lesbo
Le pallavoliste - 1. L'allenamento
di rhapiu
07.09.2012 |
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"“Tanto a parlare di queste cose ti stai già eccitando, vuoi che ti controlli, se Sammie me lo permette?…” andò oltre la provocazione Marina..."
Premessa: questo racconto mi è stato chiesto di farlo lo scorso anno da una ragazza che mi ha contattato tramite e-mail. Lei mi ha descritto i personaggi e i loro caratteri e dove si sarebbe ambientata la storia, il resto l’ho fatto io.Novembre 2010, un mercoledì sera come tutti gli altri Alice si stava recando in palestra, e come al solito era in dannato ritardo. “E il bello è che sono il capitano della squadra” pensò mentre guidava la sua Opel Corsa nel traffico alle 19.35. Mancavano ancora un paio di chilometri all’arrivo e, come se non bastasse, doveva ancora cambiarsi e mettersi nella divisa con pantaloncini blu scuro e strisce gialle sui lati, parecchio aderenti e a metà coscia, e la maglietta giallo canarino con grossi e buffi numeri blu scuri (carattere Comic Sans). Improvvisamente il cellulare squillò:
“E che cavolo, hanno ragione se sono incazzate le mie compagne, ma ormai lo dovrebbero sapere che sono una ritardataria nata, possono anche cominciare senza di me! Sono anche la loro allenatrice oltre che giocatrice, ma caspita!” pensò indignata Alice.
Visto che era imbottigliata nel traffico e dato che ci teneva molto alle regole, ma spesso come molti se le inventano o modificano da soli a proprio piacimento, prese il cellulare e rispose, perché in quel momento secondo lei era come se non guidasse dato che era ferma.
“Ma dove cazzo sei? Sei sempre in ritardo!!!” urlò Mara detta Marina, scherzosamente definita anche Tappo dalle sue compagne perché la più bassa con solo 1,60 m di altezza.
“Oh, calmina, eh! Tra poco arrivo, cominciate a scaldarvi come facciamo di solito invece che stare sempre a ridere e scherzare! La faremo anche a livello amatoriale la pallavolo, ma vi chiedo un minimo di serietà, se non vogliamo prendere batoste come la settimana scorsa” replicò piccata Alice.
Più avanti c’era un posto di blocco e istintivamente chiuse la conversazione e buttò il cellulare sul sedile del passeggero affianco al conducente.
Dopo pochi secondi arrivò un’altra chiamata, sicuramente era ancora Marina, ma non poteva rispondere perché stava proprio sorpassando la macchina della polizia ferma… c’era stato un incidente e anche bello forte, ecco perché c’era così tanto traffico.
Finalmente riuscì a raggiungere il parcheggio e grazie al cielo trovò subito un posto libero. Scese dall’auto in fretta e furia prendendo il borsone per cambiarsi. Mentre percorreva a piedi i 2-300 metri che la separavano dall’ingresso nella palestra non guardò il cellulare dando per scontato che fosse stata Marina a richiamarla.
Appena varcò la soglia del campo da pallavolo per recarsi negli spogliatoi vide Marina con la sorella minorenne Erika (16 anni) e la diciassettenne Tania che stavano parlando, “invece di allenarsi” fu il primo pensiero di Alice.
Marina appena notò l’arrivo della ritardataria scoppiò in un quanto mai ironico applauso.
“Complimenti, hai stabilito un nuovo record di un quarto d’ora di anti-anticipo!” fece orgogliosa di se stessa per una battuta che probabilmente nemmeno lei aveva capito.
Alice le lanciò un’occhiataccia, fece segno di “non ci siamo!” scrollando la testa e tirò dritta verso la porta degli spogliatoi. Appena entrata le cascarono le braccia: Samantha e Barbara si stavano baciando appassionatamente. Le due erano le più grandi del gruppo, nate entrambe nel 1983, ed erano ufficialmente fidanzate da molti anni, al diavolo dei pregiudizi della gente. Persino Alice doveva ammettere che anche se erano omosessuali erano davvero una gran bella coppia, due anime gemelle, e un’altra cosa quasi certa era che fossero le più belle del gruppo e le meglio messe come fisico, ma pure Alice non la si poteva considerare da meno.
La terza incomoda dello spogliatoio si schiarì la gola, e Samantha e Barbara smisero immediatamente di baciarsi e divennero rosse in viso.
