Gay & Bisex
Quando scopai con Ida e il suo ragazzo
di yamada
30.05.2013 |
16.218 |
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"Iniziai istintivamente a fare su e giù e mentre facevo così Alberto si pose dietro di me e cercò di penetrarmi..."
Ida studiava nel vicino istituto femminile e l’avevo conosciuta all’uscita della scuola.Aveva carattere, era anticonformista ed era davvero bella.
Ognuna di queste cose, naturalmente, non mi lasciavano indifferente.
Una settimana dopo la sua festa m’invitò a trascorrere il pomeriggio da lei.
Abitava in un vecchio palazzo dalle parti di Via Libertà dove arrivai poco dopo l’ora di pranzo.
Aprì la porta una signora straniera, la governante, che mi condusse nel tinello.
Lì mi fu indicata una porticina che nascondeva una stretta scala ripida.
Alla fine di questa mi ritrovai in un mezzanino di due stanze immerso in un caos di abiti, oggetti e colori, decisamente in contrasto con il clima composto e ordinato del resto della casa.
Senza dubbio quelle stanze erano riservate a Ida, unica ragazza fra tanti fratelli.
Lei mi accolse con il suo solito sbrigativo entusiasmo.
Liberò una poltroncina dall’ammasso di vestiti che la coprivano e mi ci fece accomodare.
Mi offrì qualcosa da sgranocchiare e si sedette a terra.
Tutto questo avvenne mentre dalla sua bocca usciva un fiume di parole: un’inarrestabile mitragliata di commenti sulla festa, gli invitati e i regali.
Ad un certo punto si fermò e disse: “Sei già stremato?”
Mi misi a ridere.
“Scusa…”– rispose – “ma quando sono euforica mi prende di parlare tanto…”.
Sorrisi.
“Ti sei divertito l’altra sera?”
La domanda segnò una svolta nella conversazione, che da isterico monologo, divenne un piacevole dialogo.
“Che ne pensi di Alberto?”
“Finalmente la domanda fatidica!” – Le risposi canzonatorio.
Lei rise.
“E’ molto carino. Belle spalle…”
“Eh sì” – commentò – “fa canottaggio… ”
“State insieme?”
“Non esattamente…” – E rise nuovamente.
“Vabbè… ok… ci vai a letto…”
“Sì…” – si soffermò un attimo – “ultimamente vado più spesso a letto con lui che con altri…”.
“Ah si?”
“E’ un gran maialone!”
“Che ha trovato una gran zoccolona!” – Rilanciai prontamente.
Ridemmo entrambi.
Subito dopo si fece maliziosa e disse: “Lo sai che mi piace scopare…”.
“Non ho dubbi!”
Mi guardò con aria complice e disse: “A proposito…”.
Ida non sapeva di me e ci provava spudoratamente da quando c’eravamo conosciuti.
“A proposito” – incalzò nuovamente – “quando giochiamo un po’assieme?”
In effetti era davvero arrivato il momento di dire come stavano le cose.
“Ida…”
“Siiiii?”
“Ida… a me piacciono i ragazzi!”
Rise e disse: “Lo sapevo!”
“Come?!?” – esclamai – “Chi te l’ha detto?”
“Non me l’ha detto nessuno!”
“Allora?”
“Quando mi piace un ragazzo, si scopre sempre che è bsx o gay!”
Accennai un sorriso.
Credo ci fosse rimasta male, tanto che per un po’ rimase in silenzio, ma ad un tratto esclamò: “Ho un’idea!”
Quando Ida aveva un’idea c’era da preoccuparsi.
“Ti piace Alberto?”
“E’ molto carino, te l’ho detto!”
“Ma ti piace?”
Incominciai a intuire le sue intenzioni e sorridendo risposi: “Dipende…”.
Lei capii al volo e rise.
“Ora sei tu la gran zoccola!”
“E allora?” – le dissi.
“Ha un gran bel pisello…”
“Beeene!!!”
A quel punto afferrò il telefono: “Pronto amore… ti andrebbe di passare da me?... Tu vieni… Niente… Insomma, vieni e basta!”
Chiuse il telefono e mi fece l’occhiolino.
“Ida che intenzioni hai?”
“Nulla, nulla… fidati di me!”
“Non voglio diventare lo zimbello di tutta Palermo!”
“Stai tranquillo” – disse fingendosi spazientita.
Dopo pochi minuti vedemmo Alberto affacciare dalla scala.
Non ebbe il tempo di posare il casco che lei lo abbracciò e lo baciò.
L’ho già detto in un’altra occasione e lo ribadisco nuovamente: era un gran pezzo di figo.
