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“Piano ti prego...”


di knoor
24.04.2019    |    37.032    |    8 9.7
"Il bucetto di Nicole si aprì e lei tremò come una foglia percorsa da un brivido..."
Era l’argomento del momento: le cinquanta sfumature di grigio. Il libro ed il film. Ci ritrovammo tutti intorno al tavolo a discutere dell’incredibile successo di questo racconto che era appena diventato anche un film e che, come molti ricorderanno, racconta la storia di amore e di dominazione tra un uomo e una ragazza. Lei ammise, un po’ ingenua, di avere visto il film cinque volte in due settimane. Anche io avevo visto il film che non mi era piaciuto come non mi era piaciuto il libro del quale abbandonai la lettura alla metà del primo volume. Tuttavia l’idea di quella giovane e bellissima ragazza attratta in modo così forte dalla vicenda sadica raccontata nel libro mi accendeva di curiosità e ammetto di desiderio.
Nicole, questo il suo nome, stava insieme ad un ragazzo giovane ed atletico, che quella sera non c’era. Mi chiedevo la natura del loro rapporto.
Mentre facevo i miei commenti un po’ noiosi sulla prosa della scrittrice inglese che io ritengo scialba e senza effetto, lei mi guardava attenta con i suoi grandi occhi neri ed un sorriso appena accennato.
Capivo che le questioni dello stile a lei non interessavano, quello che le piaceva e la eccitava era la trama, la dominazione ed il rapporto tra il corpo e l’amore. La immaginavo a letto, con maglietta e mutandine, mentre sfogliava e rileggeva quelle pagine ed ogni tanto, sempre nella mia immaginazione, chiudeva il libro per darsi il tormento con le dita e diventare lei la protagonista dell’azione ed essere lei inginocchiata e bendata in mezzo alla stanza dei giochi con le labbra socchiuse ed ardenti di desiderio e di paura.
Era una bella giornata d’autunno e noi ci trovavamo con altri numerosi amici in un bel rifugio di montagna. Nicole indossava dei pantaloncini corti una maglietta e le scarpe da ginnastica. Come dicevo è una ragazza molto bella con un fisico latino, formosa e curva con degli occhi misteriosi e le caviglie sottili.
In un magico momento della serata uscii fuori a vedere le montagne e la incontrai. Era lì sola. “Come invidio quel tipo del romanzo” dissi.
“Tu sei come lui” mi rispose sorprendendomi.
“Cosa dici Nicole sono troppo grasso e povero.”
“Non è quello” spiegò lei “non saprei perché, ma sei come lui...”
Disse chinando gli occhi “allora fai qualcosa per me ora! Fatti la treccia”.
Le dissi ispirato da non so quale demonio, Nicole però se ne andò senza dire nulla.
Poche ore dopo scendemmo dal rifugio il cuore mi si gonfiò quando Nicole comparve, dopo una breve sosta in bagno, con i bei capelli castani raccolti in una lunga treccia che le arrivava fino a metà della schiena.
Non era possibile quella fortuna sfacciata alla mia età, eppure il messaggio era chiaro.
Arrivati in paese, ad attenderci c’era il suo ragazzo che la portò via, ma salutandomi, Nicole mi guardò, morendosi appena il labbro inferiore.
Arrivai a casa pazzo di felicità ed eccitato come un cavallo a primavera.
Feci subito la mossa successiva: le scrissi su messanger che nei prossimi giorni sarei andato a prendere il caffè nel bar dove lavorava e che se avesse indossato una catenina alla caviglia destra avremmo cominciato ad entrare nel suo labirinto. Lei non rispose.
Il giorno dopo mi presentai e constatai che le caviglie erano bene in evidenza, portava dei jeans attillati, ma nessuna cavigliera.
Così anche il giorno successivo. Pensai allora di essere stato un po’ troppo ardito. Forse al rifugio avevamo bevuto troppo e lei si era lasciata andare alle sue fantasie oltre quello che avrebbe voluto fare.
