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LA REGGIA DI CASERTA


di Membro VIP di Annunci69.it maturoamodena
14.08.2023    |    460    |    4 9.7
"“Fermatevi un attimo” mi dice e contemporaneamente mi tira su con entrambe le braccia..."
Finalmente ci sono riuscito!

Da tempo desideravo visitare la Reggia di Caserta ed eccomi qui in fila alla biglietteria, giusto all’orario di apertura, con tutti i miei libri, guide e cataloghi sotto il braccio per affrontare, col sorriso sulla bocca, una giornata di cultura.

“Permettete che mi presenti?” Una voce baritonale mi chiede.

“Sono il professore Carlo Alberto XXXXXXX docente di lettere presso il liceo classico della città”

Gli stringo la mano dicendogli il mio nome.

“Vi chiederete il motivo della mia invadenza, ma ho visto tutto il materiale che avete con voi ed ho pensato che potevo offrirvi la mia guida per la visita”.

Quel “Voi” a cui non sono abituato mi incuriosisce, la cadenza partenopea è deliziosa arricchita da una R morbida, rotonda, francofila.

Mi spiega che per anni ha accompagnato gruppi durante la chiusura delle scuole, in estate, ma ultimamente lo fa solo per individuali davvero interessati alla reggia. Mi dice il suo costo, mi assicura che è un trattamento di favore e poi aggiunge d’accompagnarmi anche alla visita dei giardini. Lo trovo un prezzo onesto e poi non mi dispiace scambiare due parole con una persona che sembra colta e raffinata.

Mentre faccio i biglietti per entrambi lo guardo di sottecchi: è alto almeno una testa più di me, forse un po’ sovrappeso, qualche filo bianco illumina i corti capelli neri e la folta barba. Indossa un paio di calzoni sportivi beige ed una camicia azzurra con le maniche arrotolate su braccia forti e piuttosto pelose. Dietro gli occhialini d’argento due occhi color miele, quasi gialli, grandi e con folte ciglia. Certamente un bell’uomo dall’aspetto severo ed autoritario
.
Ci avviamo per le sale settecentesche e dal quel momento m’incanta letteralmente descrivendo affreschi, quadri, mobili, facendo riferimenti storici-politici-artistici riuscendo a parlare anche per un’ora intera (pensate!) di un solo particolare dell’arazzo della camera da letto della governante della regina. A me l’intelligenza, la cultura hanno sempre affascinato, le persone carismatiche hanno sempre sortito su di me un effetto magnetico.

“Avvicinatevi a quella finestra e guardate fuori” Mi dice.

La vista sul parco è fantastica, solo la prospettiva delle fontane tra siepi ed archi verdi merita l’intero costo del biglietto.
Mentre guardo fuori lo sento dietro di me: “Bello vero? Riconoscete lo stile dell’architetto Vanvitelli?”
Il suo respiro è sul mio orecchio, il suo addome prominente sfiora la mia schiena, la sua mano si poggia sulla mia spalla, me la forza per pilotare la direzione verso cui volgere il mio sguardo…ne avverto il calore, sento il suo odore di sapone, l’umidità del suo corpo.

“Vi piace?” Mi chiede.

Mi piace moltissimo, mi piace quest’intimità che si sta creando, vorrei dirglielo, ma mi limito a sorridere e faccio sì con la testa.

“Qui abbiamo finito. Adesso andiamo a prendere il bus che ci porta nel punto più alto del parco e poi scendiamo a piedi fermandoci negli angoli più interessanti”.

Lo seguo. Mi sta soggiogando, lo seguirei ovunque.

Non appare molto interessato a me, eppure a volte incrocio i suoi occhi da gatto che sembrano guardarmi sornioni.

Il mini-bus arriva e si riempie in un attimo, la gente spinge per entrare e l’autista ci invita a farci avanti per lasciare posto dietro. Ci ritroviamo in piedi stipati come sardine.
Si parte e devo reggermi alla maniglia del sedile che ho davanti per non cadere all’indietro.

