Gay & Bisex
Ok mister, fai strada! (Cap. 2)
di bandolero16
30.12.2021 |
9.174 |
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"Vorrei mi entrasse dentro con tutte le palle..."
Mi sveglio di soprassalto, credo per via di un incubo. Guardo l’orologio, sono le 3. Mi giro intorno e, nel buio della camera, vedo forme che non mi sono familiari. Per un attimo sono disorientato, poi ricordo che non sono nella mia stanza ma in quella di Fra. Mi giro e lo vedo lì accanto a me, le lenzuola adagiate sul suo corpo invitante.
In un istante mi ritorna in mente tutto quello che è accaduto il giorno prima. Mi adagio sul suo petto, coprendo i nostri corpi nudi con le lenzuola. Resto un po’ di tempo con gli occhi aperti a fissare il vuoto, pensando e ripensando a quello che c’è stato tra di noi.
Forse è stato un errore. C’è troppa differenza d’età, e poi lui è il mio allenatore, non possiamo permetterci di creare disagi alla squadra. Ma come può essere un errore qualcosa che ti regala sensazioni belle come quelle che ho provato ieri…
Quasi come se avesse sentito i dubbi che mi affollano la mente, Fra mi cinge nel sonno con il suo braccio e si avvicina a me appoggiando il mento sulla mia testa. In questa posizione sono completamente immerso nei suoi pettorali. Appoggio una mano sui suoi addominali e, cullato dal calore del suo corpo, mi riaddormento.
Una leggera sensazione di bruciore al viso mi risveglia, stavolta dolcemente. È Fra che mi sta accarezzando la guancia con la sua barbetta. Siamo posizionati a cucchiaio, lui dietro di me. La nostra differenza fisica fa risaltare ancora di più il tono dei suoi muscoli.
“Buongiorno principino, come ti senti?”
“Buongiorno. Bene, perché me lo chiedi?”
“Stanotte hai avuto un sonno agitato, sentivo i tuoi spasmi. A un certo punto ho deciso di abbracciarti per tranquillizzarti e solo allora ti sei calmato”.
Ma allora era sveglio. Non è stato un gesto involontario. Ma se davvero mi sono agitato per tutta la notte, perché mi sono calmato soltanto tra le sue braccia? Perché mi fa quest’effetto? Questi e altri pensieri mi riempiono la testa.
“Ah davvero? pensa non me ne sono neanche accorto. Mi dispiace non averti fatto dormire”.
“No ma che, tutto apposto… tu piuttosto, sicuro che è tutto ok? Ti vedo strano”.
“Niente, davvero. Ora, se posso, vorrei andare a farmi una doccia”.
“Certo, figurati”.
Mi alzo e mi dirigo verso il bagno. Appoggio le mani sul lavandino e mi guardo nel grande specchio del bagno. La testa mi dice che dovrei parlargli apertamente, dirgli che è stata una bella esperienza ma che è giusto che rimanga tale. Il cuore invece vuole continuare a sentire il calore del suo corpo e perdersi nei suoi occhi, che mi hanno sempre messo un po’ in difficoltà, ma che dopo ieri sono diventati letali per me. Come se non bastasse, uno spasmo del mio buchetto mi ricorda della nostra fantastica scopata, la migliore della mia vita, e mi mette ancora più in difficoltà.
Basta. Ho deciso, niente doccia, ora vado di là e gli dico che è stato tutto un fraintendimento.
Ho la testa china sul lavandino, mi giro di scatto senza guardare nello specchio e di colpo sbatto di testa contro quei pettorali marmorei. A Fra scappa un sorriso.
“Da quanto tempo sei qui?” gli chiedo, mentre abbasso lo sguardo. È nudo, un pisello di tutto rispetto anche da moscio, che accende di nuovo tutti i miei istinti e mi fa desiderare di essere posseduto come solo lui sa fare.
Poggia un dito sotto al mio mento e mi alza la testa. “Da abbastanza tempo per capire che non è tutto ok.”
Stavolta mi giro di lato, per non cadere nella tentazione del suo pisello. Lui si avvicina, mi mette una mano tra i capelli, mi poggia la testa sul suo petto e mi dà un bacio in testa. E’ la conferma definitiva, è il suo calore a farmi stare bene, perché i brutti pensieri vanno subito via.
Quando mi stacco da lui lo guardo dritto negli occhi. Penso a tutte le risate fatte durante gli allenamenti, a tutte le sigarette fumate insieme, a tutte le cene della squadra in cui eravamo gli unici due a esagerare con l’alcool e alla fine finivamo a cantare abbracciati da ubriachi. È incredibile come una persona che credevo di conoscere così bene, riesca a farmi provare sensazioni che mai avrei pensato di provare.
