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Lui & Lei

CINQUANTA CANDELINE (1^PARTE)


di Membro VIP di Annunci69.it oltreconfine
22.04.2016    |    4.059    |    1 9.7
"All'epoca ero domiciliato in un alloggio non molto distante dall'Università cattolica del Sacro Cuore dove Lei avrebbe dovuto frequentare il suo master e così,..."
Era già da un pò di tempo che ci scambiavamo SMS; Whatsapp non esisteva ancora ,o meglio, non era ancora così diffuso come oggi. Stephanie era una dolcissima ragazza di Montecarlo conosciuta per caso nella più anonime delle chat che circolavano sul web. Avevo risposto per curiosità al suo appello circa l'aiuto da lei invocato nella ricerca di un monolocale o miniappartamento a Roma ove, di lì a poco, si sarebbe dovuta trasferire per la frequenza di uno stage in odontoiatria. All'epoca ero domiciliato in un alloggio non molto distante dall'Università cattolica del Sacro Cuore dove Lei avrebbe dovuto frequentare il suo master e così, non so nemmeno io come spiegarmene la ragione, decisi di aiutarla. Non avevo molto tempo per farlo, ma assunsi l'impegno quasi fosse una questione di vita o di morte. Chiesi a qualche agenzia immobiliare; mi recavo quasi quotidianamente nelle facoltà universitarie per leggere tutti gli annunci scritti su velleitarie ed improvvisate bacheche; persino i pali della luce divennero le mie più assidue frequentazioni, quando su di essi erano affissi fogliettini volanti che promettevano da lontano di mettere fine a quella mia estenuante ricerca. Quasi ogni sera ci sentivamo al telefono per ragguagliarla sulle risultanze di questa mia spasmodica quanto infruttuosa attività; Lei, che aveva percepito quanto il mio stress psicologico fosse diventato alto, mi tranqullizzava dicendo che nella peggiore delle ipotesi avrebbe potuto, almeno nei primi tempi, alloggiare in una stanza d'albergo ma per me la questione restava aperta, sin quando non le avessi trovato una sistemazione degna di questo nome. E fu soltanto qualche giorno prima del suo arrivo a Roma che potei concludere un accordo per un contratto di locazione sufficentemente a buon mercato rispetto alla qualità di un miniappartamento; accogliente ed anche sobriamente ma elegantemente arredato. Quel giorno non vedevo l'ora che arrivasse la sera per dare a Stephanie la bella notizia ma nel contempo presi finalmente coscienza di essermi assunto un impegno verso una sconosciuta della quale ignoravo pressochè tutto. Da quell'istintivo che sono sempre stato, mi ero però fatto condizionare dalla sua voce, dai suoi modi gentili ed educati di parlare, persino ipnotizzato starei per dire, da quelle sue parole, tipicamente pronunciate in italiano, quando in esse è presente una erre che solo i francesi riescono ad addomesticare addolcendone il suono.

"Arrivo la prossima settimana; martedi con il volo XX alle h.20,00 all'aeroporto di Fiumicino e questa sono io, tanto perchè tu possa riconoscermi qualora ti fosse possibile venirmi a prendere" fu la didascalia scritta da Stephanie a margine dell'MMS con il quale potei finalmente vederla. Le risposi anch'io con un MMS con scritto in calce alla mia foto: "Contaci... verrei anche in capo al mondo a prenderti". Ed era proprio ciò che avrei fatto quando "in capo al mondo" ti appare dietro l'angolo, se ad aspettarti c'è una donna dalle sembianze angeliche come le sue. Anche se diffido molto di un solo fotogramma, sotto i miei occhi si era materializzata un'immagine abbastanza simile a quella che mi ero fatto di Stephanie dopo le sue descrizioni avvenute durante le nostre conversazioni telefoniche. Biondissima, lineamenti del viso delicati e occhi azzurri... ma era davvero giovanissima e molto più di quanto la differenza di età anagrafica tra me e lei poteva lasciar immaginare. Tanto che mi affrettai a scriverle: "io vengo a prenderti in aeroporto, ma tu "prendimi" come fossi un souvenir d'antiquariato, intesi?" E lei per tutta risposta: "chérie, adoro il vintage". Sorrisi con l'innocenza maliziosa di un bambino, quando sà di poter confidare nel perdono alle sue marachelle, ma quei 20 anni di differenza tra me e lei, mi domandai con un pò di preoccupazione, come avrei potuto colmarli. Così facendo stavo però pregiudicando tutta la mia soddisfazione per essere riuscito, e non senza difficoltà, a trovarle una sistemazione e decisi di prendere i giorni seguenti così come sarebbero venuti, senza troppe pippe mentali ma già convinto di aver perso un pò della mia testa che già vedevo rotolante ai suoi piedi.