Il professore è vicino a me, di gran lunga più alto di tutti, reggendosi al maniglione centrale del bus mostra l’ascella inscurita da un leggero alone di sudore… gli scossoni a volte fanno si che urti contro la mia mano, piccoli leggeri contatti…ma altre persone salgono a metà percorso, dobbiamo fargli posto, sempre più stretti… ed allora il contatto diventa più frequente, più prolungato…facendo attenzione a non farmene accorgere cerco di aspirare l’odore dell’ascella, sa di buono e la cosa mi accende...un nuovo scossone, il suo pube di nuovo contro la mia mano, ma stavolta ci resta…io non mi muovo, lui nemmeno...mi sembra quasi di sentire contro le nocche il bozzo nelle mutande… una buca e quindi un movimento sussultorio e…adesso sì, ne sono sicuro è proprio il pitone del professore quello che mi struscia sul dorso della mano…il mio cuore comincia a battere forte, deglutisco più volte, sono agitato, lo guardo, ma lui è interessato a quello che scorre dietro il finestrino, eppure quegli occhi sembrano ammiccare…penso a quale mossa posso fare, ma lui mi precede dicendo:

“Ecco, siamo arrivati!”.

Da questo momento in poi di tutto quello che accade ho solo una percezione limitata, la mia mente torna continuamente a quanto accaduto a bordo della navetta. Sono turbato, eccitato, accaldato, forse anche un po’ stanco.

“Ed eccoci alla fine” dice la mia guida “Spero che la visita vi sia piaciuta, quanto vi fermate in città?”
“Riparto domani così stasera faccio in tempo a vedere Caserta Vecchia” –
“Ve la consiglio…in quale albergo state?”

Quando glielo dico sembra compiaciuto.

“Ma è un palazzo storico! Avete visto gli affreschi? Se volete vi accompagno, tanto sono di strada…naturalmente gratis” gli rispondo che ne sarei felice.

In hotel si presenta al receptionist, mostra il tesserino di guida autorizzata e facciamo anche questo giro.

“Adesso ci salutiamo davvero” mi dice “E’ stato un piacere conoscervi”

Non voglio che se ne vada e gli chiedo: “Posso darle il mio biglietto da visita? Ce l’ho in camera, sarebbe bello restare in contatto, e poi magari posso mandarle qualche conoscente se mi autorizza”
“ Ne sarei onorato”

Ci avviamo silenziosamente per il corridoio…entriamo in camera... richiudo la porta… non accendo la luce orientandomi con quel poco di chiarore che filtra dalla finestra …c’è fresco ed odore di pulito…sono ansioso, nervoso…frugo sul tavolo in cerca del mio biglietto da visita…rovescio una lampada…la raccolgo…devo inventarmi qualcosa, devo dire qualcosa, devo osare qualcosa…

“Vi dispiace se intanto approfitto del bagno?” mi chiede.

Gli dico di fare con comodo e che può trovare a disposizione un’infinità di salviette pulite.
Entra e non richiude del tutto la porta…seguo tutti i rumori…sento la zip dei calzoni che scende…il getto potente nel water…lo scroscio dello scarico…l’acqua del rubinetto che scorre…un colpo di tosse…i passi lenti che tornano verso la camera…lo vedo imponente nel vano della porta…ha dimenticato di tirare su la lampo dei pantaloni…ha gli occhi che sorridono…si avvicina tendendo la mano destra come per salutarmi…stringe la mia e…(mi venisse un colpo!!!)…se la porta all’uccello strofinandosela contro e dice:

“Dove eravamo rimasti sul bus?”

A questo punto non è più il caso di indugiare. Accarezzo il pacco, lo sento voluminoso, ma morbido, slaccio il bottone della cintura, gli tiro giù i pantaloni fino a metà coscia, indossa aderenti boxer bianchi, ne accarezzo lievemente il contenuto.

Mi poggia entrambe le mani sulla testa e mi spinge giù.

Gli sono vicino, molto vicino. Aspiro voluttuosamente l'odore che emana. E' forte...mi esalta i sensi. Muoio dalla voglia di vederglielo. Gli calo lentamente le mutande.

Ed appare.

Ancora non eretto, ma è comunque grande o per meglio dire grosso. Il glande enorme e scuro è appena scoperto dal prepuzio ritirato, lo scroto è pendente e contiene due palle voluminose.

Le valuto con la mano destra. Sono pesanti, calde, umide. Ne saggio la consistenza. Dure, solide, massicce. Ne aspiro nuovamente il profumo. Me ne inebrio.

Le sue mani guidano ancora la mia testa spingendola contro l’uccello. Socchiudo la bocca e lo sfioro appena con le labbra. Tiro fuori leggermente la lingua e la faccio scorrere lievemente lì dove il prepuzio scopre il glande.

Avverto un sussulto e prima che diventi duro lo metto in bocca.

Tutto.

