Lui & Lei
Il racconto (testo a 4 mani)
di _nonsolosesso_
28.03.2023 |
162 |
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"Questo è un racconto a quattro mani..."
Questo è un racconto a quattro mani. Nasce in collaborazione con una donna presente in questo sito e per questo motivo presenta due punti di vista diversi, con rapidi cambi di “prima persona”. Buona lettura. LUI
La curiosità. Quel tarlo che pervade la mente, si insinua nelle vene, crea scosse e brividi lungo la schiena. Quella è la curiosità, la curiosità che diventa chimica, la chimica che diventa attrazione. Sembrava una semplice conoscenza via chat. La passione per la scrittura e per l’erotismo. Eppure le prime fantasie svelavano qualcosa in più, svelavano quella reciproca intesa capace di creare la scintilla che divampa e si trasforma in fiamma.
“Potremmo parlare del prossimo racconto davanti a un aperitivo”. Non mi aspettavo questa proposta, non avevo osato avanzarla per primo. “Certamente, quando vuoi”.
Pochi giorni dopo sto camminando lungo la via principale del centro, diretto verso il luogo del nostro primo drink. Ho scelto un abbigliamento casual, jeans con semplice camicia. Il mio passo è stranamente rilassato. Ammetto che l’eccitazione di incontrarla per la prima volta mi aveva reso inizialmente molto agitato, eppure avvicinandomi era come se prendessi consapevolezza che avrei incontrato una persona con cui sarei stato totalmente a mio agio. E così effettivamente fu. Non ebbi il minimo dubbio appena la vidi: un semplice vestito nero, che scendeva lasciando poi intravedere le calze velate e le sue gambe, le sue forme. Alcuni bottoni slacciati imperlavano la scollatura. Le labbra che tracciavano un sorriso, gli occhi profondi e consapevoli. “Che meraviglia, che piacere conoscerti”. Sorride, mette una mano sul mio fianco e scambiamo due baci sulla guancia. Un primo contatto che lascia una scia elettrica lungo il mio corpo, tentenno nello staccarmi e lei sembra fare lo stesso. Ci guardiamo per la prima volta intensamente negli occhi, è un istante, un lungo istante. “Entriamo?”.
LEI
Lo vedo arrivare, rilassato in jeans e camicia: è giovane, tanto giovane, ma uomo. Ci avviciniamo per scambiarci due baci sulle guance e automaticamente gli metto una mano sul fianco. Brucia, non avrei dovuto. Come non avrei dovuto respirare cosí vicino alla sua pelle.
Mi ripeto è solo un drink, quattro chiacchiere e grazie arrivederci.
Solo un drink per dimostrare che non c'è interesse, che sono mondi talmente lontani che nemmeno si sfiorano.
LUI
Ci accomodiamo dentro il pub. E' un locale elegante, ma non eccessivamente. Il luogo ideale per le prime chiacchiere. Le apro la porta e mentre entra il mio sguardo non può che cadere sul suo corpo così perfettamente delineato dal vestito. Come se se ne accorgesse, si gira e mi sorride. Rispondo al sorriso e ci accomodiamo al tavolino. L'iniziale imbarazzo sparisce in pochi minuti: le prime chiacchiere, i primi sorsi dei nostri drink. L'aria è elettrica e iniziamo a porre le basi per il prossimo racconto, con un brainstorming ricco di idee. Eppure ogni tanto mi perdo nel guardarla pensare: sguardo in alto, mentre si mordicchia il labbro, le mani giocano con i capelli. Sa di essere terribilmente sensuale e non vuole affatto nasconderlo. Mentre nella sua mente nascono idee, che confessa e non confessa.
LEI
Ma come si fa a parlare di scrittura, di racconti per di piú erotici davanti a un uomo che ha promesso che si comporterá bene, ma di cui si desidera spezzi questa promessa. Di cui si desidera, si prenda la responsabilitá del primo passo. Comunque sia, non riesco ad esporre le mie idee, perché nella mia testa ormai il protagonista è lui, quindi é come se chiedessi a lui di calare i pantaloni piuttosto che baciare o leccare o scopare. Sono cauta, molto cauta, ma anche terribilmente attratta e se fossi del tutto onesta anche eccitata.
