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Una metamorfosi


di knoor
18.04.2020    |    20.391    |    9 9.4
"Mi bagnavo come una fontana quando c’era lui..."
Un vestito leggero con una fantasia di pizzo azzurro sopra un tessuto color crema, la delicata forma della gonna le copriva le gambe nude fino al ginocchio. Aveva scelto un paio di scarpe chiare, abbinate al colore del vestito. Le braccia e le spalle scoperte, una vistosa scollatura, faceva intravvedere la rotondità dei seni.
La vedo ancora stendersi il rossetto sulle labbra e profumarsi per quell’incontro.
“Sono bella!” Mi chiese maliziosa e sorridente ruotando su se stessa.
Tutto era cominciato per caso qualche tempo prima. Per caso quel giorno sarei dovuto andare al lavoro dopo di lei. Per caso aveva lasciato la borsetta sul tavolo della cucina prima di uscire, senza una particolare ragione mi sfuggì uno sguardo nella borsetta lasciata semiaperta sul tavolo e notai un tessuto bianco spuntare tra gli oggetti.
Guardai meglio, si trattava di calze bianche con la fascia di pizzo autoreggente ed una giarrettiera che le avevo visto indossare solo nel giorno del nostro matrimonio.
Giorgia, in quel momento, corse fuori dal bagno mi diede un bacio veloce: “sono in ritardo, ciao amore, ci vediamo stasera”.
E fuggì volando via con la borsa sottobraccio.
Giorgia, la mia giovane moglie, lavora in uno studio legale, sta facendo la pratica per diventare avvocato è intelligente, solare, ironica ed è bellissima.
Ora mi chiedevo a cosa le serviva quel tipo di abbigliamento?
Non erano peraltro cose che usava di solito, la nostra vita è abbastanza ordinata senza grossi scossoni, sempre tutto alla perfezione. Tutto fin troppo nelle regole ora che ci penso.
Ero quindi un cornuto? Mi tradiva? Oppure stava magari portando quelle cose ad un amica? E poi con chi? Con qualcuno dello studio? Il vecchio forse? Non credo; forse qualche giovane ragazzo incontrato in tribunale, come poteva essere?
La rabbia ed il sospetto montavano nel mio cervello come una marea di ora in ora, un vortice di sentimenti indistinti: la disperazione e la gelosia mi stavano accecando. Nel frattempo avevo perquisito tutta la casa alla ricerca di qualcosa: di prove, di tracce, ma non trovai nulla. Andai a prendere le foto ed i video del matrimonio, riconobbi sotto il vestito che lei volle elegante ma essenziale, le calze che avevo visto nella borsetta.
Chi è Giorgia? Questa è la domanda che mi ronzava nel cervello, guardando le immagini di quel giorno. Proprio uno degli invitati, pensai, sarebbe potuto essere il suo amante.
Giorgia mi era stata presentata da un amica, anche lei lavora come avvocato in un altro studio, tra noi fu un colpo di fulmine: non era solo la bellezza, ho sempre avuto donne molto belle, era così brillante, così perfetta. La sua vita era lineare: bene al liceo, poi all’università, un po’ di sport, equilibrata, niente fumo eppure sempre stuzzicante ed allegra.
Dirò di più: c’era qualcosa in lei, di sfuggente, qualcosa di allusivo e di invitante. I suoi occhi azzurri con le sopracciglia di una gatta, il suo sorriso forse un po’ aggressivo, con le labbra carnose e provocanti, Giorgia sembrava promettere un segreto, un mistero, qualcosa di nascosto ed affascinate dietro una facciata di impenetrabile perfezione.
Come vanno le cose in amore? In modo semplice, quasi banale, quando si ha il dono della bellezza, non lo dico per vantarmi, anzi nel corso della vicenda capirete che non è affatto un vanto, ma io sono un uomo bello; magro, muscoloso, carnagione olivastra, naso un po’ aquilino, il giusto per dare un tono di carattere al viso ed i cappelli ricci da marinaio del sud.
Ho sempre curato molto il mio aspetto fisico, sono depilato, faccio palestra ed ecco tutto, un po’ di spigliatezza e, se scatta la magia, le donne mi desiderano.