“Scusate, di certo io non porto il buon esempio arrivando il ritardo, ma quanto meno da voi mi aspetto un po’ più di serietà almeno per un’ora e mezza. Poi dopo potete fare quello che vi pare!” disse in tono pacato ma deciso Alice.
“Mi dispiace, hai ragione! È solo colpa mia, Sammie è andata in bagno e non sono riuscita a resistere alla sua bellezza… l’ho raggiunta ed eccoci qui. Ma ci saremmo limitate solo a questo!” tentò di giustificarsi abbozzando un sorriso Barbie dai capelli rossi.
“E voglio ben sperare, ci manca solo che facciate sesso negli spogliatoi! Poi il rendimento nell’allenamento viene meno… dai, tornate sul campo che io vi raggiungo subito e cominciamo, visto che siamo in fottuto ritardo” disse Alice aggiungendo mentalmente “per colpa mia”.
Samantha e Barbara uscirono mano nella mano dallo spogliatoio, guardando Alice in modo dolce in segno di scuse.
Velocemente Alice rimase in reggiseno, una quarta abbondante, per la gioia dei tifosi maschi. Si sfilò anche le mutande, lasciando per qualche momento all’aria aperta quel magnifico e piccolo sedere. Poi si infilò la divisa, era una sua abitudine strana non portare l’intimo durante allenamenti o partite. Il reggiseno lo doveva indossare per forza, vista la generosità delle sue forme. Oltretutto lei era la più alta del gruppo col suo metro e 72 centimetri, solo due in più di Barbie dai capelli rossi e quattro di Samantha. Marina, come già detto, era il Tappo del gruppo mentre sua sorella e Tania, seppur minorenni, erano leggermente più alte di lei.
Fortunatamente Alice aveva già legato i capelli castani a coda di cavallo, così finalmente entrò in campo.
Dopo i vari esercizi di stretching, che per lo meno le altre avevano già provveduto a fare, oltre a una corsetta, si radunò con il gruppo.
“Allora, prima cosa, vi chiedo scusa per il ritardo. Ma questo non vi da il diritto di starvene qui a menarvela!” disse Alice.
“Perché non me la ciucci?” chiese provocatoriamente Marina.
Alice aveva molta pazienza e lasciò perdere, dopotutto capiva l’odio che aveva nei suoi confronti.
“Facciamo una partitella. Io e le sorelle contro la coppia di fidanzate e Tania” fece Alice.
“Forse non sono equilibrate… Sammie e Barbie insieme… chi starà dietro fra loro sarà troppo intenta a fissare il culo dell’altra” disse Marina scoppiando in una fragorosa risata che riecheggiò in tutta la palestra deserta, se non fosse stata per la loro presenza.
“Ah, ah! L’altra volta invece hai detto che essendo contro e una di fronte all’altra io mi sarei incantata sulle sue belle tettone… Marina sei una cretina!” replicò Barbie dai capelli rossi.
“Tanto a parlare di queste cose ti stai già eccitando, vuoi che ti controlli, se Sammie me lo permette?…” andò oltre la provocazione Marina.
“Ora basta!” urlò Alice “smettila Tappo!”
“Oh, ok Capitan Fracasso! Sei talmente isterica… non trombi abbastanza forse? Comunque ho ricevuto il messaggio, giochiamo che sono calda, mentre qualcuna è calda nelle parti basse...” Disse Marina e la tensione che si era creata nell’aria si scaricò sulla partitella.
Dopo 5 o 10 minuti andò a fare il servizio Marina, mentre Alice era davanti alla rete sulla sinistra del campo e Erika alla destra. Appena Alice colpì la palla si girò e fu un attimo… mentre Samantha riceveva palla, il capitano si sentì sfilare i pantaloncini e prima che riuscì a voltarsi si prese una bella patta sulla chiappa destra che lasciò ben stampate le cinque dita sulla pelle bianca. Barbie dai capelli rossi bloccò la palla e osservò inebetita la fica in bella mostra, in particolar modo rispetto alle altre. Era depilata tranne nella parte superiore, dove c’era un ciuffetto di peli castani ben curati.
Rossa per l’imbarazzo, Alice si tirò su i pantaloncini e diede inizio a una serie di manate verso Marina, ma poi fu bloccata dalle altre ragazze che le divisero. Non riusciva più nemmeno a parlare tanto era infuriata, così ci pensò Barbie dai capelli rossi.