LUI
Le idee per il racconto si sommano l’una sull’altra. Fino a quando iniziamo a riferirci ai personaggi non più in terza persona, ma in prima. Ce ne accorgiamo quasi insieme. E sorridiamo. Questa volta è un sorriso più malizioso. Più intenso. Un lungo brivido percorre la mia schiena. E mentre riferendomi al racconto dico quasi sussurrando “poi le dita sfiorano la tua gamba, lungo il bordo del vestito”, ecco che mi ritrovo a farlo sul serio. È un attimo, ma succede. Il suo sguardo affonda nel mio. Sento il desiderio di entrambi. Sorridendo dico “mi devo comportare bene, hai ragione. La potenza del racconto…”.
LEI
Deve comportarsi bene, giusto. Per questo ci siamo trovati in un locale pubblico, per dare una parvenza di professionalitá al nostro incontro, del resto non è facile scrivere di erotismo senza cadere in tentazione,
Nemmeno me ne rendo conto e gli dico "Non é sempre chiaro cosa voglia dire comportarsi bene, dipende dal punto di vista." Non riesco nemmeno a parlare a voce alta, mi viene fuori una specie di rantolo che gli fa allargare il sorriso. Aggiungo in corner :"Non farti idee sbagliate." e fingo di concentrarmi sul testo.
Il problema è che si china con me sul testo, sento il suo odore, mi sta dando alla testa. Vorrei solo annusare un momento il suo collo, solo per distrarmi dalle sue mani che stanno raccogliendo i fogli.
Abbiamo praticamente finito, fra un momento ognuno per la sua strada e nessuno saprá mai quanto sono bagnata.
LUI
Erano bastate quelle poche parole, “non è sempre chiaro cosa voglia dire comportarsi bene”, per scatenare nel mio corpo una reazione incontrollata. Il battito accelerato. Il suo profumo inebriava la mia mente. Avevo capito immediatamente che il “non farti idee sbagliate” fosse una forzatura, per non cadere nell’ammissione del suo stato di eccitazione. Eppure forse il mio era ormai altrettanto evidente. Più i nostri corpi si avvicinavano, più faticavo, cercando di accavallare le gambe, dissimulare. “Che profumo usi? È buonissimo”, sussurro avvicinandomi al suo orecchio.
LEI
"Nessun profumo, solo crema corpo, sai, per lisciare le rughe" cerco di prendere le distanze. Raccolgo i miei fogli, diventa urgente che me ne vada o la situazione mi sfugge di mano. Oltre al fatto che mi pare di capire di non essergli indifferente. È troppo vicino e nemmeno riesce a nascondere la sua erezione. Se anche solo mi sfiora con un dito, cedo. Quindi metto via gli appunti, esordisco con un "Bene!" e mi alzo.
Disorientato mi chiede "Bene, cosa?" "Abbiamo finito. Se mi spiccio, riesco anche a prendere l'autobus. Per cui: grazie, é stato davvero molto gradevole lavorare assieme." Allungo la mano per un saluto.
Si alza per salutarmi, mi tira a sé per un bacio formale. Mi trattiene all'altezza della guancia "Posso darti un passaggio, sono in macchina, un passaggio fino a casa mia, mi sono dimenticato due cartelle da rivedere. Non possiamo lasciare le cose a metà. Sarebbe un vero peccato." La sua mano non lascia la mia mano "Vieni, non dimenticare la borsa. Guarda che non mangio nessuno." Sarà anche vero, ma questi ultimi tre minuti mi hanno davvero provato. Ripeto a mezza voce "Due cartelle." e lo seguo. La macchina è in un parcheggio sotterraneo, apre la portiera dal lato passeggero, "Prego" dice, ma non si sposta di un millimetro. Passo fra lui e la macchina, è uno spazio stretto, fra noi un respiro e basta. Spero che le due cartelle esistano, non ci credo nemmeno io, ma spero che esistano, perché io non rispondo più di me stessa.
