Lui & Lei
Racconto a quattro mani. O erano sei?

20.03.2025 |
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"Lei gli dice di non preoccuparsi che è un suo amico, un suo compagno di giochi e che spera che a lui non dispiaccia»..."
Cosa c’è di più bello che andare al mare a fine maggio?Il sole comincia a scaldare per davvero e la pelle ha bisogno di prendere aria e di cambiare colore.
Il corpo ha bisogno di sentirsi libero dalla stretta degli abiti e di rinvigorirsi a contatto con l’acqua del mare ancora fresca e la testa di lasciarsi dietro tutto il chiuso dell’inverno e di aprirsi alla natura primaverile.
Io e Marco decidiamo quindi di mollare tutto quanto un venerdì pomeriggio e di partire per il mare.
Destinazione Loano, in Liguria.
Marco ha un piccolo appartamento lì ed è stato così gentile da invitarmi.
La sua ragazza lo ha lasciato tre mesi fa e sta cominciando a pensare che il periodo di lutto è ora di terminarlo, però andarci da solo non gli va.
Arriviamo tardi ma ci attardiamo ancora un po’ sul balconcino vista mare sorseggiando una birra e godendoci la vista di una luna da paura.
Qualche casa più in là una ragazza fuma una sigaretta alla finestra. Non la vedo bene ma non ci faccio nemmeno troppo caso: io e le sigarette non andiamo per niente d’accordo.
La mattina dopo mi sveglio presto, come mia abitudine, e decido di andare a comprare qualcosa per la colazione.
Mi tolgo le scarpe, arrotolo i pantaloni bianchi e cammino sul bagnasciuga.
L’acqua è fredda e il sole non è ancora spuntato ma mi sento benissimo.
La ragazza di ieri sera è alla finestra che fuma e non resisto:
«Scusa, ma sei rimasta lì tutta la notte a fumare? Ti ho vista così ieri sera tardi e ti ritrovo così adesso!»
«E se anche fosse? Comunque no, mi sono appena svegliata. Dove stai andando?»
«A comprare della focaccia e a bere un caffè. Ti va di venire?»
«Aspetta! Arrivo subito!».
La percezione de tempo è sempre relativa e in questo caso il suo concetto di subito non coincide con il mio.
Dopo 15 minuti mi viene il dubbio che mi abbia preso in giro e me ne vado, faccio i miei acquisti e torno a casa.
Racconto a Marco l’accaduto e lui mi dice che quella ragazza è strana forte: bellissima ma imprevedibile. Disinibita diciamo. Ci ha fatto sesso una volta. Le piacciono le emozioni forti.
Non avrebbe dovuto dirmi così: ora sì che la mia curiosità si è svegliata.
E' già pomeriggio quando andiamo al mare. Alla spiaggia dei Saraceni, una delle mie preferite.
Mentre camminiamo in cerca di un buon posto la vedo in mezzo ad una compagnia di ragazzi e ragazze.
Marco riconosce qualcuno e si ferma a fare due chiacchiere.
Lei mi guarda ma non dice nulla.
Io le faccio un cenno di saluto allora lei si alza e mi prende sottobraccio portandomi via.
«Scusa per prima, ma ho ricevuto una telefonata».
«Non importa, dopo poco ho capito che non saresti venuta e me ne sono andato».
La guardo ed è veramente carina. La pelle abbronzata e il corpo tonico. Capelli neri cortissimi ed occhi blu.
«Ho visto che hai un libro sottobraccio. Ti piace leggere?»
«Molto. Mi piace anche scrivere racconti. Non che sia particolarmente bravo ma mi diverto».
Sinceramente non so perché l’ho detto.
Forse volevo scioccarla, oppure abbordarla, o forse solo vedere come reagiva.
In effetti é lei a sorprendere me:
«Interessante! Ti va se inventiamo un racconto adesso? Un racconto a quattro mani, magari erotico!»
«Erotico? Sarebbe fantastico».
«Andata!».
Mi conduce in un punto relativamente appartato, mi toglie l’asciugamano da sotto il braccio e lo stende contro la massicciata.
Mentre mi metto un po’ di crema protettiva ascolto il suo incipit.
«Dunque, il mio tipo arrapante in questo periodo è un uomo sui 45, testa pelata e una leggera barbetta. Si chiama Davide e questo sarà il protagonista. Lo vediamo in un bar in pausa pranzo con un amico. Si lamenta della confusione. E’ un bar frequentato da liceali e da universitari. Non è stata una sua idea andare lì, ma dell’amico che voleva un po’ lustrarsi gli occhi con la vista di belle ragazze. Nessuna se li fila però, vista l’età. L’amico deve rientrare in ufficio e Davide rimane a bere il caffè. Ora tocca a te».
