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Gay & Bisex

Attenti a quei due!


di Membro VIP di Annunci69.it bifelice
05.05.2019    |    14.195    |    33 9.7
"Mi prese la testa tra le mani e mi obbligò a prendergli il cazzo in bocca, spingendomi a 90°, cosa che permise a Gabri di incularmi alla pecorina ancora..."
ATTENTI A QUEI DUE
Estate, caldo che fa naufragare la voglia di andare in giro, che toglie le energie per una corsa per i carsici sentieri dell’altipiano e che ti rende statico. Il mio amico Stefano se n’era andato in vacanza, beato lui che poteva. Breve viaggio in Croazia, in camping naturista, con amica cozza ma dispensatrice di sano sesso in tutte le forme note. Amica che definivo cozza perché decisamente fuori dal nostro solito standard femminile, fatto di gran fiche alte e con il culo sodo, tette solide e gambe snelle. La nostra invece era alta, si fa per dire, 1,46, aveva la taglia 48 e la seconda di seno, peraltro un tantino cadente. Però scopare con lei era una botta di energia. Spesso le dicevo che aveva la figa atomica. Quando glielo mettevo dentro, era come sentire della corrente che ti passa per l’uccello. Stefano ed io ce l'eravamo scopata insieme e furono esperienze gioiose. Provammo svariate varianti, con io che inculavo lei mentre Stefano inculava me, io che inculavo Stefano mentre lei glielo succhiava avidamente. In due dentro di lei, uno in figa e uno in culo, oppure tutti e due in figa o tutti e due in culo, in un crescendo di piacere e di libidine. Facemmo docce scatenate dove ci si lasciava andare a copiose sborrate in libertà totale. Quella fine d’inverno andammo spesso in saune in Slovenia, dove ci appartavamo in zone nascoste o in penombra per approfittare di quel minimo di intimità per osare pompini o scopate rapide. Oppure fugaci contatti nelle vasche idromassaggio, per iniziare amicizie di letto a tutto campo. Ecco, il vantaggio di essere bisessuali è che si hanno tante possibilità. Il massimo dell’amica cozza di Stefano è che aveva molta fantasia e si comprò un bel strapless di 30 X 6, che usava trattenendolo inserito in figa e nel culo, con il quale inculò me e Stefano ripetutamente e senza sconti, facendoci venire copiosamente con orgasmi anali potentissimi. La variante che preferivo era con lei che mi inculava con lo strapless mentre me ne stavo a pecora, con Stefano che me lo succhiava voracemente stando sotto di me, ed io che lo succhiavo a lui, in un perverso 69 complicato ma godurioso, dove alla fine sborravamo entrambi in bocca l’uno all’altro. Ecco il vantaggio di una relazione stabile: stabilito che si è sani, si possono fare delle sane bevute di sborra!
Se Stefano se n’era andato in vacanza, io ero invece bloccato da problemi di lavoro e non potevo staccare la spina. A volte pensavo che la soluzione finale del fuoco sulle carte dell’ufficio, avrebbe potuto essere una geniale trovata. Poi, il senso di responsabilità mi faceva mettere via alcol e accendino e mi prostravo a nostra signora burocrazia. Unico sollievo, l’osmiza (vedi alla fine che cos'è) che aveva aperto proprio vicino casa, e che mi consentiva di trascorrere lì un po’ di tempo la sera dopo cena, bevendo del buon vino bianco fresco che producevano in proprio, senza il rischio di essere sottoposto all’etilometro. Verso sera, dopo il tramonto, iniziava a soffiare un venticello fresco dalla Val Rosandra e si aveva finalmente un po’ di sollievo dal calore del giorno. Anche quella sera mi recai dall’amico Ivan per il consueto quarto di vino, rigorosamente bianco, in compagnia del mio peloso amico cane che, con assoluta mancanza di fantasia, avevo chiamato Cane. Era un meticcione dal pelo semi lungo di colore nero preso al canile, molto intelligente e d’indole buona, anche se i suoi denti aguzzi e le dimensioni non proprio da volpino, incutevano un po’ di timore alle persone. Per questo motivo tendevo a mettermi su un tavolo un po’ isolato, dove potevo stare in compagnia di Cane senza creare problemi agli avventori.
