Gay & Bisex
Temporale d'Estate - Fulmini
di bifelice
06.10.2015 |
10.712 |
12
"“Dì un po’, com’è che nel tuo culo ci si può mangiare, tant’è pulito?” chiesi a Stefano..."
Dopo aver fatto le mie belle esperienze con uomini e donne, posso capire come mai sono tanto osteggiate le unioni tra maschi. Una volta provato a prendere in culo un bel cazzone e a sborrare con un orgasmo anale, scopare in figa una donna è un’esperienza da poco. La sborrata che hai con un uomo è sicuramente più goduriosa rispetto a quella che puoi avere con una donna, a parte la soddisfazione di possederla. Se non si ponessero freni e tabù agli accoppiamenti tra uomini, probabilmente la specie umana si sarebbe già estinta. Con Stefano fu questione di un attimo decidere che volevo impalarlo, che volevo possederlo completamente. Lasciai uscire dalla bocca il cazzone duro e gustoso che stavo succhiando, lo feci voltare e mi misi a leccare avidamente il suo buco del culo, mentre con un dito iniziai a penetrare lentamente il suo orifizio. Mentre leccavo quella carne inviolata, inserendo di tanto in tanto anche la lingua nel buchetto che sapeva di sale, sentivo crescere in Stefano l'eccitazione e la sua voglia di provarmi totalmente. Un dito ormai passava comodo in quello stretto passaggio e iniziai quindi a far entrare due dita, sempre leccando per lubrificare bene. Dopo un po’, vista l’assenza di reazioni negative e che Stefano iniziava ad accettare bene la cosa, iniziai a masturbargli il culo con tre dita, che feci entrare più che potei. Era fatta, o quasi. Stefano gemeva per la masturbazione anale e si era eccitato tanto: il buchetto era diventato notevolmente più largo rispetto all’inizio del lavoro di dita.
Spostai Stefano e lo misi appoggiato con il petto a un tavolino fatto di bambù che stava in mezzo alla casetta, a gambe larghe e con il buco del culo in alto e bene in vista. Mentre lo slinguavo pesantemente sulla rosellina scura, mi preparai l'uccello, ormai eretto allo spasimo, usando la saliva in eccesso che scivolava via dal buchetto. La raccoglievo dalla splendida sutura dei testicoli con le dita e la trasportavo al mio cazzo duro, pulsante e gonfio, che umettavo. Di lì a poco puntai il mio cazzo sullo sfintere di Stefano e iniziai a premere con la cappella piena di sangue e vogliosa di un bel culo, ben inumidita di saliva, sul buco vergine e altrettanto ben insalivato di Stefano.
Lui non aspettava altro.
"Adesso spingi, come quando vai di corpo", lo incitai, mentre spingevo con maggior forza, con la cappella color porpora che iniziava a dilatare sempre più quel buco stretto e rugoso. Il mio cazzo si faceva lentamente ma inesorabilmente strada verso il piacere maschio del buco del culo.
"Fai piano, lo sento entrare e mi brucia." Disse Stefano. Rallentai un po’ la penetrazione dopo aver infilato completamente la cappella nello stretto sfintere, ma Stefano iniziò a spingere l’intestino come gli avevo consigliato e a muoversi avanti e indietro, a destra e a sinistra per facilitare la penetrazione. Il mio cazzo ricominciò il suo percorso nelle interiora del mio bel maschione. Un centimetro alla volta, con Stefano che ormai respirava corto, il mio grosso cazzo stava prendendo possesso del suo ano e iniziava a massaggiargli ritmicamente la prostata e le delicate innervazioni dello sfintere. Una volta entrato completamente, con le mie palle che gli toccavano le splendide e sode natiche e con il mio ventre che si appoggiava, iniziai a sbattergli l’intestino e la prostata, dapprima con calma, quasi delicatamente, poi sempre più velocemente, con maggior lena. I mugolii di Stefano iniziarono a diventare più forti del rumore della bora che soffiava senza tregua. La mia pancia sbatteva sulle sue natiche lisce e rotonde ritmicamente e senza sosta, con il mio cazzo che gli dava un continuo massaggio prostatico. Il mio desiderio iniziò a salire insieme a quello di Stefano e ciò mi fece aumentare l'erezione e la voglia di sborrare. La mia eccitazione era fortissima. Entravo e uscivo dal buco con ritmo, mi fermavo a fondo corsa premendo per bene, poi uscivo del tutto, ammiravo il buco del culo aperto, ci sputavo sopra per lubrificarlo e poi rientravo con prepotenza incominciando una nuova cavalcata.
