Gay & Bisex
Dopo l'autobus. 1/2
di Aimieipiedi
30.12.2022 |
9.484 |
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"Spingevo, strizzavo, schiacciavo il suo cazzo lentamente, tutti e due eravamo molto eccitati e sorpresi da tutto ció..."
Dopo quell'esperienza rivelatrice lo rividi per strada un paio di volte e ogni volta che incrociavo il suo sguardo mi sentivo desiderato, sentivo una energia sessuale fortissima e un forte potere nelle mie mani, ero il frutto proibito del desiderio di questo vecchio ed io coscientemente ne approfittavo per sperimentare ... e da li a poco, ancora una volta, avrei osato creando la situazione perfetta per continuare quello che in qualche modo iniziò nel bus.Ogni volta che andavo dal giornalaio a comprare i miei fumetti preferiti passavo davanti al suo portone, avevo voglia di continuare quell'esperimento ma mi limitavo ad aspettare che gli eventi mi conducessero ancora una volta in una situazione proibita. Mi immaginavo le sue mani frugando fra le mie chiappe, il suo cazzo gonfio che spingeva e strusciava, la sua lingua che scopriva e assaporava il buco umido.
Non avevo idea che alcune di quelle scene immaginate sarebbero diventate realtà di li a poco.
In quel periodo di ricerca personale a volte spingevo un po piú in la il limite e in certe occasioni uscivo di casa con smalto ai piedi, calze o tanga sotto i vestiti, qualche volta mi chiudevo in un bagno pubblico, mi spogliavo e mi eccitavo osservandomi.
Proprio quel giorno ero uscito con un tanga molto stretto e lo smalto rosso , andai al giornalaio e proprio li, in fila, c'era lui.
Avrei voluto abbassarmi i pantaloni li davanti per fargli vedere cosa indossavo, lo smalto mi sembrava caldo e morivo dalla voglia di farglielo vedere.
Pensavo ,"Chissà se i piedi lo eccitano o solo vuole il mio culo"
Mentre un turbinio di pensieri e immagini sferzava la mia mente, lui si rese conto della mia presenza, si giró, mi sorrise e si offrí di pagarmi i fumetti, ne presi uno in piú e accettai l'invito.
Aspettai che comprasse il suo quotidiano e cominciammo a camminare nella stessa direzione , penso che in quel momento tutti e due sapessimo cosa volevamo l'uno dall'atro.
Io ruppi il silenzio e spregiudicatamente dissi:
"Quindi ti è piaciuto toccarmi il culo l'altra volta é?"
Rimase e non sapeva bene cosa dire, farfugliò qualcosa ma lo interruppi subito esercitando quel potere che la situazione stessa mi aveva conferito, aggiunsi:
"A me è piaciuto molto, ti ho lasciato fare perchè volevo sperimentare, non mi dispiacerebbe approfondire un po"
Lui era decisamente sorpreso , le sue espressioni facciali erano cosí chiare che se non avesse parlato gli avrei letto la mente.
Arrivammo ai giardini pubblici e ci sedemmo nella panchina piú isolata.
E senza neanche provare a giustificarsi mi disse:
"Sull'autobus non mi sono potuto controllare, poi vedevo che ti piaceva e mi hai fatto impazzire, la tua pelle, il tuo culo, sono cosí femminili, erotici, è impossibile non esserne attratto... Anche a me piacerebbe approfondire"
Allora scoprì tutte le carte e senza filtri gli dissi che indossavo un tanga, gli spiegai come mi sarebbe piaciuto avesse usato i miei piedi, in che modo mi piaceva essere palpato e dove.
"Ho anche lo smalto rosso ai piedi oggi"
Dentro di me pregavo perchè fosse un feticista incallito.
La sua reazione non lasciò nessun dubbio.
Mentre spiegavo a voce relativamente bassa il mio feticismo e promuovevo i miei piedi come i piú sexy al mondo, lui cominciò a sfiorare lentamente il suo cazzo che cresceva sotto i pantaloni. Sulla sua faccia consumata dagli anni si formó un sorriso sornione.
Quello per me fu come un interruttore, da zero a cento.
Adesso volevo a tutti i costi fargli vedere i miei piedi. Mi guardai in giro, non c'era anima viva e quindi gli dissi di non muoversi.
Mi slacciai le scarpe e appoggiai i piedi sulla panchina toccando leggermente la sua gamba. Non mi tolsi i calzini.
"Sei feticista?"
Sorrise mentre diceva lentamente:
"Si"
In quel momento con il piede tolsi la sua mano e cominciai a muovere le dita sul suo cazzo che era molto duro anche attraverso i pantaloni, si guardó intorno molte volte mentre sistemava la sua posizione per farmi essere piú comodo nello sfregare, gli chiesi di togliere il calzino e ubbidí, io ero ansioso di osservare me stesso in quella situazione.
Il piede bianchissimo, androgino, perfettamente liscio con quel rosso sulle unghie creava un contrasto incredibile con i suoi pantaloni verde scuro, la sua mano al lato del mio piede si era invecchiata cento anni di colpo.
Spingevo, strizzavo, schiacciavo il suo cazzo lentamente, tutti e due eravamo molto eccitati e sorpresi da tutto ció.
Cominciò a toccare le dita, massaggiando per bene mentre le spingeva su quel cazzo che io immaginavo già molto bagnato.
A tutti i costi volevo sentire la sua bava e semplicemente dissi : "succhia..."
Si giró a guardare se ci fosse qualcuno, ma quei giardini erano sempre vuoti. Allora si accucció dissimulatamente e fece scivolare la lingua tra le dita bagnandole, sembrava volesse divorarmi, la lingua era impazzita e girava fra le dita, la pianta, il collo, il tallone e io ero al settimo cielo, la prima volta che qualcuno, escluso me, li leccava.