Me ne stavo tranquillo a godermi vino e frescura, quando una coppia di avventori, giunti a bordo di un lussuoso SUV da almeno 90.000 Euro, mi chiesero il permesso di sedersi al mio tavolo. In effetti non c’erano più altri tavoli liberi e certamente non potevo tenere per me un tavolo da sei persone e li invitai ad accomodarsi, rimanendo io seduto all’estremità dove il cane stava tranquillo e rilassato. Si trattava di una coppia chiaramente sportiva, vestiti in maniera del tutto casual. Lei indossava un vestitino colorato e un po’ corto, era una bella donna di circa quarant’anni, molto ben portati, statura decisamente alta e con lunghi capelli castani mossi. Fisico asciutto, ma con le forme giuste nei punti giusti. E pareva non indossare reggiseno. Lui, alto e moro con capelli corti, era sicuramente un palestrato dal fisico più che tonico, con muscoli delle braccia possenti e ben aderenti alla maglietta e pettorali prorompenti che spingevano dei robusti capezzoli contro la maglietta di una taglia troppo stretta. Le gambe che uscivano dai corti pantaloncini jeans erano anche ben tornite e muscolose. Decisamente avrei dovuto ritornare in palestra anch’io. Non notai su di lui traccia di peli né sulle braccia, né sulle gambe, cosa che mi fece ritenere che si depilasse totalmente. Lui si sedette accanto a me alla mia destra, mentre lei si sedette davanti al suo uomo. Il movimento dei seni sotto al vestito di lei mi fecero credere che non portasse il reggiseno, ma non ne avevo certezza. Iniziai così a guardare nella scollatura sperando di non essere notato. La mia era proprio una curiosità indecente, ma molto forte, non riuscivo a trattenerla. Ad un certo punto mi parve che lei facesse apposta di sporgersi in avanti verso il suo uomo, quel tanto che bastò a farmi vedere un bel capezzolo eretto privo di tutela tessile. La vista di quel roseo fiorellino su un seno taglia terza, coppa C e abbronzato, di consistenza scultorea, mi fece partire un sottile stato di eccitazione. Il mio implume uccello iniziò ad ingrossarsi e mi vennero altre strane idee. Ad esempio iniziai a chiedermi se portasse le mutandine. Ma per accertare la cosa avrei dovuto trovare una scusa per andare sotto al tavolo e questo non mi pareva corretto. Oltretutto rischiavo di dare scandalo in un posto dov’ero molto conosciuto.
Nel frattempo l’uomo aveva iniziato a bere il suo vino e a parlare con la donna di cose apparentemente amene, di gite in Slovenia e di spiagge croate. Ogni tanto la sua gamba toccava la mia, ma preso com’ero dal pensiero delle mutandine della donna, e dalla possibilità che la sua passeretta potesse essere implume, mi distraevo notevolmente, anche perché indossavo solo dei leggeri pantaloncini che utilizzavo per la corsa, senza biancheria, e un’erezione iniziava a montare in maniera poco discreta. Ordinai all’amico Ivan un altro quarto di vino, anche per cercare di distrarmi da quei pensieri peccaminosi ma goderecci. Tuttavia i toccamenti della gamba del mio vicino di tavolo continuavano e la cosa mi incuriosì. Notai così che anche il suo pantaloncino era ripieno di qualcosa che iniziava a gonfiarsi, segno inequivocabile di un’erezione in corso di materializzazione. E un altro pensiero indecente prese consistenza nel mio cervello. E se anche lui fosse depilato sul pisello e magari gli piacessero gli uomini tipo me? Certo non ero da buttar via, anche se la mancanza di palestra si stava rivelando inequivocabilmente. I due continuavano a parlare di spiagge dove andare il giorno dopo e sentii così che erano indecisi tra il Camping Solaris e quello di Koversada, entrambi naturisti e situati in meravigliose località della costa croata. Incuriosito dalla situazione, con la lei che continuava a sporgersi verso il suo uomo facendomi intravedere entrambe le tette con i capezzoli generosamente eretti e con il lui che continuava a sfiorare la mia gamba con la sua, mentre un’erezione gli si stava chiaramente materializzando dentro i pantaloncini, presi la palla al balzo per le loro indecisioni e decisi di intervenire nella loro discussione.
- “Scusate se mi intrometto” dissi, in realtà intromettendomi a gamba tesa tra i due, “sono frequentatore dei camping naturisti croati da un sacco di tempo e credo che potrei darvi qualche informazione utile.”