Quella sera, all'uscita dei voli internazionali all'aeroporto, fui lì già un'ora prima dell'ora prevista per l'atterraggio del volo; un pò teso ed emozionato, ma rincuorato dalle chiavi dell'appartementino che avevo trovato per Stephanie. Toccare quelle chiavi in tasca sembrava come fosse toccare un amuleto portafortuna del quale ero stato artefice e per il quale mi ero tanto dato da fare. Sempre più spesso ed insistentemente davo un'occhiata al display sul quale erano aggiornati i voli atterrati e, finalmente, anche quello proveniente da Monaco (Nizza) era "landed". Iniziarono ad uscire dalle porte a vetro i primi passeggeri; poi via via che si facevano sempre più numerosi, la mia preoccupazione fu di non perdere nemmeno una di quelle teste anonime ed ondeggianti che mi venivano incontro. La vidi apparire all'improvviso. Un brivido mi percorse la schiena. Non poteva essere altri che Lei, anche perchè il suo abbigliamento toglieva ogni dubbio avendomelo descritto per sms prima di partire: pantaloni bianchi di lino non attillati ed una camicetta blu con maniche lunghe abbondanti e svasate sui polsi. Un enorme trolley al seguito ne frenava leggermente il cammino, ma nonostante ciò mi sembrò che volasse per quanta grazia era riconoscibile nella sua andatura. Questione di attimi, che resteranno sempre impressi nei miei occhi, quando i nostri sguardi s'incrociarono, facendoci esprimere un sorriso che pur tra tutta quella folla si fece largo verso il reciproco indirizzo. Stephanie... Stephanie pronunciai, non so se sottovoce o urlando, ma alzando un braccio in segno di saluto e ricevendone da Lei uno altettanto esplicito che si trasformò subito dopo in un abbraccio lunghissimo del quale mi è difficile descrivere le sensazioni. Ricordo però ancora oggi distintamente la delicatezza del suo profumo, la fragilità delle sue spalle da uccellino, la carezza sul mio volto dei suoi capelli e le sue prime tre parole appena sussurrate: "mercie, mon ami!" Ci staccammo appena un attimo per guardarci sorridenti negli occhi e subito dopo ci riabbracciammo ancora più stretti, quasi davvero fossimo due vecchi amici ai quali il tempo aveva sottratto gli anni migliori ed anch'io sussurrai qualcosa, un pò in francese ed un pò in italiano: "Vous êtes un bijoux.Vous êtes magnifique.Superbe !Sei bellissima ! » E quando una donna ti strappa un complimento senza dover ricorrere a diplomazia alcuna, finisci con il non sapere più dove sia la linea di confine tra il piacere di pronunciarlo ed il piacere che ancora ti dà nel guardarla, per poi tornare a pronunciarlo ancora ma con la sofferta sensazione di sentirsi orfani di un aggettivo ancora mancante nel proprio dizionario. In pochi istanti Stephanie mi aveva letteralmente rapito. A fatica ci staccammo da questo secondo abbraccio che per me, anche se involontariamente, si era trasformato in eccitazione. Sfephanie infatti guardandomi con un pò di stupore tra l'imbarazzato e la compiaciuta malizia ebbe a dire : « mi avevano detto che gli uomini italiani sono piuttosto focosi, ma tu li vuoi battere tutti » e così dicendo abbassò distrattamente lo sguardo verso la patta dei miei pantaloni. Senza volerlo, avevo avuto una prepotente erezione che ancora ne faceva intuire la persistenza attraverso quello che adesso era diventato un imbarazzante « ingombro » e lei doveva averne avvertito tutta l'intensità mentre eravamo stati abbracciati. « Accidenti a me ed a lui », pensai,  « ho finito con il fare la figura dell'allupato,quando invece ci tenevo tanto a mostrare un pò di signorilità ». Non sapevo cosa rispondere ; se scusarmi con rincrescimento o invece buttare lì una battuta sull'onda della malizia che mi era parso di notare nei suoi occhi e nel tono, anche un pò scherzoso, delle sue parole. Dissi la cosa più scontata ma anche la più vera : « una donna bella, dolce e desiderabile come te, mette l'uranio nelle vene ; vieni, sarai stanca,andiamo a mangiare qualcosa insieme che poi ti mostro il tuo nuovo nido dove riposare ». « le moi ? Vuoi dire il nostro chéri » fu la sua pronta, quanto promettente risposta per i giorni a venire.