A quel punto era evidente che entrambe volevamo andare molto oltre ma il posto non era adeguato, il rischio troppo alto.
Continuando a tenere il piede con la mano mi disse che a casa non era solo ma che aveva un garage in affitto dove avremmo potuto avere il modo di giocare meglio.
Ora o mai piú.
La serranda si alzò con un forte rumore, tipico parcheggio sotterraneo di periferia. Il box non era grande e c'era una macchina vecchia parcheggiata , la luce di una lampadina ingiallita creava un ambiente suggestivo, c'era una sedia, una libreria, un tavolo e molte scatole vecchie, tutto odorava a cantina.
In quell'ambiente nascosto il mondo dell'immaginazione si fondeva con la realtà.
Lui si tolse la giacca e si mise seduto, io mi spogliai rimanendo in jeans e maglietta corta, mi girai di schiena e abbassai i pantaloni, alzando la maglietta e mostrando il culo, liscio, rotondo e incorniciato in un bel tanga stretto.
"Bellissimo, avvicinati un po"
Rimasi in piedi di schiena vicino alla sua sedia.
"Ti piace con il tanga? Puoi toccarmi le chiappe, puoi strizzarle e palparle, senti che liscio"
Si delizió con il culo, palpando ogni centimetro, ora allargando leggermente le chiappe, ora strizzandole forte...
Mentre palpava con una mano, l'altra continuava a toccarsi il cazzo e non vedevo l'ora di vederlo e sentirlo fra i miei piedi.
Mi disse:
"Dimmi tu quello che ti piacerebbe fare, sono a tua disposizione"
Mi tolsi la maglietta, il tanga e le scarpe, rimasi nudo con calzini, gli chiesi di continuare a palparmi il culo e di guardare bene il buco, diligentemente aprí per bene le chiappe fino a scoprirlo per poi stimolarlo e farlo rilassare allargandolo, mi chiese con un filo di voce:
"Ti piacerebbe se lo leccassi per bene?"
Sempre di schiena appoggiai un piede sulla sua gamba e mi inclinai, afferrai il mio cazzo e palle e li nascosi dentro della mia mano, ora potevo osservare sottosopra come sbavando avvicinava quel faccione al mio culo bianchissimo.
Comincia a leccare e leccare, afferrandosi alle chiappe, poi a una chiappa e una coscia, ora solo le coscie spingendo la faccia dentro con la lingua che allargava imparabile, bagnatissima.
La sua bava mi colava fra le coscie, era proprio come lo avevo immaginato, esattamente come l'avevo immaginato, una rivelazione erotica.
Dopo qualche minuto ansimando in silenzio e ascoltando i rumori umidi e molesti che faceva la sua lingua entrando e uscendo dal buco gli dissi:
"Spogliati anche tu e entriamo in macchina"
Mi girai e lo vidi mentre si spogliava, era patetico e con un grande pancione, il cazzo era piccolo ma turgido e bagnatissimo, le palle gonfie e penzoloni, la cappella gocciolava e io mi chiedevo come sarebbe stato farlo gocciolare su di me.
Presente.
Mi guarda con fame da lupo ma allo stesso tempo gentile e accomodante, apre la macchina e ribalta i sedili posteriori, si crea uno spazio perfetto.
Entra e si sdraia con il grande pancione e le palle gonfie che sembravano esplodere da un momento all'altro.
Entro come una creatura efebica, bianca e nudo, mi sistemo in modo da fargli avere in culo a portata di mano e i piedi liberi di muoversi fra la sua bocca, la pancia e il cazzo. Metto subito un piede nella sua bocca e l'altro sul pancione:
"Toccami bene i culo come prima mentre mi succhi i piedi, se vuoi puoi infilarci un dito o due ma fai piano"
Diligente come mai comincia a manipolare infilando dolcemente fino a due dita fino al fondo e le muoveva dolcemente ma deciso.
Il suo cazzo era sul punto di esplodere, allora ne approfitto, lo afferro con tutti e due i piedi e comincio a farmeli scopare, sento che gode moltissimo e io volevo proprio sentire finalmente la sborra fra le dita.
Mi fermo giusto prima di farlo esplodere , cambio posizione e prendo il suo cazzo in mano per segarlo e dirigere bene la sborra dove volevo.
"Vuoi sborrarmi sui piedi?"
La risposta fu un gemito profondo e bestiale
Appena toccai il cazzo con la mano e schiacciai le palle con i piedi, esplose. Non so quanto potesse essere realmente ma a me in quel momento sembrava una fontana lussuriosa di tantissima sborra. Veniva e io dirigevo spargendola per tutte le dita, il collo, le suole.
Soddisfatto il porco mi da un bello schiaffo sul culo, cosa che mi piacque molto.
Mentre continuo a giocare con il suo cazzo e tutto quel casino viscido e appiccicoso si ammoscia e rimaniamo qualche minuto in silenzio, nudi e sorridenti.
Prende dei fazzoletti e pulisce perfettamente i miei piedi, il suo cazzo, la macchina.
Io contentissimo ma non soddisfatto, in fin dei conti non avevo idea se e quando una situazione cosi si potesse riproporre ed in piú non mi ero mai sentito cosí eccitato.
"Hai voglia di sborrare ancora? Io ho ancora un po di tempo"
"È! io non ho piú l'età per questi ritmi ma se mi dai un quarto d'ora possiamo provare, cosa vuoi fare mentre aspettiamo?"
In quel momento pensai a molte delle fantasie che avevo e ne scelsi una...
Continua...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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