Lui & Lei
Pomeriggio d'estate
di Tuffodallalto
19.02.2023 |
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""Cosa ci fai quì?" le chiesi, come se in quel posto non ci fosse venuta già mille volte, mi sbuffò e mi disse che faceva troppo caldo per stare per..."
Era circa un mese che facevo tappa a Lecce e nonostante fosse piena estate, preferì rimanere in città per curare più da vicino i dettagli per un progetto di lavoro che da li a poco mi avrebbe regalato la soddisfazione del mio primo bistrot nella città salentina. Non avevo molto tempo libero da dedicare a ciò che non fosse il mio lavoro, o che al lavoro fosse collegato, settimane in cui facevo spola dal mio appartamento al centro e viceversa. Per cui di nuovo in questo ripetuto tragitto, c'erano soltanto le diverse persone che incontravo da casa sino al bistrot, passando per il bar sotto casa o il market per fare la spesa. Ritornando a casa, avevo aperto e chiuso così tante volte il portone dell'appartamento, da aver avuto modo conoscere quelle tre ragazze, che poi ho scoperto essere universitarie, che alloggiavano dirimpetto al mio alloggio. Tutte ragazze salentine che avevano in comune sono quell'appartamento, perché chiacchierando, tra una richiesta di informazione ed un luogo comune, ho trovato non potessero essere più diverse tra loro, come diverse erano le facoltà frequentate. Anna studiava giurisprudenza, vestiva in maniera molto sobria non rinunciava mai alle sue snickers bianche ed i capelli sciolti color nocciolla, ma non per questo nascondeva la sua femminilità delle sue forme, ragazza estremamente educata e di non molte parole. Giulia, caschetto rosso con la frangetta corta, era la creativa delle tre, studiava all'accademia di belle arti e credo a lei si dovesse la scelta dei colori cui intravedeva da fuori esser agghindata la casa, molto loquace e sempre con un sorriso capace metterti di buon umore. La terza ragazza Lara, studiava biologia ed era delle tre quella più indecifrabile, vestiva in maniera molto semplice, usava dei vestitini che ne valorizzano un corpo asciutto e slanciato ed indossava sandali che le davano assieme ad un trucco quasi assente una grande femminilità almeno ai miei occhi. Credo di averla sempre vista con un libro stretto al petto, quasi a rivendicare quella passione per ciò che studiava. I capelli erano legati in una coda alta, a memoria non mi sembra averli mai visti sciolti. Per quanto si potesse dire sulla vita libertina dei ragazzi universitari, nelle mie settimane lì, pur condividendone una parete con quelle ragazze, mai che abbia sentito un rumore che mi abbia distratto, che fosse dato da una festa in corso o il volume di una tv o di una qualche rimpatriata. Capitava spesso incontrare quelle ragazze, avevamo orari piuttosto simili per cui, a volte non ci salutavano neppure, bastava un sorriso. Quell'estate finito gli esami Anna e Giulia tornarono a casa, Lara invece si trattenne qualche giorno, per dei progetti con l'università. Un pomeriggio, afoso come pochi altri quell'estate, di ritorno a casa, entrai nel supermercato per fare la spesa, li mentre ero di fronte al reparto dei detersivi sentii una voce femminile chiamare; "Luca! Luca!". Mi girai su me stesso, senza però capire chi mi stesse chiamando, perché quella voce mi era nuova e non potevo che guardare random i volti di chi a vista d'occhio era in quel supermercato a fare la spesa, non trovai nessuno. Magari era un altra la persona che stavano chiamando, forse il mio era solo egocentrismo e ritornai al dilemma degli ammorbidenti, cercando capire quale potesse fare al caso mio. Fu allora che tra un Vernel e un Lenor, sentì una voce dietro di me; "Sei così preso dalle tue cose da non vedere altro che i tuoi detersivi?". Mi girai e scoprì che quel "Luca" che sentivo chiamare ero proprio io e la voce era quella di Lara! Imbarazzato le sorrisi e lo stesso fece lei con me, ma come dirle che sentire la sua voce era per me cosa nuova? Aveva come sempre un libro stretto al petto, e ad un vestitino smanicato di colore azzurrino, con alla vita una cintura stretta in pelle chiara, ed ai piedi delle Birkenstock bianche. Osservarla così da vicino mi permise di notare avesse delle lentiggini a colorarle il viso. Inaspettatamente mi ritrovai davanti una persona che non conoscevo affatto e con la quale cominciammo a parlare facendomi dimenticare della mia spesa. "Cosa ci fai quì?" le chiesi, come se in quel posto non ci fosse venuta già mille volte, mi sbuffò e mi disse che faceva troppo