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I coinquilini Ghanesi a Bologna


di Edward82
08.12.2024    |    33    |    2 9.0
"Capisco, in quel momento, che la mia vita universitaria a Bologna sarà un anno di sensazioni intense, pericolose, esagerate, travolgenti..."
Durante il periodo universitario mi trasferii a Bologna, una città in cui non avevo mai vissuto ma che mi affascinava già da tempo. Come tutti gli studenti fuori sede, avevo bisogno di trovare un posto dove vivere. Decisi quindi di pubblicare un annuncio su uno di quei siti di affitti: "Cerco una camera singola, sono uno studente serio, educato, pulito e rispettoso..." Non era certo una proposta irresistibile, ma speravo che qualcuno potesse rispondere.

Dopo qualche giorno, infatti, ricevetti una risposta. Emmanuel, un ragazzo ghanese, mi contattò dicendomi che aveva una stanza disponibile in un appartamento che condivideva con un amico, Prince, anche lui del Ghana.

La descrizione dell'appartamento era interessante, ma ciò che mi colpì davvero fu la foto che Emmanuel mi inviò. Era ritratto sorridente, con una canottiera bianca che metteva in mostra i suoi pettorali scolpiti. Il suo sorriso amichevole, il fisico atletico e un’aria così rassicurante mi fecero quasi sentire in dovere di accettare. Il suo messaggio, un misto di cordialità e fiducia, mi fece pensare che quell’appartamento potesse essere il posto giusto per me.

Fissammo un appuntamento vicino alla stazione per vedere la casa. Quando arrivai, Emmanuel mi accolse con una stretta di mano calorosa. Ci incamminammo insieme verso l’appartamento e, in pochi minuti, arrivammo a destinazione. Il luogo era perfetto: ben tenuto, pulito, luminoso. Il proprietario, un uomo gentile, ci mostrò ogni angolo della casa e mi fece sentire subito a mio agio. Non ebbi dubbi: accettai l’offerta senza esitazioni.

Il giorno seguente, sistemate le formalità burocratiche, arrivai con la mia valigia. L’appartamento mi sembrava già accogliente, e a metà pomeriggio ero pronto per concedermi un po’ di relax dopo il viaggio. Salutai Emmanuel e mi diressi nella mia stanza per sistemare le mie cose. Il caldo di settembre, ancora intenso a Bologna, mi spinse a fare subito una doccia per rinfrescarmi. Mi cambiai rapidamente, presi l'accappatoio e il beauty case e mi diressi verso il bagno.

Non avevo ancora incontrato Prince e, sinceramente, non sapevo nemmeno che fosse in casa. Dove avrei potuto incrociarlo, se non nel luogo meno opportuno: il bagno? Quando aprii la porta, me lo ritrovai davanti, completamente nudo, intento a radersi la barba davanti allo specchio. Il mio cuore ebbe un sussulto per lo stupore. Restai pietrificato per un istante, poi, con la voce tremante, riuscii a balbettare: “Ops, scusa!” e richiusi immediatamente la porta dietro di me.

Non feci nemmeno in tempo a riprendere fiato che, con un sorriso disarmante, la porta si riaprì.

“Ehi, ciao! Piacere, sono Prince! Tu devi essere Edward, il nuovo inquilino?” disse con una risata accompagnata da uno sguardo scherzoso. In un istante, la tensione si dissolse. Quell’imbarazzo iniziale svanì come per magia, lasciando spazio a una simpatia genuina. In quel momento capii che, per quanto bizzarro fosse stato il nostro primo incontro, il mio nuovo coinquilino era una persona aperta, socievole e capace di mettere chiunque a proprio agio.

Lo osservai mentre si avvicinava, appoggiandosi con nonchalance all'anta della porta. Prince era alto, con un fisico d'ebano scolpito, simile a una scultura rinascimentale, ogni dettaglio del corpo perfettamente definito. La sua pelle, ancora umida, rifletteva la luce in modo ipnotico, facendo risaltare ogni muscolo come se fosse stato cesellato da un maestro artista. I capelli gocciolanti e un sottile vapore che si sollevava dal suo corpo, alimentato dal calore dell'ambiente, catturarono il mio sguardo. Per un attimo, fui rapito da quell'immagine, incapace di ignorare la sua imponente dotazione, sarano stati almeno 22cm di cazzo..