“Marina, devi smetterla adesso di fare così. Alice probabilmente secondo te non si è comportata bene, ma non hai il diritto di fare queste cazzate!”
“Ma se ti ho fatto un favore! Ho visto come l’hai guardata… scommetto che sei fradicia, eh? Sammie stai attenta, perché quella ti farà le corna.” Rispose aggressivamente Marina.
“Sai, Mara, a me non me ne frega una mazza dei tuoi consigli, sei una che semina zizzagne e basta! Questi giochini sono da asilo infantile, forse è meglio che te ne vai sotto la doccia.” Disse Samantha indicando gli spogliatoi.
La reazione di Marina fu imprevista: scoppiò a piangere. Erika l’abbracciò e cercò di rincuorarla, poi le prese un pacchetto di fazzoletti di carta per soffiarsi il naso. Dopo che si ricompose un attimino, Marina andò verso Alice e tendendole la mano le disse:
“Sono un’idiota, ti chiedo scusa. Tutto per un… lasciamo stare, spero mi perdoni” sembrava davvero pentita. O recitava bene, o altrimenti era sincera.
Alice dopo qualche secondo di tentennamento le strinse la mano.
“Mi fa più male lo schiaffo sul culo che essere stata con la patata all’aria, visto che eravamo solo tra noi ragazze!” disse Alice.
Marina molto delicatamente le mise la mano sulla chiappa che poco prima aveva ricevuto lo schiaffo e la massaggiò.
“Ora va meglio?” chiese Tappo.
“Spero che un giorno torneremo amiche, ma questo dipenderà soprattutto da te” rispose Alice.
“Meglio che smetta di palparti prima che ci prendi gusto!” scherzò Marina.
“Eddai scema” disse sorridendo Alice.
“Oh, bene! Tutto a posto, ragazze. Possiamo riprendere” disse Samantha.
La squadra delle due fidanzate lesbiche e Tania stava per completare un’ azione, Alice si preparava a fare “muro”, saltò e riuscì a piazzare un punto, ma mentre riatterrò venne spinta all’indietro e cadde a terra di schiena.
“Dai, Erika, veloce! Legale i piedi” disse Marina, mentre si occupava di bloccarle con una corda saldamente i polsi e le caviglie e, successivamente, di imbavagliarle la bocca per far tacere insulti e grida.
“Ma che cazzo fate?” chiese Barbie dai capelli rossi.
“Oh tranquilla! Non le farò del male… quando avrò finito mi ringrazierà, stanne certa. Oggi l’allenamento finisce qui” disse decisa Marina.
“E noi dovremmo lasciarvi sole? Non se ne parla. Adesso la libero…” disse Samantha.
“No! Ok, potete restare se avete paura che le facciamo del male, ma credimi che non sarà così, non ci tengo ad andare in galera per colpa di questa troia” rispose Marina.
“E cosa le vuoi fare? Toglile almeno il fazzoletto dalla bocca, poverina” disse Barbara in evidente pena per Alice.
“Si, tra qualche minuto. E adesso vedrai subito cosa le voglio fare… e tu stai ferma, puttana!” disse Marina bloccando Alice che cercava invano di divincolarsi, era legata come un salame.
“Devo andare a prendere il borsone sorellona?” chiese Erika. Marina fece un gesto di assenso con la testa.
“Ma cosa le vuoi fare?” chiese quasi piagnucolando Samantha.
“Per prima cosa le strappo i pantaloncini, ecco fatto!” cominciò Marina, poi proseguì “Ma guardate che bella patatina abbiamo qui. Quanto sia diversa dalla mia non lo so, per Marco sicuramente era migliore visto che si è messa con lei dopo avermi detto che era e sarebbe sempre stato solo tutto per me.”
“Dio mio, tu sei pazza, dovresti esserci tu legata” disse indignata e inorridita Barbie dai capelli rossi.
“Forse. Ma se comincio a fare così magari…” rispose Marina.
Con un dito toccò leggermente la fica di Alice che mugolava e si dibatteva, anche se poco dopo rinunciò, la sua unica salvezza era che arrivasse qualcuno, cosa quasi impossibile, o che Samantha e Barbara la liberassero, ma quella stronza di Marina aveva capito come circuirle, vedendo la sua figa erano già con la bava alla bocca e si erano dimenticate che fosse legata come un ostaggio, e poi lei stava provando... piacere? Da una donna, la sua ex-amica che lei aveva “tradito” rubandogli il fidanzato?
