bdsm
L'AFFIDAMENTO (prima parte)
di cagnettabianca
25.11.2020 |
16.286 |
8
"Obbediente, muta eseguo l’ordine..."
L’anticamera è fredda ma elegante. Vasi verdeggianti e ricchi di fiori, quadri e tappeti colorati rendono l’ambiente gradevole. Non conosco questa casa né chi ci abita, ma la curiosità pervade immediatamente la mia mente. Accompagno sommessamente la “Signora” che da qualche mese mi ospita nella sua dimora occupandosi di me, della mia educazione e del mio addestramento. So già che in serata partirà per qualche tempo a causa del suo lavoro e conosco anche la sua volontà di lasciarmi in buone mani. Desidera al suo ritorno ritrovarmi ancora più forgiata e addestrata verso i piaceri della carne. Varcata la soglia dell’abitazione mi intima di consegnarle immediatamente il paltò che ha ricoperto, durante il percorso in taxi, il mio corpo nudo. Lo affida alla bellissima ragazza mulatta che ci ha aperto l’uscio e che sparisce immediatamente dopo averla ringraziata con un devoto inchino. Aggancia velocemente il guinzaglio alla boccola che pende dal collarino che giornalmente indosso e che segna l’appartenenza e la sottomissione a lei. La sua mano fredda e determinata mi spinge verso il pavimento mentre con voce autoritaria mi ordina di mettermi carponi, posizione degna di una vera cagna. L’ordine arriva improvviso senza che io abbia il tempo di chiedermi cosa avverrà in seguito. Cammina elegantemente con fare altezzoso e deciso indirizzandomi nel cammino tirandomi al guinzaglio. Tengo la postura che lei stessa mi ha insegnato e cammino con testa alta guardando avanti mentre le mie gambe bene aperte espongono senza dubbio tutte le mie parti intime. Sento l’aria fredda dell’anticamera che sul mio corpo ha immediato effetto di brivido e inturgidisce inconsapevolmente i capezzoli. Non ho ancora il tempo di ambientarmi quando improvvisamente la porta frontale si apre e appare un alto uomo maturo dai capelli brizzolati e gli occhi azzurri. Ci riceve con fare deciso e accogliente indicandoci con la mano il percorso verso il salotto di velluto damascato. L’ambiente è ampio, pulito, aristocratico e ben ammobiliato. Mi convinco che il padrone di casa sia un uomo benestante vista anche l’esteriorità dell’immobile indipendente e immerso in un grande giardino. I due si conoscono e ho immediatamente l’impressione che tra loro ci sia oltre l’accordo anche una buona intesa intima. Chissà se i due sono stati o sono ancora amanti? Il salotto è gradevole e invita sicuramente al relax e alla conversazione. Lei mi ordina di stare ferma e accovacciata ai suoi piedi. Con la mano spinge il mio viso proprio sulle sue scarpe, forse a dimostrazione della mia predisposizione all’umiliazione e all’obbedienza. I due, seduti sui comodi cuscini, iniziano una lunga conversazione su cose personali passate e sul nuovo viaggio di lavoro che lei sta per intraprendere. Sorseggiano quello che una sexy cameriera ha loro portato su un vassoio d’argento. A me viene adagiata sul pavimento una ciotola d’acqua mentre le parole delle mia padrona mi invitano a dissetarmi usando solo la lingua. Improvvisamente l’attenzione dell’uomo si discosta dai discorsi e si sposta proprio sul mio essere. I suoi occhi di ghiaccio e le sue parole decise si soffermano sull’oggetto che sta accovacciato sul pavimento, cioè "io". Si, ora si parla di me. Chiede di tutto. Si informa della mia età e della mia salute. Vuole conoscere la mia vita e si interessa particolarmente al mio carattere. L’uomo chiede con fervore all’amica di aggiornarlo sulla mia indole, sul mio corpo, sulla educazione e sulle pratiche fin’ ora da me ricevute. Afferma che un buon addestramento dovrebbe liberarmi totalmente da tutti quei tabù che di solito esistono nella vita di tanti e mettono paletti e divieti al piacere. I due sono concordi nello stabilire un percorso educativo capace di rendermi finalmente libera nella mente e nel corpo e capace di consegnare la mia fiducia e volontà alla persona dominatrice. Una