Mi piace sentire crescere un cazzo nella mia bocca, mi eccita l’idea che se l’uccello sboccia, matura, si sviluppa è per merito mio.

Succhio.

Lo sento ingrandire. Lascio che sia lo stesso volume del cazzo ad allargare la mia bocca. Non sono espertissimo, ma mi dicono tutti che ho un talento naturale che anche stavolta si dimostra. Lo sento sospirare. Le sue mani adesso si spostano sui bottoni della camicia che slaccia uno ad uno.

Scopre cosi un ventre peloso e sebbene non muscoloso decisamente tonico. Le mie mani ne vengono attratte. Le faccio scorrere dal pube fino ai capezzoli passando per l’ombelico.
Adesso comincia a muovere il bacino. Va lentamente avanti ed indietro. Lo tira fuori e mi percuote la fronte, le guance, è pesante, poi ritorna alla bocca e lentamente lo spinge fino in fondo. Adesso è diventato davvero enorme, faccio fatica ad ingoiarlo, ma mi piace. A volte lo bacio, me lo strofino sugli occhi, succhio un testicolo, poi l’altro.

I suoi movimenti diventano più veloci e più decisi quando torno ad ingoiarlo.

Mugugno mentre mi scopa in bocca, lo guardo dal basso mentre gli sollecito i capezzoli che sono diventati duri e pronunciati. Vedo il suo ventre prominente, i suoi occhi penetranti, la bocca quasi aperta.

A volte si sofferma troppo in fondo ed allora sento soffocarmi, qualche lacrima mi scende involontariamente mentre la saliva cola dalla mia bocca bagnando i giganteschi coglioni.

“Fermatevi un attimo” mi dice e contemporaneamente mi tira su con entrambe le braccia.
Non ha smesso di darmi del voi e la cosa mi fa sorridere.

Mi prende la nuca con entrambe le mani si piega e m’infila un palmo di lingua in bocca. La fa roteare, accarezza il palato, l’arcata dei denti. A me il cazzo piace, ma un bacio in bocca fatto bene mi fa sciogliere definitivamente.

Ed infatti gli dico “Spogliamoci dai” .

Mi eccita guardare un uomo mentre si spoglia…slacciarsi le scarpe, togliersi i calzini e ammirare il segno che lasciano sul polpaccio, sfilarsi i pantaloni una gamba alla volta, strappare quasi i polsini troppo stretti della camicia.

Anch’io mi denudo molto velocemente e lo guardo.

È davvero un omone. Peloso dappertutto terribilmente eccitante. Adoro le sue cosce ciclopiche, i suoi glutei poderosi.

Mi trascina quasi di peso sbattendomi sul letto e mi salta addosso. Che gradevole sensazione sentirmi quasi schiacciato da quel peso!

Prima mi bacia ancora, poi mi lecca il collo, giunge al capezzolo sinistro, lo lecca con la punta della lingua e poi comincia a succhiarlo dapprima delicatamente poi sempre più forte. Sento il suo naso sprofondare nel mio petto mentre succhia e mordicchia facendomi male.

Nel frattempo mi piazza la sua ascella sulla faccia. Ne aspiro l’afrore e poi comincio a leccarla ad affondarci completamente. Sento che gli piace perché sospira e si lamenta.
Di colpo la sua attenzione finisce sul mio uccello. Non è proprio piccolo, ma nella sua bocca scompare in un lampo. Accidenti sa succhiare bene ‘o professore!!!
Mi lecca le palle e poi scende nella zona del perineo.

Mi solleva le gambe portandole ai lati della testa. In questo modo mi ritrovo con il bacino per aria ed il buco alla sua vista. Me lo lecca, ripetutamente, gli affonda la lingua, lo mastica quasi, gli sputa sopra e poi ancora con la lingua dentro mentre lo apre con i due pollici.

La manovra credo che mi faccia urlare di piacere perché mi dice: “Aspettate ad urlare che addà venire ancora ‘o bello”.

Sento che il pollice si fa strada, entra, è grande quanto un cazzo, mi sento già deflorato. Lo tira fuori torna a leccarmi con abbondante saliva e di nuovo lo introduce…è più grosso? No sono due dita stavolta. Sento che le muove, mi allarga, mi sollecita la prostata e con l’altra mano mi lavora il cazzo perché resti duro senza farmi venire. Lentamente le dita escono e risento la sua bocca, il solletico della sua barba.

Mi godo la sensazione con gli occhi chiusi.

