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Gay & Bisex

Natale a Cortina 2


di Ricciob
31.01.2025    |    5    |    0 6.0
"A un tratto da una porta socchiusa sentii provenire un “ehi”..."
Dopo avermi sborrato in bocca ed essersi tranquillamente svuotato la vescica nell’orinatoio, Filippo uscì dal bagno tranquillamente, così com’era venuto.

Mi alzai da terra faticosamente e con le ginocchia in fiamme, constatando come mi fossi macchiato di neve sciolta e sporca la tuta, e forse anche di urina.

Subito dopo il dolore alle ginocchia, sentii fortissima la mia erezione.
Ancora sottosopra, mi precipitai in un bagno chiuso prima che potesse arrivare qualcuno, dove raggiunsi un orgasmo fortissimo che mi fece tremare le gambe, tanto che dovetti appoggiarmi al muro per non perdere l’equilibrio: il sapore della sborra di Filippo in bocca e ancora di più l’immagine di questo maschio sprezzante che pisciava a pochi centimetri dal mio volto fecero in modo che mi bastarono pochi secondi.

Ritrovato un po’ di autocontrollo, me ne tornai rapidamente su al tavolo per non destare sospetti. Sofia era seduta su una panca e si godeva il sole mentre Filippo mangiava un panino. Dopo quello che era appena successo non mi aspettavo di ritrovarlo al tavolo, speravo forse che avesse inventato una scusa per andarsene prima. E invece eccolo lì, bello e sfacciato come se niente fosse.
Deglutii a fatica e fingendo indifferenza mi sedetti a fianco di Sofia sulla panca.
Lo spuntino si consumò rapidamente e finalmente salutammo Filippo che tornò a fare le sue discese in autonomia.

La sera, Sofia ed io uscimmo per cena, e tornammo a casa non troppo tardi, pronti a riposarci per un’altra giornata intensa sulle piste il giorno seguente. Ci augurammo la buonanotte e mi diressi verso la mia camera che si trovava al piano terra, mentre la sua era due piani più su.
Lo chalet era veramente bellissimo e spazioso, con parecchie stanze per gli ospiti ma anche svariati salottini in perfetto stile ampezzano.

A un tratto da una porta socchiusa sentii provenire un “ehi”.
Non feci in tempo a girarmi che Filippo mi fece:
“Ehi, parlo a te, sì. Vieni qua”. Suonava quasi come un ordine.

Senza rispondergli, varcai la soglia del salotto sul cui divano lui era mollemente steso e mi avvicinai.
Indossava un morbido maglione in cachemire beige col collo alto, dei jeans e un paio di stivaletti neri, e fino a un attimo prima stava probabilmente scrollando contenuti sul cellulare.
“Allora com’è andata oggi?” mi chiese.
“Ehm… bene, abbiamo continuato tutto il pomeriggio, e la neve era bella” gli risposi io.
Filippo fece una smorfia divertita e mi disse, lasciandomi di sasso:
“Intendevo dopo che mi hai succhiato il cazzo. Hai dovuto segarti immagino?”

Inutile dirvi che diventai rosso in volto non riuscendo più ad articolare una parola.
Lui scoppiò a ridere:
“Ahahah lo immaginavo. Non preoccuparti, va benissimo così”
“Avvicinati ora”
Imbambolato, stavo per sedermi sul divano al suo fianco, ma lui mi fece segno di accomodarmi sul tappeto persiano ai suoi piedi. Lo feci, anche se imbarazzato e sorpreso, in qualche modo mi sembrava naturale fare quello che Filippo mi diceva di fare.

Mi trovavo accovacciato davanti a lui, che se ne stava a gambe aperte e piedi solidamente ancorati al pavimento, gomiti sulle ginocchia muscolose.
“Fatti vedere nudo, spogliati”, disse.
Fu in quel momento che decisi che era ora di lasciare andare qualsiasi remora, perché quell’uomo mi eccitava molto e sentivo una nuova eccitazione mai provata prima, davanti al fatto di essere sottomesso a un maschio così dominante.
Senza parole, ma sempre restando accovacciato ai suoi piedi, mi tolsi tutti i vestiti.
Lui mi guardò e con un sorriso approvò:
“Molto sexy. Vedo che ti stai eccitando”
In effetti il mio cazzo si stava gonfiando, ma decisi di reggere il suo sguardo e di non cedere all’imbarazzo.