Così tra me e Giorgia la magia divenne presto passione, una passione smodata fatta di desiderio e si scoperta. Le nostre rispettive famiglie borghesi; si potrebbe dire “per bene”, hanno visto con favore questa relazione e ci hanno messo subito a disposizione quanto serviva per un perfetto matrimonio di rispettabilissima fattura.
Tra l’invidia degli amici e dei molti ammiratori di Giorgia ci sposammo in una bella giornata di primavera.
Mia moglie non è della nostra città, è nata e cresciuta in un paese di montagna.
Avevo sentito delle storie su di lei da alcuni amici: aveva avuto altre relazioni prima di me e questo lo sapevo, ma qualcuno mi aveva raccontato che era facile ai tradimenti e smodata nei desideri sessuali.
Conoscendola pensai che erano voci di invidiosi. Ora però quelle voci mi apparivano sotto una luce diversa.
Cominciò così il mio calvario. Ogni giorno ero sul punto di volerla interrogare ed ogni giorno però volevo cercare delle prove del suo tradimento più concrete, più schiaccianti.
I nostri rapporti sessuali erano sempre appaganti. Almeno per me. Un primo sintomo di quello che sarebbe successo, era forse che io la desideravo sempre di più. E lei rideva bellissima con il suo corpo da dea ed il sorriso allusivo.
A volte piangevo per la disperazione, non sapevo davvero come comportarmi pensai di spiarla o di farla spiare, ma alla fine rimanevo passivo. Cercavo un’altra evidenza del suo tradimento e non avevo ancora capito chi potesse essere il suo amante.
Ricordo ancora il giorno in cui tutto mi fu chiaro: era una domenica pomeriggio ed eravamo seduti in un bar del centro Giorgia vestita con eleganza splendeva: indossava una gonna corta e teneva le belle gambe accavallate. Una scollatura un po’ troppo vistosa, metteva in evidenza il seno gonfio e sodo ed i capelli castani le cadevano sulle spalle.
Ad un tratto lo vide: era il vecchio. Uno degli avvocati soci dello studio legale, il più importante da quello che sapevo, presente anche al nostro matrimonio. Giorgia si alzò nervosa per andare a salutarlo lui venne verso di noi: “Buongiorno ragazzi” disse sorridente anche io mi alzai per invitarlo a bere qualcosa con noi, lui declinò, fece alcuni convenevoli e ci salutò. Ebbi la certezza, non so bene da quale indizio o serie di indizi, che fosse lui l’amante di Giorgia.
Mia moglie aveva fatto una carriera fin troppo brillante nello studio, meritava di sicuro quel successo, ma anche il danaro che aveva era sempre sufficiente a tutto. Almeno così nella mia ricostruzione sospettosa, cominciavo a collegare questi fatti.
Dover fingere mi faceva impazzire, ma non dovevo, cosa mi impediva di interrogare Giorgia su quella storia?
A pensarci bene però ero come Otello, stavo costruendo il sospetto tradimento sulla base di nulla. La gelosia mi divorava giorno e notte, tanto più era irrazionale tanto più era feroce.
“Mi piacerebbe che indossassi la biancheria che avevi il giorno del matrimonio”
Le dissi un giorno.
“Sai che non c’è l’ho! Ho prestato le calze e tutto a Loredana le serviva per una festa di addio al celibato...chissà cosa ha combinato?” Mi sorrise maliziosa strizzandomi l’ occhio.
La risposta era stata immediata e precisa senza neanche un minimo di titubanza. O era sincera, pensai, o si era accorta dei miei sospetti ed era preparata alla mia domanda. Come nel gioco dell’oca mi ritrovavo in un ponto morto perduto nella mia ossessione.
Intanto continuavo però ad immaginare Giorgia presa in tutti i modi dal vecchio avvocato.
La vedevo mentre alzava la gonna su tavolo dell’ufficio mentre lui, con il sigaro in bocca ridendo la prendeva da dietro. La vedevo carponi sotto la scrivania mentre lo sponpinava e ripuliva la cappella dopo averlo fatto sborrare.
Non ho ancora descritto il vecchio.