La mia speranza era che mi dessero bado. Tra l’alcol che stavo ormai accumulando nel sangue e la mia notoria porcelloneria che stava facendo gonfiare il mio pelato uccellino, faticavo non poco dal trattenermi di sbavare sul tavolo dell’osmiza. Quei due mi stavano intrippando in maniera decisamente forte, come non mi era mai successo sino a quel momento.
“Bene, se hai esperienza, perché no, sentiamo il tuo parere.” disse l’uomo, rivolgendosi a me in maniera decisamente schietta. “Mi chiamo Mauro e qui c’è la mia compagna Gabriela, ma tutti la chiamiamo Gabri. Sai, è di origini brasiliane.” aggiunse porgendomi la mano, che strinsi soddisfatto di come si stavano mettendo le cose. “Io mi chiamo Flavio e abito qui vicino.” dissi per presentarmi. Strinsi la mano anche a Gabri, e mi soffermai – forse un po’ troppo – a sentirne la consistenza. Era morbida, ma forte al tempo stesso, non lasciava la mano molle come fanno tante donne.
“Sapete, noi triestini siamo abituati da decenni ad andare in Croazia nelle spiagge naturiste e le conosciamo bene. Io ci vado ogni anno in vacanza d’estate almeno un paio di settimane con un mio amico.” spiegai ai nuovi amici. “Quest’anno purtroppo sono dovuto rimanere a Trieste perché ho un sacco di lavoro da terminare in ufficio e non ho potuto accompagnare il mio amico e la sua ragazza.” conclusi, accennando anche alla presenza della cozza.
“Noi invece siamo di Vicenza e non siamo mai stati in un camping dove rimanere nudi tutto il giorno.” disse Mauro. “Siamo stati qualche volta nudi in riva al fiume, se non c’erano altre persone, ma poca cosa, esperienze da poco.” terminò Mauro.
Spiegai loro nel dettaglio la differenza tra i campeggi della costa croata e come la popolazione dei campeggi si differenziasse molto a seconda della destinazione: alcuni erano votati alle famiglie, altri alle coppie più o meno mature o edoniste. In quelli con le famiglie c’era poca vita serale e nessuna notturna, si sentivano spesso pianti di bimbi piccoli mentre quelli più grandicelli sfrecciavano sereni in bicicletta. In quelli edonisti si aveva vita serale e notturna, le persone in spiaggia erano molto attente alla loro esibizione e non era infrequente osservare persone che si scattavano foto al limite dell’indecenza, né era raro vedere persone fare sesso in mare, magari attaccati ai galleggianti che delimitano lo specchio di mare per la balneazione. Spiegai loro che in genere con il mio amico (credo che iniziassero a capire che facevamo anche sesso tra di noi) frequentavamo i camping per single e coppie libere, dove ci divertivamo parecchio.
Ormai erano quasi l’ora di chiusura dell’osmiza e il conto dei bicchieri di vino consumati era discretamente lungo anche per Gabri e Mauro. Mi sentivo euforico e sicuramente avvinazzato quanto bastava per raggiungere casa dritto, ma non savio. Mentre stavamo per alzarci arrivò il nostro oste Ivan per darci la notizia del giorno: “Purtroppo la polizia locale ha messo due posti di blocco, uno a monte e l’altro a valle del paese, sull’unica strada, per beccare chi ha bevuto. Sono lì con l’etilometro spianato e non hanno intenzione di mollare tanto presto. L’altra sera sono rimasti appostati sino alle 2 del mattino e hanno fatto una strage di patenti.” disse Ivan.
Se la cosa non era un problema per me e per Cane, visto che abitavamo a poca distanza dall’osmiza e che comunque l’amato quattrozampe era astemio, ciò costituiva un grosso problema per i miei due nuovi amici. Da quanto avevo visto, lui aveva bevuto almeno mezzo litro di vino bianco senza mangiare, mentre lei credo che non fosse molto lontana da quel livello. Affrontare un etilometro in quelle condizioni significava abbandonare il loro splendido SUV per un bel po’ di tempo in qualche deposito della polizia e perdere la patente, oltreché un mucchio di soldi per sanzioni varie. Ad un mio amico il tribunale aveva comminato 15.000 Euro di sanzione, perché il problema è anche penale, oltre alle spese legali e a quelle del suo avvocato.