Rapidamente Filippo si sfilò le scarpe gettandole da parte e io con un gesto che forse lo sorprese lo aiutai a sfilarsi i calzini.
Aveva effettivamente dei bellissimi piedi, come l’avevo dedotto nei bagni del rifugio, almeno un bel 45, grossi e muscolosi, con una leggera peluria castana.

A quel punto Filippo si alzò in piedi davanti a me. Era così alto che dalla mia posizione seduta il mio viso gli arrivava appena sopra le ginocchia. Dovetti mettermi in ginocchio per arrivare all’altezza del pacco. Sapevamo entrambi che era quello lo scopo.

Fu lui stesso ad aprire i bottoni della patta e a sfoderare quel cazzo che mi aveva sfondato la bocca la mattina.
Era decisamente grosso e lungo, non troppo venoso e dritto. Me ne stetti per un attimo imbambolato, lo sguardo catturato da un filo di precum che partiva dai boxer per finire sulla cappella.
Fu lui a rompere l’indugio, prendendomi per i capelli e dandomi il semplicissimo ordine:
”succhia”

Come il mattino, prese completamente il controllo della situazione, imponendomi il ritmo di quello che non era più un pompino ma una scopata di bocca in piena regola. Il suo cazzone sbatteva sul mio palato, sulla gola, sulla lingua… e dove non andava più a fondo, lui spingeva di più, incurante dei miei singhiozzi e dei miei lacrimoni.

Nel frattempo Filippo si era completamente spogliato, e io potevo ammirare il suo corpo statuario, braccia e petto muscolosi, un bel pelo riccio e castano tra i pettorali e sotto l’ombelico… cosce e polpacci possenti.

A un tratto mi staccò prendendomi per i capelli e cominciò a usare la mia lingua come -realizzai più tardi ripensandoci- un oggetto automatico di piacere.
Mi piazzò la bocca sulle grosse palle pesanti e sudate, sui capezzoli, sotto le ascelle… e ovunque lui la mettesse io tiravo fuori la lingua e leccavo, leccavo.
Nel frattempo con l’altra mano mi forzò a quattro zampe, facendomi ben inarcare la schiena e cominciando a giocare col mio ano.

“Ora questo lo apriamo per bene, troia”
A queste parole sentii il mio ano pulsare e mi resi conto che ero in uno stato di eccitazione smisurata. Abituato a prendere il controllo nel sesso, mi trovavo infine completamente sottomesso a un maschio alpha che decideva tutto per me.

Si risedette a gambe aperte e mi fece sistemare a pecora davanti a lui, con le mie gambe infilate nello spazio vuoto sotto al divano in modo che il mio culo fosse molto vicino al bordo del divano stesso.
Da questa posizione mi appoggiò la grossa cappella sul buco che aveva cominciato a lavorare da un pò, fino a entrare completamente dentro di me. Il dolore era fortissimo ma non volevo lamentarmi e deluderlo, strinsi i denti e appoggiai la guancia destra sul tappeto tenendo il culo bello alto alla sua portata.
Questo leggero cambiamento di posizione facilitò tutto a un tratto le cose e cominciai a godere come mai prima. Attraverso gli occhi socchiusi vedevo i suoi grossi polpacci e i suoi piedoni proprio a fianco al mio viso, in tensione mentre il suo arnese mi lavorava il culo.

Nella foga mi fece avanzare un po’, sempre nella stessa posizione e cominciò a scoparmi dall’alto, flettendo le cosce possenti e dandomi di nuovo della troia.
Il ritmo era ormai forsennato e io cominciai a gemere e a lamentarmi. Fu allora che Filippo mi piazzò un pesante piedone sulla guancia schiacciandomi il viso a terra e dicendomi
“Taci cagna”
Ero completamente sottomesso a questo maschio che in meno di un giorno era diventato il mio padrone sessuale (non avrei saputo definirlo diversamente), che, preso da questa immagine travolgente, cominciai a sborrare copiosamente sul tappeto senza toccarmi.
Quasi contemporaneamente lui estrasse il cazzo dal mio culo e, tirandomi su per i capelli, mi riempì il viso di sborra ansimando pesantemente e chiamandomi ancora “troia”. Tre, quattro getti pesanti che mi riempirono gli occhi e i capelli.

Come la mattina, si premette il cazzo tra due dita, per farmi dono dell’ultima goccia… una specie di generosa firma potremmo dire.

Si rivestì velocemente lasciandomi con un “pulisci”.

Continua.
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