Marina le infilò due dita nella micetta e con gran sorpresa esclamò:
“Lo dicevo che è una troia! Guardate come è zuppa, è eccitata.” E mostrò le sue dita umide a Samantha e Barbara che si guardarono compiaciute e anche un po’ piacevolmente sorprese.
“Sapete, dopo che Marco mi ha tradita con la mia migliore amica Alice, ho deciso di diventare lesbica…” disse Marina, ma vedendo ritornare la sua sorellina con il borsone si fermò e disse:
“Ora ci divertiremo, vedrai Ali come ti piacerà”
Prese dalla borsa un membro finto e un Taser, ovvero quell’aggeggio che da la scossa elettrica.
“Vedi questo? Se fai la furba ti do una scarica sul culo e credimi, fa molto, molto male” disse Marina rivolgendosi ad Alice “ora ti toglierò il bavaglio dalla bocca, ma tu dovrai fare la brava e smettere di piagnucolare. Non sono pazza, lo vedi cosa ho qui, questo affare lo uso solo se fai la bambina cattiva. Le altre cose invece ti piaceranno, non è così?”
Alice annuì con la testa, tanto ormai cos’altro poteva fare, non voleva certo provare una scossa dolorosa al sedere.
Erika le liberò la bocca e come promesso Alice stette zitta e buona. Le tolse anche la corda che era legata ai piedi, lasciandogli solo quella ai polsi dietro la schiena.
“Ora spalanchiamo bene queste gambe, come dalla ginecologa Patrizia. A proposito, scommetto che vorresti che mettesse la testa fra le tue cosce e te la mangiasse.” disse Marina.
“Penso che sia solo il desiderio della tua fottuta mente perversa” rispose Alice.
“Scossa?” minacciò Marina avvicinandole il Taser al seno. “Guarda che ci metto un attimo, poi sono cazzi tuoi. Apri le gambe bagascia.” Tappo faceva sul serio, Alice lo capì ed eseguì l’ordine.
Poi Marina si tolse la maglietta e sganciò il reggiseno, appena una seconda, e avvicinò le sue tette alla bocca del povero capitano.
“Avanti ciuccia, e non ti azzardare a mordermi altrimenti ti strappo a morsi i capezzoli” ordinò Marina.
Alice fece una smorfia di disgusto, aprì la bocca e con la punta della lingua le toccò appena un capezzolo.
“Non ti piacciono le mie tette, sono troppo piccole, eh? Rispetto alle tue, cosa hai, una quarta o una quinta?” chiese Marina.
“Una quarta abbondante” rispose con voce tremante, poi si fece coraggio e ci mise più impegno, succhiando i capezzoli con più convinzione.
“Oh brava, così. Mi stai facendo godere, sai?” disse compiaciuta Marina, si voltò verso le “spettatrici” e disse sorridendo:
“Ecco, quelle due sono partite!” si riferiva a Samantha e Barbara, che si stavano baciando ardentemente.
Tania, che fino a quel momento sembrava un soprammobile, disse orripilata:
“Che schifo!”
“Erika, vuoi pensarci tu?” disse Marina.
La sorellina, che era peggio della maggiore, riuscì a bloccare Tania che nel giro di un minuto si trovò fianco a fianco di Alice e nella sua stessa situazione.
“Che dici, continuiamo negli spogliatoi?” chiese Samantha a Barbara.
“Tanto qui la situazione la situazione è tranquilla, giusto?” rispose Barbie dai capelli rossi. Mentre si tenevano mano nella mano e con l’altra si palpavano l’una un po’ la fica, il culo e le tette dell’altra e si recavano negli spogliatoi. Tania era stata imbavagliata perché non voleva saperne di accettare il gioco.
“Lasciatela stare, dai. Io forse mi merito questa punizione, ma Tania no.” Disse Alice.
“Questo lo dici tu. Forse non sai però che io sono bisex e a scuola avevo adocchiato una della classe di Tania, ma mi ha respinto proprio perché cercava di conquistare questa qui che ho legato adesso.” Disse furibonda Erika.
“Sta parlando troppo per i miei gusti, giusto Erika? Perché non le facciamo assaggiare il mio culetto, visto che è il più bello della squadra?” disse sorridente Marina riferendosi ad Alice.
Si sfilò pantaloncini e intimo rimanendo completamente nuda. Nella palestra non era di certo caldo ma l’eccitazione era così forte che nessuna aveva freddo, compresa il capitano.
