Gay & Bisex

L'HOTEL


di Membro VIP di Annunci69.it maturoamodena
14.12.2019    |    1.463    |    10 10.0
"Mi afferra entrambe le mani e me le porta dietro la schiena per poi trattenerle solo con la sua sinistra, è così grande che non fa una gran fatica..."
Tutte uguali le hall degli hotel: stessi mobili, stessi quadri, persino stessi portinai. Mi guardo intorno: ascensori che vanno su e giù…qualcuno che parla al cellulare… un gruppetto di persone, in fondo alla sala, che assiste alla telecronaca di una partita commentandola rumorosamente. Sfoglio, svogliatamente, un quotidiano locale aspettando l’ora per recarmi a cena, ho deciso di farmi una pizza veloce nel locale qui di fianco visto che sono senza auto.
“Abbiamo preso due papagne, ma poteva andarci anche peggio”. Mi volto verso la voce che mi ha apostrofato…ignorando totalmente il significato della parola “papagna” non capisco di cosa stia parlando l’uomo al mio fianco, che nel frattempo si sta sbracciando salutando non-so-chi che si trova in un angolo non-so-dove della sala. Torna a voltarsi verso di me, si accorge della mia espressione basita e mi dice “…la partita…i due goal che ci hanno appena fatto…” . Lo esamino. Non mi piace la sua camicia bianca di misto-sintetico, non mi piacciono i suoi pantaloni stretch di colore grigio. E poi è troppo alto…troppo abbronzato…troppo rasato…il nodo della sua cravatta è troppo grande…usa un’acqua di colonia troppo forte…e, soprattutto, parla a voce troppo alta... “ah…la partita…mi spiace, ma non la guardavo e non so nemmeno chi giocasse” gli dico pronto a rituffarmi nella noiosa lettura del quotidiano, ma lui mi dice “mi chiamo Gianpiero, sei qui per lavoro anche tu?” e mi porge la mano.
E qui accade qualcosa che dimostra una volta di più la mia volubile stranezza.
Ha una mano grande come una pala, dita lunghe ed affusolate appena ricoperte di peli neri con unghie lucide e curatissime, un filo d’oro, nonostante il folto pelo che fuoriesce dalla camicia, lampeggia intorno al polso. Una stretta al basso ventre…di colpo diventa sexy. Riesco a dire “io sono Ettore…sono qui solo per questa notte perché domattina ho un appuntamento di lavoro” la mia mano si perde nella sua …è maschia e delicata assieme, vigorosa e leggera. Lui parla, parla…mi dice che la ditta per cui lavora lo ha spostato in questa città e che praticamente vive tutta la settimana in hotel, che lavora in un ufficio poco lontano, che…
”ti piace il pesce?” sicuramente arrossisco e con lo sguardo fesso dico “come…scusa?” “se ti va possiamo cenare assieme, c’è un ristorantino qui vicino davvero perfetto” sorrido e dico “si, certo… mangio…volentieri il pesce”.
E così mi ritrovo seduto al tavolo del ristorante di fronte a lui e fra due spaghetti alle vongole ed una frittura vengo catturato sempre di più dall’esuberanza e dall’eccedenza di quest’uomo.
Il cameriere con le braccia cariche chiede permesso e Gianpiero sposta la sedia in avanti, cosicché il suo ginocchio urta contro il mio. Lui non lo scosta…io nemmeno…rimango immobile…lui pure…anzi mi sembra che aumenti la pressione …la sua espressione non cambia, ma adesso sento il suo ginocchio salire verso l’interno della mia coscia…lui parla…(forse rido troppo?)…lui parla…(forse mi tocco troppo spesso i capelli?)…lui parla (forse si vede che ho la fronte troppo sudata?) ma quel ginocchio scorre sempre più in avanti e mi turba. “Andiamo” dice “l’amaro te l’offro in camera, è una specialità della mia regione”. Per strada confidenzialmente mi circonda le spalle con un braccio e, una volta ritirate le chiavi di entrambi in reception, senza mai smettere di parlare, mi pilota verso l’ascensore e di seguito in camera sua. Qui dentro l’odore della sua colonia è fortissimo. La camera è piuttosto ordinata. Ai piedi del letto due gigantesche infradito nere (ma che numero porterà 46…47…48...?), sulla poltrona, appallottolati, un paio di boxer bianchi e dei calzini blue. Mentre versa del liquore in due bicchierini di plastica, mi dice “Allora…? devo farti ubriacare, fare finta di violentarti o cosa?”. Io sono davvero imbranato e per la mia riservatezza mi sono perso tante occasioni, ma questa volta non voglio avere rimpianti, non voglio scappare come al solito “e perché non tutto assieme?” rispondo. Si avvicina moltissimo, mi prende la mano destra con la sua sinistra, mentre l’altra me la piazza frontalmente sul viso, come se fosse una maschera. È davvero grande, mi copre l’intera faccia, la tiene così per un po’, poi la fa scorrere verso l’alto, quasi come se volesse scavarmi cinque solchi coi polpastrelli sulla fronte, sulla sommità del capo, sull’occipite, sul collo, fra le scapole. Mi attira a sé.
