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BDSM Legacy


di HAL9000
23.05.2024    |    888    |    1 8.0
"Quindi decisi che era giunto il momento di scioglierla..."
a Laura

Una domenica mattina di tanti anni fa vidi questo last: E di nuovo cambio casa, di nuovo cambiano le cose, e di nuovo cambio luna e quartiere. Risposi scrivendo: e vendo casa per un motore, un motore certamente può tirare la mia fantasia un po’ danneggiata da troppo tempo parcheggiata. Lei era una singola di Roma e stranamente aveva la posta libera. Iniziamo a parlare e chattammo per qualche giorno. La domenica successiva ero libero e così decideremo di vederci per un caffè. Ci incontrammo in un posto sperduto e molto lontano, almeno per me. L’incontro non andò benissimo, anzi, tutt’altro. Lei disse che le sembravo molto nervoso, e questa cosa non fece che accrescere il mio nervosismo. Decidemmo quindi di fare due passi e ci sedemmo su una panchina a una fermata dell’autobus come due pensionati. Lì successe una cosa sconvolgente, così almeno la ricordo. Questa panchina stava in una strada molto trafficata poco prima di un semaforo. A un certo punto da una macchina scese una persona che conoscevo. Non proprio un amico stretto ma insomma uno che conoscevo e che però conosceva bene amici che frequentavo abbastanza spesso. Mi chiese che stessi facendo lì, gli impapocchiai qualcosa, poi il semaforo divenne verde, mi salutò al volo, salì in macchina e se ne andò. Io rimasi praticamente sbiancato e lei se ne accorse e mi disse di andare. Stavamo quasi per salutarci e così le chiesi di salire un attimo in macchina. Lei acconsentì e parlammo un po’. Poi non so come o perché, le sfiorai il seno, le infilai una mano dentro la camicetta e le pizzicai un capezzolo. Forse c’era scritto qualcosa nel suo annuncio o forse ne avevamo parlato, è passato molto tempo e ora non ricordo bene. Era la chiave giusta. Lei chiuse gli occhi e attese che lo rifacessi. Lo feci di nuovo ed emise un gemito di piacere. Mi afferrò la mano e mi disse di accendere l’auto e di andare. Mi portò in un parcheggio non molto distante. Parcheggiai in disparte e nel frattempo si era fatto buio. Reclinò il sedile, si sfilò la camicetta e mi disse che potevo toccarle i seni come avevo fatto prima. Mi disse anche che quella sera lei non mi avrebbe toccato ma se volevo potevo masturbarmi. Dopo averle procurato piacere lo feci perché ormai avevo superato lo stress di quell’incontro sgradito con quel tizio ed ero molto eccitato. Rimanemmo un po’ e come primo incontro la situazione si era ormai rimessa decisamente a posto. Decidemmo così di rivederci con più calma e le dissi che dopo qualche giorno poteva venire da me perché casa sarebbe stata libera. Arrivò verso le 8 di sera. Io avevo cucinato degli spaghetti alle vongole e del pesce. Cenammo, lei chiese di me, io chiesi di lei. Dopo cena ci sedemmo sul divano e lei tirò fuori dalla borsa alcuni oggetti con cui pensava di conquistare la mia fantasia. Ricordo delle fascette elastiche, delle molle metalliche con cui si chiudono le buste dei biscotti o simili e un vibratore a forma fallica molto lungo e di colore fucsia che spingendo un pulsante muoveva la punta in su e in giù in maniera molto marcata e anche un po’ buffa. Io ci giochicchiai un po’ scherzandoci sopra. Poi le diedi un bacio e le chiesi di alzarsi. Lei si alzò, la voltai di spalle verso il divano e mi avvicinai alla libreria. Presi un nastro di raso rosso che avevo lasciato lì per l’occasione e la bendai. Lei si lasciò fare e si fidò e affidò a me. La presi per mano e così bendata la portai nella stanza del peccato. Le sfilai la maglia, le presi le mani e ai polsi le misi due piccoli collari. Poi le bloccai i polsi e fissai il tutto a un altro collare che avevo legato a un guinzaglio che