Si chiama Alessandro avrà una sessantina d’anni, un copro tarchiato e vigoroso, un addome prospiciente, ossa possenti, i suoi occhi sono azzurri e penetrati le sopracciglia scure e ben disegnate, una folta chioma di capelli ricci e brizzolati, così come anche la barba curata. Le labbra carnose e l’ampia fronte a sottolineare la brillantezza del suo spirito arguto e vitale.
Venne l’estate e come di consueto i tribunali avrebbero chiuso i battenti. Allora ebbi una trovata. Comprai due microcamere. Una la misi in soggiorno proprio dietro il televisore che sta di fronte al nostro ampio divano a penisola, la seconda la fissai sotto la scala in modo tale che potevo avere una visione panoramica del soggiorno.
Con la chiusura dell’ufficio, mia moglie ed il vecchio non si sarebbero potuti incontrare con facilità, e così, sempre nella mia immaginazione pensai che avrebbero dovuto escogitare altre possibilità per incontrarsi: e quale migliore opportunità che la nostra casa lasciata libera, in seguito ad una mia imprevista necessità di recarmi in in altra città?
Quel giorno avvisai Giorgia e me ne andai, sarei tornato la sera tardi.
Tornando a casa non notai nulla di particolare le telecamere erano al loro posto e Giorgia dormiva come un angelo con i bei capelli castani sparsi sul cuscino.
Ed eccomi quindi solo a guardare velocemente sul computer le ore di quella giornata. Cosa avrei voluto vedere non so. Forse mi auguravo che mi tradisse per avere una certezza ed uscire dalla mia frustrazione.
In ogni caso le ore del mattino le guardai tutte a velocità massima, come quei filmati dove si vedono le nuvole scorrere nel cielo durante l’intero giorno, ma in pochi secondi.
Spiare mia moglie mi dava un brivido. Stavo vedendo le immagini riprese dalla telecamera panoramica del salotto e, in un ora del tardo pomeriggio, vidi finalmente una figura muoversi, era Giorgia. Fermai la registrazione e la riportai un po’ indietro ed eccola scendere dalle scale. Mutandine e maglietta che bella, pensai, seni rigogliosi con le punte che si vedono sotto il tessuto bianco, sembra allegra, prende il telefono e chiama, lo ricordo bene perché riposi a quella chiamata confermandole che sarei tornato più tardi, poi compone un altro numero, mi maledico per non avere microfonato la casa.
La seconda conversazione si chiude, lei si fa un caffè sculettando allegra per la cucina. Come la adoro è così solare.
Poi scompare al piano di sopra.
Velocizzo ancora per qualche istante poi mi blocco fingo di non avere visto bene, tremo per la mia scoperta, riporto indietro il filmato e riprendo la visione. Vedo il mio salotto vuoto, so che tra qualche istante apparirà, ed eccola scendere le scale vestita con le calze bianche, la giarrettiera e un reggiseno velato di pizzo.
Corre verso la porta, la socchiude, chinandosi un po’ per vedere chi aveva suonato.
Lui entra velocemente come un ladro e la contempla con la giacca in mano, lei fa una piroetta roteando su se stessa. Lui ride come immaginavo come ho sempre saputo. Se la gode il bastardo, se la gode e forse anche prima del matrimonio già se la montava. Sono pazzo di rabbia mentre vedo Giorgia buttagli le braccia al collo ed il vecchio stringerle i fianchi con le sue mani da bestia.
A questo punto non ci sarebbe più nulla da dire, ma io rimango incollato alle immagini. I due si avvicinano al davano davanti alla telecamera, li posso vedere da due punti di vista, ora sto guardando dall’alto poi guarderò anche l’altra prospettiva. Il vecchio si toglie la camicia e mostra il suo addome gonfio ed il petto villoso, d’un pelo nero che fiammeggia intorno alla carne.
Giorgia gli sfiora la patta dei pantaloni con delicatezza dal basso verso l’alto con la punta delle dita, non credo ai miei occhi, lo sta supplicando, lo sta implorando e lui sorride, ma non è un sorriso benevolo è un sorriso di trionfo esattamente come lo immaginavo. Lei si inginocchia di fronte a lui, gli slaccia la cintura e dai pantaloni e a quel punto, l’enorme cazzo del vecchio balza davanti al viso di mia moglie.
Sembra il membro di un mulo, grosso e turgido, e di un colore più scuro, lei lo accarezza, lo bacia, lo adora.
