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Gay & Bisex

Ok mister, fai strada! (Cap. 1)


di bandolero16
30.12.2021    |    16.622    |    15 9.6
"Ci vediamo al bar giù da me alle 15, non mancare che ti ho preso anche un regalo..."
Quando a svegliarti di prima mattina non è l'odore del caffè ma il trapano del vicino, che data la durata dei lavori sta probabilmente pianificando di radere al suolo il palazzo, allora capisci che, forse, non si prospetta una bella giornata.

Sono le 8 di mattina. Ho dormito più o meno 4 ore. Ieri sera per me è stata una nottata pazzesca, perché per la prima volta ho fatto serata da quando sono diventato maggiorenne. La soddisfazione di presentarmi al bancone con il mio documento invece di mandare i miei amici è stata impagabile; anche se il barista, dallo sguardo, sembrava non credermi neanche con il documento alla mano.

Pensandoci però non lo biasimo, alla veneranda età di 18 anni sono alto poco più di un metro e sessanta, ho una carnagione olivastra che fa contrasto con due dolci occhi verdi, capelli riccissimi di un nero corvino, labbra piene e rosee, un viso piccolo e aggraziato senza neanche un pelo di barba. Alla fine però sono riuscito a bere, forse anche più del dovuto. I miei migliori amici, Peppe e Carmine, mi hanno riportato a casa alle 4; ricordo che mi hanno preso in giro perché non riuscivo a centrare la serratura dell'ingresso con le chiavi. "Ale, Lo centri il buco? ahahah" fa Peppe con quel suo sorrisone.
"Non è compito mio, io massimo posso fare la serratura ahahah" sbiascico io, reggendomi a malapena allo stipite.
Alla fine riesco nell'ardua impresa di entrare in casa e subito mi spoglio, mi fiondo sul letto e mi addormento.

La testa mi gira come non mai, e il trapano del vicino non aiuta. Finalmente mi alzo e per combattere la sbornia decido di fare una doccia fredda e prepararmi un caffè forte.

E' passata un'oretta e mi sento già molto meglio. Decido di restare nudo per casa, perché i miei genitori sono a lavoro, e ogni tanto, passando in corridoio, guardo il mio riflesso nel grande specchio dell'armadio. Non amo il mio fisico, a parte l'altezza credo di essere anche troppo magro, ma spesso ricevo complimenti, soprattutto dai miei amanti, sul mio bel sederino. E' piccolo e proporzionato, ma molto sporgente, rotondo e morbido. Me lo tasto mentre mi guardo allo specchio, dandogli anche un paio di sculacciate. Dalle natiche passo poi al buchetto, che inizio a picchiettare con un dito. Mi solletico l'ano tutt'intorno, facendo pressione ogni tanto come a voler inserire il dito. Amo questo tipo di stimolazione. Per me il "buon sesso" è fatto soprattutto di contatto, carezze, zone erogene, lingua nei punti giusti.

Mentre mi sto per immergere nel piacere che mi sto regalando mi arriva un messaggio. E' Mister Francesco, il mio allenatore di pallavolo. Io e il mister abbiamo un bellissimo rapporto, mi allena da quando avevo 8 anni e, anche se, per il carattere che ha, non lo ammetterebbe mai, per me ha un occhio di riguardo, sia in campo che fuori.

Abito a 5 minuti dal palazzetto sportivo, per questo motivo spesso, dopo gli allenamenti, resto a fargli compagnia mentre chiude la palestra. Nelle tante volte che ci siamo trattenuti insieme abbiamo avuto modo di conoscerci meglio e ad oggi siamo legati da un bel rapporto di amicizia, oltre che dal classico rapporto allenatore-atleta.