LUI
Ha sussultato e si è soffermata. Ha goduto della mia erezione mentre passava nello stretto spazio rimasto tra me e la portiere. E la cosa mi eccitava terribilmente. Nel viaggio in macchina continuiamo a chiacchierare del più e del meno, ma l’atteggiamento di entrambi adesso è diverso. Sappiamo che vorremmo comportarci bene, ma sappiamo anche che forse il comportarsi bene sta proprio diventando quel desiderio incontenibile di cui lei parlava. Mentre tolgo la mano dal cambio, le sfioro la gamba, risalendo dal ginocchio fino al bordo del vestito. “Sai, devo dire che stai proprio bene”, dico mentre le appoggio una mano sulla gamba, adesso facendole sentire più distintamente le dita a contatto con la sua coscia. “Ti ringrazio, una cosa da nulla”. “La sensualità sta nella semplicità”. Mi sorride, stringendomi la mano e rendendo più decisa la presa sul suo interno coscia. Caldissimo.
Nel frattempo siamo arrivati, le apro la portiera, il portone di casa e godo della sua camminata davanti ai miei occhi. Entriamo in casa: “Accomodati sul divano, ti porto qualcosa da bere e le cartelle di cui ti parlavo”.
LEI
Le cartelle di cui mi parlava? Non mi sembrava amicale la mano sulla coscia, come nemmeno fraterna l'erezione a cui mi ero strusciata.
Peró adesso é tanto professionale, che mi viene da pensare di essermi fatta un film. Avevo ragione io, troppa la differenza di etá. Mi ricompongo e rientro in me. Inforco gli occhiali da lettura e preparo la matita per gli appunti e le eventuali note. Sospiro, un pochino mi dispiace, mi pareva ci fosse della tensione fra noi, ma mi sono sbagliata. Pazienza.
LUI
Torno con due drink. “E le cartelle?”, mi dice, mentre mi scruta dagli occhiali che le donano un’aria tremendamente sensuale. “Non le trovo, ma non preoccuparti, ho tutto in testa”.
Mi siedo a fianco a lei, offrendole da bere. Inizio a raccontare ciò pensavo per il nostro racconto. Ma ormai è esattamente ciò che sto pensando su noi due. Il desiderio che esplode nella mia mente. Le mie parole escono diversamente rispetto al pub dov’eravamo. Sono più calde, sussurrate, accarezzate. La mia mano sfiora la coscia, simula gesti e sensazioni, le mie dita le sfiorano le labbra mentre parlo di baci. Il suo sguardo non si distoglie dal mio, è ipnotico. Le mie dita indugiano lungo la scollatura, poi lungo il bordo del vestito. Mentre continuo a raccontare, le mie labbra si avvicinano alle sue e alla parola “bacio”, si appoggiano delicatamente. La sua mano, fino a quel momento diligentemente ferma, si sposta sulla mia gamba e affonda le dita.
LEI
Esattamente così me lo sono immaginato il contatto con le sue labbra. Quanti uomini sottovalutano il potere dei baci. Mi sento assaggiata come un frutto, le lingue che si sfiorano promettono dolci oscenità e attraverso la bocca raggiunge senza se e ma la fica. L‘idea è di avere tempo per ogni centimetro di pelle senza fretta, un banchetto dei sensi.