«Ok. All’ingresso del bar c’è un po’ di trambusto. Un ragazzo del liceo sta implorando la sua professoressa di cambiargli il voto. Pare abbia preso 3. La professoressa è alta ma porta comunque delle scarpe col tacco. Indossa una gonna grigia al ginocchio con un piccolo spacco e una giacca in vita dello stesso colore. Ha capelli neri molto corti. Lei lo implora di farle mangiare qualcosa e gli concede che ne avrebbero riparlato il giorno dopo. Deve avergli anche fatto un sorriso perché lui se ne va con un’espressione sollevata. Chiamiamola Lucrezia. Si guarda in giro in cerca di un tavolo libero, ma non ce ne sono. Il tavolo di Davide è da due e come spesso accade a quell’ora, quando il locale è pieno, bisogna accontentarsi di mangiare a fianco di persone che non si conoscono, se non si vuole mangiare in piedi. Lei si avvicina guardandolo e quando è a un passo da lui gli chiede il permesso di sedersi. Lui le fa un cenno eloquente di accomodarsi e lei gli sorride. Ha un bel viso, due splendidi occhi blu e una bocca da baciare».
«Mi somiglia un po’. Lusingata. Vado avanti. Davide non può evitare di paragonarla alle ragazze che le stanno intorno e conclude che non ha nulla da invidiare alle altre, anzi. Lei si toglie la giacca e la appoggia alla spalliera della sedia rivelando delle forme assolutamente invitanti. A Davide viene improvvisamente voglia di tornare a scuola. Il cameriere le porta l’insalata mista che evidentemente aveva già ordinato e lei inizia a mangiare. La osserva portarsi la forchetta alle labbra, aprire la bocca e infilarci il boccone, chiedendosi come un gesto così normale possa essere così eccitante. Una volta finito di mangiare apre la borsa e tira fuori un pacco di compiti da correggere».
«Aspetta, aggiungiamo un particolare. Apre una custodia rigida e ne tira fuori un paio di occhiali, piccoli, proprio da professoressa. Li inforca e lo guarda per un attimo, sorridendogli ancora».
«Lui sente una pressione inconfondibile tra le gambe. Interpretiamo i personaggi per il dialogo ora. Comincia tu».
«Lei insegna?».
«Si vede, vero?» - dice lei ridendo.
«Solo per gli occhiali.» - dice lui scoppiando a ridere a sua volta.
«E lei invece? Che ci fa in questo posto da matti?».
«Ci sono finito per caso, sono di passaggio».
«Mi sembrava infatti di non averla mai vista. Qua ci sono sempre e solo ragazzi».
«E professori».
«Certo ma lei non mi sembrava…. Mi scusi».
«Possiamo darci del tu?».
«Sì certo. E’ la formalità professore/studente che rende tutti un po’ rigidi».
«Sarei curioso di sapere perché non ti sembro un professore».
«Lo sguardo direi. Mi sembra molto curioso. Di solito noi siamo solo stanchi e apatici».
«Non mi sembra il tuo caso».
«Ti ringrazio, è solo che cerco sempre di divertirmi.».
«Interessante, di cosa stiamo parlando esattamente?».
«Non penserai che ti faccia delle confidenze intime, dopotutto non ti conosco per niente».
A quel punto la mia compagna di scrittura si alza in piedi e tempo due secondi si butta in acqua e con poche bracciate vigorose va fino alla boa e ritorno.
Si risiede sull’asciugamano e inizia a sgocciolare. Ha i brividi, la pelle d’oca e i capezzoli che spingono la stoffa del costume.
«Dove eravamo? Ah sì. Lei comincia a parlargli in modo malizioso e lui capisce che fra loro sta accadendo qualcosa di erotico. Cosa le risponde?».
«Cosa posso fare per farmi conoscere meglio?».
«Intanto potresti dirmi il tuo nome, io mi chiamo Lucrezia».
«Io sono Davide».
«Davide, ti andrebbe di vedere dove lavoro?».
«Sì, mi piacerebbe molto. Intendi adesso?».
«Se non hai altro da fare».
«Qualcosa da fare ce l’avrei, ma il tuo invito mi interessa molto di più».
«Allora andiamo! E ripone occhiali e compiti in classe nella borsa. Pagano velocemente ed escono».
«Lei infila un braccio sotto a quello di lui e mentre camminano gli racconta alcuni aneddoti sulla sua vita di insegnante. Lo fa ridere. Quella tra loro è una complicità molto naturale, immediata, semplice ed intrigante allo stesso tempo. Una volta arrivati a scuola lei si sfila dal suo braccio. Viene loro incontro un bidello. Lei gli dice che ha un incontro con questo genitore e chiede di andare in 5C».
