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Lilli la ciclista


di davveroesigente
14.12.2021    |    160    |    2 8.0
"Dopo questo primo momento, ci furono moltissimi incontri e Lilli restò mia per tre anni durante i quali la portai a superare molti altri limiti, con grande..."
Pensavo non poter mai pubblicare o scrivere qualcosa di personale qui ma mi son dovuto ricredere, un pò per questa pandemia che ci ha cambiati tutti ed anche perché...in sincerità, ho scoperto che mi da piacere scrivere perché è come rivivere determinati momenti, sensazioni, situazioni. Mi ritengo un ottimo osservatore, sopratutto in quanto a cogliere negli sguardi delle persone che incontro le loro paure, i timori, l'eccitazione. Ripenso a Lilli, Lilli la ciclista la chiamavo a quel periodo. Splendida, giovane e bellissima, veramente bellissima. Non passava inosservata quella ragazza che vedevo pedalare davanti la mia casa delle vacanze ormai da più anni, sempre in bici. Eravamo ormai un pò in amicizia più che conoscenza perché la vedevo quasi tutti i giorni percorrere la strada in bici e, dopo qualche ciao di sfuggita, vedendoci al bar del paese è stato semplice bere un caffè assieme e iniziare una semplice conoscenza. Lilli era della provincia di Napoli e si era trasferita in zona da ragazzina con la sua famiglia e si considerava ormai del posto, un accento spiccatamente romagnolo con qualche inflessione campana che rendeva la sua parlata così originale. Un giorno, ricordo bene, la salutai e le feci cenno come al solito se gradisse un caffè mentre andavo al bar ed è stato lì, a quel bar, che fece una delle sue battutine che mi accesero come una miccia in testa. Discutevamo di piccoli incidenti domestici e lei, con tono molto confidenziale mi disse: “sopporto molto bene il dolore”. Il tono con il quale parlò, lo sguardo così diretto (e anche un po' da civetta, come era suo solito) che aveva, mi fecero intendere ben altro, lo intesi subito. Ci fu un piccolo silenzio complice tra noi quando le risposi “ah si?” Pensai e ripensai molte volte a quelle su parole, mi eccitava moltissimo perché avevo già avuto esperienze con donne che hanno condiviso con me la loro natura da sottomessa, superando i limiti imposti dalle loro menti e godendo della propria condizione di slave. Ad ogni modo, l’idea di Lilli sottomessa a me restava così impressa nella mia mente ed iniziava a prendere forma in me, l’immagine di questa ragazza così bella, alta, slanciata tutta per me iniziava ad essere un pensiero fisso ogni volta che mi recavo in quel luogo. Guardai un giorno il suo profilo instagram e pensai che oltre ad essere un po' civetta fosse anche proprio avvenente. Lilli era alta 1.78 ed aveva una quarta di seno, lunghe e sodissime gambe, un fondoschiena da paura e due labbra così invitanti. Leggevo i commenti ai suoi post: un brulicare di maschietti arrapati che riempivano i suoi post di cuori, fiori e faccine sbalordite.
L’occasione mi fu data quando dovetti recarmi da solo, senza famiglia, nella mia casa per le vacanze, per sostituire la caldaia e sistemare l’impianto elettrico. Avevo programmato con i tecnici che in circa 5-6 giorni avremmo fatto tutto. Come da programma mi recai da solo e passai dall'ufficio prima per organizzare il lavoro in mia assenza e presi, nel mio magazzino privato, corde ed altri oggetti che di solito usavo nelle mie sessioni BDSM. A dire il vero, pensavo a Lilli e mi son detto: non si sa mai, riempiendo il mio borsone. Non iniziò benissimo il primo giorno perché, come al solito, l’idraulico mi disse che sarebbe venuto tra due giorni per una emergenza e quindi fui molto contrariato. Ma ormai ero là e quindi decisi di aggiustare da solo una finestra sul tetto. Lavoretto semplice. Mentre sistemavo la finestra, combinazione, passò Lilli con la sua bici e con tono scherzoso mi salutò dicendo: Oilà papino (uno degli appellativi che mi dava) cosa fai lassù tutto solo? Ti farai male. La invitai ad aiutarmi e lei mi rispose che aveva un problema alla sua bici, una ruota aveva bisogno di essere sistemata con la chiava lenticolare (che lei non aveva con se). La ho io, risposi. E fu così che la invitai a entrare dentro. Scesi dal tetto (già nella mente avevo iniziato a far scorrere immagini oscene ed esplicite) e ci guardammo in silenzio qualche secondo. Non era molto caldo ma lei era sudata perché aveva già percorso parecchi chilometri in bici e questo la rendeva molto più eccitante. Quella sua tutina aderente per la bici rendeva giustizia al suo corpo perfetto. Preparai un caffè e ci sedemmo in veranda e le dissi che avrei riparato la sua ruota in meno di 10 minuti. Così veloce sei papino, disse Lilli con tono