Lui & Lei
LA VITA IN UN PICCOLO PAESE - 12
di gioviaf
01.09.2018 |
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"Il Vicario prese i libri mentre l’istitutrice si allontanava..."
Dopo aver esitato a lungo la signorina Ross si decise ad entrare nel confessionale ed a cambiare confessore. Raccontare i propri segreti le aveva fatto sempre un po’ di paura, anche se sapeva che il prete non poteva farle del male, anche se avesse confessato le peggiori turpitudini. Sapeva inoltre che doveva dimenticarle nello stesso momento in cui lei le esponeva. E poi il prete era giovane, certamente attento, forse poco incline all’indulgenza, malgrado le affermazioni di Yvonne. Sicchè ebbe un sussulto quando la piccola finestrella si aprì ed ebbe il viso del Vicario vicino al suo.Cominciò allora una lunga litania di peccati veniali che prolungò oltre misura. Finalmente fu il prete stesso a troncarle le parole mormorandole “Non avete altro da confidarmi?”. “Sì”. “Parlate senza timore, che noi preti sappiamo perdonare”. “Sì, ho altri peccati sulla coscienza. Sono turbata e non so come dire…”. “Voi siete una penitente novella, lo vedo. Non chiedo che di venirvi in aiuto. Voi non siete sposata, vivete sola e per vostra stessa confessione siete portata per le cose cerebrali, inoltre non siete una ragazza volubile ma una donna nella pienezza delle sue necessità”.
La signorina Ross sospirò “Come mi conoscete bene”. “Sì e questo dovrebbe mettervi a vostro agio, parlate e non nascondetemi nulla, vi ascolterò con la più viva attenzione. Ma voi esitate ancora e allora vi porrò qualche domanda. Avete avuto un amico? Un amante?”. “Oh no! Dove volete che incontri in paese un essere abbastanza intelligente per comprendermi? Per capire che io non sono simile alle altre donne?”. “Credo che voi siate un essere eccezionale, e ditemi, non avete amiche o non avete frequentato delle cattive compagnie?”.
“Io sono stata sempre nella solitudine e leggo dei libri, molti, mi piace leggere”. “Non c’è nulla di male ad amare la lettura”. “Sono libri cattivi quelli che io amo leggere, con delle illustrazioni”. La titubanza della signorina Ross svaniva a poco a poco. Parlava a voce molto bassa ma si spiegava bene notando lo sguardo avido del suo confessore. “Li leggete da sola?”. “Sì, non mi piacerebbe leggerli in presenza di qualcuno che mi disprezzasse o ridesse di me”. “E se qualcuno vi comprendesse?”.
La signorina Ross stette zitta un attimo per considerare bene la domanda. “Credo che sarebbe diverso. Quei libri sono la mia felicità, la mia vita e non li dividerò che con colui che saprà comprendermi”. “E cosa c’è oltre ai libri?”. “Amo il mio corpo, lo accarezzo, mi permetto delle cose sconvenienti e poi possiedo anche degli oggetti per…”. “La vostra sincera confessione mi fa piacere e mi colpisce. Vi sentirò volentieri in confessione quando lo vorrete. Ma ditemi, mi prestereste uno di quei libri?”. “Se dopo non mi rimprovererete”. “Certamente no. Noi siamo simili, entrambi raffinati e se non fosse perché sono un prete noi potremmo comprenderci, parlare insieme di cose che ci stanno tanto a cuore, spiegarci, completarci. A voi non piacciono gli uomini?”.
“Quando ero giovane sono stata assalita da un bruto e ne ho conservato un certo orrore, una certa paura”. “Dovreste conoscere qualcuno che accetti il vostro onanismo, che vi collabori, che vi apporti altri piaceri, un testimone, un complice”. “Quello che mi dite mi emoziona terribilmente, non oso crederci, è così bello…”. Il prete continuò con un sussurro quasi osceno “Noi oseremo tutto. Il prete e la sua bella penitente. Sapete, cara figliola che mi piacete tanto, siete tanto raffinata ma inaccessibile”. “Non è vero, non sono inaccessibile, almeno per colui che sa parlarmi come occorre. Sento che voi mi comprendete, che non vi meraviglio, anzi, credo di farvi un certo effetto. Venite da me stasera, vi presterò uno dei miei libri”. “Verrò a sera inoltrata”.
La signorina Ross era turbata, il cuore le batteva fortemente, sentiva le gambe molli, aveva la bocca piena di saliva e il sesso umido anzi, decisamente bagnato, era felice. Lasciato il prete, respirò a pieni polmoni l’aria fresca e corse verso la scuola, salì nel suo appartamento. Alcuni minuti più tardi, nuda, si accarezzava.
Quando entrò nell’appartamento dell’istitutrice il Vicario si guardò attorno rimanendo soddisfatto nel vedere quelle stanza piccole e silenziose come si era immaginato. Il salone dove l’introdusse l’istitutrice aveva qualcosa di morbido, di equivoco. Due poltrone profonde, un divano, un grande tappeto, dei quadri e delle tende spesse che soffocavano i rumori esterni. Sopra un divano c’era un nudo pingue e alle altre pareti delle riproduzioni di Gauguin, delle tahitiane bene in carne e quasi nude. Dopo esservi stato invitato si sedette e guardò la giovane.