Il messaggio recita: "Ciao Ale!! Come va? Mi dispiace un casino non essere venuto al tuo diciottesimo, so quanto ci tenevi e so anche che, di tutta la squadra, sono stato l'unico stronzo a non presentarsi. Ho avuto i miei motivi, sappi che non riguarda te. Ti scrivo perché ora sono libero, e vorrei assolutamente farmi perdonare. Ci vediamo al bar giù da me alle 15, non mancare che ti ho preso anche un regalo. Ciaoooo."

Ma che motivi avrà avuto? E perché mi scrive solo una settimana dopo? "Libero"? Che intende per "ora sono libero"? Il messaggio di scuse mi risulta più strano della sua assenza ingiustificata, ma le domande che ho in testa scompaiono nell’istante in cui noto la sua nuova immagine di Whatsapp. Francesco ha 32 anni, è alto un metro e novanta e ha il classico fisico da pallavolista. Ma quello che più preferisco di lui sono gli occhi, neri come il carbone. La sua nuova foto, in costume, non lascia molto spazio alla fantasia e, complice la stimolazione di prima, inizio ad accaldarmi.

Decido però di allontanare questi pensieri e inizio a studiare per recuperare ciò che non riuscirò a fare oggi pomeriggio per via dell'appuntamento con Fra.

Sono le 15 in punto e sto aspettando sotto casa di Fra. Il bar che ha scelto è esattamente di fronte al suo portone, ma decido comunque di aspettarlo qui. Dopo 2 minuti il portone a cui ero appoggiato inizia ad aprirsi e quasi rischio di cadere. Ciò che vedo mi lascia senza parole. Francesco ha ferite su tutto il volto: un sopracciglio spaccato, ematomi sotto gli occhi, e una serie di cerotti per sutura sulla fronte.
"Che diavolo hai combinato?" gli chiedo spaventato.
"Beh, ecco il motivo per cui non ero alla tua festa ahaha, dai andiamoci a sedere che se vuoi ti racconto".
Ci abbracciamo e attraversiamo la strada per accomodarci al tavolino.

Nonostante le ferite ha sempre quel suo sorrisone smagliante, incorniciato dalla sua iconica barbetta bionda, e quello sguardo magnetico che spesso non riesco a reggere.

"Si può sapere che cazzo hai fatto? Hai 30 anni e ancora ti meni?" "Apri prima il tuo regalino e poi ti racconto tutto. Tieni, è solo uno stupido pensierino". Così dicendo mi porge una bustina con all'interno una scatola cilindrica. La apro e trovo dentro una bellissima cravatta rossa e bianca, con una fantasia bellissima ma impossibile da descrivere.
"Allora? Ti piace? Ha gli stessi colori del tuo completino da libero ahahah".
"Oddio è vero, grazie mille, che bel pensiero."

Il viso di Fra improvvisamente si spegne, forse perché sa che adesso dovrà dirmi chi o cosa gli ha provocato quelle ferite. Io batto le mani per far sì che mi guardi negli occhi, gli sorrido e gli dico: "Fra, ma guarda che se rompo il cazzo ad insistere basta che me lo dici eh, mi basta sapere che ora stai bene, poi se non vuoi parlarmene amen". Lui mi guarda con un leggero sorriso e mi fa un cenno con la testa come a dire "Grazie per la comprensione".

Ci accendiamo entrambi una sigaretta, ma dopo due tiri lui la butta e mi dice:
"Ale senti, per te è un problema se saliamo da me? Mi mette un po' in soggezione stare qui". "Ma non abbiamo nemmeno ordinato... e poi, soggezione? Fai colazione in questo bar ogni mattina da quando ti conosco, ma che diavolo hai?", gli rispondo confuso.
Lui abbassa di nuovo lo sguardo, indeciso forse su cosa rispondermi ed io, dato che non mi va di vederlo così, gli rispondo sorridendo: "Ok mister, fai strada!"

