Io e L. prima parte

Se cercate situazioni esplicite in questo racconto non ne troverete.
La mia storia con L. merita essere raccontata dall'inizio. Questa prima parte in effetti non é un racconto erotico, ma lo diventerà nelle parti successive. Se avrete la pazienza di aspettare.

Ho conosciuto L. ad una festa, una festa organizzata dai miei genitori per l'anniversario del loro matrimonio.
Io allora avevo 20 anni e gli amici dei miei genitori non erano esattamente i protagonisti delle mie fantasie sessuali.
L.però era diversa.
Ascoltava molto e non era presa da quella smania irresistibile che hanno tutti quanti di parlare senza sosta di loro, del loro lavoro, dei loro figli, spesso sovrastando gli altri, senza nemmeno permettergli di terminare le frasi.
Ascoltava e spesso sorrideva, a volte scoppiava a ridere. Non so se perché fosse davvero divertita oppure perché considerava chi le stava davanti come uno stupido. Era impossibile da decifrare.
Aveva una risata contagiosa ed eccitante.Non potevo fare a meno di immaginare come fosse a letto, come brillassero quegli occhi scuri, profondi ed intensi nel momento del piacere.
Io allora non avevo molta esperienza. Avevo una amica/ragazza con cui sperimentavo un sesso che definirei molto classico, da principianti. Non potevo dire di non essere contento della situazione, però la mia curiosità mi spingeva a cercare altro, possibili evoluzioni, possibili variazioni.
Quali sinceramente non lo sapevo.
Ero perso nei miei pensieri quando lei mi si avvicinò e mi rivolse la parola:
- Ciao Luca, come va? Ti ricordi di me?
- Ciao! Sinceramente no. Dovrei?
- Ne dubito molto. Ho conosciuto i tuoi in una vacanza in Grecia in cui tu avevi 14 anni. Ci siamo un po' persi di vista e ho ripreso a frequentarli da poco per motivi di lavoro.
- In Grecia? Ma certo! E' da un po' che mi chiedevo dove ti avevo già visto.
- Davvero?
Il suo sguardo era inaspettatamente malizioso ed io sentivo che stavo arrossendo. Lei mi guardò e scoppiò a ridere. Non potevo dire di essere a mio agio ma nemmeno troppo in imbarazzo. Mi ripetevo che se si era avvicinata era per un motivo. Così cercai di ribaltare il rapporto di forza.
- Volevi chiedermi qualcosa? - le dissi.
- In effetti sì.
Ecco, aveva già ribaltato tutto un'altra volta. Speravo che mi volesse proporre un week-end di sesso sfrenato ma sapevo che non sarebbe stato così.
- Di che si tratta?
- Tra poco é il compleanno di tua madre e mi piacerebbe farle un bel regalo, ma non la conosco così bene. Vorrei qualche tuo consiglio.
- Volentieri ma come mai non chiedi a mio padre?
- Forse non dovrei dirlo però ho sempre l'impressione che quando siamo soli tuo padre mi faccia delle avances......e non é proprio il mio tipo.
Quello che diceva non mi stupiva affatto. Mio padre é sempre stato così.
- E quale sarebbe il tuo tipo?
- Persone più misteriose, non così esplicite. Con un mondo nascosto dentro tutto da scoprire.
Quelle parole mi sorpresero e non seppi dar loro un significato sensato.
- Ovvero?
Lei mi sorrise.
- Tu sei giovane. Meglio non bruciare le tappe. Magari tra qualche anno, chissà....
Ci vedemmo il sabato successivo. Andammo per negozi alla ricerca del regalo. Fu uno dei pomeriggi più belli della mia vita. Era la persona più misteriosa con cui avevo a che fare. Ogni cosa che diceva sapevo che era solo la punta dell'iceberg e che sotto c'era davvero un enorme mondo nascosto. Capivo che solo persone a lei affini avrebbero potuto interessarla. Smuoverla in qualche modo. Eppure sentivo di incuriosirla, ma capivo anche che non era il mio giovane corpo la parte che più le piaceva.
La salutai dicendole che sarei partito per il college in un altro paese e sarei stato via almeno 4 anni.
Le chiedi il permesso di scriverle. Acconsentì. A patto che le scrivessi lettere reali, cartacee. Non e-mail.
Mi diede l'indirizzo di una casella postale.
Era tutto così assurdo eppure così eccitante.
Partìì.
Le scrissi una lettera la settimana per i primi tre mesi.
Poi una lettera al mese per il primo anno.
Poi una ogni tre mesi per gli anni successivi.
Non scrivevo seguendo il mio impulso, ma rispettando le scadenze in modo preciso. Sentivo che lei voleva così.
Non smisi mai e non ricevetti mai una risposta.
Mi fermai all'estero per ulteriori 4 anni.
In totale quarantanove lettere. Lettere in cui le raccontavo di me. All'inizio molto superficialmente e poi via via confidandole sempre più cose. Raccontandole le mie esperienze, le mie conoscenze, i miei incontri. Soprattutto le mie esperienze e le mie fantasie sessuali. Scrivendo a lei riuscivo a metterle più a fuoco, a farmi un'idea più precisa di quello che volevo, di quello che davvero mi eccitava.
Ebbi anche delle storie sentimentalmente importanti e a volte ebbi la tentazione di smettere di scrivere, ma non lo feci.
Sebbene lei non mi rispondesse la sensazione che leggesse le lettere e che la interessassero non venne mai meno.
Non temevo che potesse divulgarle. Ero certo che fosse la persona più discreta che esistesse sulla faccia della terra.
Ogni tanto tornavo a trovare la mia famiglia ma non chiesi mai di lei. Forse perché non sapevo come giustificare la mia domanda o forse per paura di sentire la risposta. Non la cercai mai. Sentivo che non avrebbe voluto.
Un mese prima di tornare le scrissi la cinquantesima lettera, l'ultima, con solo due parole : "Sto tornando".
Lei mi rispose per la prima volta. La lettera arrivò due giorni prima che partissi. Diceva: "Non vedo l'ora".