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Lui & Lei

delitto e castigo


di Isaac
28.07.2013    |    2.957    |    0 8.7
"La cena in compenso era stata luculliana, il cibo greco gustoso, la retsina fresca ed abbondante e la conversazione brillante e rilassata; per un po' sperai..."
Quella sera sembrava proprio non dover andare a buon fine, già all'incontro lei era stata distaccata, un fuggevole bacio a fior di labbra e subito un argomento di conversazione pretestuoso per evitare avvicinamenti e tenerezze.
La cena in compenso era stata luculliana, il cibo greco gustoso, la retsina fresca ed abbondante e la conversazione brillante e rilassata; per un po' sperai che la freddezza iniziale fosse dovuta al tanto, troppo tempo trascorso dall'incontro precedente così decisi di non metterle fretta e proporle due passi sui Navigli affollati di giovani la cui età media era la metà della nostra.
Parlammo di tutto un po', mi raccontò dei suoi viaggi e delle avventure da saccopelista di vent'anni prima ma, ancora, evitava ogni riferimento all'epilogo passionale che aveva contraddistinto i nostri incontri precedenti e tergiversava nell'attesa cogliendo spunti e pretesti per allontanare il ritorno all'auto dove, solitamente, consumavamo i nostri amplessi.
Ciononostante all'auto tornammo, saliti che fummo accennai prudentemente al desiderio di concludere in bellezza la serata e li, finalmente, mi fece il discorso che evidentemente s'era preparata da un po' e che, in fondo, m'aspettavo già da qualche tempo: sapevo della situazione complicata in cui si trovava, del fatto che lei avesse anche un'altra relazione cui, peraltro, si riprometteva di mettere gli stessi paletti con cui voleva delimitare la nostra, la contrariava il fatto che io dessi per scontato che i nostri incontri si concludessero sempre allo stesso modo più tutta una serie di considerazioni e riflessioni perfettamente comprensibili e condivisibili.
Ascoltai in silenzio, assentendo col capo di tanto in tanto, quando toccò a me le dissi ciò che voleva sentirsi dire: concordavo su tutto, la rassicuravo in merito al fatto di non dare niente per scontato, m'ero trovato in situazioni analogamente complicate ed avevo reagito allo stesso modo ed insomma, quella sera era andata così ma ero ugualmente felice ci fossimo visti, speravo ci saremmo visti ancora, anche soltanto per conversare, passeggiare, prendere un aperitivo ...
la tensione si allentava man mano che parlavo e lei ricominciò a sorridere e financo a ridere su certi passaggi poi, siccome faceva un gran caldo e non era ancora tardissimo, le proposi di andare a bere qualcosa prima di congedarci; accettò entusiasticamente e propose una birreria lì vicino, che frequentava da studentessa, contraddistinta dagli arredi in stile medievale nonché dalla varietà e qualità delle birre proposte.
Ci ricevette una cameriera che sarebbe potuta essere nostra figlia, ci chiamò "ragazzi" e ci accompagnò ad un tavolo discosto, raccolse le nostre ordinazioni (una corposa birra rossa per lei, una weiss con del ghiaccio per me) e ci lasciò soli; grazie all'atmosfera più rilassata la conversazione riprese briosa e, impercettibilmente, divenne man mano sdrucciolevole, nel frattempo erano arrivate le birre il cui effetto andò a sommarsi a quello del vino e del liquore consumati a cena. Ad un certo punto le proposi una sorta di public reading del mio ultimo racconto, ovviamente dato l'argomento bisognava glielo leggessi sottovoce, stando accanto a lei dalla sua parte del tavolo anziché di fronte, mi accomodai e con voce ammaliante diedi inizio alla lettura dallo smart-phone.
Essendo una creatura sensibile e sensuale, nonché euforizzata dall'alcol, l'atmosfera la coinvolse, mi si fece ancora più dappresso e mi si appoggiò sul fianco tant'è che con naturalezza le cinsi la vita con il braccio sinistro; lasciò fare ed anzi, s'appoggiò di più ancora, così mentre da un lato affrontavo i passaggi più scoscesi di quella pornografica lettura, dall'altro la mano discendeva sino alle terga e si insinuava al di sotto del gluteo sinistro staccatosi nel frattempo dalla seduta, vuoi per la torsione del busto, vuoi per dare spazio alla sfrontata visitatrice. Colle dita arricciai la gonna a palloncino sino a scoprire la pelle, poi insinuai le dita oltre l'elastico delle mutandine e mi feci strada sino alla alla vagina che trovai già molto ricettiva e gloriosamente bagnata; col medio titillai il clitoride per un po' ed infilai poi il dito per tutta la sua lunghezza in quel paradiso marino mentre la mia dolce compagna appoggiava la testa sulle braccia conserte sospirando voluttuosamente.
Conoscendola sapevo che la situazione sarebbe potuta sfuggire al controllo, nonostante fossimo in un locale pubblico, così non insistetti più di tanto anche perché, nel frattempo, la cameriera era tornata e doveva aver intuito qualcosa, data l'aria inquieta, ci chiese se andasse tutto bene e noi, io anzi, dato che la mia lei era del tutto assente, la rassicurammo ordinando un secondo giro di birre.
Sino all'arrivo di quelle restammo passabilmente composti, limitandoci a baciarci con trasporto, congedata l'importuna ricominciammo a bere, con la variante dell'assaggiare l'uno la birra dell'altra e viceversa ma dalla bocca del partner, anziché dai boccali, poi enfaticamente immersi le dita della mano sinistra nella sua birra rossa mentre lei mi guardava trasognata ed ansante, e ripresi la strada di prima rientrando nell'antro marino ormai completamente allagato dalla marea del suo piacere. Inarcava talmente la schiena che compresi voler essere ancora, e più sfrontatamente investigata, così la mano tornò al boccale, poi ancora alle sue pelvi e, mentre l'anulare ed il medio prendevano la strada della vagina, il pollice poggiò sullo sfintere palpitante e vi entrò non incontrando alcuna resistenza. Le mie tre dita così profondamente incastonate dentro di lei si toccavano attraverso il sottile diaframma di carne che separava la grotta marina dal vulcano e l'effetto che produceva su di lei questo contatto osceno era di deliquio totale, ormai la sua bocca s'era impossessata del mio orecchio sinistro ed avvertivo parole e frasi smozzicate, annegate tra i gemiti ed i sospiri, mentre la sua lingua s'insinuava sin quasi a volermi penetrare nella testa.
Bisognava che uscissimo in fretta da li, la situazione era ormai fuori controllo e la denuncia per atti osceni in luogo pubblico qualcosa più d'una possibilità, così con la destra alzai la gonna oltre il coccige, presi il mio boccale, ov'era ancora un dito di birra gelida, e glielo versai nel solco delle natiche di modo da diluviare completamente tutto il paradiso terrestre. Mancò poco che gridasse, figa e culo si serrarono in una morsa d'intensità impressionante, s'alzò di scatto paonazza, cogli occhi fuori dalle orbite e con un filo di voce arrochita mi ordinò: "Usciamo!".
Guadagnammo rapidamente l'uscita, cercando di allontanarci da lì prima che la cameriera si accorgesse della pozza di birra ed altro che dalla panca gocciolava sul pavimento ed arrivammo, barcollanti, all'auto ...
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