Il vecchio le allunga una mano sulla nuca, e lei comincia a succhiare remissiva ed ubbidiente. Non sento le parole che le dice. Impazzisco di rabbia, ma continuo a guardare.
A questo punto lui si toglie i pantaloni e si siede sul divano, Giorgia con un suo gesto tipico si sposta una ciocca di cappelli dietro un orecchio mordendosi il labbro inferiore per il desiderio.
Il vecchio, come un grosso maiale, ora è seduto nudo sul divano, le gambe divaricate e l’enorme pene ben lucidato da mia moglie diritto ed appoggiato sulla pancia.
Le fa un gesto con la mano, anche qui il gesto che si può fare ad una puttana. Un gesto imperativo e direi volgare, le indica il cazzo sul quale deve chinarsi, lei obbedisce, si inginocchia tra le gambe dell’uomo e ricomincia a succhiare afferrando con due mani il pisello.
Dopo un po’ lui le da un altro ordine, Giorgia subito si allontana e raccoglie da terra i pantaloni, è ancora vestita con la biancheria del nostro matrimonio.
Il vecchio estrae qualcosa dalla tasca, non capisco cosa, un oggetto. Sembra un rituale già consumato tra i due. Giorgia si mette sul divano girata verso di lui, incredibile guarda la telecamera senza sapere che mi sta guardando si lecca il labbro superiore con la lingua. “Che troia” sussurrò ad alta voce.
Lui si mette dietro e le sbatte con forza il grosso arnese tra le natiche come se fosse una frusta,
mia moglie inarca la schiena per offrisi al suo torturatore. Ora il vecchio armeggia un po’ lei butta la testa verso l’alto immagino stia ansimando, ha la bocca aperta, il vecchio le prende i capelli con una mano, con l’altra le accarezza i fianchi e comincia a muoversi.
Giorgia ogni tanto si volta verso di lui. Il
vecchio le dice delle cose che non capisco.
Giorgia accompagna i movimenti, curvando la schiena come in una danza allora il vecchio comincia a sudare e, di quando in quando, un ghigno beffardo gli si stampa in viso...”godi puttana” sembra che le dica. Ora toglie il grosso uccello dalla figa bagnata e glielo sbatte ancora sul culo e poi lo infila ancora.
Lei stordita impazzisce e si dimena vedo le sue dita sottili che stringono la presa al divano: conosco bene quel movimento: la puttana gode e lui se la ride ebbro del suo trionfo.
Ora, il vecchio, prende l’oggetto di prima, sempre tenendo l’uccello ben piantato tra le cosce di mia moglie.
Capisco di cosa si tratta, è un lubrificante. Solleva il tubetto alto sopra la schiena di Giorgia e comincia a versare.
Una filo di liquido cola perfettamente in mezzo alle natiche di lei, quindi il vecchio le allarga un po’ il culo con i pollici in modo che il lubrificante scenda con più precisione.
Ora tira fiori il grosso pisello e continua a versarsi il lubrificante sulla cappella mentre con una mano si unge il cazzo.
Non credo ai miei occhi il bastardo se la vuole inculare.
Lei si gira e lo osserva da sopra la spalla, non sembra opporsi. L’avranno già fatto?
Il vecchio comincia a strofinare la cappella tra le natiche di Giorgia.
Si alza sulle punte dei piedi. Il sudore gli cola dalla fronte. Maiale schifoso!
È troppo grosso, sembra non riuscire nonostante abbia messo tutto il lubrificante.
Lei comincia a muoversi con dei piccoli movimenti ritmici, la troia lo vuole anche nel culo, lo aiuta, lo cerca. Lentamente il vecchio affonda nel culo di Giorgia la grossa cappella.
Lei guarda ancora diritto nell’occhio della telecamera, quasi come se sapesse che la sto guardando, come se volesse farmi vedere il suo abbandono.
Continua a leccarsi le labbra ad ansimare.
Ti diverti puttana? Ti piace quel grosso arnese che ti apre? Penso.
Ora lui le tine entrambe le mani sui fianchi e lentamente, quasi senza muoversi le spinge tutto l’uccello nella carne.