Mentre Mauro e Gabri rimiravano malinconicamente i loro bicchieri clamorosamente vuoti, ebbi un’idea geniale e dissi loro: “Scusate, avrei una proposta da farvi.” I loro sguardi abbandonarono i bicchieri per posarsi su di me pensierosi. Continuai dicendo: “Posso chiedere all’amico Ivan se vi permette di lasciare qui il vostro SUV parcheggiato per la notte, è recintato e non sparisce di sicuro e potreste trascorrere la notte a casa mia, abito qui vicino e ho un paio di stanze arredate e libere. Potrei lasciare a voi la camera matrimoniale, mentre io dormirei in una cameretta.”
Alle mie parole ai due amici iniziarono nuovamente a brillare gli occhi ed un sorriso iniziò a far capolino sulle loro bocche. Scommetterei che si diedero un veloce piedino sotto al tavolo, ma potrei anche perdere perché ero un po’ brillo e la mia fantasia erotica stava galoppando velocemente.
“Sei sicuro che non ti saremo di disturbo?” disse Mauro, con un sorriso a 32 denti, mentre anche Gabri iniziava a rianimarsi e a sporgersi verso di me, facendo nuovamente intravedere i suoi capezzoli piccoli e chiaramente eretti. Sinceramente distratto dalla vista delle tette di Gabri e già in piena fantasia erotica, mi limitai ad una negazione decisa ma al tempo stesso gentile. Andai a chiedere il permesso di lasciare lì il SUV al mio amico Ivan, pagai il conto mio e anche l’ultimo quartino di Mauro e Gabri e mi avviai verso i due nuovi amici mentre Ivan mi salutava con un augurio in sloveno, che solo dopo un po’ di tempo mi tradusse.
Mauro prese fuori dall’auto una valigia, quella che conteneva il loro necessaire super griffato per l’igiene personale, che solo quello sarà costato un paio di centoni e ci avviammo con il passo un po’ incerto di chi ha comunque bevuto un po’ troppo verso la mia casetta comoda e bella. Rimasi decisamente affascinato dalla bellezza che Mauro e Gabri facevano vedere, ma anche dal loro portamento, decisamente conscio della loro bellezza e gradevolezza. Lei si lasciava dietro una scia di erotica femminilità e solo vedere le gambe lisce e ben tornite che uscivano dal suo corto vestito estivo mi provocava eccitazione e lussuria. Devo dire che anche il culo di Mauro non mi lasciava indifferente, anche se la cosa che più mi attirava era quel “pacco” così ben dotato che non si capiva nemmeno se era già in erezione oppure se le dimensioni erano quelle da moscio, cosa che mi pareva ancor più eclatante. Mentre si camminava, e tanto per distrarmi un po’ da tutti quei pensieri lascivi, mi premurai di spiegare che tra gli ospiti di casa c’era pure il gatto Zabaione, che però tutti chiamavano Zabà, che era dolcissimo e d’indole tranquilla. “Al massimo ve lo trovate che dorme sul letto insieme a voi, ma non fa niente di male.” Gabri scoppiò in una risata decisamente simpatica e soffocata per non fare troppo baccano. “Guarda che a Vicenza non mangiamo più gatti da un bel po’, il tuo Zabà può stare tranquillo anche se ci siamo noi.” disse allegramente. Mauro aggiunse: “A dire il vero mio nonno mi raccontava che durante la guerra c’era proprio una fame nera e la gente mangiava tutto quello che trovava, anche i serpentelli di fiume e le rane degli stagni. E mangiava certamente anche i gatti, ma ormai sono cose che non si fanno più.” Poi, dopo un lieve sospiro, aggiunse: “Al massimo, oggi come oggi, mangiamo gli uccelli.”. Quest’ultima frase provocò una certa ilarità a Gabri, ma mi guardai bene dal chiederle spiegazioni.
In un paio di minuti arrivammo a casa mia. La via era scarsamente illuminata, essendo una parallela alla strada principale. Proprio per questo avevo messo una lampada esterna ad accensione comandata da un sensore infrarosso crepuscolare, che mi permise pertanto di trovare immediatamente la serratura. “Ecco, ho trovato il buco e ora entriamo!”, esclamai alludendo, nella mia testa alcolica, alla serratura, ma provocando invece un attacco di riso sornione ai miei ospiti. Mi accorsi così del mio assurdo doppio senso.