Una sua mano mi accarezza il viso, l’altra scende sul mio culetto nudo e mi spinge verso di lui. Siamo faccia a faccia, il suo sguardo e il modo con cui si morde le labbra fanno a pezzi quel briciolo di resistenza che volevo opporre.
In un attimo ci baciamo, mi prende in braccio e mi appoggia sul bordo del lavandino.
Le sue mani grandi iniziano a impastarmi le chiappe. Appoggio una mano sul suo petto e con l’altra gli cingo il collo e lo tiro verso di me. Mi stendo leggermente sul lavandino, mantenendomi al suo collo, e lui poggia i pugni contro lo specchio, incorniciandomi la faccia tra le sue enormi braccia.
È un dio greco.
Chiudo gli occhi e appoggio la fronte contro la sua. “Fra…forse…non dovremmo” gli sussurro, mentre le nostre labbra si sfiorano e i nostri respiri si accavallano. La sua bocca raggiunge ora il mio collo, la sua lingua mi lavora l’orecchio sinistro.
Non riesco a non ansimare. I miei mugolii accendono la bestia che è in lui.
Mi prende per le caviglie allargandomi le gambe, per avere libero al cesso al mio buchino. Avvicina la bocca al mio culo e fa un giochetto che mi manda in estasi. Invece di leccare, appoggia le labbra in corrispondenza del buchetto e inizia a succhiare. La sensazione di freddo per via dell’aria che aspira e il solletico che mi fa con labbra e barbetta mi fanno dilatare e bagnare in un istante.
Appoggio una mano sulla sua testa, lui mi guarda con i suoi meravigliosi occhi, mentre continua a lavorarmi il culo. Mi sento come una troia a cui stanno leccando la figa.
“Ti prego mettimelo, ho voglia del tuo cazzo”. Non so cosa diavolo mi prenda, 2 minuti fa mi pentivo di tutto, ora sono qui a implorarlo di scoparmi ancora.
Mi sorride, anche lui confuso per la schiettezza con cui mi è uscita ‘sta frase, poi mi risponde “Ti accontento subito”.
Con un solo colpo di reni il suo bestione è tutto dentro. Sono ancora dilatato dalla forte scopata di ieri, ma il buchetto mi brucia comunque e gli occhi mi escono dalle orbite. Appoggio le mani sulle sue chiappe marmoree e lo spingo verso di me. Vorrei mi entrasse dentro con tutte le palle. I suoi modi di fare hanno la capacità di trasformarmi in una vera cagna.
Subito inizia a pompare con foga, portandomi le mani al collo. Dopo una sola scopata ha già capito che la mancanza di ossigeno mi eccita da pazzi. Dopo un paio di minuti il mio buco è già bello che spanato e il dolore iniziale diventa piacere.
Molla la presa sulle mie caviglie e mi ribalta con forza facendomi ritrovare a pecorina.
Prima di penetrarmi apre il getto dell’acqua e chiude il fondo del lavandino. Appena l’acqua raggiunge un certo livello punta una mano sulla mia testa e mi immerge nella conca.
Il suo gesto mi coglie alla sprovvista, non ho avuto il tempo di prendere aria. Mentre inizio a dimenarmi mi arriva una sculacciata fortissima sulla chiappa destra che sento rimbombare anche da sotto lo specchio dell’acqua.
Combatto per rialzarmi e quando ci riesco guardo il suo riflesso nello specchio davanti a me.
Fra è una montagna, il mio riflesso riesce a malapena a coprire metà del suo busto.
Ha un sorriso sul volto che è un misto di lussuria e rabbia.
In un attimo ho le sue mani ai fianchi e il cazzo dritto nell’intestino. I suoi colpi sono bordate sempre più forti. Guardo il nostro riflesso allo specchio. Lui ha i denti digrignati e tutti i muscoli in tensione, io ho tutta la faccia e i capelli bagnati e faccio smorfie strane per il piacere che quasi mi impediscono di riconoscermi.
“Dimmi quanto ti piace il mio cazzo.”
“Mi piace tanto.”
Una manata mi arriva al collo e subito mi immerge di nuovo nell’acqua. Per una decina di secondi la testa mi gira, credo di poter addirittura affogare. Lui continua a trapanare forte, il mio sfintere implora pietà, ho l’impressione che il suo cazzo diventi sempre più grosso. Mi manca l’aria.
Finalmente mi prende per i capelli e mi rialza. Io cerco di recuperare tutta l’aria che posso, per paura di andare di nuovo sotto senza preavviso. Lentamente si avvicina al mio orecchio sinistro:
“Devi dire “Mi piace tanto…padrone”.”
Ad un tratto esce completamente dal mio culo. L’aria che passa nel vuoto del mio buchetto mi regala qualche brivido.