scendeva da una botola di un soppalco. Poi le sfilai il reggiseno, le levai le scarpe, i pantaloni, gli slip e la lasciai nuda, bendata, con le braccia in alto legate a una corda. Mi sorrise e mi disse qualcosa di apprezzamento. Iniziai ad accarezzarla e a toccarla. Lei mi disse che potevo fare quello che volevo ma che se mi avesse detto di fermarmi avrei dovuto farlo immediatamente. Mi disse poi che quello che avrei fatto lo avrei dovuto fare ripetutamente, contando fino a dieci e salendo man mano di intensità. Iniziai a strizzarle i capezzoli, e più andavo avanti e più il suo sguardo si trasformava in estasi. Poi le schiaffeggiai i seni, sempre più forte e forte, controllando il gesto del palmo della mano e i segni che le lasciavo addosso. Presi poi le fascette che aveva portato e una paletta di legno dalla cucina. Ogni tanto la toccavo, dolcemente e poi in maniera più vigorosa. Lei era completamente bagnata e mi chiese di metterglielo dentro. Non lo feci. Rimasi vestito a guardarla, a schiaffeggiarle il seno e poi il sedere. Poi mi appoggiai a lei da dietro, le diedi un bacio sul collo e facendole sentire la durezza del mio membro la toccai con forza e la feci godere. Mi implorò di scoparla lì ma la lasciai ancora delusa. Ricordo che a quel punto mi sfilai la cintura e la frustai sul sedere e sulla schiena. Era la prima volta anche per questo e fui molto scrupoloso e attento nel controllare i colpi. Un conto è la mano, un conto una cintura di cuoio, e questo lo capii bene anch’io che ero alla mia prima esperienza. Lei godette moltissimo e dopo un po’ mi chiese di fermarmi. Memore delle regole lo feci subito. La lasciai ancora un po’ legata, accarezzandola un po’ e stimolando ancora il suo piacere. Quindi decisi che era giunto il momento di scioglierla. Le liberai i polsi dalla corda e la condussi sul letto. La sdraiai viso all’insù e le misi altri due piccoli collari alle caviglie. Poi con dei moschettoni le bloccai i polsi alle caviglie. La toccai ancora e la baciai. Era completamente madida. Poi presi il suo vibratore e la stimolai. Dopo un po’ finalmente mi spogliai e feci quello che andava fatto, che lei avrebbe voluto prima ma che con molto controllo prima le avevo negato. Quando venni la slegai e le tolsi la benda. Lei mi sorrise con una dolcezza imbarazzante e mi accarezzò il viso. Mi disse che era stata un’esperienza meravigliosa e che voleva fare un percorso con me. Prima, a cena, mi aveva detto che si era da poco lasciata con il suo master, con cui aveva condiviso una relazione BDSM durata oltre 7 anni. Mi disse anche che le avevo fatto toccare vette di piacere molto alte e che era meravigliata per il fatto che per me quella fosse stata la mia prima volta. Dormimmo nudi e la mattina all’alba se ne andò perché doveva entrare presto a lavoro. Ci rivedemmo dopo una settimana, più o meno. Non andò bene. Io quel pomeriggio ero molto nervoso e preoccupato per via del lavoro e come mi disse scherzando lei, la minchia non vuole problemi. Così ci rivestimmo dopo poco e la accompagnai a casa. Qualche giorno dopo mi mandò una foto di una donna nuda, prona su un tavolo con le gambe legate alle zampe del tavolo. Nel messaggio c’era scritto che avrebbe voluto che la legassi così e facessi di lei quello che avrei voluto. La cosa mi eccitò moltissimo. Purtroppo casa sarebbe stata occupata a lungo e bisognava aspettare. Passò molto tempo. Nel frattempo conobbi Alessia. Passò ancora tempo e dopo un po’ lei mi disse che si era rivista col suo master. Non ci vedemmo più e ci perdemmo. Non la rividi più. Di lei conservo un ricordo molto intenso. Quello che provai quella sera è probabilmente la sensazione più forte che ho mai provato in vita mia, qualcosa di assolutamente indimenticabile.
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