Entrati in casa ci venne subito incontro Zabà, che volutamente ignorò Cane per andare a farsi vedere, ronfante di fusa, ai nuovi arrivati, che ovviamente si persero subito in mille complimenti a sua maestà il gatto, a questo punto volutamente ignorato da Cane. Portai gli ospiti al piano di sopra, dopo aver fatto loro vedere i locali al piano terra. Giunti sopra dissi: “La vostra camera è questa, se mi date una mano cambiamo in un momento le lenzuola.” Poi, proseguendo, entrai nel bagno e dissi: “Ecco, questo è il vostro bagno, c’è una doccia bella grande e non manca neanche il bidet, io userò il bagno al piano terra. Volete darvi una rinfrescata subito?”, terminai interrogativo al massimo. I due, senza nessun problema, appoggiarono il loro necessaire sulla lavatrice e Mauro chiarì subito la questione: “Guarda, abbiamo fatto un bel po’ di strada oggi e siamo un po’ impolverati. Una doccetta prima di andare a dormire ci starebbe proprio bene!”. Al che risposi un po’ imbambolato: “Vado un momento a prendervi degli asciugamani puliti e torno.”. Mentre dicevo ciò, Gabri si stava già sfilando il corto vestitino dandomi le spalle e stando difronte al suo uomo, non aveva slip, e intravidi un sorriso sornione sulle labbra di Mauro. Prima di essere uscito dal bagno feci in tempo a vedere il fantastico culetto di Gabri, posto alla fine di due slanciate e tornite gambe, mentre Mauro si sfilava la maglietta, decisamente troppo stretta per contenere tutto quel bendiddio di maschio latino che ora mi trovavo davanti. Ormai scosso dalla visione di quei splendidi corpi nella doccia, dribblai il gatto e il cane e andai velocemente al ripostiglio, dove presi due bei asciugamani di cotone profumati di lavanda. Tornai al bagno ed entrai senza pensare a cosa avrei visto. Mi si presentò una scena decisamente eccitante. L’acqua calda scrosciava dal getto della doccia, mentre sotto c’era Mauro in piedi, fisico muscoloso e virile, muscoli gonfi e delineati, e in ginocchio davanti a lui c’era Gabri, intenta a succhiare e leccare voluttuosamente uno dei più bei cazzi che avessi mai visto. E, credetemi, non ne ho visti pochi! Rimasi un po’ imbambolato a quella splendida vista e mi riscosse la voce maschia e decisa di Mauro che disse: “Metti pure giù gli asciugamani e sbrigati a entrare in doccia.”. Non me lo feci ripetere due volte. Con il cazzo già duro, credo di aver battuto il record personale di erezione, appoggiai sulla lavatrice gli asciugamani e mi spogliai velocemente dei pochi indumenti che avevo, i pantaloncini per la corsa e una maglietta. Entrai rapido nella doccia, che per fortuna avevo previsto ampia, mentre Gabri stava in ginocchio succhiando di gusto il cazzone di Mauro, una dotazione decisamente notevole. Feci in tempo a notare un bel po’ di cose in pochi secondi: Mauro che era del tutto glabro, neanche un pelo. Il suo sguardo sul mio cazzetto eretto, povero animalino che al confronto del suo era proprio piccolino. Notai anche le tette di Gabri, decisamente belle, tondeggianti il giusto, Non cadenti, decisamente una terza coppa C, quella che preferivo fin dai miei primi turbamenti adolescenziali. Ma soprattutto notai lo splendido lavoro di bocca che Gabri stava facendo a Mauro, un andirivieni su quel cazzo decisamente sensuale. Prima una succhiatina al glande, poi una leccata all’orifizio, poi una leccata sull’asta; arrivata al glande, un ingoio di cazzo decisamente notevole, viste le dimensioni e poi una succhiata ai testicoli mentre delicatamente segava quel bestione. Chiusa la porta della doccia, mentre l’acqua iniziava a bagnarmi, Gabri iniziò subito a succhiarmi il cazzetto con passione, mentre segava il suo uomo. Mauro, dal canto suo, mi mise la possente mano intorno alla vita e mi attirò a sé. Mi prese poi per la testa con l’altra nerboruta mano e mi avvicinò alla sua bocca. Iniziò a baciarmi con passione, sentivo la sua lingua intrufolarsi tra le mie labbra. Il sangue mi andò dalla testa al cazzo, iniziai così a ricambiare quei baci con passione e tanta gioia. Poi mi abbassai sulle ginocchia, sinché mi trovai anch’io sullo stesso piano