Lui & Lei
L' ULTIMA MOLESTIA
di oltreconfine
15.11.2017 |
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"Mi viene quasi da piangere a pensare che io, proprio io, ti sto portando in bocca agli orchi..."
Quando Caterina (per gli amici Katia) lesse l'e-mail di convocazione presso gli studi cinematografici, non credeva ai suoi occhi ed alle parole in essa contenute. In una veste, sia pure freddamente burocratica, le si faceva conoscere la data e l'ora sotto la quale la sua candidatura a rivestire una parte nel film di genere sentimentale di un noto regista italiano, sarebbe stata presa in esame, previo provino da sostenere appunto in quegli studi:
Gentile Sig.na,
questa Direzione di produzione, esaminato il Suo curricula e gli atti ad esso allegati, con la presente si pregia invitarLa a sostenere un provino per l'affidamento, quale interprete di ruolo femminile secondario, nel film per il quale il ruolo stesso è stata posto a concorso con bando regionale n°....., pubblicato sul supplemento della G.U. n°.... in data.... nell'ambito del programma europeo "nuovi attori/attrici" finanziato a valere sull'Asse Comunitario Europeo del biennio 2017-2018.
Qualora di Suo gradimento, potrà essere accompagnta dal Suo Agente o da altra persona di Sua fiducia, anche per il disbrigo delle pratiche contrattuali, in caso di esito positivo del provino stesso.
Si raccomanda la massima puntualità per il giorno e l'ora fissata che può leggere in calce alla presente. Nel caso fosse impossibilitata, può fare riferimento al seguente numero telefonico... attraverso il quale potrà essere disdetto/rinnovato un nuovo appuntamento entro e non oltre comunque il corrente mese.
Distinti saluti, LA DIREZIONE DI PRODUZIONE
Quella notte e per le notti successive sino al giorno del provino, Caterina non chiuse occhio, se non dopo essersi aiutata con dei tranquillanti. Leggeva e rileggeva quella lettera prima di addormentarsi , quasi che in essa potesse vedervi spuntare qualche parola in più e della quale aveva ormai mandato a memoria anche le virgole. Nemmeno la partecipazione alla finale regionale di Miss Fantasia, ove si era classificata terza, le aveva suscitato tanta eccitazione psicologica da toglierle il sonno. Ed i sogni ad occhi aperti che adesso vedeva a portata di mano, la inducevano a quella sino ad allora sconosciuta determinazione, tutta rimuginata giorno e notte, pur di fare sua la parte nel film. "Ci fosse almeno scritto in cosa consiste questo provino e con quale abbigliamento presentarmi" era la sua domanda ricorrente. "Io telefono, domani telefono e me lo faccio dire" era il suo proponimento di ogni giorno per poi rimandarlo al giorno successivo. I dubbi, anche i più paranoici, furono l'assillo costante di quei 15 giorni che ancora mancavano al provino. "Ci vado con i capelli appena fatti dal parrucchiere o no? Lunghi o corti? Del mio colore naturale, (che erano di un biondo cenere) o li schiarisco? Truccata o no? E quanto? Il rossetto di che colore? Le unghie le lascio lunghe o le accorcio? Le tingo di un colore stravagante o opto per qualcosa di più soffuso? Uffi, anche gli occhiali ci mancano. No,no, ci vado con le lenti a contatto, di quelle cosmetiche per accentuare l'azzurro degli occhi. E che mi conviene indossare? Sobria o aggressiva? Quanti cm. di tacco?" e mille altre domande ancora che giorno dopo giorno trovavavno sempre una risposta diversa da quella del giorno prima. Si confidò con qualche intima amica, della quale più di una volta ebbe l'impressione di suscitarne l'invidia; lo fece anche con il suo fidanzato, gelosissimo peraltro, del quale sotto sotto, nonostante l'apparente incitamento, ne avvertì tutta la sua profonda contrarietà già mostrata in maniera evidente durante quei due o tre concorsi di bellezza ai quali lei aveva partecipato. Ma questa volta era una cosa più seria le diceva lui e non è più il gioco adolescenziale delle bambole."Quello è un ambiente dove entrarci, ammesso che ce ne siano i presupposti artistici, il compromesso è la norma e quando dico compromesso sai bene a cosa mi riferisco; a meno che tu non abbia intenzione di stare al "gioco " che, per quanto mi riguarda, nonostante l'amore ed il rispetto per le tue ambizioni, segnerebbe la fine del nostro rapporto". "Ma scherzi? Rispondeva quasi mentendo a se stessa lei. Questa è una cosa seria, garantita dal finanziamento europeo; i luoghi comuni secondo i quali è sufficiente DARLA per diventare attrici o artisti dello spettacolo, sono delle leggende messe in piazza da chi non ha la stoffa o anche soltanto per ricattare chi ha in pugno il nostro destino". Caterina