Saliamo da lui. Apre la porta lasciandomi entrare per primo e io resto senza parole. Il suo salotto è una discarica: lattine di birra rovesciate, cuscini del divano per terra, scatoloni della pizza aperti sul pavimento, cenere e sigarette sparse su tutto il tavolino. Mi giro per chiedergli cosa diavolo fosse successo e lo ritrovo con la testa appoggiata alla porta appena chiusa. Mi avvicino poggiandogli una mano sulla spalla, che riesco a raggiungere solo alzandomi sulle punte, e lui scoppia a piangere.

Quando si gira, istintivamente mi abbraccia e mi stringe forte. Solo una volta calmato mi fa strada verso la cucina.

Ci sediamo a tavola, uno di fronte all'altro.
"Ale scusami, pensavo di farcela, ma evidentemente è ancora troppo presto."
"Fra, se non mi parli non posso capire cosa sta succedendo, io mi sto seriamente preoccupando."
Respira a pieni polmoni, poi mi dice: "Una settimana fa ho avuto un bruttissima lite con il mio ragazzo e.."
"Cosa?!" lo interrompo io, "Aspetta un attimo...ragazzo?? Ma non eri fidanzato con Giulia?"
Lui mi regala uno dei suoi sorrisi imbarazzati e mi dice: "Beh, ahaha, con Giulia è finita qualche mese fa. Da allora ho iniziato a girare per i locali per recuperare un po' di scopate perse e una sera, vuoi l'alcool, vuoi l'astinenza, ho conosciuto questo bel brasiliano, Daniel. Per me quella sera è stata un'esperienza del tutto nuova, ma mi è piaciuta parecchio ed è iniziata una frequentazione."

Ceh io ho fantasticato per tutta la mia adolescenza sul mio mister pensando fosse irraggiungibile, e poi scopro che da ubriaco si scopa i brasiliani, e poi li frequenta pure. Vabbè, andiamo avanti.

"Circa una settimana fa, il giorno prima del tuo compleanno, c'è stata una bruttissima lite qui a casa per una sua gelosia ed è andato via sbattendo la porta. Ho passato tutta la settimana a ubriacarmi, mangiare e fumare. 2 giorni fa mi scrive che è sotto casa e vuole salire per riprendere il borsone con le sue cose. Io avevo appena buttato giù una cassa di birre e non mi reggevo in piedi. Alla fine gli apro. Mentre recupera le sue cose mi ignora totalmente, io non ci vedo più dalla rabbia e, complice l'alcool, gli tiro una birra in lattina colpendolo in pieno viso. Iniziamo a picchiarci senza un limite finché, un po' per l'alcool, un po' perché lui fa kickboxing, resto al tappeto con il sangue che scorre. Da allora sei l'unica persona che ho deciso di vedere. Il pensiero di aver trovato finalmente qualcuno che fosse interessato a me e vedere tutto andare in fumo così, ha distrutto totalmente la mia autostima. Non mi merito nulla. Sono un disastro." E i suoi occhi si riempiono di nuovo di lacrime.

La storia mi lascia esterrefatto, ma appena capisco che sta di nuovo per piangere faccio in un istante il giro del tavolo e lo stringo forte.
"Mi dispiace tanto Fra, non ne avevo idea".
"Che mi potessero interessare i maschi, ahahah?"
"Ma no ahahah, che coglione"

Continuo ad abbracciarlo da dietro, e intanto con le mani impasto per bene i suoi pettorali da urlo.

"Sai..." diciamo contemporaneamente. Un sorriso ci colora entrambi.
"Prima tu" faccio io.
"No tu"
"Ahaha e va bene. Niente, a saperlo prima che potevi interessarti ai maschi forse mi sarei fatto notare un po' di più. Sai, anche a me piace..."
Lui resta di sasso, si gira e mi guarda incredulo.
"Ale, sei serio?"
"Scusami Fra, forse ho esagerato.."
"No Ale...stavo per dirti la stessa identica cosa... A saperlo che mi sarei interessato a un maschio, potendo scegliere avrei scelto uno come te."
"Come me come?"
"Beh...come te." mi dice sorridendo, mentre una sua mano scende sul mio culo e copre una natica per intero.
"Agli allenamenti ti ho sempre guardato in maniera diversa rispetto agli altri, ma non ho mai avuto il coraggio di assecondare questi miei pensieri. Questo bel culetto fa un figurone con il completino". E mi tira una sculacciata.

