Gay & Bisex
Natale a Cortina 1
di Ricciob
30.12.2024 |
240 |
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"Varcata una porta, si accedeva all’antibagno e, nascosto alla vista c’era un orinatoio..."
Il mio primo racconto.Grazie per ogni commento costruttivo! :)
Le ultime vacanze di Natale hanno preso per me un risvolto inatteso che mi ha fatto scoprire un lato della mia personalità che avevo tenuto nascosto troppo a lungo.
I fatti si sono svolti a Cortina d’Ampezzo, stazione di sci nota per essere una destinazione di lusso frequentata dal jet-set internazionale.
Mi chiamo Luca, sono un ragazzo di 23 anni, alto un metro e ottanta circa, un bel fisico, sportivo, capelli ricci e castani, un bel sorriso aperto. Sono gay e ho una vita sessuale abbastanza movimentata da diversi anni, ma quasi sempre con un ruolo attivo. Insomma, un po’ per gusto personale e un po’ perché un bel ragazzone è molto richiesto dai passivi, mi sono sempre dedicato ai culetti piuttosto che ai cazzi.
Pur venendo da una famiglia semplice, l’università mi ha permesso di fare amicizia con le persone più disparate, e tra queste c’è Sofia, una bella ragazza della mia età e che viene da una famiglia molto agiata.
Essendo molto appassionato di montagna e di sci, potete immaginare il mio entusiasmo quando Sofia mi ha invitato a passare qualche giorno delle feste di fine anno nella sua casa di famiglia a Cortina.
Una volta arrivato e dopo essermi sistemato nel grande chalet di Sofia, siamo scesi in centro per un aperitivo. L’ambiente era fin troppo pretenzioso ed elegante, ragazzi snob e ragazze impellicciate ovunque… avrei quasi potuto sentirmi in imbarazzo ma per fortuna la compagnia della mia amica mi ha fatto abbandonare ogni titubanza.
Fu dunque durante questo aperitivo all’esterno di un’enoteca che accadde qualcosa di insolito per me, perché notai un uomo a qualche metro di distanza che mi creò immediatamente un desiderio fortissimo e come un nodo allo stomaco. Dico insolito, perché come accennavo prima, sono quasi sempre stato attratto da giovani ragazzi passivi. Ora, questo uomo, o ragazzo, aveva probabilmente 38 o 40 anni, un marcantonio alto un metro e novanta, rasato, mascella molto pronunciata, spalle larghe, elegante nel suo cappotto di Loro Piana, e soprattutto un sorriso di superiorità, tipico di un maschio molto sicuro del suo sex appeal e della sua prestanza.
Infine, il dettaglio che mi seccò la bocca è che aveva delle bellissime cosce muscolose e il tessuto dei pantaloni in forte tensione davanti al pacco annunciava probabilmente una dotazione di tutto rispetto.
Rimasi un po’ turbato per il resto dell’aperitivo e infine dopo una rapida cena tornammo a casa per riposarci e prepararci alla giornata di sci che ci attendeva per l’indomani.
Il giorno seguente Sofia ed io ci svegliammo di buon ora e alle 9 eravamo già sulle piste. Dopo un paio d’ore di salite e discese incessanti cominciammo ad accusare un po’ di stanchezza e decidemmo che ci saremmo fermati in un rifugio per una cioccolata calda.
Fu a quel punto, mentre facevamo la coda per la seggiovia, che Sofia esclamò :
« Ehi Filippo, ciao ! »
E un secondo dopo un ragazzone in tuta da sci nera e maschera riflettente si accostò a noi con un gran sorriso. Tolta la maschera, quale fu la mia sorpresa nel riconoscere il ragazzo visto all’aperitivo la sera prima!
« Luca, ti presento mio cugino Filippo, sta anche lui allo chalet in questi giorni - ma credevo non saresti arrivato prima di domani! », concluse rivolgendosi a lui.
« Effettivamente sono già arrivato ieri sera, ma la casa è grande, non mi sorprende che non ci siamo incrociati stamattina » rispose lui ridendo e approfittando per stringermi la mano.
« Lui è Luca, un mio amico dell’università che resterà qualche giorno da noi. Stavamo pensando di prenderci una cioccolata su al rifugio se ti va di unirti », fece lei.
« Volentieri » rispose lui rivolgendoci un lieve sorriso.
« Mi metto al mio posto per fare la coda, andate avanti e ci vediamo su tra un quarto d’ora »
Arrivati in cima, Sofia ed io ci dirigemmo rapidamente al rifugio e prendemmo posto ad un tavolo al sole, sulla grande terrazza.
« Sofi, se non ti scoccia aspettarmi qua, vado un attimo al bagno », le dissi.