«Davide è rimasto si sasso per la facilità con cui ha pronunciato quella bugia. Il bidello risponde che all’ultimo piano le lezioni sono terminate e che non c’è più nessuno. Lei fa cenno a Davide di seguirla e lui lo fa letteralmente, mettendosi dietro di lei mentre salgono le scale».
«Ne ammira il sedere, la vita stretta, le gambe snelle e toniche, la linea dei polpacci, le caviglie sottili».
In effetti mentre lo dico è a lei che sto pensando. La stoffa bagnata del costume bianco mi fa indovinare la linea della sua figa e quei capezzoli ancora tesi mi fanno desiderare di succhiarli. Lei prosegue:
«Davide ancora non riesce a credere a quello che gli sta succedendo e fatica ad immaginare quello che potrebbe succedere tra poco. L’eccitazione comincia a farsi sentire».
E dicendo questo mi osserva maliziosa tra le gambe ed io non rimango indifferente a quello sguardo. Lei prosegue:
«Arrivano al terzo piano. Il corridoio è deserto. Il solo rumore che si sente è quello dei suoi tacchi. Lo fa entrare nell’ultima aula e poi chiude la porta con una chiave che tira fuori dalla tasca. Ora proseguiamo il dialogo? Tu fai lui. Lei dice: “Spero di non avere capito male, ma ho avuto l'impressione di piacerti"».
«Hai capito benissimo. Ma…..».
«Ma cosa?».
«Avrei una richiesta».
«Dimmi…».
«Lui infila le mani nella sua borsa e ne tira fuori la custodia rigida. La apre, estrae gli occhiali e glieli infila, sfiorandole il viso con le mani. Poi si allontana di una passo per guardarla».
«Meglio così?».
«Molto meglio, dice lui. E’ quasi perfetta. La protagonista ideale dei sogni erotici di qualunque studente. Ad essere proprio pignoli i capelli lunghi raccolti sarebbero stati il massimo ma è bellissima anche così. Lei ride ma lo guarda vogliosa mordendosi il labbro mentre si sfila la giacca e la butta su una banco. Poi inizia a slacciarsi la camicetta».
«Lui si toglie la giacca senza smettere di guardarla. Il reggiseno a balconcino innalza i suoi seni regalando loro una forma piena e rotonda. Si avvicina e li afferra entrambi con le mani baciando il solco tra di essi. Lei getta la testa all’indietro e lui risale con le labbra baciandole il collo, poi il mento e infine le labbra.».
E mentre lo dico le sfioro le labbra con il pollice, poi scendo sul mento, seguo la linea del collo, del solco tra i suoi seni e infine le sfioro i capezzoli. Lei mugola ma continua il racconto.
«Quando lui smette di baciarla inizia a slacciargli la cintura dei pantaloni, senza staccare gli occhi dai suoi. Mentre traffica con i bottoni sente l’erezione crescere e il cazzo spingere contro le sue mani. Gli abbassa i pantaloni e glielo accarezza attraverso la stoffa leggera dei boxer».
E fa esattamente quello che dice con il mio costume e con quello che ci sta sotto che, inutile dirlo, è ormai eccitatissimo. Proseguo io:
«Lei sente un fiotto di bagnato spandersi sulle sue mutandine. Gli abbassa i boxer e lo tocca: è caldo. Avvicina il suo viso e lo accarezza con le guance, con la fronte, con il naso, con le labbra».
Detto questo mi sdraio su un fianco, dando la schiena alla spiaggia, sperando che lei faccia esattamente quello che le ho descritto e così è. Chiudo gli occhi per godere appieno delle sensazioni che mi sta regalando. Lei però va oltre: apre le labbra e lo fa entrare nella sua bocca un centimetro alla volta, leccandolo, succhiandolo. Poi si ferma e riprende a raccontare mentre continua a toccarmi:
«Lui le appoggia la mano sulla testa e la spinge. Lei si lascia guidare per farlo godere il più possibile. Apre di più la bocca per accoglierlo nella gola. Lui sente la curva del palato e poi la gola morbida accarezzargli la cappella. Le tiene ferma la testa e poi spinge ancora. Lei è al limite, ora ce l’ha completamente dentro. Allunga la lingua fuori dalla bocca e gli lecca le palle strappandogli un gemito».
Si dedica ad eseguire esattamente quello che lei stessa ha stabilito ed io faccio la mia parte spingendole delicatamente la testa.
Ad un certo punto devo sussurrarle di fermarsi. Lo dico in un soffio perché se emettessi un suono più forte rischierei di venire.
