Lui & Lei
Il Mandala


27.08.2024 |
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"La monta continuò ancora per qualche minuto, finchè fu chiaro che lui stava per venire, la donna riuscì a farlo uscire da sé e spingerlo ad appoggiarsi allo..."
Ho sempre ammirato i tatuaggi, forse proprio perchè per alcuni problemi medici, io non avrei mai potuto farmene, in particolare amavo vederne su di lei, non che ne avesse molti.C'era il tribale poco sopra il solco delle natiche, poi il cupido sulla caviglia destra ed infine l'ultimo, quello che era stato un po' oggetto di discussione tra noi.
Oddio parlare di discussione era davvero esagerato, faceva parte di un gioco tra noi due, non che lei avesse bisogno del mio permesso, tuttavia sapendo quanto mi piacesse vederla vestita solo dei suoi tatuaggi, un po' come l'intimo che talvolta sceglievamo insieme, per questo aveva chiesto il mio parere. Aveva optato per un mandala tra l'incavo dei seni ed io avevo acconsentito ad una sola condizione: alzare il livello del gioco tra noi.
L'idea stessa di dover accontentare i miei desideri come una sorta di fittizia costrizione la eccitava non poco, specie non sapendo mai cosa la mia fantasia avrebbe partorito.
Questa estate siamo stati in Sardegna, al pari di molte altre donne in spiaggia e sugli scogli, aveva optato per un tanga assai ridotto e un pezzo superiore di cui lei avrebbe fatto volentieri a meno, ma qui ero subentrato io, il mio desiderio era che lo portasse spesso più che altro per privarla di quella libertà tra noi spesso così scontata.
Volevo fosse portata a desiderare in modo prepotente di liberare i suoi seni, i suoi capezzoli alla brezza, al sole, al mare, ma sopratutto agli sguardi.
Tuttavia quel Mandala, offriva un ulteriore scusa per attirare gli sguardi di molti uomini ed anche qualche donna , sguardi che nulla avevano di innocente o disinteressato.
Tutto questo ravvivava parecchio le nostre fantasie in camera da letto, tramutando i nostri ritorni verso la casetta presa in affitto, autentiche odissee che spesso non ci permettevano di raggiungere neppure il letto, prendendola appena oltre la porta d'ingresso, sul pavimento o dove capitava.
Un giorno prenotammo un uscita in gommone con un operatore della zona, certe calette isolate e contraddistinte dall'acqua cristallina tipica del litorale del Sulcis, era possibile raggiungerle solo via mare.
Oltre alla guida, che avevamo noleggiato insieme al gommone, v'era un altra coppia sui trent'anni della repubblica ceca, entrambi di bell'aspetto che parlavano un inglese traballante almeno quanto il mio. Fortunatamente per tutti la mia donna e la nostra guida lo parlavano fluentemente, il che ci permise di avvantaggiarcene tutti.
Arrivati in una caletta dalle pareti ripide e popolate di gabbiani, che terminavano in una minuscola spiaggia fatta di ciottoli e sabbia grossa, cosa che avrebbe permesso solo a noi di sostarvi, gettammo l'ancora rimessati dal vento di libeccio, unico sollievo, insieme all'acqua invitante, ad una calura quasi opprimente.
La lei di coppia si liberò del pezzo di sopra del costume liberando i seni, aveva quella abbronzatura difficile e appena accennata di chi chi ha una carnagione chiara che tende più all'arrossarsi che al brunirsi, come il suo compagno del resto.
La guida invece, diversamente da tutti noi, aveva la pelle bruciata dal sole sotto una zazzera bruna di capelli cortissimi
e dietro i suoi occhiali a specchio, nascosto dalle lenti molto probabilmente, finiva di spogliare con gli occhi i corpi delle nostre donne, senza troppa fatica a dire il vero.
Entrambe avevano dei costumi assai ridotti, più che dei bikini erano un ipocrita alibi alla decenza.
I culi di entrambe in bella mostra, con quel filo che spariva tra le chiappe e la ceca solo con quello e basta.
La mia donna si girò a guardarmi negli occhi, so cosa voleva, la sua era una supplichevole preghiera, voleva le permettessi di mettersi in topless anche lei.