La signorina Ross indossava un vestito chiaro, molto stretto, che faceva intravvedere le sue forme, le denudava le braccia, scopriva il principio dei suoi seni e l’incavo delle ginocchia. Era accuratamente e discretamente truccata ed era molto graziosa. Il Vicario non chiedeva altro che di essere conquistato da quella donna eccezionale. Dal canto suo, la signorina Ross gettava delle occhiate languide verso l’uomo. Temeva di essersi spinta troppo, ma gli sguardi di ammirazione del Vicario la rassicuravano progressivamente.
“Si sta bene a casa vostra, così lontano dalle vanità del mondo. Tutto è così calmo vicino a voi”. “Mi piace la calma. Questo è il mio rifugio, il luogo dei miei piaceri amorosi, dei miei divini sogni”. “Vi credevo talmente inaccessibile ed ecco che ora mi trovo a casa vostra. Sono ricevuto come un amico in un ambiente così gradevole. Se sapeste come sono felice, soprattutto quando camminate, siete così bella con questo vestito, le calze e le scarpine; avete un portamento ed una figura incantevole“. “Vi prego, mi fate arrossire, vedete, arrossisco già”. “E’ adorabile e sono incantato di constatare che siete capace di arrossire mentre le giovanette non lo sanno più fare”.
“Volete bere qualcosa?”, “Volentieri”. “Mentre preparo guardate questi due volumi che ho preparato per voi”. Il Vicario prese i libri mentre l’istitutrice si allontanava. La sua assenza durò più di quanto fosse necessario ma l’uomo aveva avuto l’occasione di esaminare le opere che erano entrambe molto licenziose. Quando la donna depose i bicchieri e la bottiglia e gli si chinò davanti, il Vicario smise di leggere, accontentandosi di sfogliare e di guardare le illustrazioni. Con delizia egli respirò il profumo piccante della donna china e resistette a fatica dalla tentazione di allungare un braccio e di attrarla a sé.
“Cosa pensate di me ora che sapete che specie di libri leggo?”. “Nulla di male, che siete una sensuale, di una sensualità segreta, solitaria, molto eccitante. Mi piacciono i vostri libri”. “E le illustrazioni vi fanno qualche effetto?”, “Un effetto terribile, delizioso, e poi sento un turbamento nel trovarmi solo con voi, qui, in questa solitudine è meglio che nel confessionale”.
La signorina Ross si chinò di più mostrando l’incavo fra i seni “Sapete che dovrei ricominciare la mia confessione? Quando sono rientrata qui mi sono spogliata e mi sono abbandonata al peccato. La conversazione che abbiamo avuto mi aveva messo il fuoco nelle vene, non ho saputo resistere alla tentazione ed ho rimpianto che voi non ci foste per amarmi con gli occhi, con i vostri sguardi viziosi”. “Devo darvi l’assoluzione?”, “Oh no! Mi piace essere nello stato di peccatrice, ma voi non leggete, se volete vado a prendere un altro volume per leggere un po’ lì seduta nella poltrona davanti alla vostra. Tenete, bevete”.
Il Vicario sollevò il bicchiere guardando l’istitutrice negli occhi “Ai vostri deliziosi abbandoni. Avete tutta la mia ammirazione e simpatia. Ma non desidero leggere, leggete voi mentre io vi ammiro”. La signorina Ross si sprofondò nella poltrona scoprendo le ginocchia e mostrando un principio di coscia nuda oltre il bordo della calza. Il Vicario era felice. Tutto era così squisito. Il viso dell’istitutrice arrossiva. le sue labbra dischiuse brillavano. Di tanto in tanto vi passava sopra la lingua. E poi si muoveva, cambiando posizione offriva altre prospettive, delle parti di carne sempre più ampe. La giovane, senza alzare gli occhi dal libro, confessò di essere molto emozionata. Il prete ammise “Anch’io. Sono incapace di leggere, vi voglio guardare, e poi vedo troppe cose, penso a quello che avete fatto prima, doveva essere molto bello”. “Voi mi dite delle cose eccitanti”. “Nessuno, salvo voi, le sente; le dico per voi sola”. “Com’è bello ascoltarvi, io non ne posso più. Voi mi rendete ancora più schiava dei miei vizi. Siete un libertino”. “E voi una bella debosciata”.
Il religioso si alzò, spense una delle due lampade e la luce nella stanza divenne più flebile. Poi le si avvicinò e posandole una mano sulle spalle le disse di abbandonarsi. Vide il biancore latteo delle sue cosce carnose, la sottana alzata al di sopra del ventre, il nero del pube e la mano bianca posata sopra per accarezzarsi dolcemente. “Il vostro sguardo mi turba, voi siete già più di un mio amante perché vi ho confidato il mio segreto più caro, vi dirò tutto. Sedetevi e guardatemi, io ricordo come se fosse ora, quel gesto osceno. Colui che mi ha violentato aveva un membro enorme, mostruoso e mi ha fatto molto male. Dopo se ne è andato e non l’ho più visto. Era mostruoso, veramente… ma adesso pensiamo al presente. Dopo lo stupro ho iniziato col mio vizio e adesso mi lascio andare completamente davanti a voi…”.