Lei si ferma e rimane immobile qualche secondo per darmi modo di ricominciare a respirare, poi si allontana da me. Sono eccitatissimo e ho una voglia irrefrenabile di scoparla. Sulla spiaggia ormai ci sono poche persone e il buio sta calando. Io riprendo a raccontare:
«Davide la fa alzare e la fa appoggiare con la pancia alla cattedra. Le infila una mano sotto la gonna, sente il bordo delle autoreggenti e la pelle liscia e morbida subito sopra, sposta la stoffa delle mutandine e le tocca la figa bagnatissima. Non aspetta oltre e le infila il cazzo dentro, con una spinta prepotente. Lei trattiene un urlo e comincia a gemere sotto le sue spinte. Si slaccia da sola il reggiseno e quando lui le afferra i seni e le pizzica forte i capezzoli mugola di piacere».
La mia compagna di scrittura mi afferra le mani e se le porta ai seni ed io li stringo forte mentre la bacio. La sento fremere, mi sale sul cazzo e mi scopa lentamente, forse per cercare di non attirare troppo l’attenzione su di noi. Adoro questa lentezza, mi fa perdere la testa.
«Continua» - mi ordina.
E’ da un po’ che mi sono accorto che Marco si è avvicinato a noi. Credo abbia capito cosa sta succedendo e sono certo che vorrebbe partecipare al nostro gioco. Da quello che ho visto finora mi sembra che lei potrebbe gradire la variazione. Per cui provo a dare una svolta al racconto.
«Improvvisamente si sente bussare alla porta, un bussare discreto. Davide si immobilizza. Lei gli dice di non preoccuparsi che è un suo amico, un suo compagno di giochi e che spera che a lui non dispiaccia».
Lei si guarda attorno e vede Marco. Si solleva da me, poi prosegue:
«No, non mi dispiace, dice Davide, visibilmente sollevato. Lei va ad aprire la porta e fa entrare un uomo sui 40, probabilmente un suo collega professore. Li presenta. Si sfila la gonna e le mutandine e rimane solo con le calze e le scarpe. E gli occhiali naturalmente».
Marco prende in mano la trama della storia:
«Sono venuto per punirti, lo sai. Non sei una brava professoressa, metti troppi brutti voti.».
Lei prosegue:
«Davide rimane a guardare curioso. Marco si siede sulla sedia della cattedra e le fa segno di avvicinarsi. Lei gli obbedisce camminando piano, poi si sdraia sopra di lui, appoggiando la pancia alle sue gambe».
Marco parla ancora, mentre lei si mette sopra di lui:
«Lui inizia ad accarezzarle la schiena, seguendo con le dita la colonna vertebrale fino ad arrivare alla sommità del suo sedere. Il movimento è lento e continuo poi, inaspettatamente, la mano ha uno scatto repentino e le dà una sberla sul sedere. Lei incassa senza dire nulla e lui ripete il gesto, stavolta con la mano bene aperta, un po’ più in basso».
E lo fa. Io resto sbalordito ma il viso di lei, trasfigurato dal piacere generato da quel gesto, mi eccita.
Lei prosegue:
«Arriva un altro colpo. La pelle si arrossa. Davide si avvicina e la tocca. E’ calda ed invitante. Lei si gira a guardarlo e gli sorride per invitarlo a partecipare».
E qui il racconto si interrompe ed è solo realtà.
Mi metto dietro di lei e appoggio la lingua sulla sua figa. Lei inizia a muoversi ma Marco le dice di stare ferma, dandole un piccolo ma minaccioso colpetto sul sedere. Inizio a leccarla, leccate ampie, con la lingua rilassata e distesa. Parto dal punto più basso che riesco a raggiungere fino al suo buchino in alto. Poi ricomincio. Sono eccitato e pronto ma voglio aspettare ancora. Lei geme ma cerca di trattenersi per evitare altri colpi. Le bagno il buchino con abbondante saliva, la accarezzo e piano piano entro con un dito mentre continuo a leccarle la figa.
Il suo modo di ansimare mi fa impazzire.
Marco non la colpisce più.
La sua eccitazione è alle stelle e bastano i leggeri movimenti del corpo di lei contro il suo cazzo per farlo godere.
Ormai è buio e quasi non vedo più nulla.
Mi accorgo che lei si è staccata da Marco e si è messa carponi.
Mi sussurra di scoparla ed io non me lo faccio ripetere.
La penetro lentamente ma lei mi incita a spingere di più mentre si tocca il clitoride con la mano.
Marco è a fianco a noi e si sta masturbando.
Finisce tutto velocemente. La storia ci ha eccitato a tal punto che ci basta poco per essere travolti dal piacere.
L’aria è fredda ma io e lei decidiamo lo stesso di tuffarci in mare che, al confronto, ci sembra tiepido.
La luna le illumina il viso e non posso fare a meno di immaginarla con gli occhialini da professoressa.
E mi viene voglia di ricominciare.
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