È quasi venti centimetri più alto di me, ma piega la testa e mi da una leccata sulle labbra, poi una sul mento, un’altra più lenta e lunga sulle labbra. “sai di pesce” mi dice “anche tu” rispondo. Ridacchia. Mi afferra entrambe le mani e me le porta dietro la schiena per poi trattenerle solo con la sua sinistra, è così grande che non fa una gran fatica. In questo modo mi blocca qualsiasi movimento. “è questo, allora, che vuoi, essere violentato?” Premendo con forza le labbra contro le mie mi ficca la lingua in bocca senza preamboli, la ruota solleticandomi il palato, spingendola più dentro che può. Quando si stacca sono senza fiato e rimango a bocca aperta. Ne approfitta per sputarmici dentro e rituffarci la lingua con aggressività. Nel frattempo usa l’arto libero per aggrapparsi al mio pacco che stringe con forza maggiore man mano che lo sente crescere. Mi slaccia i calzoni, li fa cadere giù assieme agli slip, mi afferra l’uccello e me lo agita con vigore. Mi accarezza senza delicatezza le palle, passando dalla zona perineale giunge ai glutei che strizza, impasta, spreme. Cerca il buco con il dito medio, me lo stuzzica. Torna al cazzo, lo impugna e mi masturba con forza facendomi quasi male. Poi comincia a slacciarmi i bottoni della camicia. Me la tira giù imprigionandomi, in tal modo, ancora di più le braccia. Mi schiaffeggia i pettorali, trova i capezzoli e li stimola, li afferra tra pollice ed indice e li stringe, li rotea, li tira. Mi fa quasi gemere per il dolore. “Era questo che volevi, no? Volevi essere abusato, no?” la sua voce è rauca, i suoi occhi dilatati, le labbra gonfie. Sono preoccupato per come può proseguire la cosa, ma anche piacevolmente coinvolto. Non mi aspettavo un tale comportamento. È a suo agio nel ruolo di top, lo eccita perché vedo la sua erezione evidente sotto i pantaloni elasticizzati. Torna ad infilarmi il braccio fra le cosce per arrivare ai glutei, me li afferra saldamente a mano aperta e…mi solleva da terra. Mi tiene sospeso per un po’ e poi mi lancia praticamente sul letto. Si spoglia in un attimo. Il suo corpo nudo è uno spettacolo. Asciutto, muscoloso, slanciato, peloso. L’uccello non è grande soprattutto se rapportato alla sua altezza, ma il sacco scrotale è penzolante e contiene palle grosse e rotonde. Si sistema con la testa fra le mie gambe ed ingoia d’un sol colpo il mio arnese, succhiando con ingordigia. A volte, con intenzione, mi fa sentire i denti oppure mi strofina la barba sul glande per graffiarmi. Mi libera finalmente dei pantaloni che mi impicciano ancora le gambe, me le solleva allargandole e comincia a leccarmi il buco, gli sputa sopra, lo lecca ancora, gli sputa, mi ci inserisce la lingua, ingoia le palle, le fa roteare fra i denti, imbocca tutta l’asta. È violento ed esperto. È la prima volta che ricevo un tale trattamento. Sono certo che tra un po’ mi scoperà e temo l’irruenza. Ed invece dal comodino prende un profilattico, me lo infila, s’inginocchia sul bordo del letto e mi dice “sbattimelo dentro dai.” Mi mostra il culo. Non ha segno dell’abbronzatura. Gli allargo le chiappe, vedo il buco, appoggio la punta e spingo leggermente. Ma lui mi passa un braccio da dietro attirandomi con forza, protende il bacino ficcandoselo senza garbo. “Fottimi…fottimi forte dai…spingi…scassami…spaccamelo di più…ancora più dentro…ti piace il mio culo eh?...lo senti quanto è largo?...spingi…ah siiiiii, così”.
