Lui & Lei
Padrona di sé
di Maxi970
23.11.2024 |
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"Girata la testa verso la finestra guardavi fuori..."
Quanto tempo riesci ad essere presenti a te stessa ?10 minuti, mezz'ora, un'ora. Un giorno. Tutta la vita.
Schiena dritta. Sguardo fisso, orecchio attento. Postura. Tutti i pori del corpo ricettivi. Il corpo in tensione, vigile.
Così stavi seduta nella sala d'attesa quando sono entrato quel tardo pomeriggio di corsa, affannato, in ritardo.
Tu impeccabile. Il tailleur del mattino profumava ancora di fresco. Il trucco appena accennato impeccabile. Seduta dritta, il profilo fendeva l'aria, il busto staccato dallo schienale, le gambe leggermente accavallate.
Il piede ogni tanto roteava, accompagnava lo scorrere del tempo.
Le dita della mano destra scorrevano veloci le pagine sullo smartphone.
Ogni tanto si fermavano. Leggevi distratta, annoiata.
Sul display passavano i numeri. La gente si alzava chiamata, avanzava nel lungo corridoio e scompariva in una delle stanze.
Non tornava. Chissà dove finiva, inghiottita.
La mia testa girava distratta, senza pace. Aspettavo il mio turno. Ti guardavo nella sala d'aspetto ormai sgombra.
Tu ferma, via via sempre più imbronciata. Infastidita dell'attesa che non terminava, dalla chiamata che non arrivava, ormai ultima. Ancora impeccabile. Avevi abbandonato il cellulare stufa di cercare qualcosa che non arrivava. Girata la testa verso la finestra guardavi fuori. Gli alberi ondeggiavano agitati dal vento. Sul vetro scivolavano le gocce di pioggia in rivoli sottili che si intrecciavano tra loro.
Il tuo sguardo si perdeva nell'orrizzonte. Cosa cercavi?
Fu un attimo. Le gambe accavallate si allungaro a stirarsi. La mano scivolò tra le cosce. Risalì verso il ventre. Si incuneò mentre fissavi fuori dalla finestra un punto lontano e i tuoi occhi si perdevano.
Io ti guardavo. Guardavo la tua mano. Tu guardavi fuori. Io ti guardavo dentro. Un anima inquieta. Reclinasti il capo all'indietro. Ti voltasti. Incrociasti i miei occhi persi nei tuoi movimenti.
Non ne fosti turbata. Mi attraversasti con lo sguardo, sentisti il calmo desiderio che provavo.
Girasti nuovamente il capo verso la finestra. Il braccio spinse ancora più indentro la mano. Con forza. Il gomito si piegò. Andava su e giù come un pistone vincendo l'attrito.
Sentivo il fruscio del tessuto sfregato. Sentivo il tuo sesso aperto che si contraeva al ripetuto passaggio della tua mano che con sempre più forza lo premeva.
Apristi la tua mente lasciando che il mio desiderio si incuneasse, che si facesse spazio affinché assaporassi il tuo.
Il respiro divenne sempre più breve venendoti a mancare il fiato fino all'ultimo sussulto in cui ti abbandonasti.
Poi ti alzasti. Liberata la mano la portasti al viso. Controllasti il numero del foglietto accartocciato nella tua mano con quello apparso sul display. Imboccasti il corridoio e infine sparisti anche tu.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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