Io inizio ad accaldarmi, ma decido di non mostrarmi un cucciolo inesperto e indifeso, e faccio la mia parte. Mi siedo a cavalcioni sulle sue gambe, mettendo di nuovo le mani sui suoi pettorali e gli sussurro: "E' il momento di assecondare tutto quello che ti passa per la testa". La frase è come una scintilla, e lui è la miccia che scoppia all'istante.

Mi prende per i fianchi e mi sbatte sul tavolo, iniziando a baciarmi su tutto il corpo. Ci spogliamo in tutta fretta, nessuno dei due vede l'ora di godere dell'altro. Restiamo entrambi in mutande, lui mi gira a pecorina e mi tira una serie di forti sculacciate.
"Sarà anche bello in completino, ma così è tutta un'altra storia".

Mi strappa la mutanda in corrispondenza del buchetto e immerge tutta la faccia nel mio culo. La sua barbetta bionda mi solletica tutta la zona, mi sta facendo eccitare da pazzi. Mentre sono ad occhi chiusi che mi godo la sua lingua sento un qualcosa coprirmi la faccia, è la sua mutanda firmata, che mantiene ai due estremi sui miei occhi a mò di benda. La sua lingua mi regala un piacere immenso, alternando velocissimi colpetti che mi penetrano ad abbondanti leccate bagnate, su tutto l'ano.

Io divento sempre più rumoroso e di tutta risposta mi sposta la mutanda sulla bocca, "Godi eh, puttanella? Vedrai, questo non è ancora niente, ho le palle piene da una settimana, adesso mi diverto." Il suo tono di voce è diverso, sento un misto di eccitazione e rabbia che più che preoccuparmi, aumenta la mia temperatura.

Con una sola mano mi scarica dal tavolo sul pavimento e mi mette in ginocchio. Resto a bocca aperta. Un cazzo perfettamente proporzionato a un colosso come lui, saranno stati 22 cm di minchia, di una larghezza paragonabile alle lattine di birra che invadevano il suo salotto. Neanche il tempo di meravigliarmi per quel bendidio che subito me lo ritrovo in fondo alla gola.
"Mamma mia che bocca calda, fammi vedere quanto ti piace dai!".
Adesso è l'occasione per far uscire la troia che è in me. Inizio a succhiare prima la cappella, insalivando la zona con la lingua; poi scendo sulle palle, prendendole in bocca una alla volta e poi insieme; ritorno sull'asta sputandoci sopra e poi la prendo tutto fino in fondo alla gola, cercando di oppormi ai fortissimi conati di vomito.

La sua faccia è una maschera di piacere.
Sputo tutta la saliva che produco per bagnargli il cazzo e mi passo il suo pisello per tutta la faccia. La scena lo fa impazzire. Vedermi in ginocchio col suo cazzo in faccia, pieno zeppo di saliva, lo rende ancora più assatanato.

Mi prende di peso e mi porta in salotto, lanciandomi, letteralmente, sul divano. Mi tira via quel che resta delle mutande e subito è sopra di me, con una mano al mio collo e l'altra a titillarmi il buchetto, e riprende a baciarmi. Le sue grosse dita faticano ad entrare, ma lui sembra non curarsene e spinge per farne entrare due. La penetrazione mi fa sobbalzare, lui se ne accorge, mi guarda negli occhi e mi dice: "Troia, quando avrò finito queste due dita non le sentirai neppure".

