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Tre + uno e il guardone


di LoryLoredana
25.11.2020    |    739    |    2 10.0
"Il fatidico giorno era arrivato, per l’occasione avevo acquistato delle mutandine tanga da donna colore bianco per far risaltare la mia intensa abbronzatura..."
Durante la settimana che aveva preceduto il mio incontro con il trio, con Nicola avevamo avuto più volte occasione di parlare di noi, gli avevo confessato la smania ansiosa dell’attesa e lui mi aveva raccontato di come li aveva conosciuti e come si era instaurato quel rapporto amichevole.

Per tanti mesi, psicologicamente distrutto a seguito della forte delusione causata dalla fuga dell’ex compagna, era rimasto barricato nella sua casa, come un animale che sconfitto si rifugia nella tana per leccarsi le ferite.

C’era voluta tanta fatica e molto tempo per decidersi ad uscire, evitava luoghi affollati e aveva scelto il fiume per trovare pace e tranquillità, con il tempo era stato adottato da quel luogo che per lui era diventato la sua seconda casa.

Andando in giro spesso da quelle parti gli era capitato d’incrociare habituè che s’imboscavano per far sesso e non aveva resistito alla tentazione di spiare i loro incontri, guadagnandosi così l’appellativo di “guardone del fiume”.

Aveva conosciuto il trio a fine primavera, Il maschio più giovane lo aveva fermato al parcheggio dicendogli che si erano accorti del suo vizietto ma che a loro l’essere spiati non dispiaceva affatto; la loro donna era un appassionata esibizionista, l’idea che sconosciuti la vedessero farsi sbattere la eccitava moltissimo.

Il disegno di Nicola che mi riguardava stava realizzandosi, il trio era pronto ad accogliermi come l’altra “femmina” del gruppo.

In un certo senso Nicola si sentiva il regista dello spettacolo che avrebbe visto con il suo binocolo ed era curioso di vedermi all'opera in mezzo ai tre.

Il fatidico giorno era arrivato, per l’occasione avevo acquistato delle mutandine tanga da donna colore bianco per far risaltare la mia intensa abbronzatura ed il mio culetto tondo e sodo.

Nicola mi aveva dato appuntamento al parcheggio per le 14,30, da lì avremmo raggiunto il fiume dove ci saremmo separati per occupare ognuno i nostri spazi: lui la postazione guardone, io la tana del sesso.

Frettolosamente mi ero imbucato dentro il giaciglio e immediatamente mi ero spogliato, rimanendo soltanto con le mutandine bianche attillatissime sui fianchi e volutamente ridotte fra le natiche.

Il trio non tardò ad arrivare, appena entrati gli uomini si erano tolto tutto di dosso, la donna era rimasta con slip neri.

Davanti ai miei occhi si ergevano due verghe carnose ambedue di ragguardevoli dimensioni, nonostante fossero ancora a riposo: al solo pensiero di poterle gustare ero già andato in brodo di giuggiole!

Il più giovane si era avvicinato a me e sfregando la sua fava calda sul mio culo aveva iniziato ad accarezzarmi. Istintivamente avevo afferrato quella verga e sentendola rapidamente crescere nella mia mano mi ero chinato per succhiarla con frenesia.

Nel frattempo l’altro maschio aveva tolto lo slip alla femmina, l’aveva fatta inginocchiare davanti a lui e le aveva sbattuto la verga sul viso.

Lei dopo averlo baciato dolcemente sul glande, aveva iniziato a leccarlo e succhiarlo lentamente.

Quei preliminari avevano acceso in me una forte eccitazione e come spesso mi capitava il ritmo cardiaco e il respiro avevano iniziato ad accelerare: i giochi non erano che all'inizio ed io come sempre avevo già perso la testa!

Solitamente di fronte a situazioni come quella perdevo ogni inibizione, perdevo letteralmente il controllo e mi abbandonavo come un automa al volere degli altri, cerebralmente preso da un desiderio perverso di sottomissione.

I sintomi di quella mia instabile condizione si erano mostrati evidenti agli occhi del trio, loro se ne erano accorti e come dei felini che cacciano in gruppo erano pronti ad “azzannare” la preda.

La donna intanto si era rialzata, era andata a frugare dentro uno zaino appeso ad un ramo tirando fuori un paio di polsiere e uno strapon dotato di un grosso fallo nero.

Era giunto il momento di animare l’ambiente, lo spettacolo, quello vero, era appena cominciato e Nicola dalla sua postazione se lo stava gustando in esclusiva.

I maschi mi avevano preso di peso, mi avevano disteso prono sopra una stuoia divaricandomi le gambe, nel contempo la femmina aveva bloccato le mie braccia dietro la schiena chiudendo le polsiere.

