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Lui & Lei

Insieme a Grazia: soggiorno di fuoco in b&b


di favaxpassera
17.05.2019    |    916    |    0 9.8
"La porta scorrevole si aprì: “Permesso?” –“Venga avanti Grazia e mi perdoni per lo spettacolo che mio malgrado le sto proponendo” dissi con galanteria..."
Prologo
I viaggi di lavoro si differenziano da sempre da quelli di piacere. Il motivo più banale è che in un viaggio di lavoro è molto raro trovare modo e tempo di divertirsi. Ma raro non è certo sinonimo di mai. A volte accade che fortunate coincidenze si dispongano in modo da trasformare la routine in evento straordinario. Capita poche volte ma quando succede è come fare un terno secco al lotto. Il viaggio di lavoro che si trasforma in viaggio di “piacere”, nel senso libidinoso del termine, non è cosa frequente. Quando scelsi su internet quel break and breakfast non avevo la più pallida idea che quel terno al lotto lo stavo scrivendo e lo stavo destinando già all’incasso. Come sempre lessi le recensioni, i commenti sulla struttura, sul grado di pulizia, sulla efficienza e disponibilità del personale. Pur non avendo la minima idea di cosa mi attendesse, i commenti positivi mi invogliarono a prenotare.
B&B
No, non è una deliziosa attrice transalpina ma il modo più rapido per chiamare i sempre più diffusi alloggi a conduzione familiare che garantiscono camera con servizi e colazione al mattino seguente. Avevo scelto “Gli oleandri”(nome di fantasia per ovvi motivi) perché già dalle foto mi dava quella sensazione di relax che puntualmente ritrovai nella realtà. Il verde del giardino a contrastare l’acqua azzurra della deliziosa piscina, l’arredamento curato con gusto, le condizioni igieniche perfette e non per ultimo la varietà di torte e dolciumi vari, rigorosamente caserecci, ad imbandire la tavola al mattino. Ma fu Grazia, la proprietaria, a darmi certezza che avevo scelto proprio bene. Donna procace e prorompente, dai tratti mediterranei. Indossava, quando la vidi per la prima volta, un vestitino estivo sagomato e attillato, blu, che le disegnava, lasciando poco all’immaginazione, le curve prorompenti dei seni e dei fianchi e soprattutto delle natiche. Sapeva di essere desiderabile e non faceva mistero in ogni suo gesto che questa certezza le donasse una sensazione molto gradevole. Era quella che generalmente definisco femmina da letto. Espletate le varie formalità del check in, Grazia mi accompagnò nella mia camera, arredata con gusto,luminosa e ampia. Mi mostrò il bagno adiacente, e mi disse:”questi servizi sono attigui alla mia camera,se avrà bisogno di me le basterà bussare sulla parete della doccia e io sarò subito da lei. Tra l’altro al momento lei è l’unico ospite della struttura perciò potrò essere completamente a sua disposizione”. Calcò con un’inflessione particolare quest’ultima frase, e lo fece in un modo che mi fece ribollire il sangue nelle vene. A quel punto si congedò e io decisi di fare una doccia per rinfrescarmi. Aprii l’acqua della doccia, attesi che la temperatura fosse gradevolmente temperata e, dopo essermi denudato, entrai nel box, mi insaponai a dovere e mi rimisi sotto l’acqua. Proprio in quel frangente il getto si esaurì. Provai ad armeggiare col miscelatore ma non sortì alcun risultato. Ero ancora coperto di schiuma, ed imprecando, provavo inutilmente a trovare una soluzione. Riuscii a togliere la schiuma dagli occhi per poterli aprire e decisi di tirare la cordicella del campanello, ma non sentii alcun trillo, allora, ricordando l’avvertimento di Grazia, bussai alla parete, sperando che fosse nei pressi e che mi sentisse. Dieci secondi dopo la sentii bussare alla porta della camera.”Venga avanti Grazia”. Lei entrò nella stanza e non vedendomi intuì che ero nel bagno. Si accostò alla porta e mi disse: “Ha bisogno di qualcosa?”. Le spiegai rapidamente quanto avvenuto. “Non si preoccupi ho io la soluzione, bisogna spostare una leva della centralina. Se permette entro e la sistemo”. Come un adolescente ai primi pruriti provai a sfruttare la situazione a mio favore:“Grazia, il problema è che sono ricoperto di schiuma, non posso indossare l’accappatoio in queste condizioni”. “Se per lei non è un problema si giri verso l’angolo interno alla doccia, così io entro e in trenta secondi risolviamo tutto ”. Era stato una mia suggestione o quel “tutto” lo aveva detto in un modo che lasciava presagire chissà che? Le dissi che mi ero girato come mi aveva suggerito e la invitai ad entrare. La porta scorrevole si aprì: “Permesso?” –“Venga avanti Grazia e mi perdoni per lo spettacolo che mio malgrado le sto proponendo” dissi con galanteria. Lei non rispose, la sentii armeggiare con uno sportellino sotto il lavabo. “Adesso dovrebbe