Tre giorni dopo non potei passare nel suo bar, ma orami avevo rinunciato ad ogni speranza. Ci tornai invece qualche giorno più tardi quasi per caso e mi sedetti fuori sulla terrazza. Comparve lei, mi sorrise come sempre, chiamandomi per nome. Indossava sempre i jeans attillati ed una camicia bianca. Ordinai il solito caffè. Niente cavigliera.
Ritornò e mentre si chinava per appoggiare la tazzina sul tavolo le guardai i bei seni ondeggiare nella camicetta. Distrattamente mentre stava andando via notai che il sole luccicava sul oro della cavigliera danzante sulla caviglia destra di Nicole.
La testa cominciò a volteggiare come cadendo da un precipizio.
Due sere dopo Nicole entrava di nascosto in casa mia dopo avere mentito al suo ragazzo.
Mi raccontò di essere timida e che nel rapporto con il suo ragazzo, non riusciva ad eccitarsi più di tanto. Il libro aveva fatto affiorare in lei una forza misteriosa che nemmeno lei sapeva spiegare. Sentendomi parlare, aveva capito che avrei potuto avere l’energia per insegnarle ad essere una schiava. Proprio così disse “vorrei essere dominata”.
Teneva le gambe accavallate seduta sul divano, le scarpe da ginnastica ed i jeans attillati ed abbinati ad una felpa bianca e sportiva.
Per me era come se nel mio salotto ci fosse una pantera una tigre, un animale sacro e pericoloso.
L’abbigliamento era abbastanza dimesso, ma la voce, il respiro le labbra tutto era in lei un fuoco che divampava. Io non mi stancavo di guardarle le caviglie ed i grossi seni che gonfiavano il tessuto.
Non sono esperto di rapporti di dominazione, ma mi ero un po’ preparato: avevo comperato su internet un frustino piccolo e pregiato di cuoio. In più alcuni giocattoli per il sesso. Per il resto è tutta una cosa della mente bisogna entrare in sintonia. Pensavo.
Così le dissi che le avrei chiesto di fare delle cose ed estrassi il frustino dalla sua custodia.
Lei lo guardò con trepidazione e socchiuse le labbra.
“Alzati” dissi.
Nicole si alzò ed io le girai intorno molto lentamente.
“Ora uscirò dalla stanza per un paio di minuti e ti voglio ritrovare completamente nuda nella stessa posizione di adesso”.
La ragazza stava in silenzio sapeva che l’esito di quell’incontro avrebbe condotto a questo, ma era evidentemente spaventata.
“È tutto chiaro Nicole?” Chiesi.
Dopo un meraviglioso attimo di silenzio disse
“Si, è tutto chiaro”
Uscii dalla stanza lasciando Nicole avvolta in una luce soffusa sopra un tappeto persiano colorato con i toni del rosso.
Quando rientrai la luce avvolgeva le curve della giovane ragazza. Guardai il culo rotondo e vigoroso con una linea profonda tra le natiche e la lunga treccia lungo la schiena.
La ragazza teneva la testa china e le braccia incrociate sul seno. Quel suo pudore mi eccitava oltre ogni ragionevolezza.
Con la punta del frustino le sollevai il mento, Lei seguiva obbediente i miei comandi.
Poi scesi sempre sfiorando la pelle con la punta di cuoio, verso le mani che coprivano i grossi seni.
“Le mani lungo i fianchi...” dissi e ancora Nicole mi assecondò liberando alla mia vista i capezzoli piccoli e duri.
Aveva lasciato il telefonino sul divano così mi venne un idea. Presi il telefono e le dissi di chiamare il suo ragazzo.
“Chiamalo! Digli che ti manca e che lo desideri che hai voglia di lui!”
“Oddio no...ti prego disse lei”
Le puntai il frustino sotto il seno sollevandolo un po’”
“Non ho sentito Nicole. Hai detto di no?”
La ragazza si morse le labbra. Stavamo entrando in sintonia era un gioco perfetto.
Prese il telefono compose il numero e dopo qualche squillo lui rispose.
Io le stavo di fronte.