però, nonostante queste sue tranquillizanti affermazioni, non era più una bambina. Aveva ormai 25 anni, nel fiore della sua prorompente bellezza e con una laurea in tasca. Come ogni donna, che fosse per un colloquio di lavoro o per sostenere un esame all'università o anche soltanto per disbrigare una pratica burocratica presso un ufficio pubblico aveva, eccome, percepito le velate a volte, altre volte più manifeste proposte dell'uomo di turno, quali modalità facilitatrici per ciò che le occorreva. Lungi da lei l'idea della generalizzazione, ma quel pompino praticato al professore ordinario titolare della cattedra presso la facoltà di lettere antiche, le valse un 110 con lode che onestà le imponeva di chiedersi ancora oggi se fosse stato più merito del suo latino fluente o della sua bocca. Però una cosa sapeva con certezza: il prof. distinto e di brillanti maniere al quale si dedicò con tutta se stessa, l'aveva sempre affascinata e forse per questo non pose mai altolà alle sue sia pur galanti attenzioni quando, se non addirittura, da ella stessa invitato a farle. Ecco. Caterina aveva appreso da lui, più che da qualunque altro, quale dominio assoluto una donna consapevole della propria bellezza, può esercitare anche sull'uomo più integgerrimoe dalla schiena dritta. Aveva inoltre imparato dall'esame di diritto romano penale tramandatosi sino ai giorni nostri, che la corruzione aveva nella concussione il suo esatto reato omologo a parti invertite. Abituati a pensare alle mazzette, si trascura di pensare come invece l'oggetto dei due reati per il codice penale ,è una qualche forma di utilità non necessariamente legata al denaro, ma anche soltanto ai piaceri della carne per chi li offre e per chi, accettandoli, viene meno ai doveri del suo ufficio (corruzione). La molestia sessuale invece, che si configura come concussione, è quel reato ove chi, abusando del proprio potere, promette più o meno esplicitamente una qualche utilità verso chi la molestia è rivolta. Un confine molto sottile e labile pensava giustamente Caterina, difficile da dimostrare, se non impossibile, quando derivante da un tacito accordo sbrigativamente archiviabile in un rapporto sessuale che diventa così di consenziente gradimento reciproco.
Questi suoi ricordi scolastici, furono, per Caterina, una sorta di risposta improvvisa; unica, illuminante e senza ripensamenti, a tutti i suoi dubbi su come avrebbe affrontato il provino. Pensava tra se "sono istruita, la mia passione per il cinema è genuina, ho frequentato corsi di recitazione con eccellenti risultati... perchè mai non dovrei far valere altre qualità, anche quelle estetiche che tutti mi riconoscono e fossero anche da mostrare più da vicino se richiestomi da chi potrebbe anche piacermi? In questo caso non sarebbe un compromesso, come dice il mio ragazzo, ma semplicemente assecondare la mia determinazione a fare mio quel ruolo, mettendo da parte uno stupido orgoglio che viceversa verrebbe vieppiù ferito se quella parte mi venisse soffiata da una sciacquetta con molte meno qualità delle mie". Caterina aveva trovato l'arma segreta ed i pochi giorni che ancora mancavano al provino li utilizzò per affilare sempre più quell'invincibile "macchina da guerra" se fosse stato il caso di doverla utilizzare. Tutte quelle stupide perplessità sull'abbigliamento, l'acconciatura, il trucco, i tacchi, le unghie ecc. dei giorni passati le apparvero come le sciocche, incerte, titubanti esitazioni di una educanda, quando invece era semplicemente il caso di valorizzare al meglio il suo essere donna e, all'occorrenza, da trasformare in femmina. Decise che la sua giovane età, dovesse essere "penalizzata" da un insieme di particolari tali da renderla donna leggermente più matura. Senza troppi accorgimenti appariscenti; lo era già di suo, ma senza rinunciare per questo ai miracoli del maquillage. Si affidò alle mani esperte di uno dei migliori estetisti di Roma, con il risultato di un make-up veritiero. Lasciò che il colore dei capelli rimanesse quello suo naturale, esaltato però da una messa in piega che dava movimenti ondulati all'intera chioma, conferendo eleganza e signorilità sia vista da dietro che al suo viso. Indossò un tailleur azzurro, dalla gonna generosamente sopra il ginocchio e con sotto il giacchino una camicia bianca sufficientemente attillata da lasciar appena intuire, ma non da far negare la prosperità della sua terza abbondante di seno, sorretto da due coppe ricamate , anch'esse bianche, appena percettibili oltre la camicia. L'intimo era completato dalle autoreggenti color crema e dalle mutandine perizoma bianche, anch'esse ricamate e