Giorgia si gira ancora a guardarlo, lui, il bastardo, annuisce portandosi l’indice davanti alla bocca come a dirle di non urlare troppo forte, di non fiatare, di stare buona e tranquilla.
Mia moglie rotea gli occhi verso l’alto presa dalla follia, ora lui comincia a muoversi con più ritmo. Come ride beffardo, se la incula alla grande e lei gode, lo implora , lo supplica di venire, di montarla più forte. Giorgia è sfrenata.
A questo punto ecco la mia improvvisa metamorfosi, mi sto eccitando vendendo mia moglie farsi montare dal vecchio. Non capisco questa nuova situazione, ma comincio a masturbarmi.
E quando il vecchio leva il suo lurido uccello dal culo della mia donna, gli schizzi del enorme cazzo le arrivano fino ai capelli e le macchie di sborra le corrono lungo la schiena; io, lo ammetto, vengo nei pantaloni come una checca.
Alla fine il vecchio le da una sculacciata per dirle di girarsi e pulirgli il cazzo.
Ora la vedo seduta tra le sue ginocchia, soddisfatta e felice mentre gioca con il pisello oramai floscio, ma pronto a ripartire.

Cosa mi stava succedendo? Un uomo normale penso, avrebbe messo fine a quella storia e forse anche al matrimonio, ma io?
Io no. Nel giorni che seguirono guardai quel video come preso da una furia e ogni volta in me l’eccitazione cresceva. Feci anche l’amore con Giorgia più volte eccitandomi da morire immaginandola tra le braccia del suo amante.
La mia umiliazione quindi era totale, ma proprio questo mi eccitava. Ero ossessionato dall’immagine dell’uccello del vecchio che si posava su di lei. Non sapevo davvero che fare, quelle immagini mi eccitavano troppo: lei così segreta ed inarrivabile che implorava in ginocchio davanti a quel mostro.
Una sera, mentre le leccavo la dolce fighetta, come le piaceva come si lasciava viziare. Le sollevai un po’ le cosce e cominciai a leccarle il buchetto del culo. La puttanella non si opponeva ed i miei baci diventarono sempre più arditi. Poi un immagine mi fulminò. Pensai alla sborra del vecchio che le colava dal culo, dopo che lui se l’era goduta e, si lo ammetto, immaginai di pulire come uno schiavo la lurida sborra. “Pulisci bene frocetto” immaginavo mi dicesse il vecchio e quasi sentivo la sua voce sibilami all’orecchio e questa immagine eccitò alla follia.

“So quello che fai con il vecchio Giorgia”.
Le dissi così a bruciapelo una sera; era tornata tardi ed io immaginai che fosse ancora calda degli abbracci del suo amante. Lei tentò per un attimo di protestare, ma levai un braccio per farla tacere.
“Quando l’ho scoperto ero disperato” dissi “poi per una strana metamorfosi che non riesco a spiegare e che ti prego di capire, cominciai ad eccitarmi sempre di più, immaginarti con lui in ufficio mentre ti monta, lo ammetto mi eccita” Continuai “Pensavo di lasciarti, ma ecco che con le altre non provo nessun desiderio, solo tu mi accendi davvero, solo tu mi dia il brivido, sei la mia condanna, la mia prigione Giorgia”.
Lei ascoltava trafelata e silenziosa, le guance le si erano arrossate gli occhi erano liquidi di lacrime. Disse che mi amava, ma che provava per il vecchio una attrazione inspiegabile, che lui l’aveva corteggiata e lei non aveva saputo resistere.
“Ti piace il suo cazzo?” Chiesi.
Tra le lacrime che le rugavano il volto, quasi urlando, rispose che quel membro così grosso e virile le piaceva e mi chiese di perdonarla, si buttò sul divano con il volto tra le mani scossa di singulti del pianto.
“Andrà tutto bene amore” dissi “il nostro rapporto cambierà, sarà più profondo vedrai”.
Giorgia non aveva ancora capito tutte quelle sensazioni che mo stavano attraversando. La paura di perderla mi aveva trasformato in un cuckhold, un uomo a cui piace che altri maschi dominino sessualmente la moglie o la donna che amano.
Salimmo in camera e le spiegai le mie opposte sensazioni e desideri, lei sembrava non capire. Indossava una vestaglia rosa molto sottile. Io mi misi a letto nudo accanto a lei.
