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Gay & Bisex

Amore esco, porto Bobby a spasso...


di LoryLoredana
27.11.2020    |    787    |    4 10.0
"Alberto, assiduo frequentatore del bar cittadino, in compagnia degli amici, come lui “integerrimi” eterosessuali, spesso ridicolizza a voce alta quelli che..."
L’uomo che ho soprannominato “il pelato”, è’ un cinquantenne di nome Alberto, calvo, un poco sovrappeso, ma ancora abbastanza agile e possente.

Ogni sabato mattina, libero dal lavoro, con il pretesto di portare il cane a fare sgambate e bisognini, lascia la moglie a casa e se ne viene al fiume, alla ricerca di nuove emozioni, parimenti ad altri mariti che un bel giorno si sono fatti prendere dalla curiosità di provare qualcosa di “diverso”.

Alberto, assiduo frequentatore del bar cittadino, in compagnia degli amici, come lui “integerrimi” eterosessuali, spesso ridicolizza a voce alta quelli che con accezione dispregiativa chiama indifferentemente “froci”, “ricchioni”, “finocchi”, checche, ecc.

Io che faccio parte di quella specie dispregiata al bar, ne ho conosciuti tanti di mariti insospettabili che, lontani dal bar, in incognito, non si sono fatti scrupoli di fare sesso con me.

Nel frattempo lì al fiume le cose erano un poco cambiate, con mio sconforto. Nicola non aveva potuto onorare la promessa di organizzare un nuovo spettacolo con il trio (vedi racconto Tre + Uno E Il Guardone ), non per sua colpa ma in quanto il trio si era sciolto per motivi a lui sconosciuti.
L’alcova fluviale ricavata dal trio tra gli arbusti era rimasta “tristemente” libera ed io ne avevo fatto il giaciglio dove rifugiarmi, con riservatezza, per soddisfare i miei costanti appetiti sessuali.

Al mio arrivo in quello spazio, che mi rammentava personali momenti di smodato godimento, posavo il mio zaino, aprivo sulla sabbia la stuoia e poi uscivo distendendomi nudo al sole su un asciugamani color arcobaleno.

Quando qualcuno passava nei pressi, prontamente mi mettevo prono per mostrare il culetto nudo, contando di attirare l’attenzione dei passanti eventualmente interessati alla mercanzia.

Il “pelato” mi era gironzolato intorno più volte con circospezione, senza fermarsi, lanciandomi occhiatine apparentemente disinteressate...

Pensando che forse avesse bisogno di un aiutino, avevo deciso di provocarlo e al suo passaggio avevo iniziato ad accarezzarmi le natiche strofinandomi finanche tra le natiche.

Non mi ero sbagliato, avevo colto nel segno.
Quei miei gesti lo avevano in qualche modo arrapato e lui si era avvicinato più del solito a me con una sigaretta sulle labbra e mi aveva chiesto pedestremente di accendere, mentre il cane si era allontanato dileguandosi tra la fitta vegetazione del boschetto di fronte.

Non essendo un fumatore non avevo potuto accendergli la bionda, ma avevo acceso in lui la giusta dose di coraggio per rompere il ghiaccio attraverso la pronuncia di alcune banali parole sul caldo estivo.

Dopo avermi chiesto il permesso, si era seduto affianco a me e avevamo iniziato una conversazione insignificante.

Con la scusa di assetarmi lo avevo lasciato seduto e sculettando mi ero infilato dentro l’alcova, convinto che di lì a poco mi avrebbe seguito...

Infatti, dopo pochi minuti, Alberto mi aveva raggiunto e si era disteso senza indugio sulla stuoia al mio fianco.

Senza perdere un attimo, girandomi su di un fianco, gli avevo sfilato i bermuda e le mutande, mentre lui, preso da un certo imbarazzo, si strofinava con la mano destra gli occhi e la fronte.

Il suo cazzo, di discrete dimensioni, era balzato fuori dalle mutande come un rapace da una gabbia, presentandosi a me già pronto all'uso con cappella e corona molto ingrossate, evidenziando visibilmente lo stato di eccitazione di quell'uomo che si accingeva a vivere un avventura con una checca come quelle stesse tanto vituperate al bar...

Con voce suadente lo avevo invitato a rilassarsi e avevo iniziato a coccolargli il pene baciandolo amorevolmente sul glande, poi piano piano avevo fatto entrare la sua nerchia pulsante nella mia bocca e bagnandola abbondantemente di saliva, l'avevo stretta forte fra le mie labbra assetate di sborra.

Eccitatissimo non aveva tardato ad arrivarmi in gola ed io avevo deglutito il suo sperma caldo senza perderne neanche una goccia.

Alberto, appagato, si era ricomposto e salutandomi con il gesto della mano si era incamminato verso il sentiero che conduce al parcheggio, raggiunto poco dopo dal suo cane che nel frattempo era tornato dal suo giro per il bosco, dove forse aveva trovato, anch'esso, la piacevole compagnia di un suo simile.

Quell'uomo, insospettabile eterosessuale, era tornato più volte da me: io gli avevo puntualmente svuotato i testicoli, lui mi aveva confessato che da tempo aveva avuto la pulsione di provare le emozioni che io gli stavo regalando, emozioni che lo avevano turbato e che riteneva di non aver mai provato così intensamente con la moglie.


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