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Gay & Bisex

Temporale d'Estate - Amore anale


di Membro VIP di Annunci69.it bifelice
10.10.2015    |    13.295    |    26 9.6
"Baciai teneramente Stefano sulle gote e sulle tumide labbra..."
Nel frattempo il temporale era passato. I primi timidi raggi di sole vennero a scaldare la nostra capanna, mentre il vento calava d’intensità. Decidemmo di andare a darci una sciacquata in mare, in una specie di laguna formata dalla risorgiva del Timavo che si univa al mare e che si creava nella spiaggia sassosa con l’alta marea.
Io avevo ancora il cazzo eretto, ma non c’era nessuno in spiaggia per ammirare questa vittoria sulla forza di gravità. Stefano aveva il pisellone mezzo ammosciato, ma non aveva perso maschia baldanza.
Mano nella mano ci dirigemmo verso la spiaggia. Giunti vicino alla pozza d’acqua, profonda circa un metro, entrammo a bagnarci, sedendoci sulla chiara ghiaia del fondo in mezzo a tutte le creature delle pozze di marea. Ci baciammo come fidanzatini. Mi ritrovai con la lingua nuovamente intenta a esplorare la saporita e per me meravigliosa bocca di Stefano. Pazientemente gli passai la mano bagnata, quasi fosse una spugna, su tutto il corpo, per togliere il sudore e lo sperma. Arrivato al buco del culo, inserii due dita e iniziai ad allargarlo, facendo uscire un po’ del mio seme. Lo invitai a mettersi in piedi e a mostrarmi il buco del culo. Aspirai una gran quantità d’acqua salmastra con la bocca, avvicinai le labbra al buco di Stefano e gli insufflai tutta l’acqua nel retto. Poi, lo aiutai a svuotarsi del liquido inserendogli le dita dentro. Gli allargai lo sfintere sinché non uscì un fiotto d’acqua mista a sperma. Rifeci la procedura, in pratica un clistere fatto con la bocca, insufflando ancora acqua di mare. Di nuovo uscì l’acqua con l’aiuto delle mie dita, ma stavolta quasi pulita.
Feci girare Stefano e iniziai a succhiargli il cazzo, che grazie al mio lavoretto al culo, stava dando segni di generosa ripresa. Eravamo soli sulla spiaggia e la sensazione era fantastica. Potevo fare un pompino a un bell’uomo all’aperto e in riva al mare, senza preoccuparmi di nulla. Era la prima volta che mi capitava e la cosa mi eccitò parecchio.
Dopo qualche minuto di lavoro di bocca, Stefano volle che mi alzassi in piedi e che lo baciassi. Dopo un lungo bacio sulla bocca, mentre stavamo in piedi pisello duro contro pisello duro, Stefano iniziò a succhiarmi i capezzoli, mentre con la mano destra mi masturbava il cazzo e con la sinistra mi penetrava lo sfintere. La mia erezione si amplificò e iniziai a sentire nuovamente le vene del cazzo pulsare per il desiderio, mentre il buco del culo implorava una deflorazione. Stefano volle venirmi dietro e, dolcemente, mi penetrò l’ano con il suo lungo cazzone, ormai completamente eretto, dolcemente, un po’ per volta, mentre mi baciava la nuca e il collo. Stava in piedi dietro di me, con l’acqua che ci bagnava le palle a sfioro, e il buco del culo appena un po’ fuori. Il suo cazzone non riuscì a entrare del tutto. Un pezzo di cazzo di alcuni centimetri non poté entrare per mancanza di spazio e la cappella mi martoriò il retto a fondo corsa, regalandomi sensazioni fantastiche quando rimbalzava nell’intestino. Iniziò a sbattermi dapprima lentamente, poi sempre più velocemente e con maggior lena. Spinto dalla potente inculata, spinsi il retto per permettere al cazzone di Stefano di entrare più facilmente e più a fondo possibile, attivando al tempo stesso il meccanismo di godimento della prostata. Incominciai a eiaculare, dapprima poche gocce, poi piccoli fiotti. Il mio cazzo eruttò improvvisamente un preludio di sborrata quando iniziai a stringere il buco dopo aver tanto spinto. A quel punto Stefano uscì dal mio culo e iniziò un pompino decisamente selvaggio, persino con l’effetto dei denti sulla cappella gonfia e vogliosa, piena di sangue, visto che la grossezza del mio attrezzo rendeva difficile prenderlo in bocca. Una mano risalì con forza il mio alvo e, dopo essere entrata con fermezza, mentre spingevo con l’intestino come dovessi andare di corpo per facilitare la penetrazione, iniziò a massaggiarmi la prostata e il retto con un movimento lento ma i cui effetto furono potenti. Presi a fottergli la bocca con furore. Arrivai a toccargli le tonsille con la punta del mio voglioso cazzo, credo, vista la lena della mia scopata. Di lì a poco, in preda a un orgasmo anale decisamente potente provocato dalla mano chiusa a pugno di Stefano, iniziai a sborrare copiosamente, direttamente in bocca a Stefano, che si fece sorprendere solo dal primo fiotto, che gli colò per il mento, mentre i successivi li bevve alla mia salute, ingollandoli allegramente e con soddisfazione, senza lasciar cadere nemmeno una goccia. Più il mio ano stringeva con forza il polso di Stefano piantato nel mio culo, più godevo e sborravo. Iniziai a sbavare sino a quando, finito l’orgasmo, lasciai uscire dal culo la mano di Stefano rilassando l’ano, con le gambe molli per il piacere provato.
