Gay & Bisex
L'allenatore di Basket
di Dolce976
11.03.2020 |
2.974 |
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"Le sue mani cercarono il mio cazzo e subito dopo mi stava segando, piano come se volesse gustarsi appieno quella sua prima sega ad un ragazzo..."
Storia inventata con personaggi reali a cui ho cambiato il nome.Anche i luoghi sono reali. Buona letturaVedevo Davide ogni tanto in palestra, nei giorni in cui accompagnavo mio nipote agli allenamenti di basket. 22 anni, studente universitario e giocatore di basket. Gemello e decisamente molto carino.
Ci scambiavamo saluti di circostanza e sorrisi all’ingresso della palestra e nulla di più. Le cose cambiarono quando mi fu chiesto di accompagnare Davide e la sua squadra a fare dei giochi di gruppo per rafforzare il lavoro di squadra.
Ci spostammo a piedi lungo i boschi del nostro paese e ci fermammo in una radura per fare questi esercizi. Eravamo quasi alla fine dell’ultimo quando Davide si accascio a terra e fece una smorfia di dolore tenendosi la caviglia. Lo raggiunsi insieme agli altri e notammo subito che la sua caviglia si stava gonfiando. Era una distorsione. Sarebbe stato abbastanza complicato per lui in quelle condizioni raggiungere la palestra. Presi il ghiaccio secco che porto con me nello zaino e gli avvolsi la caviglia e gliela tenni alzata da terra facendogliela appoggiare sul mio zaino. Nel frattempo gli altri ragazzi con il mister erano tornati verso la palestra. Con loro c’era anche Cesare il gemello di Davide. Gli diedi le chiavi della mia macchina che avevo lasciato nel parcheggio prima del bosco. “Quando arrivi al parcheggio prendi la mia macchina e raggiungici.” “Ma posso entrare nel bosco?” mi chiese “Si ho il pass, lo trovi nel porta oggetti”.
Rimanemmo io e Davide, lui dopo l’incazzatura e la botta di adrenalina successiva all’incidente si era calmato. Eravamo entrambi seduti per terra, uno vicino all’altro. Lui iniziò a piangere, una reazione alla rabbia mi dirà dopo. Lo abbracciai in maniera istintiva e lui fece lo stesso…quando smise di piangere rimase con la testa appoggiata al mio petto. Furono secondi interminabili. Sentimmo da lontano il rumore della macchina. Ci staccammo. Mi guardò dritto negli occhi e mi disse “Scusami, non so cosa mi sia preso!”, “tranquillo non ti preoccupare. Adesso alza la caviglia e vediamo se riesci ad alzarti.” Alzò la caviglia, io mi misi in piedi davanti a lui e riuscì ad alzarsi, perdendo solo alla fine l’equilibrio e finendo addosso a me che ero di fronte a lui. “Ops sorry, di nuovo” disse ridendo “Ehi ma non ti starai mica abituando eh?” risposi io ridendo a mia volta.
Salì in auto e riportai i gemelli a casa. La distorsione non era poi così grave per cui 3 settimane dopo rividi Davide in palestra con le stampelle…era a bordo campo a seguire gli allenamenti. Mi andai a sedere vicino a lui e gli chiesi aggiornamenti. “Adesso sto bene, grazie, ancora una settimana e potrò incominciare a camminare senza le stampelle. Ti volevo ringraziare sei stato veramente prezioso. Qualche sera andiamo a berci una birra solo noi due!” “Non mi ringraziare era mio dovere, però per la birra ci sto”. Ci scambiammo i numeri di cellulare.
Avevo qualche volta fantasticato su Davide…ma non mi sarei mai aspettato che la storia prendesse questa piega. Feci il bravo e nelle nostre chat di WhatsApp mi tenni molto lontano dal fare battute strane o provocatorie come spesso invece mi capita di fare con amici etero a cui vorrei far provare qualche esperienza tra maschietti. Sapevo che era etero e che aveva avuto come fidanzata una ragazza che conosco, ma che poi la loro storia era finita.
Scriveva sempre lui e purtroppo ho dovuto dargli due o tre risposte negative perché ero incasinato con altri impegni. Al quarto tentativo finalmente riuscimmo a vederci. Passai a prenderlo e andammo in una birreria poco distante da noi. La serata trascorse tranquilla, abbiamo riso di tante cose, sparlato dei nostri relativi gemelli. Quando risalimmo in macchina mi disse “Ehh per te è un problema se non mi porti subito a casa?”, un po' spiazzato da quella proposta balbettai solamente “ok no problem, dimmi tu dove vorresti andare.” “Mah vorrei andare a Ticino in riva al fiume”. Lo guardai un po' stranito…partimmo e raggiungemmo una zona a Vizzola, dove di giorno nella bella stagione c’è una spiaggia gay e dove si pratica il naturismo. Scendemmo dall’auto, facemmo quattro passi e fummo in riva al Ticino. Non faceva per nulla freddo e la serata era bella luminosa. Ci sedemmo sui sassi a pochi metri dall’acqua. “Ah ah ah mi hai portato alla spiaggia gay…come sei scontato!”, mi disse Davide ridendo. “Ma mica l’ho fatto apposta sai…e poi tu che ne sai che qui c’è la spiaggia gay”. “Ci sono venuto una volta in bici la scorsa estate…ho voluto provare l’ebrezza di prendere il sole nudo” Rimasi in silenzio ad ascoltare le sue parole “è stata bella la sensazione, ma poi mi sono rivestito” “perché?” chiesi io sempre più interessato dal suo discorso “perché è arrivato un vecchio sui 70 anni che se lo menava guardandomi e sono andato via” “vecchio porcellone ah ah ah, beh dai aveva scelto un soggetto molto interessante da guardare non credi?” dopo queste mie parole, per la prima volta da quando era iniziato questo discorso i nostri sguardi si incrociarono. Passarono alcuni secondi poi mi alzai in piedi, mi pulii il sedere con le mani. “Andiamo, si è fatto tardi!” Gli dissi. “Ok” mi rispose lui, “mi daresti una mano ad alzarmi”. Mi misi di fronte a lui, com’era già successo nel bosco, si alzò e ci trovammo uno di fronte all’altro. Nessuno dei due staccò le braccia dall’altro, lui più alto di me…chinò il viso verso il mio e mi diede un bacio, dolce e leggero quasi impercettibile sulle labbra. Si staccò e subito dopo furono le mie labbra a cercare le sue…ma stavolta fu qualcosa di diverso…ci prese la passione, le nostre lingue iniziarono a frugare nella bocca dell’altro, mi sentii stringere dalle sue braccia, poi si staccò.