trasparenti. Scarpe eleganti, ma decisamente sotto dimensionate rispetto ai classici 12 cm di tacco, sia pure a spillo. Una collana di pietre dure ed un piccolo orologio al polso completavano l'abbigliamento quando salì sull'automobile del suo fidanzato per essere accompagnata sul luogo del "misfatto". "Ti ho visto arrivare da lontano Katia... sei una figa pazzesca. Non ti ho mai visto così bella. Mi viene quasi da piangere a pensare che io, proprio io, ti sto portando in bocca agli orchi. Ti prego, rinuncia". Lei lo guardò quasi insospettita dalle sue parole, che le sembrarono fossero lì a leggergli le intenzioni maturate negli ultimi giorni. Ancora una volta lo rassicurò con un bacio sulla guancia, lasciandogli sotto il naso una scia di profumo delicato, ma altrettanto pregnante, da lasciare disegnato nell'aria, il fascino di una donna irresistibile. Non scambiarono una sillalba lungo il percorso, lasciando che a parlare fosse la mano di lui che dalla leva del cambio ogni volta tornava a poggiarsi sulle cosce di lei, quasi a volersi sincerare delle grazie morbide ancora presenti accanto a lui. Ad un tratto la sua mano si fece più audace, sino ad accarezzarle la figa attraverso le mutandine. Si portò le dita al naso ed esclamò, in quello che parve un urlo di dolore dopo tutti quei lunghi minuti di silenzio: "TI AMO COME DONNA E TI ODIO COME FEMMINA; perchè mi fai questo?" "Sei solo in preda ad uno dei tuoi soliti attacchi di gelosia" rispose lei, anche se in cuor suo quella frase del fidanzato l'aveva rassicurata e lusingata; esattamente sui segnali che intendeva lanciare e sugli effetti che voleva provocare durante il provino. Arrivati che furono, si salutarono con un reciproco "ciao" detto a mezza bocca e somigliante molto più ad un addio.
Quando Caterina, solo pochi minuti dopo di attesa, entrò nella stanza del provino, si accorse che la stessa era un vero e proprio set cinematografico; luci e telecamere erano posizionate ovunque, rivolte in fondo alla stanza nella direzione di una palco in legno di appena un metro sollevato dal piano naturale. Ad esso si poteva accedere salendo, sia da un lato che dall'altro, da pochi gradini anch'essi in legno. A cavalcioni su di un carrello dolly, munito di cinepresa e che poteva scorrere su binari, era seduto un uomo con gli occhi che fissavano attentamente il display della telecamera rivolta, l'unica tra tutte, nella direzione della porta d'ingresso e dunque nella direzione di Caterina. Senza staccare gli occhi dal display della telecamera, l'uomo esclamò: "buongiorno sig.na; lei è Caterina ma ho letto che dagli amici si lascia chiamare Katia. Per comodità posso chiamarla anch'io così?". "Buongiorno a lei; certo che può chiamarmi Katia, magari non soltanto per comodità ma, spero in futuro, anche per amicizia come fanno tutti gli altri miei amici". A questa sua risposta, Caterina vide accendersi una spia rossa sulla telecamera, proprio come quando l'aveva già notata entrando nella stanza per poi spegnersi pochi attimi dopo. "Avrai visto Katia," riprese a parlare l'uomo mentre la spia rossa si spegneva nuovamente, "che questa spia si accende e si spegne a seconda delle tue risposte e delle tue affermazioni. Ecco, considera che al decimo lampeggio, se riuscirai a farglielo fare, avrai superato il provino e la parte per la quale sei stata invitata è tua". A Caterina, che il senso dell'humor e della battuta non erano mai mancati, non fecero difetto nemmeno quella volta quando, per tutta risposta, replicò " se lo avessi saputo che il provino consisteva nel far accendere le lampadine, in qualità di persona di fiducia avrei portato con me l'elettricista". Caterina avvertì una sonora risata dell'uomo, in contemporanea con il terzo flash della spia rossa. Poi l'uomo le chiese " e come mai, elettricista a parte, non si è fatta accompagnare da nessuno?" Caterina avvertì che da quella domanda e soprattutto dalla sua risposta, potevano dipendere tutti i flash successivi e decise di giocare il tutto per tutto, per non lasciare intendere equivoci sulle sue reali intenzioni e rispose: "semplice; portare con me un'altra persona avrebbe potuto significare mancanza di fiducia da parte mia, delegando ad un testimone scomodo il compito di controllare quanto accade qui dentro... quando invece, per quanto mi riguarda, tutto quanto oggi dovesse accadere resterà tra queste mura". Caterina l'aveva sparata davvero tutta, ed infatti il quarto flash non tardò ad accendersi. L'uomo scostò un pò il viso dal display della telecamera, e questa volta fissando Caterina dal vivo le disse: "sei non soltanto bellissima, ed il primo