funzionare, provi ad aprire l’acqua”. Decisi di giocarmi al meglio l’occasione, se lei fosse uscita dal bagno in quel momento sarebbe stato tutto vano. Finsi di agire sul miscelatore che spostai da un punto a quello opposto senza tuttavia tirare la leva verso di me: in questo modo non uscì una goccia d’acqua. “Grazia temo che non abbiamo risolto”. A quel punto la donna senza guardare nella mia direzione aprì il box e agì direttamente sul rubinetto. E fece, esattamente, ciò che avevo fatto io. “Hai ragione, non funziona,se permetti provo a girare l’altra leva nella doccia”. Il passaggio dal lei al tu, mi accese subito una speranza. Non ebbi neppure il tempo di riflettere di quale leva parlasse che la sua mano andò decisa ad afferrarmi il cazzo:” ho idea che se ci armeggio io con questa leva è solo questione di tempo che qualche liquido esce”.Reagii immediatamente alla sorpresa e girandomi verso di lei un attimo prima di baciarla le dissi: “si ma non è acqua!”. Ridemmo di gusto. Poi avvicinai la mia bocca alla sua già dischiusa e baciai le sue labbra carnose e sensuali. Subito le nostre lingue si cercarono, si assaporarono intrecciandosi l’una all’altra, esplorarono il gusto e il calore reciproco. L’attirai a me lei mi fermò giusto per sfilarsi il vestitino e la biancheria intima. Se inguainata il quel vestitino era da perdere la testa, nuda lo era ancora di più. Le tette prorompenti erano morbide e sode al tempo stesso, i capezzoli sembravano grossi chiodi che si ergevano dalle aureole grosse e scure. In basso la fenditura era carnosa ma perfettamente simmetrica, le grandi labbra si congiungevano attorno ad un clitoride vistoso sormontato da una “fiamma” di peli pubici che si ergeva in stile brasiliano come “resto” del triangolo naturale. L’esterno della figa era perfettamente rasato,liscio come una albicocca. Entrò nel vano doccia e stavolta con mano sicura posizionò il rubinetto in maniera corretta. L’acqua scorreva sui nostri corpi nudi, detergendoci dalla schiuma residua e accentuando la sua statuaria bellezza. La richiuse, si inginocchiò ai miei piedi, mi baciò la pancia, l’ombelico poi l’interno cosce disegnando idealmente un cerchio al cui centro c’erano i miei genitali. Circoscrisse il cerchio sempre di più, evitando di sfiorarmi cazzo e palle se non con il suo alito caldo. Lo fece con maestria studiata e mirata accrescendo il mio desiderio di prenderla, di sentire il mio cazzo affondare nella sua bocca, di sentire la sua lingua come un pennello sulla mia cappella. La desideravo, protesi il bacino in avanti e lei accettò la provocazione. Mi baciò la punta del cazzo in maniera intensa ma rapida, come a voler sfuggire. Il gioco si replicò più volte, mentre la mia cappella era diventata turgida e vermiglia, finché il bacio non fu più sfuggente, le labbra si dischiusero e avvilupparono la cappella in un profondo risucchio. Incavò le gote creando una sorta di vuoto mentre lasciava strusciare il mio cazzo tra palato e lingua in direzione della sua gola profonda. Col cazzo in bocca biascicò un suono poco articolato che si traduceva in un “fottimi la bocca! Ora, fallo”. La presi per i capelli per regolare il ritmo del va e vieni e le stantuffai la bocca con veemenza e attenzione allo stesso tempo. Vidi il suo viso stupendo trasfigurato dal piacere e dalla voglia profonda che si era impossessata di lei. Ogni tanto tiravo fuori il cazzo e lei sputava sonoramente sulla cappella. Bella, ancora di più, col trucco sbavato e le gote gonfie per il cazzo che percorreva il suo cavo orale. Era mia,totalmente mia. Mi chiese di sborrarla in bocca, mi implorò di farlo. “Prima voglio leccarti la figa” le dissi. “Ma non qui,andiamo sul lettone staremo più comodi”. Non disse di si,ma i suoi occhi scuri dardeggianti mi confermarono che era ciò che voleva. Uscimmo dalla doccia e ci asciugammo alla buona con un telo di spugna. La presi in braccio e l’adagiai sulle lenzuola. Avevo voglia di sentire il profumo ed il sapore della sua figa. Voglia di inumidirmi il viso con i suoi umori che profumavano di donna. Voglia di perlustrare ogni millimetro di mucose raggiungibili con la lingua. Voglia di intingere la lingua in quella spacca meravigliosa, di una bellezza commovente. Mi tuffai tra le sue cosce che iniziai a baciare con esasperante lentezza. L’interno cosce era ricamato da rivoli di profumata sbroda femminea. L’odore della figa mi attraeva quanto la carne morbida, calda e zuppa che la componeva. Non resistetti molto a restare lontano da quella meraviglia. Ci appoggiai la bocca e perlustrai con la lingua piatta tutta la superficie disponibile. Il profumo di figa aleggiava nell’aria ed era assai simile al sapore che mi avvolse il palato. Sapore di femmina vera, la figa era pulita