“Ehi, gli dissi io…tutto bene?” “Si, si, tutto bene”. Vidi i suoi occhi lucidi…” sicuro che va tutto bene?” “Si, è la mia prima volta con un uomo e bho adesso sono tutto un po' confuso…avrei voglia di baciarti ancora perché è stato bellissimo”. “Fallo che aspetti, se no ci penso io” Non finii la frase che ci ritrovammo coinvolti in un turbine che non mi capitava nemmeno quando ero tredicenne in preda agli ormoni e facevo le prime limonate con amiche e con qualche amico.
I nostri corpi erano tutt’uno, le nostre braccia stringevano i nostri corpi mentre ci baciavamo. Raggiungemmo l’auto e ci sistemammo sui sedili posteri. Ho una Jeep per cui ci mettemmo comodi. Ci togliemmo i giubbotti e riprendemmo a baciarci.
Indossavamo io un maglioncino e lui una felpa con cappuccio. Sentivo il suo petto premere contro il mio. Le sue mani erano ferme dietro la mia schiena mentre le mie più esperte incominciavano a conoscere il suo corpo. Gli sfilai la felpa e rimase a dorso nudo mettendo in mostra un fisico normale con muscoli appena delineati e completamente glabro. Iniziai a baciarlo sul collo per poi soffermarmi sui capezzoli…scesi fino all’ombelico da dove partiva una leggera peluria verso il pube. Con le mani slacciai la cintura, abbassai la zip e gli abbassai i pantaloni. Il suo cazzo duro faceva tirare lo slip dei Calvin Klein, che lui si abbassò subito mettendo in mostra 22 centimetri di cazzo duro completamente depilato. Iniziai a leccargli le palle per poi salire fino alla cappella. Me la lavorai per bene, a colpi di lingua e me la infilai per bene in bocca. Inizia a succhiarglielo fino in fondo mentre con una mano lo segavo. Lui era in silenzio, con gli occhi chiusi e testa leggermente reclinata indietro. Ad un certo punto sentii le sue mani che premevano sulla mia testa e lui con colpi decisi mi scopava la bocca. Quando le sue mani si spostarono, mi alzai dal cazzo e ripresi a baciarlo. Mi guardava fisso negli occhi mentre le sue mani si intrecciavano dietro la mia testa. “E’ stato bellissimo…ma non so se sarò in grado di farlo anche io…non me la sento”. “Ehi, lo capisco…so che questa sera sta succedendo qualcosa che nessuno di noi ha programmato e so bene che magari non ti senti pronto per fare tutto…fai quello che ti senti”
Lo bacia di nuovo, poi gli chiesi di alzare le braccia e incrociare le mani dietro la testa mostrandomi le ascelle. Ho un debole per le ascelle, le sue erano depilate e quindi iniziai a leccarle e baciarle. Lo sentii mugolare tantissimo intanto le mie mani giocavano con quel cazzo veramente duro. “Togliti i pantaloni” mi disse…non me lo feci ripetere due volte. Tolsi tutto, maglioncino, slacciai i jeans e abbassai gli slip.
Le sue mani cercarono il mio cazzo e subito dopo mi stava segando, piano come se volesse gustarsi appieno quella sua prima sega ad un ragazzo.
Ricominciammo a baciarci mentre le nostre mani giocavano con i nostri cazzi. Mi ributtai con la bocca sul suo cazzo…lo volevo gustare per bene. Lavorai di lingua, di labbra, di bocca fino a che non lo sentii dire “sto per venire”…appoggiai la sua cappella sulla bocca aperta e i primi schizzi di sperma mi entrarono direttamente in bocca…lo prese in mano lui e ansimando continuò la sega sborrandosi sul petto e sulla pancia. “Ora tocca a te”…mi prese il cazzo in mano e iniziò a segarmi sempre più velocemente fino a che anche io sborrai sulla sua pancia.
Ci pulimmo in silenzio…e ripartimmo per tornare a casa. Per strada parlammo di quello che era successo, delle sue impressioni e delle sue voglie. Giunti davanti a casa sua i suoi occhi si erano fatti lucidi come nel bosco.
Ci baciammo, a lungo. “Ci sentiamo domani” gli dissi…e lui “Certo, sentiamoci pure, dobbiamo organizzare una seconda uscita”.
Tornai a casa ancora un po' scosso…prima di andare a dormire mi arrivò un suo messaggio su WhatsApp.
Pensai tra me e me, che carino mi manda la buonanotte…e invece era un video dove si segava ancora “Sto ancora pensando a te…spero di rivederti presto”.
Continua?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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