“Ora raccontami tutto Giorgia: da quando è cominciata questa storia?”
“No Stefano non farmi questo ti prego” disse lei.
“Non avere paura amore farà bene anche a te raccontare la verità senza inibizioni.”
Si sciolse piano piano e cominciò a raccontare: come Sherazade, pensai.
All’inizio, disse, la vanità di avere l’attenzione dell’avvocato l’aveva indotta a qualche confidenza in più rispetto alla consuetudine così la reazione del vecchio fu di dirle che la desiderava e i due segretamente si baciarono. Qualche giorno più tardi mentre stavano andando in macchina in tribunale, lui le accarezzò le cosce sollevandole il vestito fino a toccarla: “Mi eccitava... mi piaceva” disse. I due, mia moglie ed il vecchio, restavano spesso soli in ufficio lei, presa dai sensi di colpa, tentava di resistere alle avances del vecchio che quindi si facevano sempre più ardite.
Un giorno l’avvocato si abbassò i pantaloni e le disse: “non vuoi succhiare questo? So che ti piace”. Lei lo rifiutò. Però aveva cominciato a desiderarlo. Mentire raccontava queste cose le presi la mano e la condussi a stringere il mio pisello che era venuto duro, nonostante la rabbia e la gelosia. Giorgia, mentre qualche lacrima le rigava ancora le guance me lo accarezzava, la vidi mordersi le labbra. Stava al mio fianco con la coscia allungata su di me non
mi guardava negli occhi per la vergogna.
“Non fermarti amore” raccontami tutto avanti.
Mi disse che fu proprio lei a riallacciare quel corteggiamento interrotto dopo averlo rifiutato: “Gli accarezzai la barba era un semplice piccolo scherzo, ma era anche un via libera, la realtà era che a quel punto lo desideravo. Mi bagnavo come una fontana quando c’era lui. Era un’attrazione alla quale non riuscivo a resistere”.
Le loro carezze si fecero più ardite di giorno in giorno. “Vedevo” disse “quel suo grosso fallo diventare duro sotto i pantaloni, quel gonfiore così volgare in un uomo così elegante era un contrasto vistoso e mi attirava. Un giorno lui stava seduto alla sua scrivania, mi chiamò nel suo ufficio per vedere delle carte. Non eravamo soli, altri saprebbero potuti entrare, mi invitò a passare dalla sua pare della scrivania, mi abbassai sulle carte, sapevo di mostrargli la scollatura e vidi con la coda dell’occhio, che sotto i pantaloni il suo grosso pisello s’era gonfiato, allora lo sfiorerai con delicatezza”. In quel momento, mentre raccontava, Giorgia passò, per farmi vedere ed immaginate, l’indice ed il medio della mano dalla base del pisello fino al glande e mi fece un sorriso malizioso vedendo la mia reazione. “Il vecchio” riprese il racconto “mi allungò a quel punto una mano sotto il vestito. Ero completamente bagnata: quelle mani e quelle dita...provai quasi subito un orgasmo così in piedi con le mani appoggiate alla scrivania m. Oramai ero perduta”. Abbassò ancora lo sguardo e proseguí la confessione.
La sera stessa rimasero soli il vecchio la girò sul muro e le sollevò il vestito da dietro, poi tenendole i fianchi le face provare il suo grosso uccello, con naturalezza e forza: “Non arrabbiarti se sono sincera” mi disse “quel affare mi fa impazzire, sono la sua schiava. Ecco la verità, mi eccita, lo desidero e lui mi fa fare tutto quello che vuole, la sua autorità, invece di spaventarmi, non fa altro che accendere ulteriormente il mio desiderio di essergli sottomessa”.
Sentivo che, con quella confessione, mi moglie stava tornando in qualche modo mia ed il cazzo mi si gonfiava come uns candelotto di dinamite. Desideravo che mi raccontasse i particolari più inconfessabili, così la incitai a continuare quel gioco: “Tutto quello che vuole?” Chiesi.
“Cosa vuole allora? Racconta”.