Alto, fisico asciutto, una massa muscolare esuberante, ma garbata e un’aria un po’ tedesca: occhi azzurri, capelli dorati, labbra carnose.
“Ti ricordi di Andrea?” – Disse Ida indicando me.
“Sì, certo amore!”
“Bene – proseguì lei – è gay e vuole scopare con te!”
Intervenni prontamente ed esclamai: “Ma che dici!”
“Prima lanci il sasso e poi nascondi la mano?” – rispose ridendo.
Alberto era interdetto e guardò l’uno e l’altra senza capire.
“Andrea – riprese Ida – mi lasci parlare?”
“Ok” – dissi rassegnato.
“Amore, il mio amico Andrea è gay e gli piaci e lui piace a me: che dici se facciamo una cosa a tre?”
Lui rise imbarazzato.
“Amore è un sì?”
“Beh – disse esitando – perché no…”
“Andrea, hai visto che è un gran porcone?” e mi fece l’occhiolino.
In un attimo sfilò via la camicetta e la lunga gonna fiorata.
Non portava reggiseno e rimase soltanto in mutandine.
Aveva un corpo perfetto: asciutta, lunghe gambe lisce, un culo tondo e ben sporgente e un piccolo seno sodo e tondo.
“Allora che fate? Smettetela di mummiare (= fare i guardoni) e spogliatevi anche voi!”.
Mentre mi spogliavo guardavo Alberto che a sua volta si spogliava.
Man mano che si levava gli abiti svelava un corpo di rara bellezza: liscio, levigato e vibrante di muscoli.
Si accorse che lo guardavo e ricambiando il mio sguardo prese a spogliarsi con maliziosa lentezza.
Rimase solo in boxer.
Si sfilò lentamente anche quelli.
Lasciò scivolare l’elastico sul pube di pelo biondo e mentre mi guardava scoprì il cazzo già barzotto.
Totalmente nudo mi sembrò ancor di più un’antica statua romana.
Il culo sporgeva paurosamente e aveva due profonde fossette ai lati.
Il suo uccello, chiaro e liscio, tanto era bello da poter cantare da un minuto all’altro.
Stavo inginocchiandomi per succhiarglielo, ma Ida prese Alberto e me fra le sue braccia e baciò entrambi.
Infilai la mia lingua fra le sue labbra.
Non avevo mai baciato una donna e non sentire la durezza del viso maschile mi sembrò davvero strano.
Mentre la mia lingua e quella di lei si carezzavano reciprocamente, Alberto prese a baciare la schiena di Ida.
Il ragazzo non volle però trascurarmi.
Carezzò la rotondità del mio culo e continuò la sua esplorazione introducendo le sue dita fra le mie natiche e dunque nelle profondità del mio accogliente buco.
Nel frattempo Ida prese il mio cazzo fra le sue mani e quando ormai fu ben duro iniziò a scendere con le sue calde labbra lungo il mio corpo e infine lo prese in bocca.
In genere era compito mio succhiare cazzi e fui veramente sorpreso dal profondo e diffuso piacere che provai quando mi scappellò e prese fra le sue umide labbra la mia cappella turgida.
Alberto dopo aver baciato, succhiato, morso la mia schiena scese giù sino al mio culo, lo allargò con le sue forti mani e cacciò dentro la sua lingua che usò con famelica destrezza.
Due lingue erano impegnate a darmi piacere: la prima calda, morbida e vellutata carezzava ingorda il mio cazzo in ogni sua parte, l’altra spinta da prepotente curiosità osava quanto più poteva dentro il mio buco.
Mentre ero abbandonato in un’estasi che definirei senz’altro lussuriosa, mi ritrovai fra le braccia di Alberto che mi strinse con desiderio e mi baciò profondamente.
Ida per conseguenza ebbe davanti al viso due cazzi, ma non si perse d’animo e cercò di prenderli in bocca entrambi.
La natura con me è stata molto generosa e non meno con Alberto, tanto che il tentativo di quella povera ragazza si dimostrò ben presto vano e dovette rassegnarsi a succhiarli alternativamente: prima l’uno e poi l’altro.
Alberto era in preda ad un’eccitazione fortissima e mi spinse progressivamente verso il letto.
Ad un certo punto mi ritrovai coricato.
Lui, lasciate le mie labbra, aveva preferito affondare la sua testa fra le mie gambe per succhiare il cazzo.
Lei invece continuò ad occuparsi di quello del fidanzato.
Dopo le incertezze iniziali, quel ragazzo dimostrò di avere un vero talento nel fare pompini.
Strinse il mio cazzo con una mano e lo scappellò completamente.