Mi sentii stranamente fuori posto, come se non riuscissi a staccare gli occhi da lui. Quel corpo, il modo naturale con cui si muoveva, la calma con cui dominava ogni gesto in quel piccolo spazio... Ero intrappolato in un misto di curiosità e fascinazione, incapace di distogliere lo sguardo.

"Entra pure, fai come se fossi a casa tua," disse con un tono tranquillo, accompagnando le parole con un sorriso, "Tanto siamo fra noi."

Esitai per un istante, poi entrai nel bagno, chiudendo la porta dietro di me. Lui si avvicinò al lavabo con la stessa eleganza noncurante, mentre io cercavo di concentrarmi su qualsiasi cosa che non fosse la sua presenza magnetica.

Il bagno era piccolo, ma la luce soffusa delle lampade creava un'atmosfera intima, quasi avvolgente, simile a quella di una sauna. L'aria calda e umida sembrava amplificare ogni dettaglio, dal sottile profumo di sapone alla condensa che scivolava lungo lo specchio.

Indossavo degli short estremamente attillati, così aderenti da infilarsi tra le natiche, mettendo in risalto le mie curve in modo quasi provocante. La maglietta, troppo corta e presa in prestito da mia sorella, lasciava intravedere un lieve accenno di pancetta, un dettaglio che, nonostante tutto, sembrava completare la mia figura in modo curioso e disinvolto.

Con un movimento fluido e deciso, mi liberai degli indumenti. Ogni capo scivolò via con grazia, il tessuto sfiorò la mia pelle per un breve istante prima di cadere a terra, producendo un suono appena percettibile.

Un sospiro sfuggì dalle mie labbra, spontaneo, come un rilascio di tensione trattenuta.

Ogni gesto era studiato, preciso, come parte di una coreografia segreta. Non c’era fretta, anzi: era proprio nella lentezza, nella piena consapevolezza di ogni movimento, che risiedeva il vero piacere. Osservai i miei vestiti accartocciarsi sul pavimento, un simbolo tangibile di liberazione, di abbandono. Ero consapevole di quanto fosse provocante quel mio spogliarello lento e calcolato, ma non me ne importava. Era un gioco, un gioco potente e irresistibile, e io ne ero il regista indiscusso.

Entrai nella doccia. Il getto d’acqua calda mi avvolse immediatamente, scivolando sulla pelle come una carezza liquida. Un velo di vapore si alzò, annebbiando il vetro trasparente e trasformando lo spazio in una bolla intima, ovattata. Attraverso quella leggera foschia, la sua figura era ancora visibile: stava a pochi passi da me, silenzioso e immobile, intento a osservare, fingendo di essere concentrato sulla barba.

Chiudo gli occhi, lasciandomi avvolgere dal calore dell’acqua che scorre sulla mia pelle, ma la sua presenza è lì, tangibile, un’ombra che mi tormenta e mi eccita al tempo stesso. È come un’onda invisibile che mi lambisce, accompagnandomi in questo momento sospeso.

Di tanto in tanto alzo lo sguardo, cercando il suo. Il contatto visivo è breve, ma intenso, carico di una tensione palpabile che sembra vibrare nell’aria. Le parole non servono: comunichiamo attraverso gli occhi, attraverso un silenzio denso di aspettativa. La sua presenza è un peso che mi opprime e, insieme, uno stimolo che mi spinge oltre. So che sta aspettando, e anch’io aspetto. Perché l’attesa è parte del gioco, una componente essenziale del piacere. E sento che il gioco sta per iniziare.

Prince intanto si asciuga il viso con un asciugamano, i suoi movimenti lenti, quasi teatrali, come se ogni gesto fosse pensato per essere notato. I suoi occhi, di tanto in tanto, scivolano su di me. Non c’è insistenza, ma una curiosità magnetica che mi intriga e mi eccita. C’è qualcosa di enigmatico nel suo sguardo, un’ambiguità sottile: un mix di divertimento e desiderio che si fa palpabile.