formazione al fine di farmi accettare, con gioia e devozione ogni pratica, anche dolorosa, per rendere felice la persona che la esegue e la stabilisce. Dai discorsi che si susseguono percepisco l’esperienza da lui maturata in merito, forse per questo la mia Padrona mi ha condotta da quest’ uomo e vuole affidarmi a lui. Sicuramente è un Master da parecchi anni. Durante la conversazione sento parlare positivamente di traguardi raggiunti da parecchie slave e in particolare da due “cagne” che sono passate sotto il suo addestramento accettando alla fine perfino un piccolo marchio a fuoco con le iniziali del loro padrone. L’uomo conferma soddisfatto che è stato capace di modificare sia la volontà che il fisico delle sue allieve. Le ha modificate? Ma che si vuole intendere? Dovrebbe toccare a me accettare queste pratiche? Boh!!! Mentre quatta quatta sto elaborando i loro discorsi improvvisamente sento la voce di lui diventare dura e determinata. Ordina di posizionarmi sul tavolino che sta davanti al divano. Vuole vedermi meglio. La Padrona strattonandomi mi fa saltare su e mi ordina di rimanere piegata sui piedi ma con le gambe bene aperte. Mostro senza ritegno e vergogna la mia figa depilata minuziosamente e che per natura è sempre umida. Lui piegandosi si avvicina e con fare deciso si bagna le dita e le porta dentro la mia bocca. Mi fa assaggiare i miei umori mentre i suoi occhi fissando i miei mi ordinano di accogliere in gola l’indice e il medio delle sue dita. Il suo movimento è cadenzato e profondo, non riesco a controllarmi e viene un conato. Lanciandomi uno sguardo di disprezzo ritrae le dita e ritorna a occuparsi della figa. La apre, si sofferma alle mie grandi e piccole labbra mentre la Padrona, dietro di me, mi tiene bloccata per le spalle contribuendo anche a farmi mantenere l’equilibrio e offrire le mie tette che si presentano sode e gonfie. Sento le sue dita aprirmi con forza la vagina. È determinato nei movimenti e ispeziona la mia intimità senza alcun indugio. Si sofferma al nodo turgido e scivoloso del clitoride: lo titilla, lo torce, l’accarezza, lo tira, lo preme forte anche con le unghie provocandomi dolore. Non riesco a rimanere ferma e trattenere quell’ urlo che mi costerà subito una punizione. Un forte ceffone si posa sulla mia gota intimandomi il silenzio e il controllo del piacere. Si proprio quella padronanza del piacere che ancora non sono riuscita a controllare nel giusto modo. La mia figa è sempre di più bagnata senza che mi sia stato concesso il permesso. Mentre i due amici si guardano e mi fanno cambiare posizione, l’uomo mi ricorda che non mi è consentito godere senza permesso. Sono a pecorina sul tavolino. Mi sento osservata come un animale. Il suono delle sue parole arriva alle mie orecchie confermando il suo apprezzamento ed esclamando che sono un bel esemplare. Ammira le mie tette che pendono consistenti e sode come quelle generose di una vacca da latte pronta per essere munta. Ho tette gonfie con capezzoli grandi e areole larghe rosa scuro. Le mie tette sono state da sempre l’oggetto del desiderio e del piacere di vari cazzi che ho incontrato durante la mia vita. Conferma che vanno curate e sollecitate perché capaci di produrre latte anche senza farmi partorire. La “Signora” annuisce, ascolta fiduciosa ogni sua parola e afferma convinta di volermi affidare a lui durante il suo viaggio. Fiduciosa lo invita a iniziare lui stesso tutte quelle pratiche necessarie alla mia evoluzione di sottomessa. Durante l’ispezione insieme decidono che già nella giornata stessa si esegue sessione. Vogliono provare ad allungare i capezzoli. Il Master conferma che praticherà l’esercizio anche al clitoride. Sa che pompato e sollecitato dà buoni risultati. Le tecniche sono varie ma sanno già che serve tempo e costanza. I capezzoli verranno trattati anche con pesi di piombo agganciati a morsetti di metallo che pinzati li porteranno verso il basso. Gli strumenti da usare li mostrerà e userà quando in