LUI
Godo di ogni nostro fremito mentre con il bacio esploriamo i nostri sensi. E le nostre lingue si intrecciano, si assaggiano, più i respiri iniziano a farsi affannosi. La sua mano stringe il mio petto, ancora la mia gamba, poi improvvisamente afferra la mia erezione sopra i jeans. Ho un sussulto e inarco il bacino, mentre la mia mano stringe un seno, sfiora il bordo del vestito abbassandolo. Le mie labbra indugiano ancora per un momento sulle sue, prima di scivolare verso il collo, dove traccio una via umida verso il seno. La punta della lingua percorre il bordo del reggiseno, mentre una mano con un colpo netto dietro la schiena lo slaccia. Mi ritrovo davanti agli occhi i suoi seni meravigliosi, il suo profumo mi inebria. Le labbra accolgono un capezzolo, la lingua lo stuzzica, una mano scivola lungo le sue autoreggenti e si avvicina al frutto del suo piacere, caldissimo.
LEI
Basta, adesso mi sono completamente arresa alle mani calde, alla bocca vorace. Non importa piú niente se non l'urgenza che abita la mia fica.
Vorrei essere riempita immediatamente di cazzo, ma allo stesso tempo vorrei rimanere in eterno in balia di questi preliminari.
Allungo una mano e stringo un'erezione che non fa che peggiorare la mia situazione. Desiderio puro di sentirlo nella bocca e in qualsiasi altro posto lui voglia violare.
Risale con le mani lungo le cosce, trattengo il fiato per l'attesa, é lentissimo. Evita accuratamente il monte di venere, ci gira attorno lieve e mi pare che un sorriso gli increspi le labbra. Ferma tutto, non mi bacia piú, mi respira sul collo lasciando vagare le sue dita sul tessuto delle mie slip ormai piú che fradice, indugia sul clitoride con movimenti circolari sempre piú veloci. Non ce la posso fare, godo come un adolescente sotto al suo sguardo attento.
"Brava, cosí si fa, come una vera signora. Peró voglio sentirti urlare come una zoccola." mi dice continuando a massaggiare la stoffa bagnata. Il tono di voce è cambiato, piú profondo, piú esigente, e per me questo è stato solo un antipasto. Aggancio la cintura e libero il suo cazzo, che sembra chiamare la mia bocca. Per tutta risposta mi sfila il vestito aggrovigliandolo attorno alle mie braccia. "Decido io cosa fare."
LUI
Vedo nei suoi occhi il desiderio del mio cazzo. Lo guarda, lo fissa. Le vene increspano l'asta, la punta è gonfia, pulsante. La lascio seduta, mentre mi alzo: "Guardalo e toccati". Le sue gambe si allargano e le sue mani scostano leggermente le mutandine. Geme al primo contatto con le sue dita, mentre avvicino la punta della mia erezione ormai completamente sviluppata alle sue labbra. La sua testa compie un movimento in avanti, ma con una mano la fermo. "Ho detto che decido io". E avvicino la punta a pochi centimetri dalle labbra. Lei mi guarda, il suo sguardo è un pozzo di desiderio. "Dimmi che vuoi il mio cazzo. Voglio sentire la tua voce da signora chiedermelo". Mentre il profumo della sua fica bagnata si diffonde nell'aria e il suono delle sue dita che la stuzzicano arriva alle mie orecchie, la sento: "Dammi il tuo cazzo, Gabri". E così muovo leggermente avanti il bacino, mentre la punta spinge sulle labbra che piano si schiudono. Lentamente ogni centimetro trova la sua bocca umida e calda. Ansimo. "E adesso succhialo". Come se non aspettasse altro, lo afferra alla base e inizia un pompino che è foga, desiderio, passione. Gli occhi chiusi per gustare ogni attimo, per sentire l'erezione durissima aprirle le labbra, scontrarsi contro la lingua, mischiarsi con la sua saliva. Poi lo fa uscire, fa sfilare le dita dalla sua fica ormai fradicia e guardandomi negli occhi le passa sulla sua lingua.