Le nostre battute leggere e i sorrisi accennati sono solo una maschera, una fragile patina che cela la tensione che ribolle sotto la superficie. È un gioco pericoloso, carico di energia trattenuta, pronta a esplodere nel momento giusto.

Con un sorriso malizioso, Prince si tolse il telo da bagno che gli avvolgeva i fianchi, rivelando il suo fisico tonico e il suo bel cazzone barzotto.

"Faccio la doccia anch'io," disse con un tono leggero, quasi scherzoso, "tanto qui c’è spazio per due... e magari risparmiamo anche l’acqua." La sua voce aveva una sfumatura giocosa, ma quel sorriso lasciava intendere che le sue parole nascondevano qualcosa di più.

Mi guardò con quegli occhi che sembravano studiarmi, provocatori, ma mai invadenti. Era come se mi stesse lanciando una sfida, invitandomi a partecipare a quel gioco senza dichiararlo apertamente.

Non sapevo bene come rispondere. Il mio cuore accelerò per un istante, ma la sua leggerezza, quel modo naturale di rompere le convenzioni, mi fece sorridere. Così, senza pensarci troppo, decisi di rispondere allo stesso modo, con un tono simile al suo:

"Beh, visto che insisti, perché no?"

La tensione nell'aria era palpabile, ma c'era anche qualcosa di ironico, quasi divertente. Le sue parole mi colpirono: "Mmmm... che bei capelli lunghi, sembrano quelli di una ragazza... e hai un bel fisico" dandomi dei piccoli schiaffetti al culetto con le sue grandi mani. La sua voce era calda, ma il tono scherzoso lo rendeva più affascinante che mai. La sua presenza diveniva sempre più avvolgente, tanto che i nostri corpi si sfiorarono più volte, il suo cazzo barzotto spesso mi sfiorava le natiche.

Non c'era bisogno di fare nulla di più. I nostri occhi si incontravano, e in quell'istante, il resto del mondo sembrava scomparire. Il suo sorriso, luminoso e rilassato, mi dava una sensazione di comfort e curiosità, come se fossimo entrambi sospesi in un momento che non voleva finire.

"Sei un tipo interessante," dissi finalmente, rompendo il silenzio. Le parole vennero fuori più dolci di quanto avessi previsto, come un'osservazione sincera, ma anche un piccolo invito a esplorare di più quello che stava accadendo.

Prince mi chiese di passargli il bagnoschiuma, la sua voce calda e tranquilla sembrava solo aggiungere un ulteriore strato di intimità all'atmosfera già carica.

Mi chinai leggermente di fronte a lui per prenderlo, occhi negli occhi, i movimenti lenti e naturali. Non potevo fare a meno di vedere la vicinanza al mio volto del suo cazzone, che sfiorò le mie guacie. Nel calore della doccia, mi sono ritrovato in ginocchio, prendendo ogni centimetro del su cazzo duro di almeno 20cm. Cominciai a pomparlo con foga e lui con le mani tenendomi per i capelli spingeva il suo membro che mi arrivò fino all'ugola. Poi mi fece alzare, girato con le mani poggiate al muro con una mano mi accarezzava il culo e si insinuava con le dita alla ricerca del mio buco. Presto mi prese da dietro.
Appoggiò la cappella abbondantemente bagnata sul mio buco e con grande delicatezza cominciò a scoparmi ritmicamente mentre con le mani mi allargava le natiche.

Il bagno è diventato un tripudio di corpi sudati e intrecciati. Il respiro affannoso riempie l'aria, mescolandosi al profumo intenso di bagnoschiuma e della pelle di Prince. Il ritmo frenetico del nostro amore è interrotto solo dal mio grido di piacere.
Oddio… *gemo*, non… non posso più… *gemo*…
Giro la testa, quasi senza volerlo, e lo vedo. Emmanuel sta lì, in piedi nell'ombra, osservandoci con un’espressione che non riesco a decifrare. Si slaccia i pantaloni con una mossa veloce, lasciando cadere i calzoni a terra. Il suo membro, più corto di quello di Prince, ma decisamente più spesso, è un’imponente presenza. Un’onda di eccitazione, diversa da quella provata prima, mi travolge. Non solo occhi, ma un’altra presenza piena.. un'altra potenza.. il suo appetito palpabile.