caldo per stare per strada e che preferiva fare due passi lì, almeno c'era l'aria condizionata. Ci avviciniamo alla cassa e non smettendo un attimo di chiacchierare, pagai e tornammo a casa. Di ritorno ci ritrovammo un capannello di inquilini sul pianerottolo all'ingresso dello stabile, litigare perché l'ascensore era fuori servizio. A noi questo non fece né caldo né freddo, continuando la nostra chiacchierata, quei tre piani fatti a piedi non rappresentavano un ostacolo insuperabile. Arrivati davanti al portoncino l'uno dell'appartamento dell'altro, ci salutammo, ma nel mentre ero con le chiavi in mano per aprire, Lara mi invitò andare a bere qualcosa da lei, le coinquiline non c'erano e non bisognava rispettare nessun regolamento non scritto tra ragazze, accettai. Quell'appartamento era un po tutte le personalità delle ragazze assieme, aveva l'ordine di Anna e la verve di Giulia con tutti quei quadretti colorati, di Lara aveva il profumo, come quello dolce e delicato che mi aveva lasciato quasi addosso quel pomeriggio. Faceva caldo fuori, ma quel vecchio palazzo mitigava molto la temperatura, ma non per questo avrei mai rifiutato bere un latte e menta. Ci sedemmo sul divano, continuando a parlare, come se avessimo da dirci tutto quanto fosse successo ad allora nelle nostre vite. Lara aveva desiderato studiare biologia da ragazzina, per il suo amore per botanica, zoologia, chimica organica e mille cose che in quel momento mi raccontava e che pur non capendo appieno, non potevo che confermare con un cenno del capo. Ridevamo e scherzavamo come fossimo vecchi amici e starle così vicino, mi permise vedere quanto fosse bella senza ostentare nulla, muovendo il piede mentre le sue gambe erano accavallate. Credo ad allora fossi stato troppo preso dal lavoro, da essermene accorto prima. Mentre eravamo lì, per quanto fosse fresco quel latte e menta, il volto di Lara cominciò ad arrossire, così come a chiazze il suo petto. Feci finta di nulla, perché d'altronde le donne non vanno capite, vanno amate mi ricordo aver letto in quel libro di aforismi. A un certo punto scusandosi, Lara mi disse si sarebbe assenta per un momento. Nel frattempo osservai quella casa, così piccolina e così in ordine. Dove tre brave ragazze universitarie erano state anche fortunate ritrovarsi. Passarono 5, poi 10 minuti ma Lara non tornava su quel divano. Mi alzai, cominciando camminare nervosamente per quella stanza, Lara non tornava. 15 minuti, poi 20 e per quanto indelicato mi avvicinai alla porta del bagno chiedendo se andasse tutto bene. Alla non risposta pur sentendo un ansimare, mi feci coraggio ed aprì la porta.. Davanti a me Lara, Birkenstock a parte era completamente nuda davanti lo specchio mentre arrossata più di prima si guardava masturbandosi con forza. Mi guardò senza mostrare imbarazzo o stupore presa com'era. Il suo corpo era qualcosa di mai visto prima per la sua bellezza. La sua pelle chiarissima era impreziosita da nei che come gemme sembravano disegnati su quel corpo. Un sedere a mandolino delle gambe magre e affusolate ed un seno a pera sfacciato.. Mi avvicinai a lei, la girai davanti a me e mi si avvinghio in braccio, cominciammo a baciarci con dolcezza e passione e la portai su quel divano lasciato poco prima. Le aprì le gambe e in quella patatina che continuava accarezzare, mentre mi spogliano cominciai ad infilare la lingua. Un sapore dolcissimo e corposo diverso da qualsiasi altro, irresistibile. Lei ansimava mentre continuavo leccarla e mordicchiare l'interno coscia. Avevo sempre più voglia di lei, ed ecco leccare i suoi piedi, le sue cosce, i suoi seni, ma era la sua patatina dove volevo arrivare. Eravamo nudi, lei tremava e ansimava pesantemente ogni volta che entravo con la mia lingua nel suo buchetto caldo e stretto. Avrei continuato per ore se non fosse che eravamo così eccitati che con un fugace sguardo di intesa, mi sedetti e lei lo fece su di me che baciandomi con dolcezza si muoveva su di me in un tango si sensi. Il tempo sembrò fermarsi e ci fece dimenticare del mondo. Ad oggi non so dire quanto tempo fossimo stati assieme quel giorno, so che mi sentì esplodere nello stesso momento in cui a farlo sentì farlo anche lei, fu bellissimo. Rimanemmo nudi e abbracciati tutta la notte a guardarci negli occhi, accarezzarci e rifare l'amore prima di addormentarci. E quei baci del giorno prima, furono il nostro risveglio il giorno dopo..
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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