di Gabri, che nel frattempo aveva ricominciato a ciucciare quel gran cazzo di Mauro. Come se volesse darmi il suo benestare, Gabri interruppe il suo pompino e mi diede anche lei un bacio passionale sulle labbra, cosa che mi fece ulteriormente eccitare, mentre mi cedeva il posto per succhiare il cazzo di Mauro, ormai di una durezza sconvolgente e di una bellezza indescrivibile. Iniziai a leccare delicatamente quel glande violaceo e pulsante. Per fortuna non ero una verginella, altrimenti avrei iniziato a preoccuparmi. Era ancora insalivato da Gabri, ma la cosa mi piacque e un brivido di eccitazione percorse la mia schiena, andando a solleticarmi il buco del culo. Si, il buco del culo bramava già quel cazzo divino e bellissimo, non temeva certo le dimensioni e già pregustava l’orgasmo anale che avrebbe potuto dargli. Slinguai con crescente brama quel glande, insistendo sul buchetto in cima al glande, volendo quasi che la mia lingua entrasse lì dentro. Lo presi tutto tra le labbra e me lo spinsi sino in gola. Una mano accompagnava i movimenti della mia testa. Ma non era di Mauro, bensì di Gabri, era lei a darmi il ritmo del pompino. Mauro emetteva sospiri di godimento, mentre lo scrosciare dell’acqua rendeva ancora più surreale la situazione. Poi la mano che mi dava il ritmo alla testa mi lasciò e iniziai a sentire delle dita che mi stavano premendo sul buco del culo. Il lavoro era fatto bene, non era brutale, era gentile e deciso. Non poteva essere altri che Gabri a farmi quel trattamento. Sentii prima un dito entrare nel mio ano, subito dopo seguito da un altro. Stavo spingendo per allargare lo sfintere, avrei voluto che già ci fosse un bel cazzo, per lo meno un dildo, pronto lì per entrarmi nelle viscere del buco del culo e far maturare l’orgasmo prostatico. Ma si aggiunse solo un terzo dito, che non fece altro che farmene desiderare altri ancora. Stavo succhiando un cazzo da sogno, mentre una gran figa mi ravanava il buco del culo: che altro potevo volere di più? Si, volevo un bel cazzo, come quello di Mauro!
Ma Gabri uscì dal mio buco eccitato e aperto e si tirò in piedi, mentre stavo succhiando quel gran cazzo del suo uomo. E, come tutte le grandi troie, mentre lo succhiavo lo guardavo succube, dal basso verso l’alto, in ginocchio davanti a lui, mentre Mauro, sicuro di sé, ora attirava verso la sua bocca quella di Gabri.
All’improvviso sentii due mani energiche prendermi la testa e allontanarmi dal cazzo di Mauro. Pensai che forse stesse per avere l’orgasmo, anche se mi pareva strano, visto che mancavano tutti i segnali precursori. Lo guardai ancora dal basso verso l’altro e lo vidi sorridere, con la magnifica dentatura che poc’anzi avevo slinguato in bella mostra. Le possenti mani mi girarono la testa con facilità e pensai di dover leccare anche un po’ la fichetta di Gabri, magari eccitata dal contesto.
Quello che successe poi mi lasciò esterrefatto e credo che non dimenticherò mai più cosa successe. La testa mi fu fatta girare verso Gabri, ma tenni gli occhi socchiusi per godere di più. Successe però una cosa che assolutamente non mi sarei mai aspettato: mi trovai in bocca un altro cazzo, persino più grosso di quello di Mauro. Gabri non aveva una patatina, un buchetto da leccare gentilmente. No, Gabri aveva un cazzo enorme su un pube totalmente depilato. Un paio di tette fantastiche sopra ad un cazzo decisamente molto grande e bellissimo, con dei coglioni persino più grossi di quelli di Mauro. Il tutto su un corpo splendidamente femminile, con un culo che avrebbe fatto invidia a tantissime donne.
Mauro iniziò a sogghignare. “Hai visto che sorpresa? Decisamente una grossa sorpresa. È da un po’ che con Gabri aspettavamo di farti lo scherzetto. Ma mi pare che ti piaccia. Succhia, succhia, che poi ti facciamo il culo.”. Quanto detto da Mauro, non sembrava affatto una minaccia. Alle mie orecchie suonò come una promessa di godimento. Con non poca fatica succhiai il gran cazzo di Gabri, che mi occupava le fauci ben più di quello già enorme di Mauro. Me lo feci entrare per bene sino in gola, assaporando il profumo maschio che emanava.