Mentre dice queste parole sento il suo enorme pisello pulsare sulla mia gamba e decido di prendere in mano la situazione. Mi rimetto a cavalcioni su di lui, sputandomi sulla mano per lubrificarmi il buchetto. Punto il suo uccellone in direzione del mio culo. Credo di coglierlo impreparato, ma lui subito capisce la situazione e prende il controllo.

Con due forti sculacciate le sue mani prendono con forza il mio culo, il pisello inizia a spingere contro il mio buchetto e io mi dimeno per il dolore che inizio a provare. Dopo un paio di urletti mi arriva uno schiaffo in pieno volto, che subito mi fa calmare, mi rimette al mio posto, e mi eccita da impazzire.

Mi accascio su di lui per sopportare meglio la penetrazione, ma il dolore è forte e per tutta reazione gli mordo una spalla. L'animale che è in lui si risveglia e inizia a sculacciarmi fortissimo per punirmi. Il mio culo e il mio viso iniziano ad arrossarsi, l'eccitazione mi fa dilatare e in un attimo la sua cappella è dentro.

Sgrano gli occhi e digrigno i denti, ma mi giro e cerco di non fargli capire il mio dolore perché, se un minimo ho capito il personaggio, è proprio questo che lo eccita. Lui mi dà una manata in faccia per prendere il mio viso e portarlo fronte a fronte con il suo.

"Ora ti rompo il culo" mi dice, con i suoi bellissimi occhi neri dentro ai miei, e con un colpo forte di reni da sotto supera la resistenza del mio sfintere. Per un attimo mi manca il fiato e quando inizia a muoversi mi si annebbia la vista. Mi stendo sul suo corpo scultoreo e lascio a lui tutto il lavoro, quel bestione che si ritrova mi sta sfondando il culo e ho perso completamente il controllo del mio corpo.

La cavalcata diventa sempre più forte, ora mi mantiene per i fianchi a mezz’aria e mi scopa con forti colpi da sotto, arrivando fino alla bocca dello stomaco.
Sono in trance, non capisco se provo dolore o un piacere immenso, so solo che vorrei non si fermasse mai.
Da quella posizione si alza, passa le sue forti braccia sotto le mie ginocchia e mi scopa in piedi. Mi scopa con mezza asta, esattamente nel punto in cui il mio sfintere si allarga, me lo lavora con dei colpi di potenza e mi fa vedere le stelle. Il mio buchetto non ha il tempo di abituarsi alla sua presenza che subito lo toglie tutto, per poi rimetterlo.

Fa questo giochetto per qualche minuto finché inizio a battergli una mano sul petto per fargli capire che così non resisto, il mio buchetto chiede pietà. Lui ovviamente non prova alcuna pietà per me e mi dice “Resta largo, non stringere il culo, quando ti sarai abituato mi chiederai di dartelo ancora più forte”.
Io provo a seguire il suo consiglio, e quando il buco è ormai sfondato e perdo la capacità di stringerlo, inizio a provare un enorme piacere.

Dopo una raffica di colpi più decisi mi dà un ultimo affondo e poi mi lascia scendere, forse per evitare di venire subito.
Appena appoggiato a terra le mie gambe cedono, mi stendo a terra e inizio a tremare. Non avevo mai provato una sensazione simile in nessun rapporto, una specie di ipersensibilità al buchetto, come se stessi sempre a un passo dall’orgasmo.

Decido di approfittare della dilatazione e lo provoco mettendomi a pecorina su una sedia. Lo guardo con degli occhi da cerbiatto e gli dico “Non ti sarai già stancato?”. Ho capito che le provocazioni lo infervorano, e infatti basta quella frase per ritrovarmelo con tutto il suo peso addosso, le sue mani al collo, e il suo pisello completamente dentro.