Stefano estrasse la mano dal mio ano e la lavò nel mare ormai calmo. Anche se quel mattino mi ero fatto, come al solito, un clistere, non ero pulito quanto Stefano.
Rimanemmo un po’ a mollo nel mare, seduti su quel chiaro fondale, assaporando i raggi caldi del sole che asciugavano la pioggia del mattino e che allegramente si posavano sulla nostra pelle. Baciai teneramente Stefano sulle gote e sulle tumide labbra. Presi in mano il suo generoso cazzone turgido e iniziai a toccarlo con delicatezza all’inizio, per poi trasformare la carezza in forte manipolazione, mentre lo slinguavo pesantemente nella bocca, ebbro di tanti sapori. Lo masturbai sino a quando lo vidi prossimo al piacere. Allora lo feci alzare in piedi e iniziai a succhiargli il cazzo con forza, aspirando forte mentre gli tenevo le palle in mano e due dita si riappropriavano del suo buco del culo. Il sapore e l’odore del mare mi davano una sensazione strana, mi eccitavano e al tempo stesso mi facevano pensare a luoghi lontani. Stefano allacciò le sue forti mani sulla mia nuca e iniziò a fottermi in bocca con potenza, quasi con violenza, e la cosa mi piacque. Gli ravanavo nel buco del culo con ardore, cercando la prostata. Unii altre due dita alle prime e lo allargai affinché il mondo lo vedesse. A quel punto Stefano proruppe in un nuovo orgasmo. Il suo sperma sgorgò dall’erto cazzone gonfio nella mia gola, piantato com’era fino alle tonsille. Ingoiai avidamente quel po’ di sborra che Stefano mi regalò, senza poterne sentire il sapore, mentre gli ultimi sussulti dell’orgasmo stravolgevano i lineamenti del mio amore. Un solitario viandante completamente nudo, giunto nel frattempo, osservandoci da una ventina di metri di distanza, si stava tirando un segone su un cazzo piccoletto e mezzo moscio. Quando lo vedemmo, ebbe una smorfia di godimento e sborrò sulla spiaggia in perfetta solitudine e proseguì per la sua strada.
Mano nella mano uscimmo dall’acqua e tornammo nella capanna, baciandoci sulla bocca e ridendo come due fidanzatini.
Così, quel giorno d’estate del 1995, iniziò una delle più belle relazioni sentimentali e sessuali della mia vita. In breve diventammo dei personaggi molto noti sulla spiaggia de “I Filtri”, notoriamente molto tollerante e gay friendly. Quell’estate la nostra coppia spopolò e ricordo che ci trombammo un sacco di donne, in coppia o singole, formando molte figure geometriche superiori ai lati del famoso “triangolo” di “zeriana” memoria, mentre un discreto numero di uomini fece tappa nella nostra capanna (e nelle nostre bocche e culi), per iniziarsi alle gioie gay del cazzone attivo e del culo passivo. In particolare, padri di famiglia annoiati ed etero delusi, con il pisello duro per le donne solo in teoria, ma con un occhio aperto – di nascosto, ovviamente – ai maschioni e con il cazzone duro per i culi maschili, si intrufolarono nei nostri intestini e nelle nostre fameliche fauci, singolarmente, in coppia o in comunità (il massimo fu un’orgia con tre altri maschi, di notte e sulla spiaggia), per provare quelle sensazioni che non provarono prima del matrimonio o che avrebbero voluto altrimenti provare, ma che, per bieco conformismo, sposandosi con donne che non glielo facevano tirare nemmeno con il viagra, non avevano sinora potuto esprimere. Quell’estate trascorse in maniera molto particolare. Mai più sborrai tanto quanto in quel periodo. Invece ci furono periodi in cui ricevetti – in bocca e nel culo – anche molta più sborra. Ma questa è un’altra storia. Rimpiango ancora Stefano e quel giorno di tempesta sull’alto Adriatico. Ritengo che quello – si, proprio quello – fu il grande amore della mia vita.
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