“Per esempio” rispose Giorgia, vuole che mi vesta in un certo modo e che a un suo ordine io sia semplicemente disponibile per ogni suo capriccio”. Mi spiegò che a vecchio piacevano le calze bianche perché gli ricordavano il bianco della sposa, e che l’aveva presa nelle situazioni più varie. In ufficio quando non erano da soli si trovavano in bagno o nel suo studio, con il rischio che qualcuno li vedesse. “Durante l’orario di lavoro” proseguí Giorgia “Vuole che io gli succhi il pisello. Di solito mi ordina di inginocchiarmi davanti al grande specchio del suo ufficio, devo sollevare il vestito così mi vede il culo riflesso; è una cosa veloce mi insulta mi tratta in modo osceno e io mi eccito. Le sue mani sulla nuca come segno di autorità e dominio a volte viene così copiosamente che non riesco ad inghiottire tutta la sborra e dei filamenti bianchi cadono sul pavimento, lui me li fa leccare per umiliarmi - guarda cosa hai combinato pulisci dai - e io lecco. Un giorno mentre ero in questa posizione mi toccò tra le cose, ero bagnata. - Sentila come si bagna la ragazzina, dai levati le mutandine tanto poi vengo a consolarti- così mi levai le mutandine e da quel giorno lui pretende ogni tanto di toccarmi e se le mutandine sono bagnate me le fa togliere fino a sera e poi la sera...si ecco... mi soddisfa”. Maiale schifoso. Però ci sapeva fare il vecchiaccio; Giorgia disse che era come in suo potere non riusciva a fare a meno di lui.
A questo punto la accarezzai il culo sollevando la sottoveste e premendo con la punta del dito medio sul bottoncino rosa tra le natiche:
“Ora parlami di questo” Le chiesi.
“Oddio Stefano” rispose guardandomi “sai anche questo?”.
Non le avevo detto che gli avevo visti e che l’avevo spiata con delle telecamere, le dissi solo che gli avevo scoperti, forse voleva nascondermi quella parte che poi si rivelò oltremodo interessante.
“Ecco vedi è una cosa meccanica non riesco a spiegarmi, lui...o meglio quel suo cazzo grosso e curvo, in qualche modo si adatta alla perfezione alla mia carne a come sono fatta dentro, mi capisci?” Rimasi sorpreso: “ti ho sempre detto che non mi piace nel culo e che mi fa male... non ti mentivo”. Tacque, stringendomi con più malizia l’uccello: “lui però mi tocca qualcosa dentro e mi fa godere ancora di più quando me lo mette dietro. L’orgasmo che provo...“ fece ancora una pausa “insomma quando mi incula l’orgasmo che provo è ancora più travolgente ed immediato di quello normale”. A questo punto Giorgia menava vigorosamente il mio cazzo, così le dissi di finirmi con la bocca e le avvicinai la testa alla cappella in fiamme, succhiò un po’ e venni come un demonio sulle sue dolci labbra. Giorgia mi guardò e sorrise: “Sei un gran porco, ora so che sei peggio di lui”.
E così arrivò la sera dalla quale siamo partiti. Avevo incontrato il vecchio un po’ di giorni prima in un bar e lo avevo informato che sapevo di quanto succedeva tra lui e Giorgia. L’avvocato si spaventò, ma lo rassicurai dicendo che non lo averi ricattato e che non era quello che desideravo.
“Cosa vuoi quindi se non vuoi soldi?”
“Vorrei che lei venisse a casa mia e vorrei vedere Giorgia tra le sue braccia. Mi eccita guardare”.
Il vecchio rimase costernato da questa mia offerta, si aspettava forse che io fossi un vero vendicatore, invece sono un misero guardone.
Sorrise e mi disse : “Se Giorgia é d’accordo lo farò volentieri quando voi vorrete”.



Nota dell’autore: questo racconto dovrà avere un seguito e spero vi sia fino a questo punto piaciuto. In questi giorni ho rivisto e riletto gli altri miei racconti. Alcuni risalgono a qualche anno fa e così sono stati poco letti e poco commentati: ora che gli ho rivisti e se avrete voglia di leggerli sono curioso di sapere il vostro parere. In particolare, non indegni della vostra attenzione credo siano i tre racconti immaginari della serie: la spia, o i due che hanno per protagonista Lorenza.

Ky
















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