Sento il buco completamente umido, il culo mi si sta bagnando come una figa e questa lubrificazione gli permette di andare ancora più forte, senza alcun attrito. Sto impazzendo. Mi passa un braccio intorno al collo, con l’altra mano mi infila due dita in bocca e le spinge fino all’esofago. Gli occhi mi escono fuori dalle orbite. La mancanza di ossigeno e il suo pisellone che mi martella senza sosta mi mandano in estasi e cerco per quanto possibile di mantenermi allo schienale della sedia, per evitare di sciogliermi al suolo.
“Ti prego più forte, scopami più forte, ne voglio ancora, ancora, ti prego…” lo imploro, mentre i suoi colpi mi spezzano il fiato. Lui non se lo lascia ripetere due volte, mi prende per i fianchi e inizia un dentro fuori che mi fa mugolare come una puttana. In questo momento emerge il lato più femminile di me, e inizio a massaggiarmi i capezzoli e a emettere gridolini a ritmo della sua scopata.

D’un tratto si ferma e si avvicina con il suo volto al mio lato sinistro. “Adesso facciamo un giochetto”. La frase più eccitante e al tempo stesso preoccupante che potesse pronunciare in questo momento.
Mi gira di peso e mi mette a pancia in su sulla sedia, aprendomi le gambe. Da questa posizione vedo tutto il suo fisico palestrato, la differenza di stazza mi eccita ancora di più, mi sento totalmente posseduto, un giocattolino nelle sue mani.

Mi penetra di colpo e io emetto un gemito; subito mi arriva un ceffone. “Devi stare zitta, puttana”. Di nuovo mi penetra con tutto il pisello e io ho un sussulto; altro schiaffo. “L’hai capito che devi stare zitta? Ora dovrai lasciarmi fare e se mi interromperai con i tuoi versetti da puttanella ti riempirò di schiaffi”. Inizia così un dentro fuori mentre mi tiene le gambe aperte, in questa posizione la sua enorme cappella mi stimola completamente la prostata e io impazzisco nel trattenere il mio piacere.
La mia temperatura inizia a salire, lo stronzo sa che trattenendo così il piacere ad un certo punto esplodo, e gode a vedermi agonizzante mentre mi agito.

Non resisto più, un colpo più forte degli altri mi spana totalmente il culo e non riesco a non tirare un grido. In quel momento prende le mie gambe, mi porta le ginocchia quasi alla faccia, e inizia a scoparmi come un toro.
“Ti avevo detto di stare zitta, adesso dovrò punirti, gli schiaffi non vanno bene, ti eccitano soltanto, vediamo se riesci a sopportare una bella dose di cazzone.”
Detto questo mi spana totalmente. Il mio buchino è fradicio, ormai ho una figa che lui si diverte a martellare senza pietà. Il mio culo ha ormai preso la forma del suo cazzo e non provo più nessun dolore.

Di colpo lo allontano e decido di fare anch’io un giochino. Vado in cucina, prendo la cravatta che mi ha regalato e me la giro intorno al collo. L’idea lo stuzzica da morire. Corre verso di me in cucina mentre io mi metto a pecora contro il piano cottura.
Appena mi raggiunge mi dà un paio di sculacciate e inizia a tirare dalla cravatta. Mi manca l’aria. Sono un oggetto. Sono il SUO oggetto. In questo momento può fare di me quello che vuole.

Quando il suo cazzo mi penetra per l’ennesima volta vedo le stelle. La mia testa è reclinata all’indietro mentre continua incessantemente a scavarmi nell’intestino. Mi guarda dall’alto del suo metro e novanta, si ferma per un attimo e mi ordina di aprire la bocca. Un carico di saliva mi scende giusto sulla lingua, ma invece di ingoiarlo lo prendo e me lo spalmo su tutto il viso.
“Che zoccola che sei, ora ti sistemo per le feste”.

Detto ciò mi prende una gamba e la stende orizzontalmente sul piano. In questa posizione il mio buco accoglie ancora meglio la sua nerchia, che continua a farmi gridare di piacere. Lo imploro di non avere pietà, di sbattermi ancora più forte.