Stefano rantolava e mugolava, in preda a sensazioni fortissime. Non si teneva il cazzo con le mani, che erano appoggiare al tavolino. Ciononostante iniziò a emettere fili di sborra dall'eretto cazzo.
Gli presi i capezzoli tra le dita e incominciai a strizzarglieli con forza. Stefano iniziò a gemere e a mugolare e prese a succhiarmi le dita della mano destra, dopo essersele portate alla bocca staccandole dal capezzolo duro ed eretto. Nel frattempo un rivolo d'acqua iniziò a scendere sulla mia schiena dal tetto della baracca, intrufolandosi tra le mie natiche eccitate, solleticando il buco del culo stretto dall’enfasi inculatoria, proseguendo lungo lo scroto e cadendo a terra tra le mie gambe. Il vento aveva spostato qualche telo del tetto e la pioggia s’intrufolava furtiva.
Stefano volle girarsi a pancia sopra. Disse che voleva vedermi bene in viso mentre lo inculavo pistonando nel suo retto e perché voleva che lo baciassi sulla bocca, che ravanassi con la lingua nelle sue fauci vogliose. Lo misi appoggiato con la schiena al tavolino e con le gambe sopra alle mie spalle; gli umettai abbondantemente il buco del culo con la lingua, che raccolse un sapore di sale e di mare. “Cazzo, Stefano, nel tuo buco del culo ci si può mangiare, tanto è pulito!”, esclamai dopo aver constatato che il mio cazzo era pulitissimo nonostante lo stessi inculando da buoni dieci minuti e come il suo ano, ormai largo, che stavo penetrando con la lingua, profumasse di mare. “Sei solo troppo salato per la mia pressione!” aggiunsi, pensando di essere spiritoso.
Il buco del culo di Stefano ormai era bello largo e slabbrato e non aspettava altro che lo riempissi di nuovo con il mio durissimo cazzo. Entrai in Stefano con gioia d’un sol colpo mentre lo slinguavo in bocca, cosa che levò il fiato al mio bel brunetto e gli fece emettere un sospiro misto di stupore ed eccitazione, che eruppe dalla mia bocca appoggiata alla sua.
Fui tentato di sborrare quando il suo intestino avvolse completamente il mio eccitatissimo cazzo, ma resistetti e continuai ad andare avanti e indietro nelle viscere di Stefano.
Passata la voglia di sborrare, iniziai a stantuffare l’amico con forza e metodo. Il mio cazzo percorreva l’oscuro e lindo retto di Stefano, mentre con la lingua esploravo avidamente la sua bocca. Oppure gli tormentavo gli eretti capezzoli mordicchiandoli e tirandoli, o gli succhiavo le dita con avidità. Sull’addome tartarugato del ragazzone si stava formando una piccola pozza di sperma, proprio sopra all’ombelico, dove il cazzo faceva uscire piccole quantità di liquido seminale. Mentre trombavo le interiora di Stefano, questi mugolava di piacere. Gli leccai le dita della mano suggendole fino al palmo; Stefano quindi mi arpionò il culo e, dopo avermi infilato due dita nell’ano, iniziò a darmi il ritmo della fottuta, guidandomi proprio con le dita che mi violavano il buco del culo.