Lo chiavo, lo scopo, lo fotto, lo tengo fermo per i fianchi e con impeto entro ed esco ansimando. Ho paura di perdere l’erezione e perciò preferisco non controllarmi. Vengo…urlando…vengo dentro di lui. È sempre lui che lo tira fuori, che me lo scappuccia e mi pulisce con un fazzoletto di carta. Si sdraia e mi fa segno di raggiungerlo. Mi passa una sigaretta accesa, mi abbraccia e mi bacia sulla fronte. “ti è piaciuto porcellino?” il suo tono di voce è cambiato, adesso è dolce. “non è che mi comporti sempre così, ma ho capito che ti ci voleva una scossa. Adesso ci riposiamo e poi ricominciamo tutto con calma”. Parliamo a lungo abbracciati. Finalmente tace un po’ e posso raccontargli di me. Mi tiene fra le sue lunghe gambe incrociate e mi accarezza dolcemente dappertutto. Poi mi bacia delicatamente pettinandomi le sopracciglia con i polpastrelli dei due pollici. Mi tira la barba, mi lambisce gli occhi. Ci lecchiamo e succhiamo reciprocamente. Il suo membro è gustoso, la sua dimensione perfetta per essere ingoiato tutto senza soffocare. Non so per quanto tempo ci scambiamo tenerezze, fatto sta che, senza che me ne renda conto e senza forzature, mi ritrovo con le gambe sulle sue spalle e il suo membro dentro che mi possiede. E’ delicato, tenero, attento, premuroso. Si muove dentro di me con lentezza concentrato sull’espressione del mio viso pronto a modificare ritmo e vigore. Mi bacia con passione e mi bisbiglia frasi suadenti più per il tono che per il significato. Con mosse armoniose, usando il suo paletto dentro di me come perno, mi rigira e si sistema fra le gambe aperte di me prono. Con una mano mi tiene il fianco e con l’altra si poggia sulla mia spalla. Mi porta all’orgasmo nello stesso istante in cui gode lui. Anche questa sensazione non l’avevo mai provata e soprattutto mi giunge inaspettata dato l’esordio.
Dormiamo nella posizione del cucchiaio tutta la notte. Al mattino facciamo la doccia e poi colazione assieme. Saluta sempre tutti chiassosamente. Batte pacche sulle spalle. Fa scommesse col portinaio. Ma quando si gira verso di me mi strizza l’occhio, adorabilmente complice.
Mi accompagna con la sua macchina nel posto dove avevo appuntamento. Senza guardarci negli occhi ci salutiamo con una stretta di mano dopo esserci scambiati il numero di telefono.
Alle 14 mi arriva un sms che mi rende felice “sono giù che ti aspetto” “mezz’ora ed arrivo” “tutta la vita!” “scemo!”
Mentre prendo l’ascensore ho già deciso: sarei rimasto ancora una notte.
Dall’interno dell’androne lo vedo appoggiato all’auto con le spalle, i piedi incrociati, la giacca slacciata che lascia vedere il busto lungo e snello nella camicia aderente, si porta la sigaretta alla bocca e lampeggia il filo d’oro al polso. Quant’è bello oggi! Il cafone di ieri è scomparso, al suo posto c’è un uomo terribilmente sensuale lì solo per me.
Quando siamo vicini con gesto intimo, mi passa la sua sigaretta e dice “cosa vuoi mangiare stasera?” ha capito o bleffa?
“Quello che vuoi, l’importante che tu abbia ancora quell’amaro in camera, come fai ad ubriacarmi ed approfittare di me se no, col mini-bar dell’hotel?”
“Abbi fede porcellino…intanto riportiamo la tua roba in albergo, in camera mia”
Saliamo in macchina verso l’hotel.
Quell’hotel che non sarà mai come tutti gli altri.
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