Avevo prenotato la cena nel luogo che a mio avviso è tra i più belli, suggestivi e romantici di Roma : lo Zodiaco. E poi non sarebbe stato troppo lontano da lì, ragginugere l'alloggio di Stephanie che avevo trovato nel quartiere Prati. Nonostante l'ora legale e la primavera inoltrata, si era intanto fatta sera e durante il breve tragitto in auto, che allungai un pò per far vedere all'ospite che avevo accanto qualcosa di Roma notturna, da buon cicerone commentavo ciò che scorreva sotto gli occhi di Stephanie, sempre più estasiata del panorama. Sulla terrazza del ristorante poi, Stephanie aveva delle espressioni di stupore che mi ricordavano tanto quelle di una bimba, specie quando mi dissse che da lassù, in quell'incantevole luogo, le sembrava di essere tornata a volare sullo stesso aereo dal quale era scesa poco prima.
« Quello è il Teverè ? » mi chiese indicandolo e accentando la parola sull'ultima e. Si Stephanie, quello è il fiume principale di Roma e le anse che da qui sembrano abbracciare parchi e monumenti,somigliano all'abbraccio che mi hai regalato poco fa in aeroporto. Anzi. Scusami ancora per esserti sembrato un pò troppo irruento ma... m'interruppe poggiando la sua mano sulla mia e sorridendo esclamò : « Tu es un garçon doux... tres romantique. Mi piaci ». « Io un ragazzo ? Grazie Stephanie », risposi a mia volta, cercando di nacondere con un sorriso di circostanza il pensiero per quella mia carta d'identità che avvertivo come troppo ingiallita, rispetto alle sensazioni che in sua compagnia mi stavano invece trasformando in un adolescente, catturato dall'insolito desiderio di corteggiarla quasi fossi un suo coetaneo. Tra un boccone e l'altro ci scambiammo qualche confidenza tra passato e futuro delle nostre rispettive esistenze, mentre il presente era, almeno per me, saturo di quella eterea creatura che avevo davanti agli occhi. Concentrato sui suoi occhi, ogni tanto perdevo il filo del discorso, deliziato dalle espressioni del viso di Stephanie ; quel suo modo di corrugare la fronte alzando le sopracciglia sottili e spalancado i suoi occhioni in segno di domanda, quando qualcosa non le era chiaro ; e quanta tenerezza mi suggerivano le microscopiche linee che si formavano ai lati della bocca in segno di rassegnata ma serena consapevolezza che anche la mia ulteriore spiegazione non le era stata d'aiuto. « Mi guardi in modo strano chèrie ; mi sento osservata come non mi è mai accaduto » disse ad un tratto. « Hai ragione Stephanie, scusami per l'insistenza con la quale ti guardo, ma la tua giovane bellezza è  psicologicamente devastante per un uomo della mia età ; ti guardo con gli occhi che a venti o trent'anni sicuramente non avrei avuto e ho un desiderio dolcissimo di accarezzare con un bacio le tue labbra ». Così dicendo mi alzai dalla sedia di quel tanto da consentire di allungarmi sul tavolo per raggiungerla ed assaporare, sfiorandole, le labbra. Fu il mio un gesto improvviso, spontaneo, irrefrenabile al quale la mia giovane amica non si sottrasse ; anzi, ebbi la netta impressione di non esserne rimasta sorpresa offrendomi la bocca con la delicata dolcezza che avevo imparato a riconoscerle. Qualcosa di magico scintillava adesso nei nostri occhi, senza che dovesse più essere profferita parola. Terminammo di cenare in un baleno, come a non voler perdere più tempo per soddisfare un appetito che, da buon dulcis in fundo, si era impadronito di noi. La presi per mano e, quasi correndo, guadagnammo l'uscita del locale. Ci abbracciammo istintivamente e iniziammo a baciarci questa volta più profondamente, scambiandoci il sapore del caffè che era ancora nelle nostre bocche. Finalmente potevo avvolgere il volto di Stephanie tra le mani ; gurdarla insistemente negli occhi che adesso, al brulicare delle soffuse luci che arrivavano dalla città, avevano assunto la soffice espressione di un velluto blue scuro ; giocare con i suoi lunghi capelli dorati spostandoli ora a destra, poi a sinistra ed infine raccoglierli indietro in un improvvisato chignon, per non perdermi nessuno dei possibili modi con i quali era esprimibile la sua bellezza. « Manca solo la corona principessa, ma anche senza di essa ti vedo simile ad una