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Gay & Bisex

Il GP di Misano Adriatico


di Isaac
17.07.2019    |    774    |    0 9.6
"Consumato il caffè scesi per la scala che portava alle toilette ma appena entrato venni sopraffatto dall'intenso, pervasivo, salmastro odore di sesso..."
Un paio d'anni fa rientravo in auto dalle vacanze estive, sul finire d'agosto o ai primi di settembre; m'ero messo in viaggio dopo pranzo e, trascorsa qualche ora alla guida, estenuato dai continui rallentamenti, decisi di fermarmi in un'area di servizio.

Parcheggiai approfittando d'un posto che si stava liberando e scesi dall'auto, notando un ragazzo in polo e bermuda verdi che stava chiudendo con qualche difficoltà la portiera d'una vetusta Dyane degli anni '70.

Mentre entravamo dall'autogrill stava uscendo un numerosissimo gruppo di appassionati di motociclimo, reduci dal GP di Misano; tra grida e schiamazzi salivano sulle proprie auto, moto e furgoni svuotando letteralmente il locale.

Consumato il caffè scesi per la scala che portava alle toilette ma appena entrato venni sopraffatto dall'intenso, pervasivo, salmastro odore di sesso maschile che vi aleggiava; dapprima cercai di trattenere il fiato poi, lentamente cominciai a inalare scoprendomi tutt'altro che contrariato da quella sollecitazione insolente e profana.

Avendo avuto sempre in antipatia gli orinatoi entrai in una toilette e mi chiusi la porta alle spalle, sbottonai i calzoni, me li abbassai a metà coscia assieme agli slip e presi in mano il membro constatando, come temevo, che era eretto e scoperto: l'intenso profumo di cazzo aveva sortito il suo effetto e sapevo che quell'intemperanza non sarebbe passata tanto presto. A meno che...

Ma sì, in fondo che male c'era? Non avrei perso più di qualche minuto e avrei proseguito il viaggio più rilassato, così dapprima cominciai a sfiorarmi con la punta delle dita l'asta, il frenulo, i testicoli inturgiditi fino ad esasperare il mio desiderio, poi deposi un po' di saliva sul palmo della mano per bagnare il glande paonazzo, infine afferrai l'asta e cominciai la lenta, progressiva e micidiale opera segatoria mentre con la sinistra mi carezzavo i glutei e insinuavo le dita nel solco in cerca dell'ano, palpitante e desideroso di attenzioni.

La cosa mi stava prendendo proprio bene, adesso inspiravo l'odore di sesso a pieni polmoni, figurandomi dietro gli occhi socchiusi la folla di cazzi che c'era stata proprio lì, pochi minuti prima. Li immaginavo tesi, sussultanti, enormi, nell'atto di eiaculare selvaggiamente come fontane quando mi resi conto del rumore che proveniva dalla toilette accanto alla mia.

Qualcuno, aldilà della parete di compensato, stava facendo la stessa cosa: sentivo il respiro affannato e il movimento spugnoso della carne dura e bagnata sollecitata con ingordigia dalla mano impazzita.

Trovai la cosa straordinariamente eccitante, le mie fantasie di pochi istanti prima s'erano materializzate a pochi centimetri da me, il profumo dei cento cazzi che stava svanendo veniva coperto da quello intenso e speziato di altri due, di cui uno a me noto e l'altro così stimolante...

Percependo che l'emozione fosse condivisa dall'altro ripresi con ancora maggior convinzione, non trattenendo anzi, enfatizzando, i gemiti e i sospiri che gorgogliavano dalla mia bocca socchiusa, compiaciuto dall'effetto ch'essi sortivano nell'altro e che più generosamente ancora li ricambiava.

Proseguimmo così per qualche minuto, in un crescendo di eccitazione reciproca finché prima l'uno, poi l'altro, venimmo gloriosamente con un grido rauco e strozzato; schizzai furiosamente la parete e infine m'appoggiai sconvolto alla porta mentre il respiro si faceva men affannoso e i battiti si acquietavano. M'ero quasi dimenticato dell'altro e una fitta di rammarico mi trafisse all'idea di quel bel cazzo che avrei potuto accogliere avidamente nella mia bocca assetata e svuotare d'ogni stilla di succo se solo fossi stato un po' più intraprendente; al rammarico subentrò l'imbarazzo, mi toccava d'uscire e incrociare lo sventurato che presagivo a disagio quanto me.

Uscimmo dalle toilette quasi contemporaneamente, senza guardarci in viso e dirigendoci verso due lavabo lontani tra loro; con la coda dell'occhio scorsi dei bermuda verdi ma non osai girare la testa per gurdarlo direttamente.

Lasciai una mancia generosa nel piattino dell'esterrefatta donna delle pulizie, per ringraziarla di NON aver arieggiato i bagni e presi le scale un po' dopo di lui, quando uscii feci in tempo a vedere la Dyane fare manovra prima di riprendere l'autostrada e con un sospiro mi diressi verso la mia macchina dove trovai, sotto al parabrezza, un biglietto con un nome e un numero di cellulare...
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