La spesa

Devo consegnare la spesa all’ interno 14 disse il rider tutto trafelato. Citofono alla signora per avvisarla. Nessuna risposta, feci lasciare la spesa in reception. Congedai il rider e in quel momento squillò il telefono. Mi ha chiamato, chiese la signora dall‘ altra parte dell’ apparecchio. Si signora, hanno appena consegnato la sua spesa. Bene, salga pure. Preso le due buste, misi l’avviso che ero momentaneamente assente e salii. La porta era socchiusa; chiesi il permesso di entrare. Venga, venga avanti e chiuda la porta. Percorsi il corridoio tappezzato di foto della signora e arrivai in cucina, posi le buste sul tavolo e mi sentii chiamare. Sono qui, mi raggiunga. Mi spostai seguendo la voce è la trovai spalmata sul divano coperta di una leggera vestaglia trasparente bianca. Bella anche se non più giovane. Venga, non sia timido, dovrò pure sdebitarmi? Mi sentivo attratto come una calamita al ferro. La pelle emanava un profumo avvolgente, che femmina pensai. Mi inginocchiai davanti a lei che con un gesto felino aveva già aperto le sue cosce e indirizzato la mia testa lì, al centro. Aveva una figa dal dolce sapore e bastarono pochi colpi di lingua per sentire i suoi umori sgorgare nella mia bocca, ero sempre più ubriaco di lei. Cominciò a inarcare la schiena e a gemere e in men che non si dica mi regalò un orgasmo squirtando. Ci guardammo, mi fece alzare e avvicinando la sua bocca ai calzoni poté constatare quanto ero eccitato. Con maestria sfilò la cintura, fece scattare il bottone , scendere calzoni e boxer. Il mio cazzo era lì che la puntava a un centimetro dalle sue labbra. Lo prese in mano, lentamente lo baciò e arrivò il primo colpo di lingua dalla base alla punta. Non capivo più nulla, incrociai ancora i suoi occhi e vidi il mio cazzo sparire nella sua gola. Succhiava avidamente e accompagnava il tutto con dei piccoli morsi che mi eccitavano ancor di più. Salita e scendeva lungo il mio cazzo con una maestria è una passione unica. Lo sfilò di colpo e mi cominciò a leccare e succhiare i testicoli, mi tremavano le gambe e pregavo che tutto ciò non finisse. Ricominciò a leccare la cappella, era rossa e pareva dover scoppiare come un vulcano. Ancora poche succhiate e sentii lo sperma salirmi dai piedi. Sottovoce dissi “vengo” mentre un fiume di calda lava riempiva la sua gola, nemmeno una goccia andò persa. Ci fissammo per un breve istante. Con movenze degne di un felino si mise in ginocchio sul divano e rianimò il mio cazzo in un baleno. Così mi piace, grosso e duro, disse sorniona. Mi girò le spalle sfilando la vestaglia donandomi la visione di una schiena e un sedere da far perdere il respiro. Agguantò il cazzo di spalle e lo indirizzò tra le labbra carnose è ancora umide della sua figa. Scivolai lentamente dentro di lei, era caldissima è bagnata, sentivo il liquido umorale lungo il cazzo. Assestai un primo colpo e lei gradì inarcando la schiena e gemendo. Entravo e uscivo da quel nido di sesso aumentando i colpi poco alla volta. Ansimavamo entrambi, un unico corpo che scandiva i tempi del sesso. Adesso più forte, urlò lei d’improvviso. Aumentai i colpi, sentivo il mio cazzo riempirla sempre più e più affondavo è più gemeva e si bagnava, avevo un fiume di umori che scendeva lungo le gambe. Non fermarti, ancora, ancora, ancora. Il cuore mi scoppiava in petto ma non volevo fermare questa folle corse di piacere. Come in preda a un esorcismo iniziò a dimenarsi e a urlare godo, godo, godo, godo. Anche io fermai la mia cavalcata estraendo il cazzo dalla sua vagina e schizzando lungo la sua schiena tutto lo sperma che avevo in corpo. Grazie per avermi consegnato la spesa, può andare. Mi vestii, nemmeno mi voltai ma ancora ricordo quel forte profumo di sesso che riempiva la stanza.