Gabri mi prese la testa e iniziò a scoparmi la bocca, mentre il mio cazzo stava diventando sempre più duro. Ormai anche il mio buco del culo, già smanettato un po’ da Gabri, richiedeva urgentemente un intervento di riempimento. Poi Gabri mi staccò dal suo cazzo, mi fece mettere in piedi e mi fece girare di 90 gradi, proprio verso Mauro, che prese subito a baciarmi con passione, mentre Gabri si accucciava dietro di me e iniziava a leccarmi il buco del culo con intensità mai provata. Sembrava volesse penetrarmi con la lingua. Mauro, dopo avermi leccato tutti i denti e succhiato la lingua con ardore, si inginocchiò e inizio a succhiarmi il cazzo con veemenza. Sentivo il sangue andarmi al cazzo, con la conseguenza che troppo poco ne andava al cervello. Poi sentii un movimento dietro di me e intuii che Gabri aveva aperto la porta della doccia. Rientrò subito dopo, mentre Mauro ancora me lo succhiava. Dietro a me Gabri mi spalmò qualcosa sul buco del culo e subito sentii il glande che premeva sul mio buchetto che, non vergine di certo e anzi, aduso a prendere quello del mio amico e lo strapon della cozza insieme, stava già godendo. Giusto un “Ah”, di godimento e quel magnifico pisellone era entrato sino in fondo. Sentivo che la pancia di Gabri premeva sulle mie chiappe, quindi era a fondo corsa e la cosa era molto eccitante. La mia prostata iniziò subito a mettersi in pressione. Gabri aveva iniziato a muoversi nel mio culo con movimenti ampi. Quando stava quasi per uscire, rientrava di botto, provocandomi brividi e gemiti di piacere mentre mi teneva le chiappe allargate. Decisamente un cazzo grande è una gran bella cosa e le dimensioni contano. Mauro aveva smesso di succhiarmi e mi stava ora ravanando nella bocca con la lingua, mentre mi masturbava delicatamente. “Non penserai mica di godere così facilmente, vero?”, disse quasi minaccioso a due centimetri dalla mia bocca, mentre un primo leggero quantitativo di sperma mi usciva dal cazzo eretto. Mi prese la testa tra le mani e mi obbligò a prendergli il cazzo in bocca, spingendomi a 90°, cosa che permise a Gabri di incularmi alla pecorina ancora meglio di prima. Iniziai subito a succhiare il cazzone di Mauro, come se fosse l’ultima cosa che potessi fare nella mia vita. Ero in Paradiso: una splendida transessuale con un cazzo enorme su un fisico da gran figa mi stava inculando alla grande, mentre stavo spompinando il più bel cazzo che avessi mai incontrato, posto su un fisico bestiale. Tutt’a un tratto entrambi, quasi si fossero scambiati un segnale, interruppero la loro azione, con Gabri che uscì dal mio culo mentre Mauro mi rimetteva eretto. Finirono di lavarsi, mentre Gabri si toglieva il preservativo che doveva essersi, per fortuna mia, messa mentre ero distratto dal cazzo di Mauro. Lavarono anche me e il mio cazzo eretto apprezzò molto il lavoro di Gabri. Ci asciugammo con calma, mentre i nostri cazzi rimanevano ostinatamente duri e mentre il mio culo reclamava ancora una buona dose di cazzo. Meglio ancora: di cazzi.
