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Lui & Lei

La Grecia, pt 2


di Renee
03.08.2022    |    3.363    |    2 10.0
"" -"Allora forse potresti riaprire i pantaloni per me adesso, così posso provare a rimediare..."
Poco dopo essere usciti R. mi prese così, all'improvviso, baciandomi con passione. Mi appoggiò contro il muro in una di quelle piccole stradine, ormai buie.

"Mi hai fatto impazzire la dentro, lo sai vero? Farmi aspettare così tanto...".
Mi parlava mentre con una mano mi teneva tra il collo e l'orecchio e con l'altra si appoggiava alla parete. Intanto mi schiacciava sempre di più tra il suo corpo e il muro, facendomi sentire freddo dietro la schiena scoperta e facendomi sentire il caldo che proveniva da sotto la cintura. Un mix di percezioni. Mi parlava all'orecchio quasi come se avesse finito la pazienza, era stanco di aspettare. Io lo guardavo con un sorriso quasi beffardo, compiaciuta del livello di eccitazione che gli avevo fatto salire.

"Ti diverti, vero? - disse - Lo sai quello che mi fai, quando strusci il culo sui miei pantaloni. Questo è quello che tu consideri ballare, o mi sbaglio?".
Il respiro sempre più affannato, la fame, il desiderio.
"Vediamo se riesco a divertirmi io - mi dice - e vediamo se riesco a far divertire te ancora di più".

Con la mano che usava per poggiarsi al muro R. andò direttamente verso il bottone dei miei pantaloncini, riuscendo ad aprirlo in un solo movimento. Io mi guardai attorno, sentivo delle persone che passavano in uno di quei vicoli. Cercai di ribellarmi piano, poco convinta del mio gesto. Gli dissi che forse avremmo dovuto fermarci ma quei pochi cocktails che avevo bevuto di certo non mi aiutavano a ribellarmi. Au contraire... più lui mi parlava e più mi perdevo nella sua voce. La sua mano era intanto entrata nelle mie mutandine, ogni mio sforzo per cercare di evitarlo fu vano.

"Pare che io stia riuscendo nel mio intento di farti divertire, mi sembra che tu sia piuttosto felice di vedermi" disse.
Senza distogliere lo sguardo tolse le dita dalle mie mutandine e se le portò alle labbra, senza portarle all'interno della sua bocca. Si assicurò prima che lo guardassi bene, mi sorrise e poi passò la lingua sulla punta delle dita per poi successivamente baciarmi profondamente. Dopo di che passò le stesse dita sulle mie labbra, io aprì leggermente la bocca e gli succhiai la punta delle dita lasciandoci su un po' della mia saliva.
"That's my girl", sussurrò al mio orecchio e riportando le dita tra le mie gambe riprese quello che aveva interrotto poco prima. Faceva sempre più caldo e iniziavo a sentire le mie mutandine sempre più bagnate. Faceva scivolare piano il dito tra le mie labbra, poi dentro e fuori mentre mi leccava l'orecchio.

"Adesso non ti ribelli più? Non vuoi più che io mi fermi, vero? Vuoi che mi metta qui in ginocchio davanti a te? Posso continuare con la lingua, se vuoi... devi solo dirmi di si".
La testa mi scoppiava, volevo dirgli di si, volevo spingergli la testa tra le mie gambe e sentire la sua lingua morbida e bagnata... ma continuavo a sentire voci di passanti. Le voci si facevano sempre più vicine, l'eccitazione si faceva sempre più forte cercando di ansimare quanto più silenziosamente possibile.
Ad un tratto lo guardai, gli presi la mano:
"Fermati - gli dissi - adesso ci vedono".
Allora R. mi prese la mano: "shhht, shhht, shhhht... stai zitta. Stai zitta e nessuno si accorgerà di niente".

Mi prese la mano e la mise suoi suoi pantaloni "Aprili".
Non mi sentivo tranquilla ma allo stesso tempo non riuscivo a pensare a mente lucida. Come ho già detto, con lui mi sento libera e schiava allo stesso tempo. Così non ho potuto fare altro che fare quello che mi fu chiesto. Alla fine non volevo altro, volevo sentirlo mio, sentire in mano quanto era duro per me.

Aprì la zip piano, quasi come una ladra per non fare rumore, infilai la mano nei suoi slip. Mi sembrava di svenire dalla voglia. Iniziai a fare su e giù con la mano, mi sembrò quasi di sentire una goccia scendere dalla punta. Avrei tanto voluto assaggiarlo...
Continuavo a muovere la mano, lentamente, immaginando come avrei potuto gustarlo. Intanto lui continuava a toccarmi, per poi togliere la mano dalle mie mutandine e portarla più su (ancora non avevo rimesso il reggiseno da quella mattina). Mi spostò il top toccandomi il seno, stringendolo con delicatezza, leccandomi il collo.

A quel punto, mentre la terra pian piano scompariva da sotto ai piedi, lo fermai. Lo guardai negli occhi e ansimando chiusi i pantaloni.
"Basta - gli dissi - hai avuto abbastanza per adesso".
Ci fermammo in tempo, pochi secondi dopo passò un gruppo di ragazzi in quella stradina dove noi ci eravamo dimenticati per un attimo di non essere poi del tutto da soli.

Da li camminammo verso la macchina, tenendoci per mano e ridendo per la cazzata appena fatta. Era stato divertente. Ci baciammo più e più volte mentre camminavamo. La passione e la tensione erano ancora lì, non avendo avuto modo di sfogarla, ci sembrava di essere due bombe pronte ad esplodere.

Appena ci ritrovammo in un punto più isolato, ricominciarono le carezze più spinte e i baci più accesi... non riuscivamo a fare più di tre passi senza fermarci e perderci l'un nell'altra. Dovevamo assolutamente tornare in hotel.

Arrivammo alla macchina grazie a chissà quale miracolo. Salimmo e allacciammo le cinture. R. mise in moto la macchina e partimmo. La notte era buia sull'isola, non c'erano molte auto, non c'erano molte luci e nemmeno semafori. La strada tuttavia sembrava lunga... troppo lunga. Guardai R.:
-"Ricordi quella volta che eravamo in macchina fermi nel parcheggio di casa di L.? Ricordi cosa abbiamo fatto? Ricordi cosa mi hai detto?"
-"Si, mi hai fatto un blowjob. Non mi era mai successo in vita mia, fino ad allora. In macchina intendo."
-"Esatto. E poi?"
-"Poi non mi hai fatto venire, ti sei fermata lasciandomi così."
-"Già, non sono stata molto gentile."
-"No, infatti."
-"Allora forse potresti riaprire i pantaloni per me adesso, così posso provare a rimediare."

Quest'ultima frase glie la dissi avvicinandomi piano al suo orecchio. Era da quel momento nella stradina che non facevo altro che pensare al suo sapore, al sentirlo in bocca, a farlo impazzire.

"Allora? - continuai - lo faresti per me? O magari preferisci che li apra io i pantaloni, così puoi continuare a guidare senza problemi..."

to be continued :)
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