“Ciao amore che fai...” disse al telefono.
Le appoggiai il frustino tra le cosce e lo feci salire, lei cominciò a stringere le gambe e a strofinarsi sul frustino che le avevo appoggiato alla figa, intanto chiedeva al suo ragazzo di non fare tardi al lavoro perché lo stava aspettando.
La conversazione terminò.
“Sei stata brava! Meriti un premio...”
Avevo comperato insieme al frustino anche un altro giocattolo, era una specie di cuore d’acciaio con un piedistallo in fondo il termine in inglese è “anal plag” era in una confezione simile ad un gioiello e gliela diedi.
Lei aprì e rimase a bocca aperta:
“Sai cos’è?”
“No non saprei...” disse lei mentendo.
Allora le diedi una piccola frustata sui fianchi.
“Il tuo ragazzo ti incula?”
Le chiesi estraendo l’oggetto dalla scatola che lei teneva ancora tra le mani.
“Non mentire ragazzina!” Aggiunsi.
“No” disse lei titubante, stavolta era sincera.
Allora le porsi l’oggetto di metallo alle labbra.
“Non tutte le femmine sono uguali” dissi “ad alcune non piace affatto, altre non riescono a farne a meno. Vedremo oggi tu a quale categoria appartieni.”
Intanto lei teneva in bocca il giocattolo e lo succhiava con gli occhi chiusi quando l’oggetto fu fu lubrificato. Le dissi.
“Avanti mettitelo nel culo”
Era titubante.
Avanti bambina le dissi per incoraggiarla.
Allora le sue mani scomparvero dietro la schiena e lei si chinò un po’ in avanti.
Brava così...si mordeva le labbra e dopo qualche secondo si rimise in posizione eretta con le gambe leggermente divaricate.
“Ti piace?” Le chiesi
“Non lo so è strano” rispose.
Allora mi avvicinai e le allungai due dita su Monte di Venere e toccai in modo quasi volgare, il taglio profondo della giovane fighettina.
“Hai capito la puttanella...” dissi sorridendo mentre le dita mi si bagnavano e lei fremeva dall’eccitazione.
“Prometti molto bene ora inginocchiati”
Nicole si inginocchiò standomi di fronte ed io aprii davanti alle sue labbra i pantaloni tirando fuori il pisello duro come un bastone e sventolandole la grossa cappella davanti alle labbra.
“Scommetto che con la bocca ci sai fare vero”
Dissi prendendole i capelli. Nicole guardava il mio uccello esterrefatta, senza vanterie dico che è un grosso pezzo di carne.
Avvolse la base del cazzo tra le dita sottili e cominciò a leccare e succhiare.
Ammetto che stavo per esplodere la ragazza era proprio uno spettacolo e sculettava sui talloni eccitata.
Prima di schizzarle in bocca la fermai impugnando la treccia..
“Vediamo se indovini cosa succede adesso...”
“Hai un cazzo enorme...” disse un po’ preoccupata, ma sapeva benissimo quale sarebbe stata la prossima mossa.
“Bagnalo bene con la saliva forza”.
“Che bastardo che sei” disse baciando delicatamente la cappella e poi sbavandoci sopra per bagnarlo il più possibile.
“Sei curiosa di prenderlo nel culo vero?” Dissi trionfante.
“Questo affare dietro mi sta eccitando da morire..anche se ho un po’ di paura il tuo è troppo grosso”. La sua voce aveva il potere di farmi girare la testa.
“In quel cassetto c’è dell’olio per la pelle vai a prenderlo svelta.”
Nicole si alzò e si diresse verso il cassetto, la guardavo in estasi: le curve meravigliose, la pelle tesa e profumata, si chinò appena e vidi tra le natiche dure e profonde brillare il lucente giocattolo d’acciaio.
Trovò subito l’olio e tornò da me che nel frattempo mi ero tolto la camicia ma avevo tenuto i pantaloni.
“In ginocchio”’dissi.
Le tette grandi e dure ondeggiavano e mi sfioravano le cosce. Le versai un po’ d’olio sulle mani chiedendole di ungermi.