La signorina Rossa cambiò posa. Aveva posato i piedi sulla poltrona ed allargava le gambe mentre una mano si contraeva ed il suo dito andava e veniva con frenesia. “Come mi piace vedervi così, non ho mai visto una donna così bella e tanto eccitante. Sì, ancora, masturbatevi davanti a me, è troppo bello vedervi così”. “Ditemi che mi amate perché mi masturbo”, “Sì, vi amo per questo, e anch’io ho voglia di farmi vedere affinchè possiate giudicarmi. Al di fuori di quell’uomo che vi ha preso per forza non avete visto altri uomini”. “No, ma vorrei vedere voi, amarvi, continuare quello che faccio. Sarebbe stranamente provocante se anche voi vi metteste nudo”.
Il Vicario si svestì subito. La signorina Ross respirava più affannosamente e si accaniva nel proprio piacere col corpetto aperto, i seni fuori di cui con una mano stringeva a turno i capezzoli. La donna lo guardò come allucinata quando l’uomo riprese posto nella sua poltrona. Ebbe un sospiro e gemette “Anche voi l’avete enorme, grosso e lungo come l’altro; spero che non me lo ficcherete. Oh vedo tutto lì fra le vostre gambe, che cazzo duro. Oh com’è bello, mi piace vedere questa cosa così dritta, masturbatevi pure voi, sì, fatelo ve ne supplico, voglio vedere quel gesto, mi sento diventare un animale osceno”.
L’uomo la fissò negli occhi “Questo potrebbe eccitarmi oltre misura. Non posso garantire di resistere oltre”. Così dicendo s’impugnò il membro masturbandosi con una specie di violenza contenuta. Poi grugnì “Ditemi che vi piace, lo faccio per voi”. “Ed io per voi. Oh come ci masturbiamo, che bella cosa, e poi in che stato mi vedere, ho tutta la gonna alzata, guardate come sono aperta, gocciolo teneramente, il mio dito passa sul clitoride, siamo uguali. Anche a voi piace la masturbazione, agitatelo bene, mi fermo per ammirarvi; è talmente bello, voi siete un vizioso come me, io sono pazza di voi, oh come mi piace”.
Il Vicario ad un tratto lasciò bruscamente l’uccello che balzò in aria “Spogliatevi. Mostratevi nuda, così sarà più bello, con le gambe allargate e la vostra bella vulva in mostra”. L’istitutrice si denudò buttando il vestito a terra. Girò su se stessa mostrando il suo grosso culo ed allargò le natiche per mostrarne il buco mentre ricominciava a masturbarsi. Smise però quasi subito e guardò il Vicario che si menava. “Se andassimo sul letto? Vieni a violarmi come l’altro, ma questa volta voglio che mi sborri dentro, voglio gustare il tuo sperma, dammi del tu dimmi che sono una porca ma vieni a letto a violarmi. Ci masturberemo dopo, uno di fronte all’altro, ma ora vieni e scopami”.
“Sì, sgualdrina, ti chiaverò, tu sei la mia femmina calda e io voglio sborrarti dentro, nella fica”. Non riuscirono a raggiungere il letto. L’uomo balzò sulla donna, la gettò a terra sul tappeto e la violò udendo i suoi rantoli di piacere. Dopo la giovane si portò una mano sul proprio sesso e poi in bocca. “Cosa fai?”, “Bevo il tuo sperma, è così buono, tu mi sborrerai in bocca mentre io mi masturberò. E’ buono lo sperma, mi piace quando scende in gola. E dire che è la prima volta che lo assaggio. Tu mi devi detestare perché sono così sfacciata, così viziosa”.
“Oh no, ti amo, invece, tu sei una splendida e perversa creatura, assomigli a me. Oh, adesso ti masturbi di nuovo, per me, ci accarezzeremo, ci ameremo in tutte le più strane posizioni che la nostra impudicizia ci detterà, ci provocheremo lascivamente, mia bella femmina”. “E tu lo farai sulla mia bocca così ti potrò bere. Ascolta, non ti ho detto tutto. Possiedo due “godemichè“, te li mostrerò e ti farò vedere come me ne servo. Questo ti ecciterà e mi amerai ancora di più”. Il prete si gettò sopra la giovane immergendole la verga rigida nella vulva ancora bagnata dall’ultimo orgasmo.
“Intanto ti ficco il mio “godemichè” in pancia”. “No, aspetta, caro, andiamo a letto, vorrei che una buona volta si sporchi; non vi è mai caduto sopra dello sperma. Vieni ad amarmi, sono pazza di te”.
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo
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