flash te l'ho regalato appena ti ho visto, ma anche simpatica, diretta e determinata". "Grazie" rispose lei "ed in assenza di led da accendere a tuo favore che io non ho, va bene lo stesso questo?". E gli strizzò l'occhio grande ed azzurro in segno d'intesa. Puntualmente il 5°flash rosso si accese sopra la telecamera. Caterina era ormai al settimo cielo. Se le parole di quell'uomo erano vere, conquistare altri 5 lampeggi non sarebbe stato difficile. Era sempre più sicura di se, convinta ormai di aver rotto il ghiaccio e senza nemmeno dover mostrare molto o far toccare o prometterlo in tal senso. Ma ecco sopraggiungere dall'uomo la domanda più impegnativa: "te la sentiresti di spogliarti rimanendo soltanto con gli slip ed il reggiseno? Però devi eseguire il tutto come fosse uno strip tease sensuale e tale da lasciar promettere dell'altro ancora". Caterina non esitò un solo attimo; salì sul palco attraverso la scaletta, mentre già si toglieva il giacchino del tailleur e poi, lentamente, continuò con il far scendere la lampo della gonna per farla scivolare ai suoi piedi. Si tolse la camicetta e dopo aver sfilato le scarpe, sedutasi sulla scalinata a cosce aperte che lasciavano intravedere attraverso gli slip la prorompente forma delle grandi labbra della figa, tolse una ad una le autoreggenti per poi lanciarle all'indirizzo della telecamera, sulla quale si accese immancabilmente la luce rossa insieme alle seguenti parole dell'uomo: "Sei magnifica Katia, mi stai facendo eccitare; non soltanto perchè bella, ma perchè questa tua bellezza sai metterla al servizio della sensualità e del più raffinato artistico erotismo. Hai qualcosa tu da propormi adesso?" Caterina non ci pensò su due volte e tornata a sedersi sull'ultimo gradino della scaletta, divaricò le cosce nuovamente ed iniziò a far scivolare dentro le mutandine la sua mano, per poi lasciar intuire con quale esperienza si "torturava" la figa sotto i colpi sapienti delle dita che poi si portava alla bocca per leccarle una ad una. Questa volta i flash rossi ancora mancanti al termine del provino si susseguirono tutti, uno dietro l'altro a regolari intervalli di tempo. "Per me sei più che OK Katia. La parte è tua. Ma ti verrà confermato ufficialmente attraverso e-mail nei prossimi giorni e semprechè tu sia disposta a venire una sera di queste a casa mia per una cenetta a lume di candela" aggiunse l'uomo. Katia lo guardò e gli rispose con la sfrontatezza che ormai non aveva più argini: "ti sembro tipa di rifiutare?" Raccolti i suoi abiti e rivestitasi, si congedò dagli studi cinematografici per fare ritorno a casa. Era andata per uno scopo e l'aveva ottenuto. Non pensò al come avesse fatto, perchè il cielo che in quel momento si era tinto dello stesso colore dei suoi occhi, le sembrava di poterlo toccare.
Pochi giorni dopo ricevette la sguente e-mail:
Gentile Sig.na,
siamo lieti di comunicarLe che a seguito del provino da Lei eseguito il giorno .... presso i nostri studi cinematografici è risultata idonea e vincitrice per l'affidamento, quale interprete di ruolo femminile secondario, nel film per il quale il ruolo stesso è stata posto a concorso con bando regionale n°....., pubblicato sul supplemento della G.U. n°.... in data.... nell'ambito del programma europeo "nuovi attori/attrici" finanziato a valere sull'Asse Comunitario Europeo del biennio 2017-2018.
Affinchè la presente comunicazione possa produrre i suoi effetti formali, La invitiamo a firmare e reinviarci la liberatoria che trova in allegato, con la quale autorizza questa Direzione di Produzione alla diffusione e commercializzazione del richiamato provino da Ella sostenuto con il metodo audio-video c.d. della candid camera.
Distinti saluti, LA DIREZIONE DI PRODUZIONE
Alla lettura della lettera Caterina restò di sasso, messa di fronte alla realizzazione del sogno di una vita dietro però la distruzione della sua reputazione. Si chiese se quei farabutti potessero fare una cosa del genere; se la Legge poteva in qualche modo proteggerla e per questo non c'era altro modo che rivolgersi allo studio legale davanti casa sua ed il cui titolare era un avvocato conosciuto tempo addietro al bar. Domani, pensò Caterina, dopo essere stata dal parrucchiere vado a trovarlo. Già, ma cosa mi conviene indossare per l'occasione? Trucco leggero o aggressivo?
Dedico il racconto, del quale fatti e personaggi sono di pura fantasia, a tutte le donne che, diversamente dall'interprete del racconto, hanno subito molestie, prevaricazioni fisiche e/o psicologiche.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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