di scherno. E fu lì, in quel momento che mi uscì di bocca quasi senza pensarci la frase che scioccò me (tanto quanto lei): vuoi fare una doccia e ti metti comoda mentre ti aggiusto la bici, mia bella ciclista? Rispose, quasi quasi. Tanto ormai ho quasi finito il percorso. Prego, ti mostro la strada cara, le dissi mentre la mia mente ormai era già partita. E vidi uno sguardo quasi di sfida nei suoi occhi mentre presi degli asciugamani e mi incamminavo verso il bagno. Mi era venuto duro solo al pensiero di Lilli, Lilli la ciclista, lì davanti a me pronta ad entrare in doccia. Penso che qualcosa avesse notato anche lei ma feci finta di nulla e corsi in veranda ad aggiustare la ruota, giusto qualche giro di chiave ed era sistemata. La sua voce mi colpì quando mi disse che l’acqua calda non arrivava, avevo dimenticato che avevo già smontato la caldaia, maledizione. Ma sei matto papino? Vuoi farmi prendere una polmonite? Quasi ridendo pronunciò quelle frasi ed io subito la incalzai chiedendole quanto fosse resistente. Il silenzio fu la risposta, che attendevo. Le dissi che mi sarei preso io cura di lei e che la avrei scaldata subito ed entrai in bagno, sfacciatamente. Lilli era davvero così bella, un corpo che avrebbe fatto invidia anche alla più ammaliante pornostar! Prendendo gli asciugamani le dissi che la avrei asciugata e lei non si oppose, aveva lo sguardo un po' perso, vedevo un certo timore nei suoi occhi ed aveva perso quella spavalderia che la contraddistingueva e restò in silenzio. Si coprì il seno con un asciugamano ma ormai era tardi per la timidezza, iniziai ad asciugarla ed a toccarla. Glielo dissi proprio mentre le asciugavo le gambe: Lilli, sei veramente fatta troppo bene. Difficile che un uomo ti resista. Lei risposa semplicemente “Eh già” e di nuovo fu il silenzio. Presi un accappatoio e la aiutai ad indossarlo, le asciugavo i capelli adesso, ero dietro di lei. Con tono un po' scherzoso esclamò: Papino ma che vuoi violentarmi? Di più, risposi. Voglio di più. Lei rimase in silenzio, penso avesse capito molto bene cosa volessi. Andiamo di là, vieni, esclamai, mentre la presi per mano e la portai in camera da letto. Ora ti scaldo un po' Lilli. Presi una candela dal mio borsone ed iniziai a passargliela vicino alle gambe. Lilli ebbe un fremito, nei suoi occhi si leggeva il terrore ma le sue labbra esprimevano tutto il piacere di quel momento. Le tolsi l’accappatoio e la sdraiai sul letto e la mia fantasia divenne realtà. Lilli era li stesa sul letto, indifesa ed inerme al mio desiderio. Iniziai lentamente a passarle la candela sul corpo (non molto da vicino) facendo cadere qualche goccia di cera sulle gambe, sul ventre, sul seno e i suoi fremiti divennero sussulti. Le piaceva molto, ne fu sorpresa anche lei. Mi disse con voce fioca che non aveva mai provato queste sensazioni ed io, cinico, risposi che c’era sempre una prima volta. La voltai supina, fisico spettacolare, un culo così sodo che mi fece restare col fiato sospeso e il desiderio di possederla fu grande ma attesi. Proseguii con le gocce di cera bollente ma stavolta più da vicino. Si bagnava dal piacere e iniziava a gemere ad ogni goccia. La tenni stretta dai capelli quando iniziai a sentire la sua vagina bagnata ed allora presi la candela e continuai lentamente sulla sua schiena. Ogni goccia era un gemito. Ormai era mia, senza difese e senza remore. Era mia ed alla mia mercè. Lo capii Lilli questo perché si girò e vide i miei occhi fermi su di lei. Lo vide bene e non si oppose, mettendo di nuovo la testa giù e chiudendo gli occhi. Fu così che presi dal mio borsone le corde (ho una vera passione per i nodi), ed iniziai a farle vedere la corda e lei rimase in silenzio. Fu allora che le diedi la safety word e le spiegai come dovesse non opporsi con i muscoli ai miei nodi ed alle mie legature. Iniziammo e fui molto colpito quando lei, senza che io le avessi detto nulla, esclamò: si, padrone, si mio signore, come tu desideri. La mia eccitazione in quel momento fu messa a dura prova perché era proprio quello che io desideravo sentire da molto tempo. Dopo aver legato bene i polsi la accovacciai e le legai le caviglie. Una figura perfetta, feci anche qualche foto col mio telefono perché era proprio una spettacolo quel corpo così legato, armonioso e completamente alla mia mercè. I suoi sospiri si fecero pesati e più veloci e quasi guaiva. Era bellissimo. Fu così che montai il bastone che le passai tra le legature e lei rimase sospesa e legata sopra il letto. La sollevai un poco e lei gemeva continuamente. Si era bagnata moltissimo e fu una gioia leccarla ed assaggiarla. Le chiesi se avesse avuto esperienze di sesso anale e lei, con un