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Lui & Lei

Un buon vino


di Tuffodallalto
18.03.2023    |    103    |    0 6.0
"Era una donna alta non più del mio metro e ottanta, tacco con la zeppa incluso, aveva una silhouette morbida e dritta e dei seni che restando in tema, ..."
L'estate del 2021, quella dell'Italia vincente all'europeo, la ricorderò oltre che per le feste ed i caroselli per strada, anche per il mio lavoro estivo in enoteca. Come mi sia ritrovato lì da perfetto astemio, è il risultato di un incredivile coincidenza di episodi, su tutti, il fatto che la mia amica Ginevra, ingessata ad una gamba per una stupida caduta in bicicletta, aveva bisogno di qualcuno che facesse per qualche tempo, da commesso, nell'enoteca di famiglia.
A lavorare, prima che una brutta caduta la mettesse fuori dai giochi, era Ginevra, con la sorella più grande di 5 anni, Luana. Ragazza di appena 24 anni, dal carattere di ferro che portava avanti l'attività come fosse una caserma, da quando appena 18enne, era subentrata ai genitori ormai in età di pensione.
Luana era persona a me familiare, per le tante volte che mi ci ero trovato chiacchierare, andando a casa a prendere la sorella più piccola, persona estroversa e spigliata, che sapeva metterti a tuo agio.
Il mio primo giorno di lavoro in negozio, mi ritrovai in una vera e propria cristalliera cui dover star attento ad ogni piccolo movimento, tante e preziose risultavano essere alcune bottiglie. Luana ammetto esser stata brava mettermi a mio agio, dandomi familiarità del luogo, raccomandandomi ad esempio, imparare come fosse un mantra, le 9 principali tipologie di vino; frizzanti e spumanti, bianchi leggeri, bianchi strutturati, bianchi aromatici, rosati, rossi leggeri, rossi medio corpo, rossi corposi e infine vini da dessert. Un insieme di nozioni tale da farmi ubriacare!
Non avevo per questo schemino imparato a memoria, capacità consigliate un vino a dovere. Potevo però su ordine di Luana andare a prendere la bottiglia x su un determinato scaffale su richiesta dell'avventore di turno.
Perché fu solo spolverando centinaia di bottiglie al giorno, che a quanto appreso meccanicamente, riuscì a imparare anche quelle che erano le cantine e a dare un indicazione geografica dei vari vitigni.
Il pomeriggio riposto lo spolverino, ero dietro il bancone con Luana che da sorella maggiore acquisita, mi raccontava degli episodi divertenti avvenuti sul lavoro, ed è da quella prospettiva del negozio, che imparai anche a conoscere i clienti. Dai neofiti a coloro che abitualmente frequentavano l'enoteca, a chi doveva fare un regalo per farsi perdonare qualcosa e per chi un buon bicchiere di vino era semplicemente compagnia.
Conobbi in uno di questi pomeriggi d'estate una signora venuta quì al sud in vacanza dall'Abruzzo, la signora Ricci. La signora non parlava con me, anzi in verità non mi degnava di uno sguardo almeno che non fosse brava a non farsene accorgere. Io da parte mia invece, la osservavo con pudore. Era una donna alta non più del mio metro e ottanta, tacco con la zeppa incluso, aveva una silhouette morbida e dritta e dei seni che restando in tema, avrebbero calzato una coppa di champagne. Aveva capelli biondi mossi raccolti in una coda, ma alle volte li teneva sciolti sulla schiena. Quarantenne presumibilmente, trovavo fosse perfetta in ogni dettaglio, ma non perché fosse una donna sofisticata, ma perché aveva quella naturalezza e semplicità da essere una spanna sopra qualsiasi altra. Non avevo mai conosciuto donne più grandi, meglio non mi ero mai relazionato con loro, ma segretamente in quel momento in cui guardavo quella donna, lo desideravo.
La signora Ricci non si tratteneva molto a scegliere le bottiglie in negozio, l'essere cliente abituale faceva sì potesse godere di alcuni privilegi. Come ad esempio chiamare direttamente Luana, di cui sembrava fidarsi, per farsi trovare già pronta la bottiglia che di volta in volta avrebbe voluto prendere. La signora Ricci amava il Müller Thurgau, vino delicato e strutturato cui difficilmente rinunciava. Alle volte, quando ordinava invece un qualche spumante più pregiato, era la mia titolare stessa a consegnarglielo direttamente a casa.
Una sera di queste, con la partita della nazionale che si sarebbe dovuta giocare, arrivai al negozio con l'unico pensiero chiudere presto quella saracinesca e correre a casa a vederla.
Credo che questo Luana lo avesse capito, o meglio capisse il desiderio di un ragazzo voler stare con gli amici a fare un po di casino. Come ogni due per tre, il telefono del negozio squillò e risposi, era la signora Ricci che salutandomi amichevolmente, degnandomi di quella considerazione che mai aveva avuto per me, mi chiese di Luana.
Mentre sistemavo dei depliant sul bancone sentì accordarsi per una bottiglia di bollicine piuttosto importante. Luana posato il telefono, mi guardò dicendomi che avrei avevuto proprio io una consegna da fare e che dopo, sarei potuto anche tornare a casa per vedere la partita.