« Vai tranqui, mi godo il sole e aspetto che arrivi Filippo per fargli segno »
Chi è un po’ pratico del mondo dello sci, sa quanto sia complicato camminare con i pesanti e rigidi scarponi a piedi. In più i bagni dei rifugi sono spesso al piano interrato, rendendo la discesa ancora più complicata. In ogni caso, raggiunsi i bagni che per fortuna a quell’ora erano deserti visto che l’orario del pranzo era ancora lontano.
Varcata una porta, si accedeva all’antibagno e, nascosto alla vista c’era un orinatoio. Piazzatomi davanti, mi tirai fuori il pisello e cominciai a svuotarmi la vescica con soddisfazione. Non riuscivo a togliermi dalla mente l’imagine di Filippo (avevo scoperto il nome di quel gran maschio visto per caso la sera prima! E costui era perfino il cugino della mia amica!), e sentii contemporaneamente un nodo allo stomaco e una pulsione al cazzo.
L’ avevo appena rimesso dentro alla tuta, che la porta del bagno si spalancò e entrò proprio… Filippo!
Camminava pesantemente con i suoi enormi scarponi e a gambe larghe, mi vide e mi rivolse un sorrisetto.
« Ah, guarda chi c’è, Luca giusto ? »
« Ehm… sì, giusto, ciao » risposi io.
« Che coincidenza » disse lui, « tra l’altro mi sa che ti ho intravisto già ieri sera all’aperitivo in Corso Italia » aggiunse diventando tutto a un tratto più serio.
Io mi sentii diventare tutto rosso e risposi che forse anch’io in effetti l’avevo notato.
Immagino che fosse il segnale che stava aspettando, perché mi si avvicinò, mi mise una mano su una guancia e mi disse sorridendo « sei carino ». Fece come per darmi un bacio ma all’ultimo mi spinse con decisione verso il pavimento e finii davanti a lui, con le ginocchia a contatto del pavimento sporco di neve sciolta, fango e altro… non feci in tempo a guardarlo con aria esterrefatta che lui mi disse:
« Ho visto come mi guardavi ieri sera ragazzino, e ho visto anche che era questo che guardavi » e così dicendo si aprì la zip della tuta e ne uscì un cazzone già in erezione, grosso e lungo probabilmente una ventina di centimetri.
Le poche ore di sci avevano già dato un sentore di maschio a questo bel membro. Ebbi pochi secondi per riprendermi dallo shock, ma sentii immediatamente una fortissima erezione nei miei pantaloni, notando questo cazzo perfetto, dritto e grosso, con una goccia di precum sulla punta e con due grosse palle pesanti a completare il quadro.
In una frazione di secondo mi attirò a sé e iniziò a scoparmi la bocca con violenza.
Il mio sguardo cadeva sulle grosse cosce a cui mi appoggiavo e di cui sentivo i muscoli sotto le mani, oppure sui suoi grossi scarponi neri e ipotizzai che avesse almeno un 45 o un 46, o ancora sul suo viso su cui si apriva un sorrisetto di soddisfazione.
«Dai troietta, non c’è molto tempo » e così dicendo prese a spingere il suo grosso membro ancora più in profondità nella mia gola poco allenata. Dopo pochi minuti, me lo sfilò dalla bocca e prendendomi per i capelli mi piazzò la bocca sulle sue grosse palle, aggiungendo un perentorio « lecca ».
Così facendo, mentre io cercavo di leccare il più a fondo possibile le grosse palle intrise di sudore di questo maschio, Filippo prese a segarsi il cazzo con la mano destra. A un tratto, con la mano sinistra mi staccò la faccia dalle sue palle e puntandomi le dita sulle guance mi fece aprire la bocca, forzandomela.
Fu in quel momento che mi schizzò quattro o cinque getti fortissimi di sborra direttamente nella gola.
Con un ultimo fremito fece cadere anche l’ultima goccia sulla mia lingua.
Il tutto era durato pochissimo (probabilmente anche per evitare che potessero arrivare altri avventori a sorprenderci) e mi aveva lasciato completamente inebetito, con la bocca piena di sperma, che ingoiai senza quasi rendermene conto, e gli occhi lucidi, non saprei se per lo sforzo degli affondi o anche un po’ per l’umiliazione subita.
Lo vidi avvicinarsi all’orinatoio, col cazzo che diventava barzotto.
« In fondo ero venuto qua per pisciare » disse guardandomi con un sorriso arrogante e ridacchiando.
Me ne restai lì in ginocchio a fissarlo, come in trance, mentre lo guardavo svuotarsi a gambe larghe e poi scrollarsi l’uccello. Qualche schizzo della sua urina rimbalzava sulla ceramica e lo sentivo arrivarmi sul volto o sulla tuta.
Continua (se di interesse per i lettori)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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