seguito ci sposteremo nel suo dungeon. Intanto le sue mani si poggiano sulla mia schiena, sapienti mi spingono facendo sobbalzare le chiappe. Ho le gambe divaricate e assumo così una posizione che offre bene la visione sia del buco del culo che della figa che appare sicuramente in modalità esclusiva. Ho la sensazione di sentire ancora le pareti anali morbide e aperte in quanto prima di arrivare in quella casa la mia “Signora” mi ha obbligata a tenere per ore un grosso plug anale. Adesso il mio deretano è ancora aperto. Inerme viene controllato, ispezionato, esplorato. Le sue mani lo allargano e le sue dita affondano fino a raggiungere la cavità più interna. Vengo stantuffata con tutte le dita, senza ritegno, fino a quando lui si accorge che la mia figa si è abbondantemente bagnata. Smette di esplorarmi e rivolgendosi alla mia Padrona esclama che la mia natura è proprio da cagna in eterno calore e che il frustino non deve mai mancare nel mio percorso. L’addestramento deve essere duro per essere disciplinata e vivere per il solo godimento del padrone. Un animale deve dare piacere al suo maestro e deve imparare a controllare il proprio istinto, che non deve essere quello di deliziarsi senza il consenso del suo Master. L’ umiliazione mi pervade. Mi vergogno e ho imbarazzo per essermi allagata, ma non riesco a non inondarmi e provare brividi di piacere. Lui invita l’amica a spostarci in altro ambiente per meglio assaggiare e conoscere le mie reazioni. La padrona accarezzandomi i capelli mi ordina ad alzarmi da quella posizione a pecorina e tacitamente seguirli. Obbediente, muta eseguo l’ordine. In piedi, nuda e tenuta sempre al guinzaglio accetto di seguire mansueta coloro che modelleranno in qualche modo il mio essere. Il percorso è breve, usciti da quell’ampio salone il padrone di casa ci fa percorrere qualche metro di corridoio dove in una parete ci attende una porta. La apre e scendiamo alcuni gradini. L’ambiente è scuro, le luci sono soffuse. A vista d’occhio questo luogo appare bicolore: rosso e nero. Mi guardo intorno e non so perché mi sento invadere da un brivido forse è ansia. Non sono mai stata in un locale simile. Chissà cosa andrò incontro durante le sessioni con quest’uomo. Alle pareti noto fruste di varie dimensioni. Uno strano lettino è al centro della camera e da un’altra parte vedo una panca ricurva. Ganci e corde penzolano dal soffitto. Borchie sono fissate alla parete. Riconosco la croce di sant’Andrea in quanto già avuto esperienza con la mia Padrona. Una grande teca fa trasparire dai suoi vetri alcuni vibratori di varie dimensioni e altri strumenti che penso siano dilatatori per le pareti anali e vaginali. Insomma credo proprio che questo sia un luogo degno di un esperto Master.
In questo luogo noto anche un orologio a pendolo che con i suoi rintocchi scandisce il tempo. Lo noto perché la mia Padrona è da lui sollecitata a lasciare questa casa a causa dell’orario del suo prossimo volo aereo. Non ha più tempo di rimanere con me, ma è convinta sempre più di aver fatto la scelta giusta. Mi cede provvisoriamente a lui. Come per tranquillizzarmi mi intima di eseguire tutto quello che quel nuovo padrone mi ordinerà di fare. E’ certa senza alcun dubbio che al suo rientro mi ritroverà sicuramente plasmata e formata al meglio nel cammino del piacere. Timida e sottomessa rimango vicino a lei e ascolto le sue parole fino a quando lui si avvicina e mette dentro la mia bocca una pallina di gomma legata dietro la nuca. Mi ordina di stendermi sul lettino. La Signora mi accompagna. Ho il cuore palpitante e mi sdraio mentre loro due insieme bloccano con dei legacci di pelle le mie caviglie e i miei polsi. Non posso muovermi. Vengo lasciata così mentre il mio nuovo Padrone accompagna l’amica all’uscio per l’arrivo del taxi. Lasciata sola in penombra ho il tempo di pensare, immaginare e ipotizzare ciò che sarà di me.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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