“Annusa e dimmi se è profumato” chiese Marina che aveva messo il suo stupendo sederino sul viso di Alice. Trasse dei profondi respiri col suo nasino incollato all’ano, poi rispose:
“Mi auguro che non scorreggi o che non mi caghi addosso, e grazie a Dio sei incredibilmente profumata.”
“Tranquilla tesoro, te lo meriteresti forse ma non sono così porca. Non gli lecchi mai il culo a Marco? A molti uomini piace.” Disse Marina che poi aggiunse, prendendo un vecchio Nokia dal borsone:
“Ora questo te lo infilo tutto nella tua vogliosa gnocca, ti farò indossare le mie mutande e con l’Iphone di mia sorella lo farò squillare”
Fu molto facile infilarglielo, aveva una vagina bella larga. “Il cazzone di Marco l’ha aperta ben bene” pensò Marina, che una volta infilategli le sue mutande fece squillare il cellulare.
“Ah, aaaahh, ahhhhh, smettila!” urlò Alice.
“Come smettila? Ma se stai godendo con la vibrazione del telefonino… oddio, guarda Erika se non è vero! Sta inzuppando le mie mutande.” Disse eccitata Marina.
Smise di far squillare il telefonino e si avventò sulla sua bocca per baciarla, Alice teneva le labbra serrate, ma poco dopo le schiuse e cominciò ad accogliere la lingua calda e umida della sua nemica-amica. “Mi sta piacendo da matti, bacia davvero bene ma non voglio farglielo capire” pensò Alice che da una parte era disgustata, ma dall’altra completamente infoiata.
Marina poi le strappo la maglietta e le abbassò il reggiseno e cominciò a succhiare avidamente le sue bellissime tette, con due bei capezzoli carnosi e ritti.
“È da un po’ che sogno di succhiarti queste tettone, non sai quanti ditalini mi sono fatta insieme a Erika” disse Marina come una bambina davanti all’albero pieno di doni la mattina di Natale.
Erika aveva liberato la fichetta di Tania e la stava sbaciucchiando, leccando, le titillava il clitoride gonfio di piacere. Appena sentì Marina pronunciare quella frase abbandonò per qualche minuto il “pozzo dei desideri” di Tania per un altro suo sogno proibito: le tette di Alice.
In questo momento Marina si prendeva cura della tetta destra mentre la sorellina di quella sinistra.
Alice sorrideva compiaciuta di quel trattamento e fu troppo tardi per tornare indietro quando disse:
“Siete più brave di Marco”
Marina lasciò con la bocca la sua tetta emettendo un forte schiocco e rispose:
“Wow! Sei già dei nostri. Ora ti possiamo liberare e fare tutto come si deve?”
“Sì, non vedo l’ora di avvinghiarmi con le braccia a voi, sto godendo più di una troia. E poi voglio far cambiare idea a Tania.”
“Però prima ti voglio far provare questo” disse Marina tirando fuori dal borsone una specie di trapano con infilato un cazzo finto. Premette il grilletto e quest’ultimo cominciò a roteare su se stesso.
“Apri la bocca, da brava” disse Erika ed Alice la spalancò.
Marina le infilò il cazzo finto in bocca e lo fece roteare piano, poi sempre più veloce mentre gli occhi di Alice erano increduli a quel simile aggeggio.
“Ti piace, eh? Dillo troia che non vedi l’ora che questo cazzone ti giri nella figa!” urlò Marina sfilandoglielo di bocca per poterla far rispondere.
Alice scrollò la testa per dire no, ma la tradivano le labbra schiuse in una smorfia che voleva trattenere una immensa goduria e i grandi occhi imploranti come a chiedere scusa.
“Va bene, come vuoi. Adesso ti sleghiamo e ci aiuti a portare Tania negli spogliatoi, così ci divertiremo come si deve.” disse Marina.
Nel frattempo Samantha e Barbara avevano disseminato i loro vestiti per terra, continuando a baciarsi ininterrottamente, esibendo oscenamente le loro lingue come saette che si colpivano ripetutamente l’una con l’altra, facendo cadere anche fili di bava.