Iniziai a leccare la piccola pozza di sperma sull’addome di Stefano, trovandola molto saporita e gustosa, con un profumo di uomo forte. Ripulito a dovere l’addome dell’amico dalla sua sborra, mentre il mio cazzo gli squassava il retto presi in bocca il suo cazzone ormai prossimo a esplodere e iniziai a spompinarlo con foga, per quanto possibile, vista la posizione. Succhiando più che potevo perché volevo godesse il più possibile nella sua prima volta con me. Per fortuna il cazzo di Stefano era lungo, alla faccia di chi dice che le misure non contano e non fu troppo difficile prenderglielo in bocca mentre lo fottevo nel culo. Stefano iniziò a boccheggiare, emise alcuni lamenti e poi iniziò a rantolare. Tra un rantolo e l’altro m’incitava: Non ... Non …mmmm … fermarti …mmm.. sbattimi … così … godo, godo, sborro … sboooorrrooooooo! Ahhhhhhhhhhhhh, vengo, VENGO! ”
Lo sfintere di Stefano si serrò intorno al mio cazzo, stringendolo in una morsa forte ma piacevole. Iniziò l’orgasmo anale di Stefano, con gli occhi che gli si chiusero dopo essersi rovesciati. Il primo fiotto di sborra che mi raggiunse la lingua ed il palato dopo esser stato eruttato dal cazzone di Stefano, quasi mi sorprese. Era caldo, saporito, denso e cremoso. Aveva sapore di mandorle salate e profumo aromatico di spezie orientali. Subito dopo arrivarono altri schizzi che mi costrinsero a inghiottire rapidamente e avidamente, per non soffocare e per non perderne nemmeno una goccia. Era il suo primo orgasmo anale e la cosa gli provocò un piacere incontrollato. Si agitava, tremava e sbavava.
Ebbro di sperma, non controllai più la mia eccitazione. Pochi secondi dopo il primo orgasmo di Stefano, anch’io mi abbandonai al piacere e iniziai a sborrare in quel culo godurioso e ormai da me ben che aperto. “Ahhhh, si … vengo… sborro anch’io …. Sbooorrroooo!”. Schizzai ripetutamente nell’oscuro ventre, mentre Stefano m’incitava. “Si, godi in me, voglio sentirti venire dentro, baciami, baciami.”
Mentre m’incitava, continuava a farmi andare avanti e indietro nel suo retto usando le dita saldamente piantate nel mio culo come guida. Il colpo di grazia che mi fece sborrare fu proprio la penetrazione anale di quelle dita. Sborrai ripetutamente, come raramente mi era capitato nella mia vita. Gli schizzi raggiunsero il retto di Stefano con forza e, unitamente alla dinamica penetrazione che gli stavo infliggendo, lo fecero venire nuovamente in un orgasmo potente, che mi riempì nuovamente la bocca di sperma in gran quantità. Stefano venne una seconda volta, a distanza di neanche un minuto dal suo primo orgasmo.
Non mi lasciai scappare nemmeno una goccia di quella sborra così calda e buona. La inghiottii tutta, sorseggiandola a dovere quasi fosse un vino d’annata. Il mio cazzo era rimasto duro e ben piantato nel culo di Stefano per tutto il tempo e, nonostante l’orgasmo appena avuto, l’erezione non accennava a smorzarsi. Con calma estrassi il mio pistone di carne dal culo di Stefano, che era ancora stravolto dall’orgasmo anale e con il fiato corto. Come uscii dall’intestino di Stefano, prima che riuscisse a richiudere il buco slabbrato e largo, un po’ di pulitissimo sperma usci. “Dì un po’, com’è che nel tuo culo ci si può mangiare, tant’è pulito?” chiesi a Stefano. “Nulla di speciale.” Rispose ansimando, “Stamattina presto ho fatto un bagno in mare e mi sono lavato l’intestino con l’acqua del nostro Adriatico.”, mi spiegò lo stanco amico. Raccolsi lo sperma che gli usciva dal culo con le dita e glielo misi in bocca. Stefano succhiò avidamente le mie dita ricoperte di sperma, per poi baciarmi sulla bocca, trasmettendomi il sapore salato e fruttato del mio seme.
Continua se piace
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.