LEI
Ho completamente perso il controllo mentre mi lecco le dita. Riprendo a succhiare questo cazzo, e mentre scorre sulla mia lingua verso la gola é come se mi scopasse contemporaneamente fica e culo. Sto impazzendo dal desiderio, voglio solo che mi prenda, che metta fine a questa mia voglia urgentissima di essere fottuta. I miei pensieri mi fanno stringere di piú l'asta, la mia bocca accelera come se lo stessi cavalcando. È un istante, e si svuota nella mia bocca. Gli sorrido sorniona mentre lecco tutto fino all'ultima goccia. Ho il sospetto che pensasse di avere piú controllo, e invece...
LUI
Mi sorride. Ho deciso di sorprenderla e di darle il getto più copioso da gustare. Goccia dopo goccia. Il sapore della voglia di lei, che avevo accumulato in ore e giorni. Avevo capito subito che il calore della sua bocca, i suoi movimenti consapevoli e perfetti, mi avrebbero fatto capitolare subito.
Le sorrido. Le raccolgo l’ultima goccia lungo la sua guancia con il pollice e lei lo succhia con avidità. Prendendola per mano la faccio alzare, percorriamo insieme qualche metro mentre non le tolgo lo sguardo dagli occhi. Raggiungiamo il tavolo della cucina, le cingo le mani sui fianchi e la faccio sedere. “Dammi qualche minuto per recuperare, perché non abbiamo finito. Ma intanto tocca a me, voglio sentire il sapore del tuo orgasmo”. I suoi occhi brillano mentre mi inginocchio, sollevo il suo vestito e sfilo le mutandine. Appoggio le labbra sul monte di Venere, scendo con piccoli e delicati baci lungo l’interno coscia e poi le appoggio sulla sua fica grondante di piacere. Appena sento il calore, il sapore, affondo in un lungo bacio, la lingua la penetra, lei inarca la testa all’indietro mentre le mani spingono la mia contro di lei. Le labbra conquistano il clitoride, la punta della lingua si muove con movimenti rapidi e precisi. Sento il fiume del suo piacere scorreremi sulla lingua, sempre più caldo, sempre più copioso, fino alle contrazioni più forti, alle gambe che si irrigidiscono e si serrano intorno alla mia testa, a un orgasmo che fatica a controllare, che non vuole controllare. Lo gusto tutto. Sono pieno di lei. E il mio cazzo è di nuovo duro.
LEI
Beata gioventù che mi fa godere a gambe spalancate sul tavolo.
Il suo viso bagnato sorge dalle mie cosce, si allunga per baciarmi. I nostri sapori si mescolano, mentre il cazzo bussa alla mia fica.
È un gioco di punta, non entra davvero, solo mi stuzzica. Mi strappo di dosso i vestiti che rimangono, fa troppo caldo. Lui segue il mio esempio senza perdere la posizione e riprende questa lieve penetrazione. Appoggiato sui gomiti incorniciando la mia testa mi fissa e continua a muovere il bacino. Non ho prese per andargli incontro, per prenderlo tutto, per farmi scopare. Devo subire. "Quindi?" mi dice. Affonda un pochino di piú, ma poco. Sento che ce n'è ancora, lí, per me, tutto.
Chiudo gli occhi e mi concentro sulla cappella che entra ed esce, ma varca appena la soglia. "Guardami. Ho detto: quindi?" leccandomi le labbra, succhiando avidamente la lingua. Si dedica ai miei capezzoli, ormai uggiolo dal bisogno di essere sbattuta. "Quindi scopami!" riesco a rantolare. Succede in un istante, mi gira e aggrappato ai miei fianchi mi pianta tutto il cazzo in una volta sola, libera l'animale che è in lui...