Mi accascio sul lavandino per riprendere fiato. Sento il rumore della porta scorrevole della doccia che si apre. Mi volto e vedo lui sotto il getto d’acqua, che riesce a far risaltare ogni fibra dei suoi possenti muscoli.
“Hai detto che volevi farti una doccia, no? Dai, vieni”.
Mi avvicino lentamente a lui, con una mano sul culo dove mi ha ripetutamente sculacciato.
Una volta entrato in doccia sembra un’altra persona. Si mette alle mie spalle e inizia a massaggiarmi la schiena, regalandomi dei bacetti che salgono dalla spalla al collo fino al retro dell’orecchio. Il suo cazzo è ancora svettante, ma decido di non approfittarne per vedere dove vuole andare a parare.
Questa vena di romanticismo non mi dispiace, ma dura davvero poco. In fondo, avrei dovuto aspettarmelo.
Punta di nuovo il pisello al mio buchetto ed entra senza alcuna difficoltà. Io sono ancora in piedi davanti a lui e decido di chinarmi per allargare un po’ il mio buco. Di tutta risposta lui mi prende per i capelli e mi riporta in piedi, dritto e appoggiato al suo addome.
Le sue grosse mani scendono alle mie chiappe e le stringono, per aderire meglio al suo pisellone. In questa posizione non è tanto quanto il suo cazzo arriva in fondo a regalarmi piacere, ma è l’ingresso del mio buchetto a farmi godere, messo a dura prova da colpi di minchia molto veloci.
La mia temperatura inizia a salire. Mi sento il suo giocattolino sessuale, un buco in cui scaricare le proprie voglie. D’un tratto mi prende per i fianchi e mi appoggia contro la parete dove è montato il doccino. Io decido di abbassarmi a pecorina per godermi meglio la scopata, lui me lo lascia fare e per un attimo penso di aver vinto io.
Povero illuso.
Mentre continua a martellarmi la figa tutta bagnata, di acqua e umori intestinali, stacca il doccino dalla parete e lo fa girare intorno al mio collo. D’istinto mi appoggio alla parete davanti a me per evitare di essere strangolato. Lui accompagna il mio movimento e ora sono incastrato tra il suo corpo e la parete, con il doccino al collo che mi sottrae tantissimo ossigeno.
Parte la monta selvaggia. Il suo cazzo entra ed esce per intero ad una velocità che onestamente non penso di poter reggere. Il mio buchetto fa un rumore come di sciabordio, per tutta l’acqua che sta entrando e uscendo per le sue bordate, sembra davvero una figa impregnata d’acqua, sul punto di squirtare.
Con la mano che impugna il doccino inizia a tirare per togliermi ancora più aria, con l’altra mi stritola un capezzolo, tenendolo tra le unghie e stringendo a intervalli.
Sto impazzendo, mi sta riempiendo di stimoli. È un diavolo, che sa benissimo quali punti toccare per accendere una puttanella come me.
L’acqua che entra nel buco inizia a creare un leggero attrito che, unito alla bestialità dei suoi colpi, inizia a darmi fastidio.
Di tutta risposta inizio a lamentarmi, guaendo come una cagnolina ferita. Inizio a prenderlo a schiaffi su un fianco, per fargli capire che deve rallentare. La mia resistenza, unita ai miei lamenti lo portano all’estasi massima.
Con un urlo degno di un cavernicolo sbatte tutta la sua minchia fino alla bocca dello stomaco, sverginandomi un tratto di intestino che evidentemente non aveva mai raggiunto così.
Sento che sta sborrando. Essendo mattina le sue palle sono belle cariche, infatti quando esce inizia a scorrere dal mio culo una quantità indicibile di sperma. Sono ancora appoggiato alla parete. Faccio per allungare la mano verso il buchetto, ma lui la prende rapidamente, me la porta dietro la schiena e con l’altra mano raccoglie la sborra che esce.
“Allarga il buco troia”. Sì certo, come se si potesse essere più larghi di così. Quando tutto lo sperma è uscito dal mio culo, fino a riempirgli completamente la mano, mi dà una manata e inizia a spalmare tutto il suo succo sulla mia faccia, impiastricciandomi le ciglia e i capelli, e terminando infilandomi due dita in gola.
Mi giro verso di lui scioccato, con gli occhi incollati dal suo succo.
Sono una maschera di sperma.
Tutto sorridente lui, esce dalla doccia, prende un asciugamano, si asciuga alla bell’e meglio, lo lega in vita ed esce dal bagno. Io resto in doccia appoggiato ancora alla parete, ho bisogno di riprendermi da tutto questo piacere.
Tempo due secondi si affaccia di nuovo alla porta del bagno.
“Oh Ale, quindi sicuro che è tutto apposto?”
“Tutto apposto Fra…Tutto apposto…”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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