regina. Il tuo devoto suddito è pazzo di te!» esclamai, mentre con un dito disegnavo sul suo volto il percorso immaginario, tra una efelide e l'altra, che rendevano ancora più sbarazzina la sua espressione quasi infantile. Non riuscivo a credere che un capolavoro della natura dolce, tenero e di una bellezza tanto delicata da farmelo apparire come un fiore fosse lì, tra le mie mani a riempirmi gli occhi. Continuavo a provare delle sensazioni particolari, come non ne avevo più provate dai tempi del liceo, ma che il tempo, rispetto ad allora, mi stava regalando quasi fosse un moltiplicatore di quell'unica emozione che scopri o riscopri all'improvviso.

Saltammo in auto e nel giro di un quarto d'ora giungemmo a destinazione. Mi affrettai a scendere per poterle aprire la portiera dell'auto e farla scendere a sua volta. Era straordinario il suo viso mosso da incredulo stupore per tutte quelle attenzioni e gentilezze forse un pò desuete e delle quali si sentiva evidentemente fatta oggetto dal sottoscritto. Io stesso mi stupivo dell'antiquato modo con il quale mi stavo comportando e pur tuttavia quella quasi eccessiva galanteria mi dava un senso di assoluto piacere, quasi ad evocare epoche tramontate quando corteggiare una donna significava mostrarle tutta la devozione della quale un uomo è capace. « Vous avez oublié le tapis rouge, trésor
 » esclamò allungandomi la mano per scendere dall'auto, manifestando però tutto il suo gradimento con un sorriso compiaciuto spentosi subito dopo con un suo bacio sulle mie labbra. Da tempo non avevo più assaporato questi gesti improvvisi e di unica dolcezza ; probabilmente quella specie di resettaggio avvenuto nella mia testa rispetto al passato e ad un futuro che non andava oltre i rintocchi del presente in compagnia di Stephanie, mi stava regalando una nuova stagione, dai colori e dai profumi capaci di umiliare la primavera di Roma.Senza lasciarle la mano, aprii con l'altra il bagagliaio dell'auto e afferrai il suo trolley.Percorremmo pochi passi e dopo aver aperto il portoncino condominiale, a pianterreno era situato l'appartamentino di Stephanie. Ne aprii la porta e fatta una rapida valutazione di quanto quell'angelo potesse pesare, non esitai a prenderla in braccio per entrare, in un gesto che questa volta la sorprese più di tutti gli altri che avevo avuto con lei durante l'intera serata. Ne sembrò però contenta e divertita, mentre mi teneva le braccia al collo rifilandomi una salve di bacini indimenticabili. La adagiai sul letto e la vidi abbandonarsi con gli occhi socchiusi e le labbra che disegnavano la forma perfetta di un cuoricino che avrei voluto mangiare. Le chiesi se era stanca e lei, aprendo gli occhi, mi fece uno di quei suoi tenui sorrisi, che indicavano un si, ma anche la volontà di smentirne subito dopo la risposta. Balzò infatti in piedi e gurdandosi intorno esternò tutta la sua soddisfazione per l'accoglienza dell'alloggio. Esclamò un' infinità di volte « merci » man mano che prendeva confidenza con quella che sarebbe diventata la sua sia pur temporanea dimora e poi insieme disfacemmo la valigia. Mentre le porgevo gli indumenti da riporre nell'armadio e nei cassetti disse : « non ho portato con me molti abiti ; ciò di cui dovessi ancora aver bisogno lo acquisterò direttamente qui a Roma ». Naturalmente non era vero niente. Il Trolley era enorme e dentro c'era di tutto ; quando finalmente misi le mani nel « reparto intimo » ogni mutandina, perizoma o reggiseno che scovavo, era l'occasione per ammirarli e prima di porgerglieli guardandola fisso negli occhi li portavo lentamente alla bocca per baciarli con lo stesso ardore che avrei messo nel baciare ciò che essi erano destinati a contenere. « Scusami Stephanie », le dissi « ma immaginarti mentre indossi questa biancheria e corsetteria mi eccita da morire ». « Perchè solo immaginarmi ?» rispose e, afferrato l'accappatoio e un perizomino minuscolo che mi era rimasto tra le mani prese la strada del bagno per andare a fare la doccia. « Torno subito, tu però non ti addormentare » furono le sue ultime parole ponunciate ridendo, vista la provocazione della quale mi aveva fatto oggetto con le sue parole, prima di scomparire nel bagno.