leggero cenno del capo, disse di si. Fu allora che tirai fuori dal mio borsone un cuneo e, delicatamente, fu dentro di lei. Che splendido coniglietto le sussurrai. Lei godeva con gli occhi chiusi. Guardò per un attimo il mio borsone e tolse subito lo sguardo, quasi a voler rimarcare il suo terrore e la sua meraviglia su cosa potessi avere lì dentro. La tenni legata ed appesa al bastone per quasi 15 minuti e lei gemeva continuamente. Presi un’altra candela e mi misi davanti al suo volto e le feci gocciolare calde gocce sulla sua schiena. La vedevo che tirava fuori la lingua ed allora tolsi il mio cazzo fuori e lei iniziò subito a leccarlo. Le diedi un forte schiaffo sui glutei e le dissi che non le avevo dato il permesso di farlo e lei arrossendo si scusò, dicendo che avrebbe accettato la giusta punizione che le avrei dato per questo. E così fu! Presi dal mio borsone uno scudiscio, era particolare perché era fatto con pelle di struzzo ed aveva delle venature in punta che sembravano aghi. Ed iniziai a punirla sui glutei e sulle gambe. Colpi deboli all'inizio, ma lei resisteva, godeva e resisteva ed allora aumentai. Un colpo, un altro, un altro più forte. Una piccola lacrima uscì dai suoi occhi ma resisteva. Che brava. Ad ogni successivo colpo lei mi ringraziava e fu allora che decisi che era il momento che il suo padrone prendesse la sua bocca. Lo infilai in bocca duro e umido per l’eccitazione. Lo spinsi in bocca e le dissi che la sua gola sarebbe stata mia e ne avrei abusato. Mi aspettavo un suo cenno di dissenso o di terrore ed invece no. Lei spalancò la bocca dopo aver sussurrato si mio signore, grazie. Bellissimo e così fu. Mi scopavo la sua gola e mi eccitava moltissimo vedere la saliva che cadeva a terra ogni volta che spingevo. Mentre abusavo della sua gola continuavo con la candela a versare gocce di cera bollente sui suoi glutei, sulla schiena. Mi fermai un attimo e mi chinai verso di lei e guardandola negli occhi le chiesi se fosse tutto ok e lei mi rispose che le piaceva molto tutto questo, che dentro di lei c’era una parte che si opponeva e lottava contro tutto questo ma una parte più preponderante di lei voleva fortemente tutto questo. Fu allora che le accarezzai il volto ed i capelli e la poggiai nuovamente sul letto, iniziando a slegarla. Lilli non toglieva lo sguardo da me, seguiva ogni gesto delle mie mani in silenzio. La slegai completamente e la misi a quattro zampe, le diedi due elastici e le ordinai di raccogliere i capelli facendosi due code. Lilli eseguì senza dir nulla. Mi guardò un attimo e vide che mi stavo spogliando, lei comprese che adesso era pronta per essere mia. Le dissi che era stata molto brava e che meritava di essere mia. Si chinò e io iniziai a tenerla dalle codine dei capelli e la presi da dietro, tenendo sempre il cuneo anale ben dentro di lei, iniziai a possederla. Forte, sempre più forte. Lilli ansimava ad ogni colpo. La schiaffeggiai forte sui glutei mentre la possedevo e lei godeva. Le sussurrai all’orecchio: ora puoi venire, come una cagnetta in calore! Perché tu sai di essere una cagnetta, vero? Altra grande sorpresa, lei iniziò a fare il verso di una cagnetta e ringhiava, gemeva e sentii che si bagnava moltissimo. Buttai il frustino e la schiaffeggiavo forte mentre la prendevo. Cazzo, lei squirtava addirittura e iniziò quasi a gridare, come un lungo ululato. Che spettacolo! Non resistevo più, dovevo venire anche io ed era il momento. Senza nemmeno parlare, uscii da lei e la voltai verso me. Impressionante, Lilli era con la bocca aperta e la lingua tesa fuori pronta a ricevere la mia sborra. E così fu. Le venni in bocca, in faccia e qualcosa schizzò anche sul suo bellissimo seno. Si fermò un momento e con gli occhi mi fece capire che aspettava il mio consenso a bere la mia sborra. Tutta, la devi ingoiare tutta, le dissi. E lei non se lo fece ripetere. Con le dita raccoglieva le gocce dei miei schizzi, assaporandole tutte. Ci calmammo un momento, la abbracciai e lei si accovacciò tra le mie braccia. Restammo in silenzio ed abbracciati per un po'. Poi, con occhi lucidi mi guardò quasi estasiata e mi disse: grazie, io non pensavo che sarei mai riuscita a fare tutto questo, grazie!
Accesi una sigaretta e restai in silenzio per un po', compiaciuto davanti a cotanto spettacolo e orgoglioso di aver trovato la mia cagnolina ubbidiente.
Dopo questo primo momento, ci furono moltissimi incontri e Lilli restò mia per tre anni durante i quali la portai a superare molti altri limiti, con grande appagamento di entrambi.
Molte volte durante le mie giornate di lavoro o di routine ripenso a Lilli, Lilli la ciclista.
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