brulicava di movimenti inaspettati, difficili per i cazzi di Richard e Mario grossi e poco sensibili alla vibrazioni del suo corpo.
“Allora troia….” Le diceva “Chi ti da il tormento?” La ragazza socchiudeva gli occhi in preda all’estasi.
Poi si allontanò da lei all’improvviso sentendola gemere nell’orgasmo Luca crollò sulla poltrona mentre la ragazza con le dita imbrogliava i guizzi del suo orgasmo.
Ora anche Mario aveva tirato su il suo arnese che quasi gli doleva per l’erezione, Katrin lo strinse tra le dita prima di avvicinarlo alle labbra.
Durò poco perché Luca la afferrò per i capelli strappandola dalla cappella dolorante di Mario.
“Siediti qua sopra bellezza che ti torturiamo fino alla morte…”
La bella si abbassò allora sulla poltrona rivolgendo a Luca la bella schiena curva come la sagoma di un violino e presto fu issata sulla macchina umana ed il paletto le affondò, senza dolore, nel culo.
Di fronte a loro Mario osservava la scena; la donna appariva come una gazzella tra le fauci d’un ghepardo. Le allargò le cosce e vide il sesso fremere di ansia come un fiore con i petali al vento mentre il paletto sottile di Luca le stava infilzato dietro.
Allora Mario posò le labbra sulla fiamma di Katrin e le scrisse addosso con la lingua un arabesco di leccate e capricci e morsi delicati e respiri. Poi indossò veloce il profilattico e le spinse l’uccello nel sesso pizzicandole i capezzoli quasi fino a farla svenire, la ragazza si contorceva , facendo sobbalzare i seni tra le dita esperte e cattive dei sui amanti e muovendo il ventre come un mare di seta con il vortice misterioso dell’ombelico a velare l’abisso segreto del piacere e dell’abbandono.
Se vi va scrivetemi ci divertiremo ciao ky
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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