Con un mano mi tira per i capelli e mi fa inarcare la schiena come mai avrei pensato di riuscire a fare, intanto continua a sputarmi in faccia, a sculacciarmi e a riempirmi dei peggio insulti.
“Sei una lurida puttana”. “Sei il mio schiavo.” “Sei una troia affamata di cazzo”.

Se la mia idea di “buon sesso” consiste in contatti stimolanti, la sua, evidentemente, consiste nel dominare totalmente l’altra persona, fino a farla impazzire e ad annullare completamente la sua volontà. E con me ci sta riuscendo perfettamente.

Riesco a reggermi soltanto per i colpi di cazzo che mi sta infliggendo, il mio cervello diventa liquido e il calore mi sale alle orecchie, dandomi un senso di stordimento. “Sto per venire” gli dico.

E’ l’ultimo sprint. Mi stacca dalla cucina e mi fa accasciare a terra. Sono a pecora sul pavimento della sua cucina, la testa appoggiata sul parquet. Con un ginocchio a terra e l’altra gamba poggiata in avanti, inizia con una penetrazione magistrale, scopandomi con colpi veloci tutto dentro. Sento le palle che sbattono contro il mio culo. Ho gli occhi girati all’indietro, la lingua fuori per l’estremo piacere che mi sta dando, mentre continuo con i miei gridolini.

Il buchetto inizia a formicolarmi, ho una fortissima sensazione di dover evacuare, il mio corpo è colto da tremori fortissimi e sento la faccia scottarmi. Sento che sto per esplodere, ma lui non accenna a fermarsi.

Ho la vista totalmente appannata, mi sta letteralmente violentando. Colto dall’eccitazione inizio a leccare il piede che è vicino alla mia faccia e lui, di tutta risposta, me lo pianta in testa, mentre riprende a sculacciarmi.

Mi dà le ultime bordate entrando e uscendo con tutto il cazzo, mentre mi solleva da terra e mi stringe forte a sé.

I miei tremori raggiungono l’apice, una scossa mi parte dal culo e mi arriva fino al cervello, per poi scendere in ogni periferia del mio corpo. La sensazione di calore della sua sborrata nel mio culo amplifica il piacere che provo. Dal culo inizia a colare una quantità enorme di umori, misti al suo densissimo sperma, mentre ho ancora il suo cazzo dentro.

Cerco le sue labbra nell’euforia del momento, lui dolcemente mi accompagna verso il suo viso appoggiandomi una mano sulla guancia e mi bacia.

Quando esce dal mio culo, si accascia sul pavimento tutto sudato, ansimando per la fatica. Io mi prendo qualche secondo per riprendermi, poi raccolgo quanto più sperma è possibile dal mio culo e dal suo cazzo. L’ingordigia con cui assaggio il suo succo lo manda in visibilio. Mi passa una mano tra i capelli e mi dice “Sai, mi aspettavo che fossi bravo in certe così, ma tu così mi fai impazzire.”

“L’avresti mai detto?”
“Cosa? Che sei un’affamata di cazzo e ti avrei rotto il culo? Ahahaha. Guarda lì, non riesci nemmeno più a chiuderlo”. Mi fa indicando il mio culo, che è ancora dilatato all’inverosimile.
“Ahaha e dai coglione.”

Iniziamo a ridere tutti e due di gusto e a prenderci in giro, lui mi sfotte per i gridolini che emetto quando godo, io sfotto lui per la bestialità che gli sale quando scopa.

Si è fatta ora di cena e Fra mi invita a restare a dormire da lui. Avviso i miei genitori che dormo da un amico. La scuola riprende tra una settimana, così come gli allenamenti di pallavolo, e ho tutta l’intenzione di godermi quanto più tempo possibile in compagnia del mio mister.

Alla fine, nonostante il brusco risveglio, non è stata poi una pessima giornata…
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