LUI
Nel momento in cui il mio cazzo sbatte in fondo a lei e mi sento totalmente immerso nel suo calore, non esiste più nulla che possa farmi mantenere il controllo. Volevo che me lo chiedesse. Che mi supplicasse quasi di farsi scopare. E adesso sono dentro di lei, ogni centimetro del mio cazzo percorre all’indietro la via che mi porta appena fuori dalla sua fica, per poi rientrare con un altro colpo forte. Il ritmo si fa via via più serrato, con una mano le tengo i polsi, facendomi più pesante con il mio bacino, guardandola negli occhi: “Dimmi cosa sei”. Geme. “Dimmi”, un colpo forte, “cosa”, un altro colpo, “SEI”, con un ultimo colpo che la fa sobbalzare e urlare. “Sono la tua zoccola”, riesce a dire mentre rantola e geme. “E allora questa zoccola ha bisogno di essere posseduta”, le dico, mentre la giro, si posiziona a 90 pronta a prenderlo ancora più a fondo. E il mio cazzo spinge fino in pancia, facendole cedere le ginocchia e godere sotto le mie spinte sempre più vigorose.
LEI
Era questo che volevo, volevo l'animale che mi scopasse senza riguardi, mi facesse perdere ad ogni colpo sempre di piú. Esplodo in un orgasmo straordinario, sono quelle mani che mi trattengono per farmi prendere meglio il cazzo, sono gli affondi, non lo so, so solo che mi inarco talmente che mi pare si spezzi la schiena talmente mi attraversa questo piacere, un ottovolante di sensazioni. Mi libera le mani, cerco di spostarmi. "Ferma!" e una sculacciata con il cazzo ancora dentro.
Le sue mani divaricano il culo e sento un filo di saliva che si deposita sul mio ano. Solo l'idea mi piace e la mia fica si contrae di volontá propria guadagnandosi un affondo. "Quindi ti piace l'idea di farti sfondare il culo?" Mi spalmo sul tavolo sporgendo bene le natiche. "Non ho sentito la risposta". Un dito che rimesta nel mio ano. "Si, mi piace". Adesso deve essere il pollice, il resto della mano la sento sulla mia pelle. "Cosa ti piace?" "Aprimi il culo e basta!". La reazione è istantanea.
LUI
Le sue parole scatenano una volta di più il mio istinto più profondo. Appoggio la punta sull'ano, il cazzo ancora durissimo è pronto a soddisfarla. Entro, il suo corpo si rilassa e lascia entrare ogni centimetro, mentre un urlo le si strozza in gola. E' grosso, ma dal movimento del suo bacino sento che lo vuole accogliere tutto. Dopo il primo ingresso, estasiato dalle sensazioni del suo culo stretto intorno alla mia erezione, inizio a muovermi con decisione. Ogni colpo è accompagnato dalle palle che sbattono sulla sua fica ancora fradicia, in preda alle contrazioni mentre vedo che non riesce a rinunciare a masturbarsi con le sue dita. Gocciola ovunque, urla e io sento la forza della passione esplodermi nel petto. Raggiunge un altro travolgente orgasmo, contraendo ogni centimetro del suo corpo. Non la lascio respirare. Con un altro colpo dentro la tiro a me per i capelli: "Ora dimmi dove vuoi essere riempita, perché voglio godere".
LEI
Non sono in grado di scegliere, non so cosa voglio. Voglio, voglio solo che non smetta di desiderarmi di scoparmi, che percepisca che sono a sua completa disposizione. Sento il suo cazzo che pulsa nel mio culo e riesco a rantolare un banale "Dove vuoi?" cercando di muovere le anche per sentirlo ancora di piú.
LUI
Sento che non vuole che il mio cazzo esca. Sento che lo vuole assaporare fino all'ultimo istante. I miei colpi si fanno ancora più profondi, mentre rispondo alla sua domanda: "Voglio riempirti". A queste parole le sue ginocchia quasi cedono ai miei colpi, mentre sento l'orgasmo salire. Una scossa, un colpo, e copiosi getti la riempiono in profondità. Raggiunge anche lei un orgasmo forte, mentre sente le sue pareti scaldarsi con il frutto del mio orgasmo. Resto dentro, facendole gustare ogni minima contrazione, ogni minima pulsazione. "E brava, la mia signora...".
LEI
L'orgasmo scema lentamente, lasciandomi spossata e soddisfatta sotto a questo meraviglioso uomo. Quando si dice un momento perfetto, bisogna goderselo fino in fondo.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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