Dio sa, quanto avrei voluto offrirla agli sguardi, alle fantasie degli altri uomini presenti, esibibirla, lasciare che nella loro fantasia la prendessro, ma sarebbe stato troppo facile così, scossì impercettibilmente il capo in segno di muto diniego.
Il pezzo di sopra, faceva risaltare ancor di più il tatuaggio del mandala, e inspettatamente, era la lei dell'altra coppia ad esserne più colpita.
Mi alzai la presi per mano proponendole di tuffarci e farci una nuotata lì intorno, non so se per cercare sollievo dal caldo o dal mio diniego di spogliarsi ulteriormente, accettò entusiasta.
Nel tuffo quasi perse il pezzo di sopra, cosa che può succedere quando si ha una quarta bella piena e un costume piuttosto striminzito.
Non appena ci distanziammo una decina di metri dal gommone in direzione della minuscola spiaggia, si avvicinò per cingermi con le braccia e darmi un bacio salato.
“sei uno stronzo!” mi apostrofò fintamente offesa
“solo il meglio per te tesoro” le risposi con un sorrisetto crudele di rimando
Mi tappò di nuovo la bocca con un altro bacio e sentii la sua mano corrermi tra i boxer da bagno, cazzo ci sapeva fare! O forse, molto più probabilmente, la situazione eccitava moltissimo anche me.
Il nostro barcaiolo si era disteso sul gommone a prendere il sole, cullato dal lento moto delle onde, ma la coppia ceca dove era finita? Ci girammo a cercarli con lo sguardo, i posti dove potevano nascondersi alla vista non erano molti, escludendo il gommone c'era solo uno scoglio piuttosto grande di circa una decina di metri quadri di estensione e quattro di altezza.
Intuendo cosa stava succedendo, la mandai a guardare cosa accadeva li dietro, ma intuendolo lei pure, si vergognava, la cosa mi piacque ancora di più e glielo ordinai espressamente.
Dopo qualche resistenza nuotando a rana e con un giro volutamente largo, si avvicinò ad un angolo di visuale che le permettesse di vedere quello che succedeva dietro le rocce.
La scena che descriverò ora la riporto tale e quale a come si deve esserle presentata: la coppia era prevedibilmente lì dietro, lei era in piedi completamente nuda e lui la copriva da dietro, nudo anch'egli, i residui scampoli di stoffa di entrambi erano fradici vicino alla linea del bagnasciuga dove le ode li lambivano, senza però riuscire a strapparli alle rocce.
L'uomo la stava penetrando da dietro, a quella distanza non era riuscita a capire se le era dentro il culo o la fica, la montava con decisione e solo il vento contrario le impediva di ascoltare lo sbattere di carne bagnata.
Le si teneva salda allo scoglio, mentre lui aveva una mano posta sopra la bocca di lei e l'altra passava dai seni al suo ventre per stimolarla, la testa dell'uomo era nascosta alla vista dal capo di lei , probabilmente era con la bocca attaccata sul collo, soffocando lui stesso i grugniti di piacere. Più tardi mi confessò che li aveva spiati incapace di altro, in un misto di vergogna ed eccitazione.
Lui la prendeva energicamente alternando spinte veloci a più rade, profonde e violente, tali da far cedere le gambe della donna.
Fu in uno di questi assalti più focosi che girò la testa quel tanto da incontrare lo sguardo della mia donna, inaspettatamente non fece niente, non interruppe il compagno, non richiamò la sua attenzione sulla guardona, non provò a fermarlo, tenne per sé quella connessione tra donne .
La mia lei ebbe l'impulso di ritrarsi, ma fu trattenuto da qualcosa nello sguardo dell'altra, una sorta di muto invito a rimanere e lei acconsentì.
Io non potevo vederli, ma vedevo lei ferma che fissava un punto dietro lo scoglio, immaginai qualcosa e quindi mi diressi al gommone per assicurarmi che il barcaiolo rimanesse dov'era e la situazione rimanesse immutata.
La monta continuò ancora per qualche minuto, finchè fu chiaro che lui stava per venire, la donna riuscì a farlo uscire da sé e spingerlo ad appoggiarsi allo scoglio, piegato quasi a novanta gradi, così facendo portando il capo dietro ad una sporgenza, continuando a nascondere la mia donna alla vista di lui.