Le sue labbra carnose cominciarono a carezzare la punta che poi leccò lungamente come un cono gelato.
Infine lo prese in bocca e cercò di farlo entrare quanto più profondamente nella sua calda gola.
Era veramente un porco.
Mentre stringeva le mie palle con una mano, con l’altra accompagnava il movimento della bocca.
Saliva su lungo l’asta stringendo con labbra e mano, sino alla punta della cappella che carezzava e progressivamente stringeva con il palmo
Dunque esercitando una leggera pressione con le labbra ritornava giù opponendo resistenza con la lingua a cucchiaio.
Un lavoro da vero professionista: nemmeno io mi sentivo capace di far tanto con tale arte e maestria.
Avvertivo un piacere profondo che si irradiava per tutto il mio corpo sino alle più remote estremità, tanto che mi ritrovai con la mano sulla testa di quel ragazzo per affondare il mio cazzo ancor più profondamente nella sua gola.
Stimolato così a lungo, giunse per me il momento di sborrare.
Lui capì e andò giù con la sua bocca con ancora più famelico desiderio.
Con un profondo gemito, quasi un grido, schizzai dentro la sua gola, mentre a sua volta lui schizzò in quella di Ida e, non contento, continuò a far su e giù fino a quando non emisi l’ultimo goccio di sborra che ingoiò tutta.
Ancora affannati ci mettemmo in piedi e Ida con una mano in fianco disse con tono canzonatorio: “Ora si scopre che pure tu sei frocio?”.
“No, amore! Lo sai che mi piace provare le cose nuove!”.
Dopodiché lui si distese al centro del letto e noi ci mettemmo ai lati stretti fra le sue potenti braccia.
Dopo un po’, forse appena dieci minuti o forse più, lui cominciò a mostrare segni di irrequietezza.
Le sue mani presero a carezzare i nostri corpi, nudi ai suoi lati, e dunque ci baciò profondamente: prima Lei e poi me.
Era di nuovo in tiro e, in effetti, lo ero pure io.
Non volevo perdere questa volta l’occasione di succhiare la sua bella minchia…
Mentre io mi gustavo quel bel gelatone ancora bagnato di dolce panna, lui sfilò le mutandine di Ida e allargatele le cosce le leccò la figa lisca e depilata.
Era veramente un bel pezzo di maschio.
Il suo pisello duro, lungo, liscio aveva un gran cappellone e sotto pendevano un bel paio di coglioni grossi e succulenti.
Mentre lo segavo li presi in bocca e li succhiai per bene.
Si era lavato certamente da poco, perché sentii un intenso profumo di felce azzurra che in quel momento trovai davvero gradevole.
Sentivo in sottofondo i mormorii di lui e i gemiti di lei, ma poco m’importava perché dovevo badare a qualcosa di molto più interessante.
Ad un tratto, mio malgrado, fui interrotto.
Alberto si mise in piedi, mi mise a pecora e la sua lingua entrò prepotentemente dentro il mio buco: apprezzai molto il cambio di posizione.
Ida divaricò nuovamente le sue gambe e ficcò la mia testa fra le sue cosce.
Non avevo mai leccato una donna, ma non mi tirai indietro.
La pornografia mi aveva largamente istruito su come fare.
Le allargai la figa umida e liscia e con la lingua carezzai il clitoride turgido.
Provai una sensazione insolita: un misto di odori e percezioni tattili nuove e tutt’altro che sgradevoli.
I suoi mugolii mi fecero comprendere che ero sulla strada giusta.
Decisi dunque di osare e di penetrare il suo buchetto fradicio con un dito e andare sino in fondo.
Le piacque, ma voleva di più.
Con le sue mani mi trasse verso sé: il dito non le bastava…
Prese il mio cazzo fra le mani e lo indirizzò verso il buchetto della figa.
Quando entrai dentro, un’umida carezza avvolse il mio cazzo.
Provai un senso di benessere e di piacere.
Lei emise un gemito profondo.
Iniziai istintivamente a fare su e giù e mentre facevo così Alberto si pose dietro di me e cercò di penetrarmi.
Ero fradicio della sua saliva e incredibilmente eccitato: il suo cazzo scivolò dentro di me con rapidità sorprendente.
Provai così il piacere di sbattere una donna ed essere contemporaneamente fottuto.
All’inizio non fu semplice, ma dopo i primi confusi accordi, l’orchestra suonò la sua sinfonia, armonizzando perfettamente i singoli strumenti con mirabile effetto.
Mentre la sbattevo, mi sussurrò svenevole: “Non venirmi dentro: non prendo la pillola!”
“Tranquilla!” le risposi.
Io la sbattevo, lui mi sbatteva. Una sensazione unica che andò avanti per un bel po’.
