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Lui & Lei

L'amica di una vita


di Membro VIP di Annunci69.it _nonsolosesso_
11.03.2023    |    162    |    1 9.4
"Continuando a baciarmi slacciò la cintura, mentre la mia mano stringeva uno di quei meravigliosi seni..."
Era una serata come tante. Un sabato sera come tanti. Il locale era meno affollato del solito e io, Marco, Giulia e Daniela per una volta non eravamo costretti a urlare per parlarci. Siamo amici da una vita. Io e Marco cresciuti insieme, Giulia e Daniela conosciute al liceo. Oggi, a 34 anni, ognuno ha la sua storia. Io, single da ormai un anno dopo una lunga e complicata storia. Marco, felicemente sposato e con un bimbo in arrivo. Daniela, omosessuale dichiarata ancora alla ricerca dell’anima gemella, anche se tutti abbiamo sempre saputo del suo debole per Giulia. E poi proprio lei, Giulia. Ricordo ancora distintamente la sensazione delle sue labbra sulle mie. Era il quinto anno di liceo, una festa dove l’alcol non era certo mancato: dietro al capanno degli attrezzi del padre di Marco, un bacio profondo, trascinante. Le mani lungo i nostri corpi, a cercarci, a volerci. Ma tutto finì lì, non ne parlammo più. Entrambi frequentavamo un’altra persona, ce ne pentimmo subito. “Colpa dell’alcol”, scherzammo lì per lì. “Con il tempo finiremo per dimenticare l’accaduto”. Lo credevo davvero. La nostra amicizia non si scalfì di un millimetro, eppure Giulia…i suoi capelli neri e mossi, gli occhi neri e profondi, quel corpo e le curve che metteva spesso in risalto con vestiti eleganti e sensuali. Quel seno, quel seno ancora sodo e prorompente, come al liceo.

“Gabri, sei presente?”. E’ la voce di Daniela. Forse il mio viaggio a ritroso nel tempo era durato più di quanto pensassi. “Sì, ero distratto, scusatemi”. “Colpa di Giulia?”, chiese Daniela. Mi si gelò il sangue nelle vene. La stavo fissando senza accorgermene? Perché questa domanda? “Con quella scollatura farebbe distrarre tutto il locale”, aggiunse Daniela ridendo. Risi anch’io, forse nervosamente, ma rincarai la dose per dissimulare l’imbarazzo: “Giu, effettivamente sei in versione calamita d’attenzioni eh stasera?”. “Eddai, ormai le mie tette le conoscete, non cambiano da un giorno all’altro. Dovrei vestirmi con il dolcevita?”. Ridemmo e continuammo la nostra serata. Lo ammetto, le fantasie su Giulia cavalcavano i miei pensieri. Succedeva spesso e un qualche birra e il suo vestito nero ornato da una scollatura di pizzo non aiutavano di certo.

A un certo punto il mio sguardo e quello di Giulia si incrociarono. Le sue labbra erano appena socchiuse. Come se i miei pensieri e i suoi in quel momento si fossero fusi. O forse speravo soltanto che la sua mente vedesse le mie stesse immagini. Sorrise e disse: “Vado in bagno ragazzi”. E mi passò a fianco, cercando un contatto che mi creò un lungo brivido lungo la schiena. Non so cosa mi spinse ad alzarmi poco dopo. “Vado anch’io, così magari poi ci avviamo verso casa”.

Arrivai al bagno, ma trovai la porta chiusa. Strano, mi dissi. In genere l’anticamera comune è aperta e poi all’interno ci sono altre due porte, una per gli uomini e una per le donne. La barista mi vide e si avvicinò: “E’ chiuso per un guasto, vai pure al piano di sopra, puoi usare quello dell’amministrazione. Le chiavi le ho date a Giulia”. Ringraziai e mi avviai lungo le scale. Il profumo di Giulia inebriava l’ambiente e la mia mente. Arrivai alla porta del bagno mentre Giulia usciva. “Questo posto è più pulito di casa mia, dovrebbero chiuderlo definitivamente quello di sotto”, rise. Risposi alla risata ed entrai in bagno. Sentii Giulia lavarsi le mani mentre si lamentava del vestito che continuava a scendere e io dall’altra parte della porta le rispondevo che gran parte del bar avrebbe comunque apprezzato. Non rispose. Dopo qualche secondo di silenzio chiesi: “Giulia, sei ancora lì?”. Toc toc. Bussò alla porta. “Ho finito tranquilla, sto uscendo. Che hai?”. Aprii la porta. “Dici che apprezzerebbero se scendesse così?”. Restai di sasso. Giulia aveva abbassato il vestito fino a sotto il seno. Il reggiseno di pizzo anch’esso nero faticava a contenere ciò che negli anni non aveva mai avuto timore di esibire.