Sento che torna ad entrare. Fa fatica. Quante dita saranno stavolta? Apro gli occhi e vedo che è il suo membro enorme che sta per penetrarmi.

“No! Così a pelle no!” dico.

Ma non si ferma e spinge.

Sono immobilizzato con il suo peso addosso e le sue mani che mi tengono braccia e gambe contemporaneamente. Spinge.

“Porca puttana…questo mi lacera” penso.

Provo a divincolarmi inutilmente, è troppo più grande di me e soprattutto mi ha bloccato in una posizione che m’impedisce qualsiasi movimento. Non riesco nemmeno a parlare. È un dolore feroce. Mi sento spaccare.

Con un filo di voce dico una cosa cretina, la più cretina che potessi: “E’ troppo grande per me”.

Grugnisce. Si ferma.

Lentamente mi accorgo che molla le presa delle mie braccia giusto per saggiare le mie reazioni.

Sono senza forze, tutto concentrato su quel pezzo di carne enorme che sta entrando in me.

Le sue mani allora si spostano sui miei glutei. Li accarezza. Sembra impastarli con un movimento che va dall’interno all’esterno. E nello stesso tempo affonda millimetro dopo millimetro dentro di me. È come se mi stesse arando. Ho quasi timore di svenire.
Mi prende per le caviglie e se le porta sulle spalle. Dopodiché mi grava addosso e comincia a baciarmi. Di nuovo quella lingua che ravana nella mia bocca.
Mi rilasso. Se ne accorge ed allora comincia a muoversi lentamente.

Lo sento scorrere dentro di me. I suoi affondi diventano sempre più profondi. Mi mastica la bocca mentre sbuffa e geme. Non capisco se è dolore o piacere quello che provo. Certamente di testa sto godendo così tanto che il male è trascurabile, le conseguenze le affronterò a tempo debito.

Adesso mi sta scopando. Ogni volta che entra mi scuote tutto il corpo.

Gli afferro il viso con le mani.

Sento la mia voce rauca chiedergli: “Sì sì fottimi…vengo…sto venendo” e sborro su me stesso.

Un orgasmo così non l’avevo mai provato. Non migliore o peggiore, ma diverso.
Mi bacia ancora. Poi lo sfila ed è come se mi svuotasse. Mi punta l’uccello contro il viso, lancia un grugnito gutturale e mi colpisce con uno…due…quattro…sei lunghi getti di sperma.

Sono praticamente ricoperto dal liquido che mi entra persino negli occhi.

Per un po’ fa dei versi con il corpo squassato da scosse. Poi si piega raccoglie con la lingua il suo seme dai miei occhi…dalla fronte…dalle labbra e poi mi bacia passandomelo dalla sua bocca alla mia.

Devo aver perso proprio il controllo perché lo raccolgo ci gioco un po’ e poi glielo ripasso. Facciamo questo gioco finché non ne rimane che poco ingoiato dall’uno e dall’altro.

Quindi il professore si sdraia di fianco a me, mi passa un braccio intorno alle spalle attirandomi verso di lui e mi stringe contro il suo corpo grande e forte.

“Quando avete detto che partite?” mi chiede con la sua R rotonda e sempre usando il Voi

“Domani verso mezzogiorno” gli rispondo

“Allora adesso ci riposiamo un po’ e poi, se permettete, v’invito a cena” gli occhi color miele sorridono, la sua barba è tutta arruffata ed il suo corpo è ricoperto di sudore. Ma è tenero come un orsacchiotto mentre mi abbraccia
.
Gli do ancora un’occhiata. Le grandi spalle, le braccia poderose, il busto massiccio, il ventre appena un po’ abbondante, le cosce solide, i polpacci evidenti, i piedi appena ricoperti di pelo nero.

Mi ritorna voglia. Alla mia età così presto è quasi un miracolo!

“Ci sto” rispondo “a patto che passi la notte con me”

Mi stuzzica le orecchie con i polpastrelli, mi da un piccolo bacio sulla bocca, sposta la mano sul mio sedere facendomi aderire ancora di più a lui e mi dice

“E chi ti lascia polentone... non hai visto nulla fino a mò, abbiamo appena cominciato” e per la prima volta mi da del tu dicendo un’intera frase senza R.

Penso che è stata un’esperienza fantastica, soprattutto inaspettata, quando mi ricapita un'occasione così? E se domani non partissi? Caserta merita almeno un giorno in più.

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