ma Grazia non usava prodotti coprenti; la detergeva ma desiderava che il suo sapore fosse naturale:unico come unico è il sapore della figa di ciascuna donna. Ed io da vero maschio apprezzavo questa sua accortezza, la ritenevo una sua gentile concessione. Le allargai le labbra con le dita e stavolta in punta di lingua percorsi tutta la morbida mucosa che mi si offriva. Passando sul piccolo orifizio da cui fuoriesce l’urina sentii che il sapore era più aspro e la carne più salata. Buona, un sapore che attraverso il palato ti raggiunge il cervello e da lì viene dirottato sul cazzo sottoforma di impulso. Lei mi spingeva la testa, mentre mi diceva: “mangiamela, mangiamela tutta” e poi sempre più eccitata “ti piace il sapore della mia figa?”. Non risposi a parole ma lo feci leccando con più passione sorbendo la sua sbroda che mi passai volutamente sul viso. Mi fermò e si dispose per un sessantanove. Prima mi appoggiò la fica sulla bocca e poi prese in mano il mio cazzo lo segò un po’, ci sputò sopra spalmando poi la saliva con la mano e prese a leccarlo dai coglioni fino alla cappella. Si soffermò assai sull’orlo della cappella, sul frenulo e sull’orifizio in cima, da cui fluivano gocce di fluido. Il cazzo era talmente duro da farmi male. Godevo a piantarglielo in gola e contemporaneamente godevo per la benedizione di poterle lappare la figa. Accelerammo contemporaneamente mossi dalla stessa bramosia e dallo stesso desiderio di venire insieme l’uno per il piacere dell’altra. I respiri si fecero rapidi e rumorosi, i gemiti crebbero di intensità e mentre la sua figa si contraeva ritmicamente in preda all’orgasmo, la sua bocca mi aspirava la sborra che in schizzi caldi e potenti si riversò sul suo palato. Rimanemmo in quella posizione assai intima per un po’. Poi lentamente lei si divincolò si girò e mi raggiunse posizionandosi alla mia destra. Con un cenno dei suoi occhi stupendi mi invitò a guardare la sua bocca. La aprì e mi mostrò che conteneva ancora il mio seme. Poi deglutì sonoramente, riaprì la bocca che stavolta era vuota. “Mmmm buonissima!Te ne berrei litri” Non ancora sazia si rituffò sul mio cazzo e ne ripercosse le grosse vene che lo percorrevano fino a concentrarsi di nuovo sulla cappella. La lucidò con la lingua,asportando i residui di sborra che ancora erano sul glande. Poi finalmente ebbra di sborra si accucciò tra le mie braccia. Restammo abbracciati, nudi, per un po’ di tempo dove ci perdemmo l’uno nello sguardo dell’altra. Le sussurrai parole dolci all’orecchio e lei mi apparve ancora più bella e ancora più desiderabile. Il mio cazzo si erse di nuovo, duro, lungo e fiero. Lei lo prese in mano, lo ribaciò con passione poi con un gesto rapido e deciso si mise sopra di me, si sistemò la punta del mio cazzo all’ingresso della sua figa e si lasciò impalare fino a che il glande non toccò il fondo della fica là dove iniziava il suo utero. Poi iniziò a cavalcare sul cazzo come solo una vera amazzone sa fare, lasciandolo scorrere dentro di se e applicando una leggera torsione ogni volta che risaliva. Io le stringevo le natiche e con le dita cercavo il suo buco del culo. Mi bagnai il medio nei suoi umori e dopo averla fatta aderire col seno sopra il mio petto le infilai un dito nel culo, poco dopo unii anche l’indice. Lei godeva ed era ciò che volevo ma intendevo anche prepararla a lasciarsi inculare. Capì le mie intenzioni e mi disse all’orecchio:” sborrami nella figa, avremo ancora tempo per fare ciò che hai in mente; ma questa sborrata me la merito e la pretendo in figa!”. Come dire di no ad una donna così sconvolgente? La rigirai comunque a pecorina per fotterle la figa da dietro, mentre lo spettacolo delle sue chiappe sode era davanti ai miei occhi. Affondavo il cazzo dentro di lei e mi sentivo divinamente. Poi lei volle stare sotto. La scopai con più veemenza “siii siiii dai dai riempimi la figa di sborra. Ora, ci sono ci sono ahhhahh” mi disse. “siiii Grazia ti riempio la figa di sborraaaaaa aahh ahhh.Vengoooo. Si” Ancora una volta venimmo insieme, ritmicamente con piccoli deliziosi mancamenti. .. Sentivo la sua figa stringersi attorno al mio cazzo come se volesse trattenerlo a sé. Era un miracolo tra due persone che non si erano mai viste avere questa intesa sessuale perfetta Restai altri due giorni nel suo b&b ed esplorammo tutti i sentieri del piacere ….e si mi diede anche il culo, anche se con molta riluttanza perché le faceva male. Prima di andare via rifacemmo per l’ultima volta sesso, anzi no facemmo l’amore, perché amore, seppur per un lasso di tempo di tre giorni, era stato. Ancora adesso mi basta chiudere gli occhi, pensare a lei e sentire il profumo unico e inimitabile della sua figa.

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