“Io sicuramente apprezzo, risposi”. Fu un attimo. Giulia varcò la porta, la richiuse alle spalle e iniziò a baciarmi. Fu come riprendere quel bacio del liceo. Questa volta però con tutti gli anni passati, le esperienze, forse il desiderio represso da parte di entrambi. La sua mano non indugiò e strinse da sopra i jeans la mia erezione, già evidente, già pulsante. Continuando a baciarmi slacciò la cintura, mentre la mia mano stringeva uno di quei meravigliosi seni. Non avevo mai provato tutto quel desiderio, quella foga. Quella voglia di possedersi a vicenda. Scese, inginocchiandosi e sfilando i boxer. Vidi i suoi occhi pieni di desiderio ammirare il mio cazzo, stringendolo alla base. La sua lingua lo gustò in tutta la sua lunghezza, fino alla punta: poi le sue labbra si schiusero e rimasi senza fiato. Giulia affondò, centimetro dopo centimetro, senza apparente difficoltà arrivò a serrare le labbra quando era ormai arrivata alla base. Mai nella mia vita avevo provato un pompino così incredibilmente profondo. Istintivamente le mie mani si poggiarono sulla sua testa, mentre il suo ritmo si faceva più serrato, il suo vestito saliva ormai verso i fianchi e la sua mano scendeva tra le sue gambe. Giulia iniziò a masturbarsi con foga, mentre con la stessa foga gustava il mio cazzo sempre più grosso nella sua bocca. I suoi umori iniziarono a gocciolare e imperlare le piastrelle del pavimento, mentre il suo sguardo chiedeva soltanto una cosa.

Senza parlare la feci alzare, Giulia alzò il vestito scoprendo il suo meraviglioso lato B e il suo frutto ormai completamente bagnato. La visione dei suoi umori che scendevano lungo le cosce rese la mia erezione ormai incontenibile: le pulsazioni e le vene chiedevano soltanto di poter assaggiare tutto il suo calore. Prima però avvicinai le mie labbra: Giulia non se l’aspettava, gemette e iniziò a godere della mia lingua che affondava nel suo calore. Avevo bisogno di sentire il suo sapore, così intenso, così desiderato. Tornai ad alzarmi, appoggiai la punta sulla parete esterna, stuzzicai piano il clitoride prima di affondare il colpo. Trattenemmo entrambi il fiato, le mie mani avvolsero i suoi fianchi mentre i colpi si facevano più rapidi, più profondi. “Cazzo Gabri, l’ho desiderato per troppo tempo”, disse Giulia ansimando. I nostri corpi fusi, la foga, il sesso, il desiderio. C’era tutto nell’orgasmo che Giulia esplose, gocciolando sul pavimento e cercando di strozzare in gola l’urlo e i gemiti. Il mio cazzo ancora dentro lei, pulsava a intervalli regolari. Lei lo sfilò e tornò a inginocchiarsi. “Voglio il tuo sapore”, mi disse, mentre torno a masturbarsi e leccarlo con foga. Al suo ennesimo affondo inarcai la testa all’indietro, sentii il mio orgasmo spingere con forza dalla base, risalire l’asta ed esplodere tra le sue labbra. Giulia non sprecò nemmeno una goccia, mentre raggiungeva un nuovo orgasmo con la forza e la passione delle sue mani.

Si rialzò, sistemandosi. Mi sfiorò le labbra nuovamente. “Ora faremo ancora finta di niente per 15 anni?”, disse sorridendo. “15 anni? Ti vorrò tra appena 15 minuti”, dissi avviandomi con lei verso il piano di sotto.
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