Mentre lo faceva sorrideva e mi guardava.
Presto l’uccello gocciolava tra le sue dita gentili, aveva le labbra socchiuse e gli occhi sorridenti.
Ora girati...lei obbedì si mise sul divano a carponi mostrandomi il “plug” ben infilato nel culo. Lo presi delicatamente e cominciai ad estrarlo.
Il bucetto di Nicole si aprì e lei tremò come una foglia percorsa da un brivido.
Le lubrificai il culo con l’olio entrando ogni tanto con le dita lei teneva lei ansimava, la cosa le piaceva.
Avvicinai piano il pisello al buchetto palpitante , Nicole si voltò a guardarmi per un attimo.
“Piano ti prego...” spinsi un po’.
“E troppo grande ti prego toglilo” disse ed io levai la cappella dal culo, quando il cazzo le scivolò via sussurro ancora come quando le levai il plug.
“Mio Dio cosa mi succede” sussurrò ed aggiunse “ancora ti prego ancora”.
La bambina si eccita. Pensai stupefatto.
“Prometti bene”
Dissi mentre le appoggiavo la cappella.
Spinsi angora un po’ lei sussultava, ma quasi senza che me ne accorgessi le avevo piantato mezzo uccello nel culo.
“Cercami barava così...muoviti”
Le dissi e lei cominciò ad ondeggiare i fianchi ed ad inarcare la schiena.
“Quanto mi piace amore cosa mi succede mi vergogno...”
Nicole avrebbe fato scoppiare il cazzo a un santo.
“Ti vergogni perché godi con il culo?” Le dissi mentre la montavo.
“Dio cosa mi succede...io vengo” disse lei mentre l’orgasmo la faceva tremare.
Vidi la spina dorsale della ragazza curvarsi come una lucvertola legata alla coda, mentre i sussulti dell’orgasmo la percorrevano.
Le tolsi l’uccello dal culo e tremò ancora.
“Avanti continuiamo puttanella” le dissi per trattarla un po’ rudemente “mettiti in piedi davanti alla mia scrivania”.
Nicole si compose i capelli e si alzò mettendosi nella posizione che le avevo indicato.
Mi mi misi dietro di lei non feci nessuna fatica il culo era pronto e dilatato entrai subito:
“Così fino ai coglioni ti piace?”
Le sussurrai all’orecchio.
“Si sbattimelo nel culo...” rispose lei che ancora si stava eccitando.
Proprio in quel momento il telefono che stava sulla scrivania si illuminò era il suo ragazzo.
“Rispondi forza”
Nicole prese il telefono e rispose.
“Ciao amore...si anche io, si non vedo l’ora che tu torni mi manchi tantissimo”
E mentre diceva queste cose ancheggiava e roteava il culo, il ragazzo le chiese cosa stava succedendo, sentendo forse il tono diverso nella voce della sua ragazza.
“Ho voglia di te amore vorrei che ti fossi qui amore...”
Stavo davvero per venirle nel culo sentendola così sfrontata. Allora per calmarmi levai l’uccello. Quando la cappella uscì dal suo corpo lei ebbe ancora un sussulto, poi mi spiegò che toccavo qualcosa dentro di lei; qualcosa che le dava di brividi, non sapeva cosa fosse.
La telefonata terminò.
Lei si voltò verso di me...
“Ti prego...ancora”
Non dimenticherò mai la sua espressione, i suoi occhi ed il suo sorriso.
Le aprii il culo con delicatezza, ma in modo deciso, bastò spingere e il buchetto si aprì subito e le misi tutto il bastone nella carne.
Lei seguiva il movimento sospirando sollevata sulle punte dei piedi, spingeva le natiche sul mio inguine per sentirlo fino in fondo.
E poi disse:
“Che bello vengo ancora...dai vienimi nel culo bastardo!”
Ed io non seppi resistere e le affondai l’orgasmo nella carne stringendole i fianchi e perdendomi nel profumo dei suoi capelli.
















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