Gay & Bisex
In periferia. Le prime sborrate fra ragazzini. Parte 1
di deepmen
30.01.2021 |
7.086 |
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"Poi però me lo lavo io se no se ne accorge..."
Da ragazzino vivevo con la mia famiglia in un condominio popolare di periferia, aveva 12 piani. D’estate andavo in campagna dai nonni, l’unica vacanza possibile perché non c’erano soldi. Sopra la mia famiglia c’era una famiglia siciliana, due ragazzini biondi ben piantati che giocavano con me e mio fratello nel parcheggio fra le auto. Il più grande, Rosario detto Rossi, era amico di mio fratello, lavorava già come piccolo di notte da un fornaio. Andavano a ragazzine insieme ed erano tutti e due di destra con la testa rasata, Angelo, il fratello più piccolo della mia età aveva invece dei riccioli biondi, occhioni azzurri, era sottomesso al fratello che lo comandava. Lui abbassava gli occhi e ubbidiva sempre. Aveva una bocca carnosa sempre umida e gli mancava un dente davanti. Mio fratello e Rossi ci tiravano pugni e ci prendevano a calci quando erano di cattivo umore tanto per sfogarsi. Un pomeriggio di novembre grigio, ero appena tornato da scuola.
“Andiamo a pestare i froci” dice Rossi a mio fratello che si mette a ridere: “devo vedere una figa, per me la dà stavolta”.
“Beato te cazzo, io mi faccio una sega cazzo”.
“Fatti una bella sborrata Rossi. Se è come l’ultima volta c’è da pulire tutta la cantina, visto il tuo mega schizzo quando ci siamo segati con i giornalini porno di quello del nono piano, quel finocchio del cazzo”.
Al nono piano abitava un signore riservato che nascondeva i suoi giornalini porno in cantina, non c’erano ancora i giornalini gay. Loro li avevano scoperti e si segavano insieme, avevano tutte le pagine incollate per le colate di sborra. Quando erano venuti rimettevano i giornalini al loro posto e ridevano del finocchio che se li trovava tutti impastati.
Io e Angelo avevamo ancora dei cazzini un po’ piccoli, eravamo ancora alle prime seghine, niente a che vedere con gli uccelloni gagliardi dei nostri fratelli più grandi.
Il cazzino di Angelo l’avevo visto una domenica che aveva fatto il bagno ed era uscito bagnato per venirmi ad aprire la porta, aveva l’asciugamano in vita ma poi aveva iniziato a asciugarsi e se lo era sfilato, era senza peli e rotondetto, solo un ciuffetto di peli sul cazzino con la cappella coperta di pelle, un bel culetto burroso e grassotto.
“ Ma tu ti masturbi?” faccio io tutto rosso guardandolo mentre si asciuga.
“ Si ogni tanto…”
“E cosa fai con la sborra?”
“ Mi pulisco col fazzoletto, mia mamma me lo mette sempre in tasca. Poi però me lo lavo io se no se ne accorge. E tu?” mi risponde Angelo.
“Io la prima volta un mese fa. In bagno. Poi mi sono lavato subito”.
“ Se vuoi ce lo succhiamo, è bello”
“Non siamo mica froci” faccio io.
“ Io e mio cugino in Sicilia ce lo succhiamo, bello davvero”.
“E bevete la sborra?”.
“Boh, qualche volta…ma è bello in bocca se succhi bene, meglio della mano, davvero bello. Guarda che la sborra ha un buon sapore e la puoi mandare giù, Beh di sicuro la tua te la sei assaggiata no?”.
“Mi sembra che bere le sborrate degli amici sia un po' da finocchi...sarebbe bello avere un giornalino…dai domani andiamo a prendere in cantina quelli che usano per segarsi i nostri fratelloni”.
Intanto Angelo si era avvicinato, si stava asciugando le palle, due belle uova già sviluppate e gonfie anche se il cazzo era ancora un po' piccolo. Andava su e giù per lo scroto con l'asciugamani e il suo cazzino stava diventando duro, la cappella rosa sbucava a metà dalla pelle morbida del prepuzio, la fessurina della cappella era lucida, stava colando una goccia di luquido traparente.
"Ma ti sta venedo duro angelo? Mi fai vedere? così per curiosità." faccio io.
Gli ho preso il cazzino in mano, era già duro. Prima l'ho scoperto dalla pelle per vedere bene come era la cappella e gli ho passato il dito sulla pelle liscia e rosa, ho spalmato il liquido trasparente che iniziava a uscire denso dalla fessura. Angelo stava zitto e mandava giù la saliva che aveva in bocca per l'eccitazione. Ho iniziato a andare veloce su e giù con la mano, gli stringevo bene l'asta, lui era in piedi nell’ingresso.
“Sto sborrando, ferma! Sta tornando la mamma dal mercato, vedrai che ci becca!”. Ma era tardi.
Si è girato, ha tremato tutto e si è schizzato in mano girato contro il muro.
“Fammi vedere, dai” dico io.
Angelo si gira e apre la mano piena di sborra cremosa. Il cazzino era ancora duro con la cappella scoperta e lucida.
“Anche io ne faccio tanta così, la prossima volta andiamo in cantina e ci seghiamo insieme con i giornalini, ma ciascuno il suo”.
“Ok, se vuoi te lo succhio”.
“Non siamo froci cazzo”.
“Boh, guarda che è bello! Ma tu quante seghe ti fai? Io tre volte al giorno minimo, anche mio fratello. Minimo eh”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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