Emmanuel entra nella doccia, l’acqua scivola sul suo corpo muscoloso, facendo risaltare ancora di più le sue forme imponenti. Mi afferra per i capelli, tirandomi leggermente indietro. Il suo pene, enorme, si preme contro le mie labbra. E’ così largo che mi sembra quasi impossibile da contenere. Ma io lo prendo lo stesso, cercando di ingoiarlo, a piccoli colpetti, con uno sforzo che mi fa tremare. Il piacere si mescola alla sofferenza, in un climax di sensazioni intense. Il ritmo è frenetico, selvaggio. Tra i gemiti e i sospiri si sente il suono dell’acqua che cade.

Poi, con un movimento rapido, Emmanuel si posiziona dietro di me, mentre Price si sposta davanti. Avverto la mano di Emmanuel che mi afferra la vita, spingendomi verso di sé. La sua erezione entra nel buco del mio culo, ormai spanato da Prince, con una brutalità che mi fa urlare dal dolore. È un dolore intenso, lacerante, ma al tempo stesso eccitante. Nonostante la sofferenza, sento il mio corpo che si abbandona al suo potere, reagendo al suo appiglio, alla sua forza. Il suo ritmo è violento, inesorabile. Mi afferra i capelli, tirandomi verso di lui, mentre le sue spinte diventano sempre più profonde e veloci. Un susseguirsi di lacrime e gemiti, un dolore incredibile che inizia ad assumere la forma del piacere. Mi sento invaso, conquistato, sottoposto alla sua forza dominante. Capisco, in quel momento, che la mia vita universitaria a Bologna sarà un anno di sensazioni intense, pericolose, esagerate, travolgenti.

Prince continua ad affondare il suo cazzo nella mia bocca con violenza, i suoi schiaffi sono potenti e precisi. Il dolore è estremo, ma l'eccitazione cresce ad ogni colpo. Emmanuel, nel frattempo, continua a penetrarmi con forza, il suo ritmo è selvaggio e inesorabile. La sua mano afferra il mio pene turgido, e inizia a masturbarmi con movimenti veloci e decisi. Raggiungo l'orgasmo con una violenza incontrollabile, lo sperma caldo e abbondante scende a coprire la sua mano. Ma il piacere non finisce qui. Emmanuel pulisce la sua mano sporca sul mio viso, e le sue dita entrano nella mia bocca.
"Puliscimi le mani e ingoia tutto, bella puttanella," dice con un tono duro, ma i suoi occhi brillano di un'eccitazione maligna che mi eccita ancora di più.
Obbedisco, leccando le sue dita con avidità, assaporando il sapore del mio sperma e del suo sudore. Anche questa umiliazione è un piacere crudele.

Prince, eccitato dal mio stato, si masturba freneticamente fino a raggiungere l’orgasmo. Il suo sguardo è intenso e penetrante, mi guarda dall’alto in basso, con un sorriso ambiguo tracciato sulle labbra, i suoi occhi brillano.
Con precisione chirurgica, riversa il suo sperma nella mia bocca, evitando di sprecare neanche una goccia. L’unico fiotto che gli sfugge è raccolto con il suo dito, e mi viene offerto nella bocca.

"Sei brava, sei una bella puttanella, sarai il nostro sborratoio,"

dice con un tono di soddisfazione maligna. La sua affermazione mi umilia, ma allo stesso tempo mi eccita oltre ogni limite.
Mentre cerco di ripulirmi con fatica, Prince ed Emmanuel escono dal bagno, asciugandosi con dei teli e sghignazzando soddisfatti tra loro, lasciandomi solo sotto la doccia, ricoperta dallo sperma di entrambi, come un trofeo, un oggetto del desiderio che appartiene a loro.
Capisco, in quel momento, che questo è solo l'inizio di una lunga e intensa relazione, un percorso segnato dalla passione, dal dolore e soprattutto, da una completa e totale sottomissione. Un susseguirsi di umiliaizoni, un susseguirsi di dolori, fino al piacere, la soddisfazione del dolore.

La mia submissione è totale. La loro superiorità è palesemente definita.
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