Il più giovane dei maschi aveva afferrato con le sue mani le mie natiche e le aveva allargate, aveva spostato il perizoma lateralmente scoprendo il mio buchino sudato, mentre la femmina si era inginocchiata in mezzo alle mie gambe e dopo aver lubrificato il pertugio, aveva introdotto in un colpo solo tutto il fallo dentro il mio buchino voglioso.

Io non avevo opposto alcuna resistenza e una volta entrato avevo stretto l’arnese contraendo intensamente l’anello muscolare dello sfintere.

La femmina aveva iniziato a scoparmi come un maschio scopa una troia di strada e nel contempo mi aveva ripetutamente e ritmicamente sculacciato; il maschio più grande si era inginocchiato davanti al mio viso e mi aveva sbattuto in bocca la sua dura nerchia nervosa che io avevo accettato con piacere.

La femmina mentre mi scopava aveva preso in bocca la mazza dell’uomo più grande spompinandolo con veemenza, io preso da un ormai familiare stato libidinoso avevo iniziato ad ansimare e gemere, urlando il mio piacere al fiume, pregando il trio di darmi ancor di più.

Sentendomi urlare in quel modo i tre si erano ulteriormente convinti di potermi sfruttare e così, accogliendo il mio “grido d’aiuto”, si preparavano a offrirmi in tandem le loro doti naturali.

Il più grande degli uomini si era sdraiato cazzo all'aria sulla stuoia, la femmina dopo avermi imbavagliato per attenuare le mie prossime urla e spalmato con le dita nel mio culo un’abbondante dose di gel lubrificante, mi aveva guidato a distendermi supino sopra il maschio, poi si era disposta con la patata sul viso del compagno ed aveva allargato le mie gambe piegandole verso di lei.

Un attimo dopo il maschio aveva già spinto la sua mazza dentro il mio culo spalancato e nel contempo aveva sguainato la lingua facendola scorrere lungo il taglio della fregna di lei che aveva iniziato a dimenarsi dal godimento.

Mentre ad occhi chiusi stavo godendomi quel bel palo ferreo ormai completamente dentro di me, l’altro maschio aveva iniziato ad infilzarmi anche con il suo cazzo.

Per una decina di minuti mi ero fatto scopare avidamente dai due cazzi insieme, avevo goduto avidamente come una cagna in calore dentro un canile e in ultimo avevo sentito invadere lo sfintere dal brodo caldo che i maschiacci avevano iniettato dentro di me: grazie a quei due angeli ero sprofondato in uno stato di inconscia sublimazione!

Terminata l’opera, sazi, i tre se ne erano andati senza neanche un cenno di saluto, lasciandomi lì nudo sudato e sporco, disteso inerme e intontito sulla sabbia, abbandonato dopo l’uso.

Nicola, sapendomi sfinito, era venuto in mio soccorso con in mano una bottiglietta d’acqua e un asciugamani pulito.

Preso dall'arsura, in un baleno avevo svuotato l’intera bottiglietta, mi ero asciugato e pulito corpo e viso, ringraziandolo dell’attenzione.

Quel giorno c’eravamo salutati con appena un cenno, dandoci appuntamento al giorno dopo.

Il giorno successivo era stato ovviamente il giorno dei commenti, seduti tranquillamente sul greto del fiume c’eravamo scambiati le nostre impressioni su quell'incontro assai movimentato del giorno precedente.

Nicola, che si era gustato con soddisfazione lo spettacolo, “in prima fila” dal suo osservatorio privilegiato, apprezzando quella performance lasciva.

Guardandomi fisso negli occhi, mi aveva fatto i complimenti per la convincente interpretazione e curioso mi aveva interrogato per appagare la sua maliziosa curiosità.

Rispondendo puntualmente, gli avevo palesato la mia libidinosa soddisfazione di essere stato trattato come una cagna randagia in calore e di aver subito docilmente quella spudorata sottomissione, obbedendo senza opporre alcuna resistenza alle turpi voglie dei miei sospirati dominatori.

Al momento della duplice penetrazione, avevo accusato una sensazione dolorosa rettale, che però avevo superato pochi istanti dopo rilassando involontariamente la muscolatura e allargando così il mio sfintere, grazie all'effetto placebo del sublime godimento, per poi infine esaltare il mio orgasmo accogliendo in me un “fiume” di sperma bollente.

Le nostre chiacchiere avevano esaurito il pomeriggio, lasciando Nicola lo avevo baciato su una guancia e gli avevo strappato la promessa che avrebbe organizzato un nuovo spettacolo.
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