Mentre assaporavo l'idea di vedermela ricomparire vestita di solo ciò che mi aveva promesso, mi tolsi le scarpe e facendo un sospiro profondo mi sdraiai sul letto. Nonostante le impetuose e involontarie erezioni causate da Stephanie ogni volta che mi ero avvicinato a lei, adesso che potevo finalmente godermela tutta, subentrò una specie di ansia. Il timore che una ragazza così bella e giovane e con tanti anni in meno dei miei, potesse farmi l'effetto flop. Mi portai una mano al pene da dentro i pantaloni, quasi a volermi sincerare che ci fosse e che stuzzicandolo un pò desse segni di vita. Sembrava ben disposto e prima che quei pensieri funesti potessero trasformarsi in paranoie, Stephanie riapparve sulla porta del bagno. Con un flacone tra le mani mi chiese se ero disposto ad aiutarla a spalmarle qualche goccia d'olio sul corpo. Non me lo feci chiedere due volte ; saltai giù dal letto e mi avvicinai a lei ancora avvolta nel suo soffice e profumato accappatoio bianco senza mai staccare i miei occhi nei suoi. Negli attimi di quel reciproco, intenso sguardo tra noi, fu come vedere scorrere la pellicola di un film del quale di lì a poco saremmo stati i protagonisti. Le avvolsi il viso tra le mani e iniziai a baciarla ; dapprima teneramente sulle labbra, sul viso, sugli occhi, sulla fronte e poi, sempre più avidamente sul collo, leccandola ora dietro le orecchie e poi nuovamente sulla bocca . Le mie mani intanto armeggiavano sulla cintura dell'accappatoio e sciolto che fu il fiocco, le insinuai all'interno e potei apprezzare la gentilezza delle sue curve, morbide e toniche come solo quelle di una giovane donna sanno essere. Stephanie mostrò di gradire molto questo mio slancio di autentica passione, corrispondendo ai miei « assalti » con sospiri, baci, carezze e piccole esclamazioni in francese : « oui, oh... oui tresor ». Sentivo le sue mani tra i capelli e potevo vederle muoversi attraverso lo specchio del bagno. Eravamo infatti, e rimanemmo lì, abbracciarti in piedi, sulla soglia della porta ancora aperta del bagno non so per quanto tempo, quasi immobilizzati nel non voler perdere nemmeno un attimo del settimo cielo nel quale il surrealismo di quei magici momenti ci aveva catapultato. Provavo una dolcezza infinita, della quale solo l'impetuosa erezione nei pantaloni, fattisi troppo stretti sino a ad infastidirmi, m'indusse quasi a sollevare Stephanie per farle muovere, sempre abbracciati, quei pocchi passi che ci separavano dal letto. Finimmo con il caderci sopra con le bocche stampate dell'una sull'altra, quando finalmente con una mano iniziai a liberarmi dei pantaloni. Mi sollevai da lei giusto il tempo per poterla aiutare a sfilarsi l'accappatoio e poterla ammirare distesa con indossato solo il perizomino bianco e trasparente che mi aveva promesso d'indossare quando me lo aveva tolto dalle mani poco prima. Era meravigliosa.....esile, ma nello stesso tempo armoniosa.

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