Era una notizia così bella, che l'abbracciai senza pensare ci fossero dei clienti in negozio, ma ne ero felice!
Erano le 18 e pensai che tempo mezz'ora sarei riuscito consegnare quella bottiglia per tornare a casa e poi magari correre a incontrare gli altri amici in piazza, mi appuntai l'indirizzo della consegna:
Signora Ricci
Corso Umberto 25
Ringrazia ancora Luana e andai. Arrivai dopo dieci minuti a piedi. L'abitazione era in un palazzo storico, cui da turista, la signora aveva affittato un appartamento. Doveva davvero amare molto questi posti, per venirci ogni anno come mi aveva confidato Luana.
Arrivato, suonai al campanello e la signora mi disse salire che mi avrebbe lasciato la porta aperta, era al secondo piano di questo bellissimo palazzo, cui il carparo impreziosiva la faccia vista delle volte della scala. Arrivai davanti la porta e come mi aveva detto, la porta era aperta ed io entrai.
La signora mi venne incontro e mi salutò dandomi un bacio sulla guancia. Mi prese per mano e invitò entrare in salone. "Lara è il mio nome, chiamami Lara" mi disse, ed io dissi chiamarmi Luca "lo so già" mi rispose. Le dissi che le avevo portato le sue bollicine, come di consueto era ancora fresca di cantinetta.
Mi ringraziò e invitandomi a sedere, mi chiese se volessi qualcosa da bere. Non che avessi voglia di bere, se non per la compagnia di quella donna così a modo. Mi lasciò seduto sul suo divano color blu di persia, dicendomi aprire proprio quella bottiglia che le avevo portato. Sarebbe tornata in un attimo e andò nell'altra stanza. Il soggiorno pur essendo poco più delle 18, ed avendo una bella esposizione a sud, risultava poco illuminato per via dei chiusi tenuti aperti per metà. Sembrava dovessero filtrare la luce necessaria per chi da li a poco si sarebbe svegliato. Rimasi con la bottiglia in mano e sentendo quanto lei mi diceva fare, appunto aprire quella bottiglia, che io aprì.
Seduto su quel divano, avrei potuto aspettarmi qualunque cosa se avessi voluto, ma non quanto vidi con i miei occhi.
Lara tornò nella stanza completamente nuda. Avevo visto nude tante donne con cui avevo fatto l'amore, ma non avevo mai visto un corpo bello come il suo. I capelli biondi erano sciolti su un corpo dalle geometrie perfette. Il seno sembrava dirmi mangiami e la sua patatina aveva ogni pelo al punto giusto, mi strappò la bottiglia dalle mani e si versò quella bottiglia su tutto il corpo. Vedere bagnare quelle forme, la rendeva ai miei occhi ancora più desiderabile. Non pensai a nulla, mi tolsi la maglietta e mi inginocchia davanti a lei cominciando a leccarla. Comincia dai suoi piedi, le Sue gambe e arrivato alla sua fica, la presi con le mani da dietro per sbattermela faccia contro per poterla leccare meglio e non perdere una goccia di quelle che l'avevano bagnata. La sua fica mista allo spumante aveva un sapore afrodisiaco e più la leccavo cercando entrarle dentro con la lingua e più sentivo il suo corpo vibrare, mi tolsi quello che mi era rimasto addosso dei vestiti e continuai leccarla. Con una leccata ininterrotta attraversai tutto il suo corpo, cucchiai i capezzoli a cui sembrava essere molto sensibile e su sino al collo e quella bocca favolosa, mentre con le dita accarezzavo i suo capezzoli. La strinsi forte e lei a me ed avvinghiata alla mia vita con le sue gambe le portai in camera da letto, quasi sapessi dove fosse la stanza. La buttai sul letto senza che lei non mi togliesse un attimo gli occhi di dosso e spalle a quel letto aprì le gambe ed io mi stesi su di lei e baciandola gli infilai dolcemente il mio sesso dentro il suo.
Feci piano perché o era il mio cazzo ad esser in quel momento troppo grosso o era sua era una fica stretta. Bagnatissima, cominciai fare dentro e fuori dolcemente, ma di lei avevo voglia da cominciare a caricare sempre più i miei colpi e farlo sempre più velocemente.
La desideravo e avevo sempre più forza per sbatterla, mentre lei sembrava provare dolore ma nello stesso tempo mi teneva sempre più stretto stringendomi le spalle. Mi girai sul letto perché non volevo darle dolore, a quel buco così stretto, ma lei sembrava non aver cura di questo presa com'era dal suo orgasmo e continuai ancora e ancora e ancora. Lara si alzò su di me dicendomi stare fermo e stringendosi con le mani le sue irresistibili tettine prese il comando del gioco saltandomi sopra. Venni copiosamente e lo feci meravigliosamente dentro di lei, che sfilandosi senza far male, fece cadere la sborra che usciva filante dalla sua fica sui miei testicoli. Quella donna mi aveva consumato, ma avevo mille baci da darle ed ancora una mezza bottiglia di bollicine da usare assieme..
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