Mentre il mio pube batteva perentorio sul bacino di Ida, lei iniziò a gridare e a contorcersi tutta.
Mi spaventai e feci per fermarmi, ma lui dietro mi sussurrò: “Continua, tranquillo è un orgasmo…”.
Come mi fu suggerito, non mi arrestai e proseguì a sbatterla fino a quando fu lei, esausta, a invitarmi di smettere.
A quel punto Alberto cominciò a serrare i miei fianchi con maggiore decisione e sbattermi a ritmo crescente fino a quando non sborrò dentro di me con un profondo rantolo e tre colpi ben assestati di bacino.
Ero l’unico che ancora non ero venuto, ma i due si presero immediatamente cura di me.
Mi distesi sul letto per segarmi, ma lei si alzò mi divaricò le gambe e prese a leccare lo sperma di Alberto che gocciolava dal mio buco.
Nel frattempo lui prese fra le mani il mio cazzo fradicio di figa, lo ripulì per bene con la sua lingua e dopo che l’ebbe accuratamente leccato prese la mia cappella fra le calde labbra e riprese a spompinarmi.
Naturalmente, me ne venni in meno di trenta secondi.
Stremati, ma contenti ci gettammo nel letto e ci addormentammo.
Il tempo, cullati fra le braccia di Morfeo, fuggì rapido e quando mi risvegliai la luce tenue annunciava il tramonto.
Loro ancora dormivano.
Mi diressi verso il bagno e feci una calda doccia.
M’insaponai per bene e lasciai che l’acqua scivolasse a lungo sul mio liscio e acerbo corpo.
Infine presi un telo, asciugai vigorosamente i miei lunghi capelli e poi il resto.
Quando in una nube di vapore uscì dal bagno, vidi Alberto e Ida che scopavano nuovamente sul letto.
Nudo girai intorno a loro e li osservai attentamente.
Guardai il volto di lei in estasi di piacere e il corpo di lui teso nell’atto di penetrarla.
Le spalle massicce erano vigorosamente delineate da spesse fasce muscolari.
I glutei erano meravigliosamente tondi e tanto tonici da distaccarsi lievemente l’uno dall’altro.
Le sue palle particolarmente invitanti.
Eccitato mi accovacciai dietro di lui e mentre la sbatteva gliele leccai.
Non fu, devo ammettere, facile e dovetti desistere.
Decisi così di accarezzarle e poi di prenderle e stringerle in una mano per sentire quanto fossero dure e potenti.
Sentivo i loro ansimi e la cosa mi eccitava molto.
Lui entrava ed usciva inesorabile dalla sua fighetta liscia e ormai arrossata dal lungo scopare e tanto la castigò col suo duro bastone di carne che lei riprese a gridare e a contorcersi avvolta, stritolata dal viscoso manto del sensuale piacere.
Dopo un po’ pure lui si avvicinò all’acne del piacere e dopo aver accelerato il proprio ritmo trasse rapidamente fuori il suo cazzo e si segò.
Io, rapido, mi fiondai sotto e fui investito da una doccia di sperma che bagnò tutto il mio viso.
Presi il suo cazzo e glielo succhiai con avido desiderio, prendendo ogni goccia di quel dolce latte bianco.
Quando ebbi finito mi ripulii il viso con le mani e le leccai con cura.
Infine presi Alberto fra le mie braccia e lo baciai con ardente desiderio.
Ida si avvicinò subito dopo e anche lei lo abbracciò e lo baciò.
Insieme ci dirigemmo in bagno. Loro si fecero una doccia. Io mi sciacquai il viso.
Erano ormai le sette di sera.
Ci rivestimmo rapidamente e decidemmo di fare un salto da Cappello, una pasticceria appena fuori il centro storico, per mangiare un boccone.
Eravamo davvero affamati.
Lì prendemmo tre belle fette di torta sette veli, ci sedemmo fuori e chiacchierammo divertiti per il resto della serata.
Quando fu ora di tornare a casa, ci salutammo e ognuno soddisfatto andò per la propria strada.
Ora che rileggo questa storia, accaduta anni fa, noto come il suo epilogo ebbe delle singolari coincidenze numeriche legate al tre e al sette.
Tre come me, Ida e Alberto. Tre come le scopate di quel pomeriggio. Tre come la lussuria, terza dei sette vizi.
Sette come i vizi. Sette come i giorni trascorsi dalla festa. Sette come l’ora in cui uscimmo di casa.
Tre come le fette di torta. Sette come gli strati di cioccolata che la ricoprivano.
Coincidenza, suggestione, fato? Chi può dirlo?
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