Samantha, come già detto, era la maggiorata del gruppo con la sua “quinta”, e Barbara impazziva sempre quando erano abbracciate (soprattutto nude) al contatto con i suoi seni. “Tettona”, come era simpaticamente definita dalle amiche, è castana e ha i fianchi leggermente larghi, ma il suo sedere è bello sodo e tonificato. Barbie dai capelli rossi ha invece come pregio del fisico i suoi bellissimi occhi azzurri, che rapiscono letteralmente Samantha ogni volta che la guarda. Essendo piuttosto magra, il suo seno sembra più grosso di quello che in realtà è (una terza), e ha un meraviglioso piccolo culetto.
Barbara cercava di prendere in bocca il più possibile prima una, poi l’altra tetta di Samantha, ma erano troppo grosse, mentre con la lingua titillava insistentemente i capezzoli talmente tesi e ritti che sembrava stessero per scoppiare.
“Dai, facciamo un 69 per terra, non resisto più” quasi implorò Samantha visibilmente attizzata.
Barbara prese un lungo asciugamano, lo stese per terra, poi ci si sdraiò sopra con la schiena e Samantha si mise sopra di lei. Entrambe si sfregavano le fiche con le manine e cercavano di perforare con la lingua il più possibile, alternando bacetti, risucchi e ampie leccate.
Poi iniziarono il loro giochetto preferito: erano il tipo di lesbiche davvero lesbiche, cioè odiavano i falli in tutto e per tutto, persino quelli finti, e facevano tutto al naturale, con mani, bocca e piedi.
Così Barbie dai capelli rossi penetrò lentamente e dolcemente con la mano destra nella fica della compagna, mentre con la sinistra usava l’indice per entrarle nel culo.
“Sì, continua Barbara! Scopami, scopami. Amore mio, adesso ti faccio venire.” Gridò Samantha.
Prese a strofinare, come un DJ fa con un disco, il clitoride di Barbara. Ogni tanto gli dava delle leggere patte mentre con due dita dell’altra mano le entrava dentro la fessura del piacere.
Barbie dai capelli rossi urlò come una matta ed ebbe uno sconquassante orgasmo con due o tre getti di liquido che le fuoriuscirono dalla fica. Samantha si allungò per cercare di riceverne un po’ in bocca e gustare il suo delizioso sapore.
In quel momento entrarono Alice, Marina e Erika che portavano come un maiale allo spiedo la povera Tania, imbavagliata e legata e sempre più convinta di essere etero.
“Oddio che orgasmo, Barbie! Complimenti” disse Erika ridendo.
“Peccato, se fossi in Barbara starei delle ore a ciucciarle quelle tette magnifiche” commentò un po’ delusa Marina.
In effetti Barbie dai capelli rossi prima non si voleva staccare dai seni di Samantha, e fu proprio quest’ultima a proporre il 69 perché troppo desiderosa.
“Ma oggi mi accontento della mia Alice, che non è che ce le abbia molto più piccole e meno belle!” riprese Marina e diede un bacetto su un capezzolo del capitano.
“Se ci lasciate passare, noi andiamo a farci una doccia calda perché cominciamo a sentire un po’ freddo” chiese Alice.
Samantha e Barbara si alzarono e lasciarono passare le quattro compagne, poi “occhi azzurri” la penetrò contemporaneamente con le mani in fica e in culo.
Dopo aver regolato l’acqua, Alice e Marina si misero sotto la doccia e si baciarono appassionatamente, alternandosi a succhiare l’una la lingua dell’altra.
“Che lingua lunga che hai, è per questo che parli tanto?” scherzò Alice.
“Dio, non sai quanto ti desidero. Lo confesso: quando stavo ancora con Marco e tu eri la mia migliore amica qualcosa in me era cambiato, ti volevo già allora. Non sai quanto mi ha fatto male scoprire che quello stronzo mi ha mollata proprio per te.” Disse seriamente Marina.
“Oh tesoro, perdonami.” Rispose Alice, poi le baciò tutto intorno al collo, mentre il getto d’acqua colpiva le loro teste castane.
Erika invece aveva messo in piedi Tania e l’aveva infilata sotto una doccia affianco alla sorella e Alice, con ancora la “canottiera” della squadra indosso.
“Ascolta Tania. Ci rimane poco tempo, ora io ti tolgo il bavaglio dalla bocca e tu mi prometti di stare tranquilla, ok?”
Tania annuì con la testa.
“Bene” rispose Erika e appena le libero la bocca Tania disse:
“Ti prego, slegami. Sono contenta che tu mi ami, io ti voglio bene ma non nel senso che pensi tu.”