Lei si chinò per prendere il suo cazzo tra le labbra e poi risolutamente in bocca, più tardi la mia donna mi dirà che immaginava lui con le palpebre serrate che si godeva il pompino, mentre gli occhi di lei non smettevano di cercare i suoi in una connessione di complicità femminile.
Quando una delle mani dell'uomo si staccò dagli scogli per serrarsi sul capo della compagna, fu chiaro che le stava scaricando il suo piacere nella bocca, solo allora “La mia guardona” si allontanò verso il gommone rimanendo però in acqua dalla parte in ombra, appesa con un braccio ad una delle gomene a cui si attaccano i parabordi.
Dopo qualche minuto ecco la coppia ceca di ritorno, lui agilmente si issò sul gommone, mentre la compagna rimase per un attimo all'ombra del gommone vicino alla mia donna in acqua.
Nascoste alla vista degli uomini si scambieranno un bacio, salato di mare e di sperma, la mia donna all'inizio lo subirà, ma poi lo ricambierà, durerà un minuto appena, per non richiamare l'attenzione di noi maschi sulla loro assenza, poi anche loro rimonteranno in gommone.
Dopo poco ci sposteremo in un altra caletta per qualche tuffo ed un bagno, vedo la mia donna turbata ed irrequieta, la ragazza dell'est indicherà il suo mandala tra i seni facendole i complimenti e innocentemente (in apparenza) lo sfiorerà in punta di dita.
Guarderò la mia donna a trasalire a quel tocco, in modo quasi impercettibile, pregustando il racconto di quello che ha visto, racconto che sarà reso più appetitoso dalla sua voce tremante di eccitazione...ma per ora sto ancora solo immaginando.
Si è fatto tardi e dobbiamo rientrare, il vento si è alzato un po' e sulla strada del ritorno, le onde fanno sobbalzare il gommone su e giù; la nostra guida chiude un po' la manetta del gas e ci fa spostare per bilanciare il peso, ed è a questo punto che ho un idea, suggerisco alla mia donna di mettersi un po' più a prua e si mettersi a cavlcioni del tubolare, il barcaiolo ribatte che ha senso solo se il peso è equilibrato nel medesimo modo, la ragazza ceca capisce e la imita.
Guardo i suoi capezzoli turgidi sotto la stoffa che segue i contorni del mandala, so che è eccitata e che quel sobbalzare del gommone tra le sue gambe le sarà insopportabile ed eccitante e credetemi o no, deve averlo capito anche l'altra donna.
Io però ho occhi adesso solo per la mia, la studio e osservo mentre subisce il moto del mare tra le gambe, la guardo socchiudere gli occhi, serrare le labbra, mentre il vento e gli spruzzi giocano tra il viso ed i suoi capelli.
Vedo i muscoli delle sue gambe contrarsi in quel modo così familiare, mentre i capezzoli paiono voler bucare la stoffa delle coppe del bikini, capisco che non è solo mare ciò che bagna il tubolare del gommone; solo ora distolgo lo sguardo da lei per una rapida occhiata all'altra donna.
Mi guarda sorridente e compiaciuta...no complice.
L'attesa sino alla banchina e l'ulteriore supplemento di tempo richiesto dal tragitto fino alla nostra alcova è un ulteriore tortura, questa volta per entrambi, la fretta frenetica con cui apriamo nervosamente la porta come chi sta per farsela addosso.
La porta si chiude le straccio pareo e costume di dosso, lei fa lo stesso con la mia maglietta e boxer da bagno, le sue unghie maldestramente mi graffiano, lasciando un paio di striature rosse.
I piedi incespicano in quegli sparuti pezzi di stoffa, ho voglia di lei di sentirle raccontare cosa ha visto.
La giro prona, non ho tempo per la delicatezza, le sputo tra le natiche e mi spingo dentro di lei, nel contempo la obbligo a raccontarmi cosa ha visto, cosa è successo, lei tentenna quando la mia eccitazione è troppa e le fa un po' male, devo sculacciarla per resettarla, per farle continuare la narrazione , incespicante …
Vivo l'egoismo del mio piacere, dopotutto lei ha già goduto ed ora tocca a me.
Splendida e oscena nel suo essere fradicia, scelgo di metterala in ginocchio davanti e venirle in faccia... gocce bianche scivolano giù per il collo imbiancando il suo mandala.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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