Avevo capito che volevano continuassimo in camera da letto e lì ci dirigemmo, tenendoci per i rispettivi cazzi, quasi temessimo una fuga improvvisa. Lì giunti, ci adagiammo sul letto e incominciammo a distenderci sul fianco in modo da creare un cerchio. Ognuno aveva un cazzo davanti alla bocca, io avevo quello di Gabri, Mauro aveva il mio e Gabri succhiava quello di Mauro. Poi Gabri si scostò e mi venne a succhiare i capezzoli, con un risucchio che mi fece provare sensazioni bellissime. Mi prese il capezzolo sinistro, il mio preferito, tra indice e pollice e iniziò a stritolarmelo, facendomi provare una scossa tra capezzolo, buco del culo, cazzo, prostata e cervello. Roba da cortocircuito. Decisi di ricambiare il favore e iniziai a titillare con forza entrambi i capezzoli di Gabri, che iniziò a gemere di piacere. Poi iniziai a suggere e mordere alternativamente il capezzolo destro, insistendo a titillarle con forza il sinistro. Mauro nel frattempo mi stava succhiando il cazzo e iniziò a inserirmi un paio di dita nel mio largo buco del culo. Ad un certo punto, senza tanti convenevoli, Mauro mi sollevò quasi di peso e mi fece impalare a smorza candela sul suo cazzone, rivestito di un preservativo color verde pisello. Il suo cazzo entrò nel mio intestino senza sforzo e mi fermai appoggiato sulle palle di Mauro, provando una sensazione bellissima a quel rapido ingresso di cotanta materia. Mauro mi prese per i capezzoli e mi attirò verso di lui, con la mia schiena sul suo petto, mentre le sue manone mi stritolavano le tette e mi spremevano le areole. Una sensazione stupenda mi stava prendendo. Il mio ano era pieno e la mia prostata era stimolata da un gran cazzo, mentre anche i miei capezzoli mandavano segnali di godimento. Arrivò anche Gabri, pure lei con un gran bel preservativo inastato sul cazzone ormai paonazzo di sangue. Mi sollevò le gambe alla missionaria e allora capii cosa stava per fare. Senza parlare mi alzò per bene le gambe e, baciandomi con la lingua, mi penetrò pure lei, entrando nel mio culo come se fosse il suo cazzo un coltello caldo e il mio buco del culo del burro. Questa mossa inaspettata e rapida mandò in crisi totale il mio apparato sessuale e mi fece esplodere il cervello, che riversò tutto il sangue sul cazzo e sul buco del culo. Peccato non avere abbastanza sangue per il sesso e per il cervello. Mauro continuava a muoversi dentro di me da sotto, per quanto ci riuscisse, tentando di strapparmi i capezzoli, mentre Gabri mi stava inculando come un’indemoniata, sbattendomi quella sua enorme nerchia avanti e indietro nel retto, a ritmo con Mauro e strusciando il suo cazzo su quell’altro. La cosa mi stava facendo impazzire e iniziai a stringere il buco del culo, cosa che iniziò a farmi emettere sperma. La prostata fece allora iniziare i fuochi d’artificio e persi il controllo. Ricordo che sbavavo e godevo, con il culo che mandava segnali di orgasmo al cazzo che iniziò a sborrare a schizzi intensi e pieni. L’orgasmo non mi finiva mai. Anche Mauro e Gabri iniziarono a godere e li sentivo gemere e gioire nelle convulsioni dell’orgasmo, mentre io, dopo il primo, iniziavo nuovamente a godere di un orgasmo senza sperma ma decisamente molto intenso. Dopo un po’, mentre a fatica mi stavo riprendendo da tanta delizia, Gabri per prima, seguita subito da Mauro, uscirono dai miei anfratti, mostrando il loro preservativi pieni di sperma e delle nerchie ancora dure. Io ero venuto sulla mia pancia e avevo anche lanciato un po’ di schizzi sulla pancia e sul petto di Gabri. Un po’ di sperma era colato persino sul petto di Mauro. Senza pensarci due volte, iniziai a suggere il mio sperma dai corpi di Mauro e Gabri, che apprezzarono molto il gesto. Ritornammo in bagno, dove ci lavammo via il sudore e lo sperma che avevamo abbondantemente eiaculato. Proprio un peccato buttarne via tanto con i preservativi, ma la salute viene prima. Stanchi ed esausti, tornammo ancora sul lettone, dove ci distendemmo uniti e ancora scherzosi e vogliosi di coccole che ci scambiammo per un po’, con i cazzi di Gabri e Mauro ancora belli duri. Mi addormentai in mezzo a loro, tenendo i loro gioielli eretti in mano. Il miglior modo per addormentarsi. E non era ancora finita.

Le osmize sono dei punti di ristoro caratteristici della Provincia di Trieste e patrimonio storico e culturale locale. La loro origine risale al 1784, quando l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo emanò un editto con cui consentiva ai contadini la vendita a terzi dei prodotti di propria produzione. Le abitazioni interessate dovevano esporre una frasca – pena la confisca della merce – la quale tutt’oggi contraddistingue queste attività e, mediante apposite frecce, fornisce agli avventori indicazioni su come raggiungerle. Il vocabolo deriva da osem, otto in sloveno, perché otto giorni durava la licenza.
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