“Certo che ti slego, hai paura che ti farò minacce del tipo: se ti azzardi a dire a qualcuno cosa è successo sei morta? Ma dai, vedi troppi film.”
“Non mi piacciono le donne, solo i ragazzi”
“Sai, potremmo fare così: la parte attiva la faccio io, tu farai quella passiva che si lascia fare. Anche prima quando te la ciucciavo mi è parso che non disdegnavi poi molto… chiudi gli occhi e pensa che sono un ragazzo se proprio sei nauseata.”
“Beh… è vero, sei stata molto brava e mi stavi sconvolgendo… anche se chiudo gli occhi so che sei tu.”
“Allora sono meglio di un ragazzo. Vedi, è proprio per questo che è magnifico essere lesbiche, noi conosciamo già i punti del piacere di una donna, un uomo in genere vuole solo metterlo dentro e godere. Io ti slego e continuo a mangiartela come prima, intesi?”
Tania fu slegata, mani e piedi, e per prima cosa si tolse gli indumenti rimanenti, anche il piccolo reggiseno.
“Wow, che borchie! Adesso mi prendo cura di loro” fece Erika, e in un battibaleno succhiava e mordicchiava i grossi capezzoli di Tania. Era davvero patita per le tette, di qualsiasi forma e dimensione.
L’orologio segnava già le 21 passate e Marco entrò nella palestra. C’era uno strano silenzio, solitamente le ragazze negli spogliatoi facevano un gran casino, così bussò alla porta dove stavano loro in quel momento. Samantha e Barbara sobbalzarono, mentre nelle docce le altre quattro non sentirono proprio nulla a causa dello scrosciare dell’acqua.
“Chi è?” disse con voce tremante Samantha, non per paura ma per un orgasmo interrotto proprio sul più bello.
“Ciao, sono Marco, Ali è nelle docce?”
“Sì, te la chiamo subito” rispose Barbie e si avviò velocemente a chiamare Alice.
Lo spettacolo colpì “occhi azzurri”: Marina stava succhiando le tette al capitano della squadra che si strusciava con le mani quella bellissima fica rosa.
Barbara si schiarì la gola e disse: “C’è Marco, è dietro la porta!”
“Cosa?” fece sottovoce e abbastanza stupita Alice “Scusa amore mio” rivolgendosi a Marina e le diede un altro bacetto sulle labbra, come due innamorate.
Alice uscì dalle docce, si infilò l’accappatoio e uscì dagli spogliatoi.
“Ciao amore, ti ho telefonato prima ma forse eri già ad allenarti” disse Marco.
Già. Ricordò solo ora di una chiamata dopo quella di Marina: era stato lui allora.
“Ehm, si… cosa ci fai qui?” chiese un po’ intontita Alice.
“Stasera andiamo a casa mia, ho una bellissima collezione di farfalle da mostrarti!”
“Scusami, ma sono stanca, mi spiace” rispose Alice e lo baciò appena sulle labbra “un’altra sera magari, eh?” rientrò negli spogliatoi sbattendogli praticamente la porta in faccia.
Marco rimase senza parole per qualche minuto, voleva ribussare, ma poi se ne andò. Vai a capirle le donne.
Mentre Alice andava a parlare con Marco, Marina chiese sottovoce a Barbie:
“So quanto vi amate tu e Sammie, ma perché non ti lasci baciare un attimo?”
“No, non posso” rispose agitata Barbie dai capelli rossi.
“Dai, non è eccitante? Tradire per un attimo la tua metà a pochi metri di distanza?”
“No, mi dispiace.” E Barbara tornò da Samantha lasciando delusa Marina.
Tania guardò l’orologio a polso della Casio e disse:
“Mio Dio, è tardissimo! Devo andare, mi spiace Erika, continueremo mercoledì, ok?” e le diede un casto bacio sulle labbra.
Per Erika andava benissimo così, tutto sommato l’aveva lasciata con un bacio sulla bocca.
Ormai era ora di andarsene anche per le altre, altrimenti la vigilanza che passava ogni tanto si sarebbe insospettita vedendo le luci ancora accese.
Ma due giorni dopo avrebbero potuto riprendere da dove avevano lasciato, soprattutto le due coppie Alice-Marina ed Erika-Tania, che non avevano praticamente concluso nulla.
Per quanto riguarda Samantha e Barbara invece, continuarono anche a casa mentre cenavano e poi per tutta la notte, una notte di passione infuocata creata solo dai loro corpi.
CONTINUA…
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